Scorrendo il feed Instagram in questi giorni, pare che fossimo tutti a Stranimondi, lo scorso fine settimana. È probabile non sia soltanto una impressione.
Nel momento in cui scriviamo, non sono ancora state rilasciate dichiarazioni ufficiali, se non il ringraziamento per questa decima edizione e per il record assoluto di presenze – una frase che ci fa capire che da via Sant’Uguzzone 8, fra il 12 e il 13 Ottobre, sono passate – come minimo – più di 1800 persone (dato del 2023).
Sembra una fiera piccola? Di fatto lo è, eppure, negli anni ha saputo fidelizzare gli editori, imporsi come luogo editoriale da non perdere per appassionati e addetti ai lavori (per capirci, è stato durante la presentazione del vincitore del Premio Urania, svoltasi il 12 alle 18:30, che direttore editoriale Franco Forte ha dichiarato che Urania tornerà a non pubblicare più autori italiani, ad eccezione dei vincitori del Premio Urania. Ma su questo ci torneremo nei prossimi giorni) e attirare visitatori da un po’ tutta Italia.
Questo è possibile grazie anche a presentazioni e incontri con autrici e autori, internazionali e non – nomi che ogni anno lasciano sbalorditi, perché che ci fa Lisa Tuttle in un angolino della periferia meneghina? E se Charlotte J. Bright, alias Giulia Bassani alias @astro_giulia sicuramente conosce molte delle CE di fantascienza e fantasy che espongono, come ci arriva anche John Langan, come si convince Bepi Vigna a prendere un caffè con una serie di fan per raccontarsi in una dimensione più intima della normale presentazione? La formula del Kaffeeklatsch, fra l’altro, è una delle cose più belle di questa manifestazione. Anche perché è una esperienza “mignon”… ma ne parleremo dopo.
Stranimondi, tutti stretti “viscini viscini”
Dicevamo. Come fanno? Di certo è merito dello staff e dell’intreccio di professionisti che organizzano tutto questo, dagli editori fondatori(Delos Digital, Hypnos, Zona42) a tutti i collaboratori che gestiscono lo spazio de La casa dei giochi, una ludoteca che il resto dell’anno ospita oltre 40 fra associazioni e gruppi di gioco – dalla dama ai giochi da tavolo, dalle carte di Pokemon alle miniature al shogi.
Un luogo che accoglie e supporta Stranimondi fin dalla sua prima edizione.
Un luogo che, forse, è il momento di lasciare?
La casa dei giochi era la location perfetta all’esordio di questa fiera, ma è e rimane una struttura di 1200mq, con una spannometrica metà coperta di tavoli che ospitavano la quarantina di case editrici e altri espositori, insieme alle salette per le presentazioni. Salette che, vista la caratura dei nomi che abbiamo citato poco fa, si rivelano inevitabilmente piccole.

Nei corridoi restanti, si spremevano acquirenti, curiosi, gruppetti di gente che chiacchiera – gli stessi che poi cercavano più spazio nei dehors o all’ingresso. Situazione che però, con l’umido milanese uscito nel pomeriggio di sabato (e le zanzare), non era ottimale.
Sarà stato lo spauracchio dello sciopero dei treni di domenica 13 che ha spinto verso una maggiore partecipazione al sabato, sarà stato il meteo meno piacevole dello scorso anno che portava a preferire gli spazi interni, saranno state mille ragioni, certo, ma quest’anno la fiera era sovraffollata. Davvero oltre la solita congestione.
La folla è una bella cosa quando si parla di vendite. Almeno, fino a un certo punto, perché quando non riesci a fermarti a uno stand perché ti sbatte addosso la gente che cerca di passare dietro di te… È chiaro, il pubblico di Stranimondi principalmente è composto da appassionati della letteratura di genere, che magari conoscono già le case editrici che espongono e vanno in cerca di cose mirate, però la sitazione potrebbe essere respingente per qualcuno che cerca di avvicinarsi a questo mondo per la prima volta.
Meno bella la folla, lo si intuisce, per tutto il resto: gli incontri a cui non si riesce a partecipare perché la sala è piena, il transito da un panel all’altro difficoltoso…
… i bagni. Che, lo sapete, sono un argomento che ci è caro e che trattiamo sempre. E, sebbene da queste parti si sia abituate a scene splatter post Autogrill affollati, la situazione dei bagni di sabato era veramente, veramente brutta.
Non è un problema specifico di Stranimondi, sia chiaro
Molte fiere editoriali e letterarie nate come piccoli eventi locali, anche con più storia ed esperienza di Stranimondi, devono affrontare lo stesso problema. Una di noi di Ultima Pagina alla fine di settembre ha partecipato a Rapalloonia, festival del fumetto a Rapallo che l’anno prossimo spegnerà 50 candeline, a cui era invitato Don Rosa.
Quel Don Rosa, sì, l’autore della Papersaga, quello che l’anno scorso ha mandato in tilt il padiglione Panini al Lucca Comics & Games per la quantità gente che voleva incontrarlo e farsi firmare qualcosa – una gestione molto problematica, tanto che lo stesso autore si era lamentato pubblicamente sui social della questione.
Ecco, voi immaginate di invitare un autore di questo calibro e sorprendervi perché i pieghevoli del programma, tutti e 1.500, vanno via in un paio d’ore dall’apertura. Sorprendente. O di organizzare l’incontro con il suddetto autore in una saletta da 25 posti scarsi. Insomma, va bene che contano anche le visualizzazioni delle live su Facebook, ma c’è un problema di fondo se conviene starsene a casa e seguire un evento a distanza.
E, in proporzione, è lo stesso problema che lamentano molti visitatori abituali sia del Salone del Libro di Torino sia proprio del Lucca Comics & Games, i due eventi più frequentati in campo editoriale e fumettistico/ludico in Italia: le location delle fiere non sono più proporzionali alla quantità di persone che richiamano, per i servizi (due esempi banalissimi: i punti vendita cibo e i bagni, I BAGNI, non lo diremo mai abbastanza) e per capienza sale per gli incontri.
Se da un lato fa piacere che gli eventi legati ai libri e ai fumetti attirino sempre più pubblico, in particolare per generi fino a qualche tempo fa di nicchia come il fantastico e/o i fumetti, è chiaro che le location devono crescere di pari passo con la fama e la partecipazione. E questo è valido anche per Stranimondi.
È arrivato il momento di cambiare conchiglia, ehm, location?
Non sappiamo se l’idea di cambiare sede sia mai balenata in testa agli organizzatori. Ma fra le varie ragioni per cui ancora non è stato fatto, siamo certe ci sia anche l’affetto e lo capiamo: la ludoteca, col suo fascino alla Stranger Things, le teste di drago che osservano la folla dall’alto, ha un calore che difficilmente si potrebbe trovare altrove.
E in virtù di questo affetto, capisco anche la gioia di tante autrici e autori, editrici ed editori, per la dimensione familiare che ricorda quanto piccolo sia questo mondo e quanto la vicinanza – gli abbracci, le strette di mano – sia necessaria per fare networking.
La gioia di avere un piccolo gioiello che non pare voler assecondare la spinta alla crescita continua… ma che, volente o nolente, quella crescita la sta vivendo. Come un paguro.
E allora diventa importante cambiare il guscio, per prevenire il disagio fisico che noi abbiamo provato – e che persone con problemi maggiori dei nostri non possono non provare nella calca.
D’altro canto, optare per una location più grande potrebbe aprire Stranimondi anche a soggetti che in questo momento non trovano spazio nella fiera, come gli autopubblicati, ma anche a editori più grossi. Inoltre, ciò potrebbe permettere di creare aree più ampie per sessioni di giochi di ruolo rispetto al tavolino risicato in mezzo alla bolgia, come i ragazzi che hanno continuato, ostinatissimi, sabato in uno dei dehor.
Probabilmente la frase che segue farà arricciare il naso a molti appassionati di fantasy e altri generi fantastici, ma un esempio a cui guardare potrebbe essere il FRI, il Festival del Romance Italiano, che per la crescita e la quantità di pubblico che richiama lascia davvero senza parole.
Certo, non è facile
Milano è cara, carissima. E vive una bolla speculativa relativa ad affitti & co.
Perciò ci risulta difficile suggerire agli organizzatori di cambiare aria e cercare una nuova location, come se le location si trovassero nei pacchetti di patatine.
Quello che possiamo suggerire, però, è di provare a ripensare all’organizzazione degli spazi, per le edizioni future, magari escludendo, seppur a malincuore, qualche casa editrice.
Di certo, il consiglio più caldo riguarda assumere una ditta di pulizie che pulisca i dannati bagni.
Comunque abbiamo anche comprato, eh
Laura: Lo specchio brillante. Le donne del solarpunk globale (Autrici varie, Future Fiction), per approcciarsi a un genere che non conosce per niente in chiave femminile. Sta meditando di comprare anche Arabilioso perché non è contenta di averlo lasciato allo stand.
Linda: Eredità di carne (Luigi Musolino, Acheron). Sì, un libro solo, perché dato che al Salone ne ha comprati cinquantacinque (sì, il numero è giusto) non se la sentiva di fare il bis.
Melanto: Danger! E altre storie (sir Arthur C. Doyle, A Editore)
Dopo di noi venne l’inferno (Andrew Joseph White, Moscabianca)
Molto vapore per nulla (Stefano Ottaviani, Gainsworth)
Gaia: Lo sguardo delle piante (E.P. Soldán, Future Fiction)
Nebula (AA. VV., Future Fiction)
La seconda lingua madre (F. Canosa, Future Fiction)
Racconti terrificanti & Il fantasma dell’opera (G. Leroux, ABEditore)
Il glicine rampicante e altri racconti gotico-femministi (C. Perkis Gilman, ABEditore)
La battaglia delle innumerevoli lacrime – la storia dietro la cronaca (G. Meluzzi e E. Manfredi, Eterea Edizioni)
Elisa: Racconti terrificanti & Il fantasma dell’opera (G. Leroux, ABEditore)
Il glicine rampicante e altri racconti gotico-femministi (C. Perkis Gilman, ABEditore)
L’altra metà delle fiabe (Antonella Castello, ABEditore)
Molto vapore per nulla (Stefano Ottaviani, Gainsworth)
Marta: Ecoluzione. Narrazioni solarpunk per trasformare la realtà (Francesco Verso, Future Fiction)
Molto vapore per nulla (Stefano Ottaviani, Gainsworth)
La fiamma azzurra (Daniele Viaroli, Dark Zone Edizioni)
C’eravamo quasi tutte! Federica non è potuta venire per via di impegni lavorativi, e nemmeno Cristina, per cause di forza maggiore.
RIP, Cristina, sei troppo vecchia per la tequila.
Quindi, che voto si dà a questo Stranimondi?
Il solito dieci per la bellezza del ritrovare gli amici solitamente dispersi lungo Stivale e per le chiacchiere con gli editori – l’editoria indie ha questa ricchezza, indescrivibile davvero. Ed è davanti allo stand o bevendo quel famoso caffè che si riesce a toccarla appieno.
… e un cinque. Meno. Per la struttura. Perché se è vero che la pulizia la fanno anche gli utenti che utilizzano i luoghi e che la calca è prevedibile (e che la possibilità di entrare e uscire liberamente, mostrando il braccialetto, è una vera e propria manna per i momenti di stress), riteniamo che il punto critico sia stato raggiunto e che adesso, sia che si voglia crescere, sia si voglia mantenere questi numeri, ci sia l’assoluta, inevitabile, ineluttabile necessità di fare una scelta: cambiare sede, oppure investire in altro – come, ad esempio, tensostrutture esterne temporanee – che migliori la vivibilità della fiera.
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