Sono usciti i nuovi corsiny!

Noia Terminale, un viaggio all’avanguardia

Scritto da

Cristina Hanna

Pubblicato il

1 Aprile 2025
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Noia Terminale è un’antologia di racconti tradotta e pubblicata nel 2024 da add editore all’interno della Collana Asia, a cura di Ilaria Benini. I racconti fanno parte della produzione narrativa e fantascientifica dell’autrice Suzuki Izumi, che se non conoscevate già vi anticipo essere un personaggio ancora più interessante di quelli che troverete in queste storie, e di cui vi consiglio di leggere la nota biografica che troverete a chiusura del libro.

Ma chi è l’autrice di Noia Terminale?

Nata nella prefettura di Shizuoka, a vent’anni Suzuki Izumi si trasferisce a Tokyo per fare l’attrice e la modella. Durante la sua carriera, prende parte – con Araki Nobuyoshi come nome d’arte – alla produzione di alcuni pinku eiga, un sottogenere di film erotici giapponesi degli anni sessanta, cosa che ovviamente le sottrae credibilità agli occhi dell’opinione pubblica giapponese, benché avesse partecipato anche alla produzione di film importanti nell’industria “tradizionale”.

Irrequieta come solo uno spirito tormentato potrebbe essere, Suzuki Izumi inizia a scrivere racconti che tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta la porteranno a premi e pubblicazioni, in particolare quando si butta sulla fantascienza, campo fino ad allora poco esplorato dalle autrici giapponesi – e tristemente la situazione non era diversa neanche in occidente, anche se la madre della fantascienza è indubbiamente Mary Shelley, quella simpatica signora che ha dato vita al mostro di Frankenstein.

Nel 1986, con una carriera di tutto rispetto nella letteratura, ma piagata da una vita personale al limite del deprimente (si sposa con un sassofonista con problemi di droghe, divorzia, poco dopo l’ex marito muore di overdose come in una brutta canzone d’amore triste), Suzuki Izumi si impicca con i suoi collant di fronte alla figlia. E già questo potrebbe dirci molto sulla sua produzione letteraria.

Lo so, cominciare un discorso con “Tutto bello, ma poi muore” non è mai la carta vincente, ma secondo me questa nota biografica è così importante che l’avrei messa prima dei racconti, e non dopo.

Perché mettere la nota biografica prima e non dopo, è forse impazzita?

Trovo che leggere i sette racconti che compongono Noia Terminale senza sapere niente dell’autrice sia un’esperienza del tutto diversa da quella che si ha dopo aver letto la storia di questa figura iconica e tormentata, e questa è la risposta più semplice.

Se vogliamo approfondire, ritengo che in rari casi, come questo, fornire una mappa a chi legge per orientarsi tra le pagine di un libro del genere dia una spinta maggiore e aiuti a comprendere meglio il messaggio nascosto, fornendo una chiave di lettura intrinsecamente collegata alla storia personale di chi scrive, aprendo un canale diretto alle esperienze di vita dell’autrice che hanno influenzato maggiormente le sue opere. E fidatevi, in questi racconti di messaggi ne troverete a bizzeffe, ed è proprio questo il bello di Noia Terminale.

La chiave di lettura, alle volte, è proprio nella storia stessa di chi ha inventato la storia.

Racconti in una mano e biografia in un’altra, possiamo vedere chiaramente i parallelismi che ci sono tra le vite dei personaggi e quella dell’autrice: Suzuki Izumi parla di sessismo, di ruoli di genere, di violenza, di abuso di sostanze, di queerness (volendo), di colonialismo e razzismo, declinati in un’atmosfera fantascientifica che attinge a piene mani dal pozzo della nefandezza umana e ne sfrutta gli aspetti più biechi, ogni tanto con gravità, più spesso con una leggerezza euforica.

Temi che non dev’essere stato facile affrontare a cavallo tra gli anni sessanta e settanta in Giappone, seppur spinti dalla folata di novità del femminismo occidentale che in quegli stessi anni stava cercando di farsi sentire a pieni polmoni, sfondando le barriere del privato e del “non si può discutere”.

In quel periodo, infatti, con la scintilla del sessantotto che si espande in tutta Europa e oltre, si inizia a discutere di diritto all’aborto, di divorzio, di violenza di genere e in particolare di stupro e femminicidi. Temi che purtroppo, ancora oggi, sono messi in discussione in un vintagissimo ritorno alla repressione dei diritti legati alla sfera femminile… Motivo in più per leggere questa antologia e farsi due domande, per aprire un dibattito intelligente con se stessi e con gli altri, perché no.

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