Che si scriva e pubblichi in self tramite KDP oppure che si legga soprattutto opere autopubblicate, è impossibile non averlo notato: i prezzi di quei libri, su Amazon, sono improvvisamente aumentati.
E no, non c’entrano dazi, inflazione o modifiche fiscali ufficiali.
Si tratta di un errore nell’applicazione dell’IVA sul prodotto – che detta così pare impossibile, una bufala, perché insomma, come può Amazon aumentare le aliquote su qualsiasi prodotto, senza un motivo? Non ha senso.
Eppure è esattamente ciò che è accaduto. Una modifica unilaterale, non annunciata, non comunicata, scoperta solo grazie a controlli diretti, ma casuali, da parte di autrici e autori. Altra cosa davvero senza senso nell’ottica del rapporto commerciale.
Ma Amazon, come un bombo, sfida ogni logica: non dovrebbe poter fare certe cose, eppure le fa – e nessuno riesce a fermarla.
L’aumento dell’IVA
Il problema dell’aumento dell’IVA è reale ed è almeno la seconda volta nell’arco di un anno che accade. Che si tratti ancora di questo tipo di errore e non, appunto, di altro tipo di modifiche unilaterali di contratto e/o di adattamenti a dazi e inflazione, lo testimoniano le dashboard degli utenti (dove si vede che l’IVA sui proprio volumi è stata alzata al 10%, a volte perfino al 22%, invece del 4% come da normativa); la logica (ma cosa c’entrano i dazi con il commercio interno, amici miei?!); le conversazioni con gli assistenti (tutti virtuali, ed è parte del problema) del colosso commerciale, che si concludono con messaggi preimpostati e nessuna soluzione concreta, dato che l’algoritmo alle loro spalle non riesce a capire il problema.
Amici di Amazon: affidare l’assistenza clienti unicamente a bot sicuramente fa risparmiare, ma non crea una reale assistenza. I bot non sono programmati per capire le eccezioni: mancano di contesto, di flessibilità, di quel minimo di pensiero laterale che serve per riconoscere un errore che “non dovrebbe esistere” secondo le regole interne.
Un assistente virtuale non può aiutare se il problema esula dalle opzioni previste.
E questo, chiaramente, lo è.
Ma torniamo a noi.
Come già avvenuto nella precedente occasione, un gruppo di selfpublisher sta raccogliendo segnalazioni e titoli colpiti per far valere i propri diritti presso la direzione di Amazon KDP Italia.
Vogliamo che sia chiaro che nessuno ritiene si tratti di una strategia deliberata per aumentare i prezzi, ma di un errore dell’algoritmo o nell’inserimento dei dati.
Anche perché né l’Italia né l’Unione Europea hanno modificato le aliquote IVA sui libri, e per quanto le Big Tech abbiano peso negli Stati, ancora non dettano l’agenda fiscale.
Almeno da noi.
Purtroppo, sapere che non c’è dolo non cambia le conseguenze e le difficoltà che vivono autori e autrici, che si ritrovano a perdere vendite e margini, mentre tentano invano di ricevere assistenza da un sistema interamente automatizzato.
Anche perché, com’è facile notare con un veloce giro online fra gruppi di scrittori e profili, non si parla di poche decine di titoli e autori, ma di centinaia – quasi un migliaio sicuri.
I tuoi libri sono stati colpiti?
Prima di tutto, verificalo: controlla la tua dashboard, e confronta il prezzo di listino con quello di “listino + stima dell’IVA”..
Ipotizzando un libro a 18,00 €, il valore accanto dovrebbe essere di 18,72 € (con l’IVA al 4%); se il valore eccede quello (nell’esempio usato, il prezzo appare di 19,80 €) allora chiaramente l’IVA stimata è errata.
Attenzione, però: non tutti i prodotti “librari” hanno aliquota all 4%. Questa copre i libri – cartacei e digitali – di narrativa e saggistica; sono esclusi prodotti come agende e planner, libri da colorare, volumi senza ISBN e il materiale pornografico.
No: un romanzo erotico, per quanto esplicito, o un romance non rientrano nella categoria “pornografia”. Che, per altro, non sarebbe nemmeno vendibile su Amazon.
Una volta verificata l’applicazione dell’aliquota errata, non cambiare il prezzo del tuo libro a mano: il problema non si risolverebbe e la pezza messa rosicchierebbe soltanto il tuo guadagno.
Contatta l’assistenza – sì, anche se è inutile – e attendi risposta: con un numero sufficiente di segnalazioni, il problema potrebbe essere corretto come già accaduto in passato.
Se dopo il tempo indicato dal bot non ricevi ulteriori informazioni, puoi contattare Daniela Barisone, la referente del gruppo di autori e autrici che si sono mobilitati per risolvere il problema.
Ricordati di indicare:
- nome autore
- email del profilo KDP
- titoli dei CARTACEI coinvolti
- loro AISIN [ attenzione: è diverso fra copertina rigida e flessibile]
- aliquota IVA errata applicata
Un responsabile Amazon Italia è già allertato per la risoluzione e attende un file il più possibile completo entro fine Aprile.
Conseguenze?
Conseguenze di tutto questo? Per il colosso, poche o nulle.
Per chi scrive e pubblica? L’eventuale perdita di vendite e di tempo – quello di certo – nel cercare di capire e informarsi fra FAQ inutili e chatbot impreparati. E quella di credibilità: quanti lettori e lettrici si faranno domande, quanti daranno la colpa agli autori e quanti penseranno a un errore tecnico?
… ma davvero Amazon non pagherà mai pegno?
Non sono pochi gli autori e le autrici che stanno pensando di abbandonare la piattaforma.
Commissioni alte a fronte di un servizio eccellente si possono capire; commissioni a fronte di una assistenza totalmente affidata alle IA, perciò inutile per qualsiasi problematica più complessa della richiesta di date di consegna, meno; in questo specifico caso di errore sull’IVA da parte di Amazon, solo una fortunata coincidenza di conoscenze ha permesso di riuscire a contattare un responsabile in carne e ossa.
Ma l’assistenza non è l’unico problema: ci sono le spedizioni di materiale sempre più onerose e dalla qualità sempre più scarsa; l’aumento dei costi di stampa, complice quello della carta; la diminuzione del valore guadagnato da Kindle Unlimited, paragonabile, oggi, alla vendita di quattro/cinque volumi.
Amazon è passato dall’essere il paradiso del self publishing a una costante guerriglia.
“Massì, è solo un malfunzionamento”
Quelli elencati prima sono problemi che rientrano nella bilancia costi/benefici che ogni autore – imprenditore, quando selfpublisher – valuta.
Ma l’errore sull’IVA è un’altra storia.
Non si tratta “solo” (!) delle lungaggini a cui si sta assistendo nella sistemazione di questo problema: questo tipo di errore tecnico, che di fatto ignora la normativa fiscale italiana, potenzialmente espone l’autore a sanzioni.
Dal 2026 ogni vendita verrà automaticamente comunicata al fisco, come già in realtà accade per editori che utilizzino i servizi di stampa e distribuzione Amazon.
Dichiarare vendite con un’aliquota del 4% quando Amazon ne ha applicata una del 10% o 22% genera una discrepanza fiscale.
E la discrepanza è passibile di multa.
E allora, chi glielo spiega all’Agenzia delle Entrate che è stato Bezos a sbagliare?
Noi siamo certe che tutto si risolverà – come l’ultima volta.
Ma la domanda resta: è sostenibile continuare a pubblicare su una piattaforma che sbaglia ancora, ancora, e ancora… e che poi ti lascia da solo a raccogliere i cocci?
Quando Amazon crea problemi ai piccoli editori, (e lo fa ogni giorno, non ultima la multa per i ritardi di consegna, oppure i libri resi rovinati e non pagati) tutti a difenderla, ora che tocca i self publisher finalmente qualcuno si accorge di che pasta è fatto il colosso di Seattle?
Sarei curiosa di capire a chi ti riferisci, con quel “tutti a difenderla”… A noi? A qualcun altro? Comunque ci sono molti piccoli editori che sostengono Amazon e che con la sua distribuzione si trovano benissimo, e fanno post sui social per spiegarlo ai propri lettori.
Poi stiamo parlando di una gigantesca multinazionale, non certo di qualche opera pia di carità: non c’è bisogno di “accorgersi” di che pasta è fatto il colosso, è un’informazione ben nota…
Come ho detto anche nell’altro commento a voi mi riferivo con il finalmente qualcuno si accorge, mentre il tutti a difenderla comprende: molti (troppi) autori, alcuni colleghi e ahimè molti lettori.
Ciao, sono Gaia – l’autrice. Non credo di aver mai difeso Amazon in vita mia, soprattutto se fa errori. Conosco molte autrici e autori self e quindi, pur non scrivendo a mia volta, posso dire di conoscere quel mondo e quindi ne scrivo – in maniera critica quando ci sono critiche, facendo complimenti quando è il caso. Non avrei problemi a denunciare gli errori nei comportamenti che qualsiasi anello della catena editoriale commette… a saperli. Voi, di queste difficoltà, con chi ne avete parlato? Perché è difficile riportare le problematiche di qualcuno che, beh: non ti parla.
Il “finalmente qualcuno si accorge” era riferito a voi mentre il tutti a difenderla a molti autori e anche a qualche collega che si ostinano a non capire che capire le difficoltà che gli editori incontrano con Amazon, che fa concorrenza a tutti: librai, distributori, tipografi ed editori stessi.