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Come pubblicare un libro: primi passi for dummies

Quindi, hai deciso di pubblicare il tuo libro. Congratulazioni! 

Ma, soprattutto, hai cercato online qualche informazione su come muoverti – mostrare iniziativa ti fa onore e, fattelo dire, hai scelto un ottimo posto da cui iniziare. 

Avrai mille domande e sarebbe difficile rispondere in modo esaustivo a tutte: questo articolo vuole essere una introduzione, una traccia che ti permetterà poi di porre quesiti più puntuali e specifici all’interno della community o nel nostro gruppo Facebook. E, perché no: potrebbero anche aiutarti a rispondere, altrove, alle domande altrui – fare rete, contrastando caos e disinformazione dovrebbe essere il fine ultimo di chiunque.

Iniziamo!

Ho scritto un libro! Ora cosa faccio?

Se hai tra le mani un manoscritto, non hai ancora scritto un libro.
Contrariamente a quello che molti ritengono, il libro non è figlio di un singolo, non lo è mai stato:  è un lavoro di squadra che vede molte figure susseguirsi durante il travaglio

Hai presente la pagina dei ringraziamenti? Quanto è lunga? Ecco: quella, di solito, è la squadra. Quindi il primo passo che devi fare è riconoscere che il lavoro non è finito solo perché tu hai scritto “FINE” in quella che ritieni sia l’ultima pagina. Il viaggio inizia adesso.

Tutto bello, ma in soldoni…?     

Qual è il tuo obiettivo? Rifletti con sincerità su questa domanda. 

Hai scritto per te?

Allora potresti non voler pubblicare quello che hai prodotto. Non è una scelta sbagliata, non farti traviare da chi ti dice che “allora hai sprecato tempo”. Poesie, diari, autobiografie, favole… Hai scritto qualcosa che volevi, una coccola dedicata a te. E va benissimo. 

Hai scritto perché volevi un libro col tuo nome

Oppure perché lo vedi come un prestigio, o perché ritieni sarebbe, per prole, familiari, amicizie, uno splendido ricordo, un regalo.
Insomma: non hai interesse a vendere e guadagnare, vuoi il nome sul pezzo di carta, punto.
In questo caso, potresti rivolgerti a una stamperia – come le copisterie delle tesi, per intenderci, ma alcune offrono servizi migliori della copisteria dietro all’uni.
Le stamperie sono attività che, come il nome lascia intuire, stampano libri.
Il loro cliente sei tu: che tu voglia dieci copie da dare a nipoti oppure duecento da distribuire in giro, tu sei la persona che paga.
Di nuovo, non c’è nulla di male, se sai esattamente il perché lo fai – e le stamperie sono una attività commerciale come le altre. Finché non si fingono qualcosa di diverso, diventando EAP… ma ne parliamo dopo. 

Hai scritto per gli altri

Hai scritto qualcosa che speri piaccia e intrattenga e vorresti davvero, davvero tanto avere un riscontro dal pubblico. Guadagnare? Non è importante: vuoi il contatto, vuoi raccontare le tue storie. In questo caso, potresti considerare di pubblicare su un archivio online. Gli archivi sono siti internet che raccolgono storie di chi non è interessato – o non può – venderle.


Vai a spiare EFP e AO3. Il primo è un nome storico della narrativa online italiana, il secondo è, attualmente, il più grande archivio internazionale. Guarda come interagiscono le persone, spia le storie, insomma: verifica che sia quello che vuoi e poi buttati.

Ma tu… oh, tu non solo hai scritto per gli altri. Tu hai scritto per gli altri e hai la certezza che quello che hai fatto piacerà e che la gente sarà disposta a pagare, per leggere

Ottimo! Hai tre strade davanti a te, che citerò in ordine del tutto casuale: il self publishing, l’editoria (vera, gratuita) e l’editoria a pagamento (che troverai spesso citata come EAP)

Se sei qui immagino che il tuo interesse sia… 

Non voglio dare soldi, voglio riceverne! Quindi, stringi: come trovo una Casa Editrice free? 

Due cose principali: cosa scrivi? A livello intuitivo capirai che se hai scritto poesie ti servirà una casa editrice che le tratti, non una che pubblica solo ricettari; se hai un giallo, sarebbe sciocco inviarlo a chi pubblica fantascienza e aspettarsi una risposta. 

Quando cerchi – e quando chiedi – ricordati di tenere bene a mente cosa hai scritto, dillo chiaramente e verifica che le case editrici che ti vengono consigliate abbiano effettivamente a catalogo opere simili alla tua. 

E poi: leggi? Se scrivi è probabile – vorrei dire “dovuto”, ma… – che tu legga saggistica/narrativa/poesia simile a ciò che hai composto. Prendi quindi i libri che leggi, quelli di cui apprezzi particolarmente l’impaginazione/la copertina/la traduzione e appuntati da quali case editrici son stati pubblicati.


Nel colophon spesso sono  indicate le figure che hanno curato editing, traduzione, copertina… Ecco, cerca queste persone online: se hanno un portfolio, potrebbero aver citato altre case editrici con cui collaborano, e solitamente si tende a gravitare “in ambienti simili”. Altri nomi!

Frequenti fiere? Gruppi e pagine online legati a ciò che leggi/scrivi? Sono altri ottimi posti in cui scoprire nomi di case editrici. 

Una volta che hai i nomi diventa più semplice guardarne il sito internet, il catalogo, chiederne riscontro.
Appuntatele! Creati un file o una rubrica in cui segnarti i nomi delle Case Editrici papabili e altri dettagli importanti (pubblicano solo digitale? Lo stand alla fiera ti sembrava frequentato? Ti ispira, ma ne senti parlar male?): se lo terrai aggiornato, vedrai che impiegherai poco a ritrovarti con una mappa che ti aiuti a muoverti.

Ok, ho scoperto che ho in libreria dei libri di una tale “Montatori”, o una cosa così… e poi un’altra, “Casa al mare edizioni”. Quindi adesso m’attacco al citofono? 

No, per carità. Cerca informazioni su queste CE, verifica attentamente il loro sito.  

Quasi sempre avranno una sezione specifica con le istruzioni per l’invio di manoscritti.
Se non l’hanno, o sei sul sito sbagliato – magari sei nell’e-shop? Oppure non accettano invii spontanei.
Ma ipotizziamo ce l’abbiano: se in quella sezione leggi “la selezione al momento è chiusa” NON inoltrare il tuo testo. Cerca altre CE con le selezioni aperte… o aspetta. Se viene indicata la data di riapertura, appuntatela. 

Seriamente, non mandare un manoscritto a selezioni chiuse: verrebbe cestinato. Tu non lo vuoi, giusto? 

Fra le indicazioni che ti saranno richieste ci sarà la richiesta di una sinossi – potrebbe perfino essere richiesto un pitch. Questi termini li trovi nel glossario.

Presta molta attenzione a entrambi: sono il biglietto da visita della storia.  E parla di te!

Se verrai scelto vorranno ricontattarti, quindi ricorda di lasciare un recapito, di’ due parole su come sei arrivato a scrivere quella specifica storia e su chi sei, prepara la stessa lettera di accompagnamento curata e personalizzata con cui accompagneresti una domanda di lavoro. Di fatto è quello che stai facendo: cerchi di convincerli ad assumere te e il tuo manoscritto. Quindi, esaustivo ma breve; ricorda: la brevità è l’essenza dell’ingegno. 

E poi? Preparati ad aspettare. 

Eh, sì: una casa editrice potrebbe impiegare dai due ai dodici mesi per valutare il tuo manoscritto; solitamente le tempistiche sono indicate sempre sul sito. Non iniziare a inviare reminder settimanali – e neanche mensili! Cosa fai con chi è molesto, sul tuo posto di lavoro? Lo mandi cordialmente al diavolo. Non vuoi essere mandato al diavolo. Quindi, aspetta

Ma che palle aspettare! Ormai è passato un anno, due anni! È perché non ho raccomandazioni, lo so!

Ha i rispettato tutte le indicazioni? Hai controllato che la casa editrice facesse effettivamente selezioni? 

Prima accennavo al fatto che non tutte le CE accettino invii spontanei: le più grandi si avvalgono di agenzie letterarie. Se “Montatori” o “Feltrineppi” sono il tuo obiettivo, dovrai seguire i medesimi step di cui sopra, ma puntando alle agenzie letterarie. Faremo un articolo a tema, in futuro. 

Se la casa editrice non è un grandissimo nome, se hai la certezza di aver fatto tutto quello che potevi nel migliore dei modi, se… semplicemente, il tuo manoscritto non li ha convinti. Non è piaciuto. Non rientra nelle loro linee editoriali, in quel momento (o in assoluto).

Le case editrici sono tante, ma comunque poche, per la mole di aspiranti autrici e autori. Migliaia, decine di migliaia di manoscritti cercano una casa, ogni anno – e le risorse non sono infinite. Non c’è spazio per tutti i libri. 

Non ti scoraggiare e cerca altre case editrici – o vaglia la possibilità di passare al self publishing. Ma fai attenzione a non considerarlo come un piano B di poca importanza!

Ma come faccio ad avere la certezza che la CE sia free? Che differenza c’è con quelle a pagamento? 

Una casa editrice è una attività commerciale il cui scopo è stampare e vendere libri. Selezionano persone che hanno scritto un libro e, dopo un processo di correzione e miglioramento dello stesso, riconoscono loro una percentuale sulla vendita del prodotto.
Se vogliono guadagnare di più, devono vendere di più. Il loro cliente è il pubblico.

Potrebbero chiederti tempo – sotto forma di impegno alle fiere, richiesta di muoverti per la promozione sui social – e, in caso di CE di grandi dimensioni, possono richiedere che tu passi attraverso una agenzia, che dovrai pagare.

Ma non ti chiederanno MAI contributi diretti (“Non pubblichiamo se non pre-acquisti 2000 euro di copie”) o indiretti (“Ti pubblichiamo solo se paghi il nostro editing, sono 1000 euro”). 

Le richieste fra parentesi indicano che sei tu, il cliente da cui la CE trae guadagno. L’interesse per la vendita dei volumi è minimo, così come quello per la loro cura: tanto il guadagno l’hanno già avuto.


Ricorda quindi di leggere SEMPRE molto attentamente il contratto che ti verrà sottoposto, di chiedere spiegazioni. Di non firmarlo e aspettare, cercando di meglio, se qualcosa non ti convince. E, soprattutto, di non pagare l’editore.

Cosa NON rende EAP?

Il fatto che la casa editrice non ti paghi l’ingresso in fiera o il pernotto: se una piccola/media casa editrice dovesse farlo per tutti i propri quindi autori e autrici, come potrebbe avere un guadagno? Richiedere che tu copra le tue spese in fiera non rende EAP. Al massimo mostra che la scarsella piange. 

Non rende EAP nemmeno lesinare sulle copie omaggio, per lo stesso motivo di cui sopra: dovessero darne venti a te, dovrebbero darne venti a tutto il parco autoriale. 

E non rende EAP nemmeno la richiesta, da parte della CE, di utilizzare i propri stipendiati per lavorare sul manoscritto e di non coprire le spese che una copertina/un editing/altro esternalizzati (per espressa richiesta tua): se così fosse, potrebbero trovarsi a pagare artisti di calibro internazionale, perché tu “vuoi” quella copertina. E vale il discorso precedente: si dovrebbe farlo per tutti. E cosa si paga un grafico interno a fare? 

Avrai capito: una CE free non ti chiede soldi. Ma ti chiede una fetta del controllo del tuo manoscritto, a fronte di una minore fatica nell’occuparti tu, in prima persona, di ogni passaggio.  

Aspetta. Copie omaggio? Stupendo! Quante decine? 

Frena. Le copie omaggio sono una consuetudine e le conti, mediamente, sulle dita di una mano. 

L’idea è che ne almeno abbia una tu, una mamma e una nonna, ma potresti non riceverne nemmeno una – metti che la CE che hai scelto sia free, ma molto tirchia o in bruttissime acque… 

Chiaro: più solida, grande la CE, più di successo il volume, più è facile te ne vengano regalate copie o che ti siano vendute a prezzi bassi, quasi a costo. 

In ogni caso, la quantità di copie omaggio, la quantità di copie “scontate” acquistabili, varie ed eventuali, devono stare scritte sul contratto, potrai quindi accertartene prima di firmare. 

Non devo dirti che qualsiasi richiesta tipo “nel contratto non era menzionato, ma adesso DEVI acquistare 500 copie” rende la CE una EAP, vero?  A cui, quindi, devi rispondere sventolando il contratto firmato e spernacchiando vigorosamente. 

Ah: esclusa dal novero degli omaggi, c’è una e una sola copia che riceverete per verificare che tutto sia come concordato – copertina, impaginazione, ringraziamenti, epigrafe eventuale, ecc… 

…non devo dirti nemmeno che copie omaggio o vendute a costo non verranno conteggiate, per il calcolo dei diritti d’autore, sì? 

Ah, i diritti! Soldi! Ho fatto tutto bene e ottenuto una risposta! Il mio conto corrente già festeggia il fiume di denaro che riceverò! 

Sapere che il settore dell’editoria genera un indotto annuale di più di 3 miliardi di Euro, in Italia – e le storie sulle fortune guadagnate da alcuni bestselleristi stranieri – potrebbe farti pensare di aver fatto tombola. 

Purtroppo non è così. Il guadagno medio di un autore esordiente – o comunque senza un nome e una forza contrattuale alle spalle – si aggira fra il 6 e l’8% del prezzo di copertina. Il prezzo di copertina media è, in Italia, nel 2022, Euro 14,60. (dato AIE, Ottobre 2022). Si parla di un euro a libro, per semplificare i conti.
E di libri se ne vendono, quando va bene, alcune centinaia (spesso non più di UN centinaio).

La media nazionale nel 2019 era di duemila volumi a titolo: nella stessa media stanno l’ultimo libro di Stephen King e il tuo – e calcola che l’ultimo volume di Bressanini, da sua dichiarazione, ha venduto 14000 copie ed è considerato un grande bestseller.

Hai già nominato il self publishing varie volte, ma che roba è? 

Self-publishing o “auto pubblicazione”. 

Esiste da che esiste la stampa a caratteri mobili, di recente ha avuto un’enorme spinta grazie a piattaforme come KDP di Amazon.  

Richiede grandissimo impegno e tempo, perché tu sarai, contemporaneamente, persona che ha scritto, che pubblica, che promuove. Dovrai, per esempio, contattare i professionisti giusti (la squadra di cui parlavamo all’inizio che, ridotta ai minimi termini, comprende qualcuno che corregga la bozza, qualcuno che editi, qualcuno che si occupi della grafica, sia come impaginazione sia come copertina/illustrazioni). 

Questi professionisti li dovrai pagare e non potrai dire loro “prima vediamo se vendo”: capisci quindi che il self (publishing) richiede una iniziale spesa da parte tua*, di cui potresti non rientrare.

Inoltre, è una tipologia di pubblicazione che si porta appresso una serie di pregiudizi, un po’ a torto, un po’ a ragione: potenzialmente potresti rendere il tuo manoscritto disponibile alla vendita senza i passaggi professionali di cui sopra. Ma la differenza si noterà, la qualità del tuo prodotto sarà inferiore al suo potenziale e questo si rifletterà sulle vendite, sia le tue, sia su quelle degli altri, a causa del pregiudizio che alimenterai. Vuoi essere un professionista editoriale? Siilo, fino in fondo.

Sembra che il gioco non valga mai la candela, ma non è così. Una volta caricato il tuo prodotto, il 30% del prezzo di vendita** sarà tuo.

Rifai i calcoli di prima. E considera anche che il tuo volume non andrà fuori catalogo o fuori stampa, essendo in formato digitale e/o in print on demand (ossia, il libro viene stampato all’atto dell’ordine del compratore).

Inoltre, il vero punto forte: avrai il totale controllo dell’opera. Sceglierai i professionisti di cui sopra. Sceglierai la copertina. Potrebbero non sembrarti cose importanti, non per tutti lo sono, ma se avere il 100% del controllo è quello che vuoi, considera il self-publishing. 

*In realtà potresti non dover sborsare soldi in anticipo. Mi spiego meglio: se tu aprissi un crowdfunding potresti ricevere il capitale per finalizzare il tuo manoscritto senza doverlo anticipare di tasca tua completamente. Ma attenzione: non basta dire “Ehi, mi servono soldi”. Anche una campagna di crowdfunding (spesso “CF” ) richiede impegno, studio, spesso una pregressa esistenza di un seguito (magari hai un canale social di cucina? Videogiochi? Allora aprire un CF per il tuo progetto potrebbe essere più semplice rispetto a chi non ha un nome noto/forte). 

**Le variabili sono tante, è un’indicazione spannometrica.

Ora ho pubblicato e ho il mio libro in mano. Ho finito? 

Non proprio. In Italia si pubblicano circa ottantamila titoli ogni anno (dati AIE, ottobre 2023). Questo significa che, anche se la tua casa editrice è formidabile, farà (e quindi farai) molta fatica ad emergere, se non segui il tuo prodotto.

Non fare quella faccia! Sì, il libro è un prodotto: creativo, bello, nobile, ma sempre un prodotto. Quindi seguilo, curalo anche dopo la sua nascita.
Avere una casa editrice ti dà un vantaggio, in tal senso, rispetto all’essere self: hanno canali promozionali rodati, contatti (in teoria).

Ma se resterai in panchina, non ci sarà molto altro che potranno fare. 
Non devi andare a tirare le persone per la giacca – e ti prego, niente spam a pioggia! Non contattare persone sconosciute online dicendo “Tieni, è bello, compralo e leggilo”! Otterrai l’effetto contrario.

Cosa pensi delle chiamate martellanti dei call center? Lo spam fa lo stesso effetto. Quindi non spammare MAI in questo modo. 

Cosa puoi fare, quindi? Fai rete. Esattamente la stessa cosa che dovresti aver fatto inizialmente per cercare informazioni. Frequenta gruppi di scrittura e lettura, partecipa alle iniziative per quanto possibile, insomma: fatti vedere

Così per dire: sono tre anni che compro una dozzina di libri di esordienti l’anno, perché mi incuriosisce come si rapportano online, perché mi trovo a chiacchierare con loro, perché ho modo di “assaggiare” quello che scrivono quando partecipano a giochi di scrittura o simili. E come me, fanno molte altre persone. Sul lungo periodo, te lo assicuro: paga più che inviare in maniera indiscriminata link, “bruciandosi la reputazione”. 

Io mi aspettavo delle agili FAQ, qua c’è una mole enorme di informazioni. C’è altro che devo sapere? E dove ne trovo altre, nel caso? 

Tre cose ancora, per terminare: trova dei beta-reader, almeno tre, che non siano tutti tuoi parenti stretti. Sono persone che leggono il tuo lavoro ultimato-ma-ancora-perfettibile: possono essere sia forti lettori, sia neofiti, persone amiche o sconosciute trovate su un gruppo Facebook a tema: l’importante è che siano varie, in modo da darti punti di vista su come viene recepita la storia, i personaggi.
In Italia, normalmente, è una figura gratuita, essendo non professionale e non normata. 

Non è che sostituisca un editing professionale eh? Ma una buona squadra di beta-lettori potrebbe arrivare lì lì. E far lavorare meno, chi edita, facendoti risparmiare. 

Frequenta i luoghi della scrittura, fisicamente e online, non solo per farti conoscere e far conoscere quello che scrivi, ma per conoscere altre persone, imparare, fare rete. Troverai qua in fondo* alcune realtà affidabili, per le informazioni: bazzicale. Trovi qualcosa di meglio? Faccelo sapere, così terremo aggiornata la lista! Ma non chiuderti, non credere che parlarne “rovini la purezza” dell’ispirazione. 

E in ultimo, detto in maniera un po’ rude: per quanto tu possa amare e ritenere magnifico il tuo manoscritto, non è detto che lo sia davvero. E, comunque, è pieno di gente che ha una propria storia e la ritiene la migliore. Questo significa che avere un atteggiamento di sfiducia verso le persone che lo maneggeranno – che siano betareader, editor, valutatori… – con accuse di possibili furti o plagi, è sbagliato. 

È un fenomeno che esiste? Sì. Ma la possibilità che ti accada è bassa. Davvero bassa. Non sufficiente a giustificare paranoia – no, se anche nella storia di X i due personaggi sono mostri antropofagi che poi vengono sconfitti, come nella tua, non è un plagio; e no, se il tuo romanzo è un “picaresco in una Italia alternativa”, nemmeno un qualsiasi altro romanzo picaresco in una qualsiasi altra Italia alternativa sarà plagio.

Proteggiti: tieni una copia salvata su un disco esterno o in cloud. Quello sì.
La cosa di stampare il manoscritto, chiuderlo in una busta e spedirselo per raccomandata è una misura davvero non necessaria. Che poi: se hai tanti dubbi o la certezza che quel concorso a cui partecipi voglia solo fregarti, perché partecipi?

Non lasciare che una paura di fatto infondata ti tolga la bellezza di parlare di quello che scrivi, di condividerlo, di far parte di un gruppo di altre persone che scrivono e si sostengono a vicenda. L’ispirazione si mantiene viva così: lasciandola respirare

E nutrendola. Leggi, guarda serie tv, chiacchiera, leggi manuali, segui corsi: mangia storie, tante storie diverse. 

Quella scritta “FINE”, quell’“Ultima Pagina” si rivelerà essere solo la prima. 

GLOSSARIO 

Cartella (editoriale): foglio di 1.800 battute, spazi, cifre e simboli inclusi; alcune richieste più specifiche indicano che le battute vadano divise su 30 righe da 60 battute ciascuna. È una unità di misura che deriva dai tempi in cui il testo era scritto a mano. In alternativa viene utilizzato anche il numero totale di caratteri dell’opera, sempre spazi inclusi, più in uso sul mercato anglosassone. 

Colophon: è la “seconda pagina” di un libro, la prima che resta sulla sinistra. Tutti i volumi devono presentare lì i seguenti dati: data di pubblicazione del libro; chi ne detiene il copyright (l’editore o l’autore); l’ISBN; titolo dell’opera, il nome di eventuali traduttori, illustratori/fotografi, grafici, editor; in caso sia una ristampa, mese e anno della prima edizione e della corrente; i dati dello stampatore (possono anche essere inseriti in ultima pagina, ma sono sempre obbligatori). 

EAP: Editoria a pagamento. Attività commerciale che, a fronte dell’acquisto di un concordato numero di copie del manoscritto, procede alla stampa del medesimo. Il cliente è l’autore/autrice; l’interesse per la vendita ai lettori è secondaria, se non nulla. 

Epigrafe: in campo editoriale, la citazione, o la dedica, o entrambe, collocate dopo il frontespizio e prima del testo. 

ISBN: dall’inglese International Standard Book Number, cioè Numero di Riferimento Internazionale per i Libri, è una sequenza numerica composta da 13 cifre identifica in modo univoco un libro e la sua edizione. È uno standard utilizzato a livello mondiale e, sebbene non obbligatorio, è indispensabile per inserire il libro nei circuiti di vendita delle librerie fisiche e online. 

Pitch: breve, semplice, completa e memorabile presentazione della vostra opera; deve esaltarne i punti di forza nello spazio di un minuto o poco più. Sintesi e esaustività: non trattenerti dallo spoilerare il finale, se può farvi guadagnare punti. E sottolinea il target di quello che leggi (“tutti” non va bene. Sii realista. “Gli amanti del fantasy con ambientazione piratesca” è una buona risposta). 

POD: print on demand, processo per cui un volume viene stampato solo in seguito all’acquisto / alla richiesta dell’acquirente. 

Quarta di copertina: è il riassunto dell’opera rivolto al potenziale lettore: deve quindi essere accattivante, in  modo da animare l’interesse verso l’acquisto. Tratteggia personaggi e fatti salienti, evitando colpi di scena e finale. 

Sinossi: è un riassunto di un’opera di narrativa, che ne sottolinei gli elementi più significativi della trama del libro e le loro articolazioni. Si tratta di uno strumento rivolto ai professionisti: il suo scopo primario non è essere accattivante, ma dare una panoramica dell’opera, senza tralasciarne colpi di scena e finale. Sebbene sia redatta al termine della scrittura, spesso riprende i punti utilizzati nella pianificazione del manoscritto. 

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