Sono usciti i nuovi corsiny!

Reportage (a 8 mani) del Festival del Romance Italiano 2025

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Pubblicato il 20 Marzo 2025

Folla al Festival del Romance Italiano 2025.
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Lux Lab

Avatar Daniela Barisone, Ester Manzini, Melanto Mori e Elia Ansaloni

Daniela Barisone

Per Lux Lab è stato il terzo Festival del Romance Italiano a Milano (più il quarto a Roma), l’evento romance più importante in Italia organizzato da Lidia Ottelli e Kinetic Vibe.

È stato invece il nostro secondo FRI come Romance MM & LGBT+, la realtà queer che abbiamo messo insieme per partecipare a quello che notoriamente è il bastione del romance etero. E come ogni anno ci siamo beccati i nostri soliti “che schifo i froci” perché bello l’amore, ma non per le lettrici omofobe.

Il Lux Lab al gran completo

Il mio FRI25 l’ho passato in veste di cassiera, avvitata a una sedia, con le mie socie del Lab affaccendate intorno a me tipo dame da compagnia. Come ha detto Ester in fiera, complice il mio vestiario elegante, ero l’equivalente di una damina vittoriana tisica, consumata dalla consunzione in punto di morte – infatti la prima cosa che ho fatto appena arrivata in stand è stata vomitare. Poi, per fortuna, mi è stato dato dello zucchero e del cioccolato e le efficientissime paramediche dell’ambulanza, allertate dall’organizzatrice mi hanno aiutata. Per cui voto 10 sull’aspetto sicurezza!

Ma tralasciando il mio muoro, voglio parlarvi di come quest’anno abbiamo disposto ben 15 metri lineari di romanzi LGBT+, in una realtà che è stata sponsor dell’evento perché crediamo che ci sia spazio per tutti in questo settore; e infatti abbiamo notato una incredibile affluenza di nuovi lettori.

Le nostre novità sono andate sold out in pochissimo, abbiamo avuto tantissimi preorder (più del doppio rispetto lo scorso anno, e questo consolida la mia opinione che il romance MM può e deve avere uno spazio in questo mondo) e c’è stata un’incredibile richiesta di romance FF (saffico) che infatti è stato rapinato all’istante ed è finito nell’arco di due ore dall’apertura.

Location più grande = più visitatori

Quest’anno il cambio di location (ci si è spostati dal Forum di Assago allo Superstudio Maxi a Famagosta) ha giocato a favore perché lo spazio era veramente immenso e ha permesso un afflusso di pubblico che ha davvero dello strabiliante. Trovo sempre straordinario come il romance sia riuscito, in barba a tutto il resto del settore editoriale, a costruirsi il suo parco giochi con blackjack e squillo di lusso.

Un po’ meno mi è piaciuto vedere volti noti di altri settori venire a capire come venire a invadere questo parco giochi, perché parliamoci chiaro: nel nostro settore girano soldi, perché funziona come un mondo a sé stante che non segue le regole dettate dall’editoria tradizionale. Quindi è ovvio che si cerchi di infilare il piede, ma lasciatemi dire una cosa: non vi basterà iniziare a cacciare fuori libri a tutto spiano.

Il romance, e di conseguenza il FRI, funzionano molto bene a livello identitario: di conseguenza, qui le case editrici hanno avuto poca fortuna, mentre si è giocato molto sulle piccole realtà come la nostra e sull’identità delle autrici. Questo ha portato a un grande flusso di lettori (e a code estremamente lunghe per le autrici più famose).

Purtroppo ho girato poco la fiera perché non riuscivo a camminare dritta, ma la verità è che il nostro stand era continuamente assediato dai lettori, quindi la mia esperienza, stavolta, è stata limitata. Limitata, ma molto soddisfacente perché, come dicevo in apertura, ho notato un netto ricambio del pubblico, anche generazionale: c’erano infatti tantissime ragazze molto giovani – parliamo di un’età compresa tra i 14 e i 20 anni – e la varietà c’era anche nel parco autrici: ce n’erano di molto giovani, ma anche di molto anziane.

Questo conferma il romance come un genere vivo, che continua a crescere e che si passa il testimone di generazione in generazione, per cui guardate e imparate come si fa, vecchi tromboni della fantascienza.

La caccia al trope

Durante l’evento si sono svolti diversi giochi organizzati dalla fiera in collaborazione con booktoker e altri, tra cui la “caccia al trope”, che ha visto le lettrici arrivare in stand con la scheda fornita all’ingresso per scovare il libro corretto. Tantissimi i libri messi in palio (e complimenti alla lettrice che ha vinto il nostro!); anche noi abbiamo organizzato una piccola pesca come l’anno scorso e la cosa è stata apprezzata.

Magari viste da fuori possono sembrare stupidaggini, ma in realtà questi giochi sono carini, spingono le persone a visitare tutti i tavoli e così a conoscere cose nuove. E hanno funzionato! Hanno funzionato soprattutto perché bisogna smettere di considerare gli altri scrittori o case editrici come concorrenza o avversari, perché qui ne abbiamo giovato tutti. È stato molto bello per noi incontrare nuove lettrici, gente che magari non aveva mai letto MM che però passava da noi con la scheda e poi si fermava a curiosare al tavolo.

I penesauri

I veri protagonisti della nostra fiera però sono stati i penesauri.

Modellino verde dinosauro su mano umana

Sport romance in aumento, e il romantasy?

Quest’anno abbiamo registrato una crescita dello sport romance: motociclette, automobilismo, hockey e rugby (due grandi classici che abbiamo importato dalle autrici straniere), mentre per l’FF ha vinto il calcio. C’è sicuramente una qualche correlazione tra figoni che giocano a questi sport (ciao Leclerc) e l’aumento di libri romance, ma non ne so abbastanza per farne una statistica. A me lo sport romance non piace e ovviamente ora dovrò documentarmi in merito, mannaggia!

Rimangono in testa i contemporanei, che sono da sempre il genere più venduto, e i regency (non un anno di più, non un anno di meno a livello di periodo temporale). Il romantasy invece non sembra accattivante come sembra in libreria, mentre dark romance e mafia romance non li ho visti molto rilevanti.

In ambito queer invece c’è un crescente interesse verso il romance FF, che ci fa molto piacere (visto che il nostro unico FF, L’altra metà della magia, ha sbancato lol) perché negli scorsi anni era un genere in perdita.

Stand libri LGBT in fiera con vari titoli esposti.

È stato invece molto interessante vedere molte mamme con giovani figlie al seguito venire al nostro stand. Preparate a questa evenienza, la novità di Lux Lab era La Soglia dell’Estate, uno young adult senza scene “spicy” pensato proprio per introdurre le e i più giovani al romance MM. Siamo rimaste piacevolmente stupite nel vedere queste scene perché la lettura è qualcosa che può essere passato a qualcun altro ed è bello quando è fatta in modo consapevole (abbiamo un po’ sofferto nel dire a ragazzine palesemente molto giovani che no, forse Distorsioni non faceva al caso loro…)

In generale una bella esperienza che, a dirla tutta, preferirei si svolgesse su più giorni. Sarebbe fantastico tornare alla formula dei due giorni di fiera (sabato e domenica), purtroppo i costi degli spazi rendono difficile la cosa anche all’organizzazione. Però mi piacerebbe un sacco.

Sulle questioni tecniche da standista invece vi rimando all’altro articolo scritto da Ester e me medesima.

L’avventura romance e queer di Lux Lab non si ferma qui: vi invitiamo infatti a venire a trovarci al Salone del Libro di Torino, dove per la prima volta avremo un micro stand tutto per noi nell’area della Libreria Self al Padiglione 2.

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Ester Manzini

Ed eccomi qui, finalmente risorta (almeno al 75%) dopo il Festival del Romance Italiano. Che, come diceva Daniela qui sopra, è il terzo per il Lux Lab; in realtà con le socie e compagne per me è il terzo, perché all’edizione romana sono stata ospite allo stand Giunti, a firmare le magiche copie con la variant esclusiva di Da quando sei qui – o il Fungiàt, come è noto tra gli amici.

Ogni volta, ma forse quest’anno ancor di più, rimango stupita dalla quantità di persone che il genere romance riesce a spostare. Sabato sono arrivata davanti al Superstudio Maxi alle sette e mezza, perché sono ansiosa e se non mi piazzo davanti all’ingresso con almeno un’ora di anticipo mi sento in ritardo. Non giudicatemi. La location apriva alle otto e mezza circa per gli espositori, alle dieci per il pubblico. Ebbene, alle otto meno un quarto ha iniziato a formarsi una coda punteggiata di ombrelli colorati; incuranti della pioggia, i fan del genere hanno trascinato i loro trolley all’ingresso ben prima dell’apertura, per evitare di perdersi anche solo un incontro, un romanzo, un’occasione.

La duplice anima del Festival del Romance Italiano

L’evento è meravigliosamente affollato e frenetico, e ancor di più se vissuto dal punto di vista di un’autrice self. Perché se non hai un editore alle spalle, che si occupa della spedizione, dell’allestimento, che arruola un libraio da mettere in cassa… beh, ci sei tu, con il tuo carrellino dell’Ikea, magari un camallo volenteroso e poco altro. E secondo me il FRI ha quest’anima duplice: non solo i nomi noti, con le file chilometriche per una foto e un autografo (nomi noti e preziosissimi, perché basta la loro presenza a dare grande risonanza mediatica all’evento), ma anche, e forse soprattutto perché sono di parte, il folto sottobosco di piccole realtà. Autori e autrici in self (che a volte piccoli non sono affatto, visti i numeri che fanno!), case editrici di media fascia o ancora molto giovani… tanti volti nuovi che non sempre arrivano in libreria, ma che prosperano e danno vita al romance.

Il mio FRI

Fatta quest’infinita quanto doverosa premessa, com’è stato per me il FRI 2025? Devastante, perché dopo circa sette o otto ore in piedi iniziavo a temere di avere le ginocchia al contrario come i fenicotteri. Soddisfacente, però, e tanto. Perché diciamocelo, portare un paio di novità da esporre e vedere tutte le copie sparire dal tavolo, una dopo l’altra, nel giro di un paio d’ore al massimo è un bel boost all’ego.

Il FRI ce l’avrò sempre nel cuore. Un po’ perché ormai due fa anni è qui che sono stata scoutata da Giunti – roba da fiaba, credetemi – e un po’, un po’ tanto, perché questa è la mia dimensione, il mio ambiente naturale. Dove possono essere i miei, i nostri libri a parlare. 

Anche al di sopra del brusio, delle polemichette, delle fatiche del mondo editoriale.

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Melanto Mori

Credo che il mio contributo al resoconto del FRI di quest’anno sarà molto breve, perché non mi sono praticamente mossə dallo stand.
Ma ricapitoliamo! 

Questo è stato il mio secondo FRI e il primo impatto è stato di sicuro con la location. Fino allo scorso anno, il FRI veniva ospitato nel Forum di Assago, ma non c’è proprio paragone con il Superstudio Maxi (tranne, forse, per quanto riguarda le aree di carico e scarico delle merci. Alla chiusura è stato un po’ un delirio riuscire ad andare via). Gli spazi interni davano un senso di respiro molto più ampio e nonostante l’enorme affluenza ci si poteva muovere, chiacchierare, guardare, senza dare un vero fastidio alle persone che passeggiavano per i corridoi o sostavano presso i banchi per curiosare e acquistare.
E questo, almeno secondo me, è una cosa importantissima. Non ho mai sentito la necessità di raggiungere uno spazio vuoto o di uscire, a prendere una boccata d’aria. Inoltre, il posto era facilmente raggiungibile sia dalla metro che dall’antistante parcheggio di Famagosta.
Come detto all’inizio, però, non ho avuto modo di girare per la fiera e guardarla con gli occhi da lettorə, anche solo per qualche minuto, e quindi sbirciare tra i trend, le novità e quant’altro. Fosse anche solo per farmi un’idea dell’aria che tira nel mio genere (dovete capì che se le cose non me le mettono sotto al naso, io non le vedo).
Il bagno (molto pulito, tra l’altro) l’ho sperimentato solo a fiera conclusa e dopo aver sbaraccato. E meno male che avevo un’assistente con me, altrimenti sarei diventatə mattə per riuscire a stare dietro a tutto.

Quest’anno ho partecipato come autorə al grande tavolone coloratissimo e frizzantino del RomanceMM&LGBT+. Ed è stato fantastico, sia perché conoscevo già lə autorə che erano con me, sia perché penso che si sentisse proprio il bisogno di una realtà così, che creasse un punto di ritrovo totally queer facilmente identificabile (avevamo degli splendidi palloncini arcobaleno) in cui ə lettorə amanti del genere potessero trovare un’offerta enorme e variegata. Quindici metri di scelta, raga, ma dove li trovate?
Ovviamente, la responsabilità del mio spazio mi ha tenuta lì, ma nel via vai, qualcosa l’ho notata anche io.

L’età media mi è parsa più bassa rispetto allo scorso anno. Tante ragazzine giravano con la loro scheda dei trope, alla caccia dei titoli con cui riempirla (ne ho compilate svariate); spesso erano ben consapevoli della loro età e questo le ha spinte a cercare cose che fossero molto più nel loro target.

Contrordine sullo sport romance. Fantasy e fantascienza, invece?

In controtendenza, rispetto quanto detto da Daniela, gli Sport Romance sono stati i romanzi che ho venduto di meno – e io ero certə che sarebbe stato il contrario. Invece, fantasy e fantascienza l’hanno fatta da padroni.
Ma sapete quale è stato il titolo che ho venduto di più? Il saffico. Quello che all’uscita non se lo filò quasi nessuno perché “urgh, la figa, che schifo”. Finalmente questo genere sta emergendo, ha attenzione, richiesta ed era anche ora, dico io.

Complici i racconti sulle passate disavventure con gli omofobi, che ahimè manco ‘o Riavolo se li piglia, mi ero aspettatə dei comportamenti peggiori (come sono capitati l’anno scorso) o qualche critica a voce più alta. Invece, a parte qualche occhiatina un po’ “meh” e una battutina da parte di alcuni ragazzi ho incontrato un ambiente rilassato e pieno di entusiasmo. Spesso le ragazzine si fermavano con le mamme, scambiavano due parole, mangiavano caramelle. Certo, i deficienti ci sono comunque, anche un po’ per la legge dei grandi numeri: eravamo un botto, non potevamo essere tutti dotati di un QI normale.

Non è forse l’attesa del piacere essa stessa il piacere?

Penso che però la cosa che più mi resterà nel cuore di questa fiera non sarà il giorno di festa in sé, le tante persone che sono passate, la confusione, le vendite e le dediche scritte alla velocità della luce. No, un posto speciale per me lo avrà sempre il venerdì, quello dell’allestimento. Entrare in una fiera e vederne il dietro le quinte, esserne parte, avere la fibrillazione di poter sistemare il proprio spazio per renderlo al meglio e pensare “ehi, è proprio vero”, trovare compagnə di avventura con cui si dialoga giornalmente online, ma che si riesce a vedere solo in queste occasioni, perché siamo tuttə sparsə per l’Italia… questo è il momento migliore, secondo me. Quello in cui il lavoro di mesi prende finalmente forma, si fa reale.

E, per riflesso, il momento più amaro è quello in cui sbaracchi tutto, rimetti la roba negli scatoloni e carichi il portabagagli per tornare a casa. Da quel momento in poi, ripartirà il conto alla rovescia, fino al prossimo FRI1, di cui ho già messo giù il primo e più importante “buon proposito”: comprare un carrellino pieghevole, se no non si campa, signora mia. 

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Elia Ansaloni – Il novellino

Com’è stata la mia prima esperienza al FRI, per giunta come autore esterno al genere? Mi erano stati anticipati frizzi e lazzi d’ogni sorta (o erano razzi?) e una crescita esponenziale della follia collettiva all’avvicinarsi della chiusura, ma soprattutto un pubblico in assetto da battaglia; di tutte queste premesse, l’ultima si è rivelata non solo la più vicina alla realtà, ma anche la più importante.

Dopo una pausa nel 2024, la Delrai Edizioni è tornata al Festival portando con sé il catalogo al completo. Anche se mi sono occupato principalmente dell’oasi non-romance per genitori, amiche e fidanzati portaborse, ho avuto modo di interagire con la percentuale più importante delle acquirenti e questo ha confermato quello che già pensavo del romance: è senza dubbio il genere più organizzato e radicato nel panorama italiano.

Basta considerare il prezzo dell’ingresso, che quest’anno ammontava a ben 35 euro, una cifra che di certo non farebbe vendere 5000 biglietti se l’evento fosse dedicato al fantasy italiano, con ogni probabilità neppure a un genere già familiare come il giallo. In generale, 35 euro per un singolo padiglione, senza eventi particolari a parte alcuni firmacopie, sono troppi anche con gli sconti fiera per compensare.

Cosa possono imparare gli autori di altri generi, dal FRI?

Lasciando da parte l’organizzazione, cosa possiamo imparare noi autori di altri generi da un evento come questo?

  • Etichettiamoci: Sono il primo a dire che per scrivere un libro non bastino solo i temuti tropi e che non sia sufficiente estrarre nomi a caso dal dizionario per coniare un nuovo sottogenere ma, siccome abbiamo questi strumenti a disposizione, impariamo a usarli a nostro vantaggio. Il pubblico del romance, in buona parte già avvezzo alle fanfiction, sa come categorizzare ciò che cerca ma, una volta completata la ricerca di base, si interessa anche a ciò che rende unica una storia.
  • Meno orgoglio, meno pregiudizi: Se diciamo che è “solo un romanzo rosa”, non lamentiamoci quando qualcuno ci rinfaccia che il nostro lavoro è “solo un fantasy” o “solo un thriller”. Sembra un ragionamento banale, ma mi sembra che dobbiamo ancora aprire gli occhi su come funziona un ambiente più grande e ramificato del nostro, invece che continuare a sminuirlo sulla base di qualche preconcetto. Al FRI ho visto aggirarsi persone estranee al mondo del romance, che però erano lì per studiarlo di persona: sarà perché è un mercato sul quale stanno puntando molti “insospettabili”?
  • Colmiamo i vuoti: L’oasi non-romance può sembrare una provocazione, ma anche il genitore o il fidanzato che ha sganciato 35 euro ha diritto a leggere qualcosa. I grandi assenti del FRI erano i ragazzi in età da liceo, mentre le loro coetanee erano in prima fila. Bella forza, direte voi, ma cosa leggono quei ragazzi? Al Salone li vedremo affollare gli stand o non ci saranno neppure in quell’occasione?
  • Coltiviamo il rapporto con i lettori: Sugli altri punti lascio il beneficio del dubbio, ma su questo non transigo. Il romance ha le fan più affezionate che abbia mai visto (ricordiamo i 35 euro). Non temono di curiosare, accettano il rischio del trash, chiacchierano anche con chi non è del mestiere, costruiscono la loro fiducia nel genere che preferiscono e soprattutto non si vergognano di cosa leggono. Tutto questo è oro per un autore.

P.S.: Vince il premio Frizzi & Lazzi (dalla regia mi suggeriscono “mazzi”) la ragazza col taccuino per raccogliere i soprannomi che gli autori danno ai pipi dei loro personaggi. Avrò scritto qualcosa anch’io?


  1. In questo paragrafo su allestimento/disallestimento, la sottoscritta ci si ritrova tantissimo relativamente al Salone del Libro (ciao, sono sempre Linda, che ha preso l’abitudine di usare le note per commentare mentre edita). ↩︎

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