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Il 9 e 10 novembre si è tenuta a Chiari la Rassegna della Microeditoria – e se siete affezionati di Ultima Pagina, frequentate il gruppo Facebook o siete iscritti alla newsletter, potreste aver notate che io ne ho leggermente fatto menzione, qua e là. Mi sarei dovuta aspettare che Linda mi avrebbe chiesto un reportage? Probabile. Vediamo com’è andata.

Solo che per me parlare di Microeditoria non è semplicemente parlare di una fiera, dell’edificio in cui si svolge, degli editori presenti, della mole di incontri, dei libri acquistati. È parlare di una relazione lunga quattordici anni, coi suoi alti e i suoi bassi. Per questo sono molto contenta che ci sia Elisa a farmi da contraltare esterno, anche critico, perché io vi avviso: temo non lo sarò. 

Cos’è la Rassegna della Microeditoria? Di che stiamo parlando?

La Rassegna della Microeditoria è un evento che si tiene a Chiari, in provincia di Brescia, dedicato alla piccola e piccolissima (micro!) editoria. È dal 2003 che l’associazione culturale L’Impronta organizza questa manifestazione, ogni novembre, nella storica Villa Mazzotti Biancinelli. Lo stesso Mazzotti Biancinelli fondatore della Mille Miglia, sì. 

Fin dalla prima edizione, la rassegna ha attirato migliaia di visitatori e più di 50 editori indipendenti, ma da anni ormai il numero degli espositori supera il centinaio e quello dei visitatori raggiunge le 10.000 presenze… e una parte di me spera ci fermeremo qui, onestamente, perché più persone di così non so fisicamente come potrebbero starci! 

Ogni anno si tengono decine di presentazioni di libri e incontri con gli autori e le autrici si susseguono nelle varie sale allestite ad hoc, oltre a laboratori per bambini e spettacoli artistici e musicali, dibattiti, premiazioni. Come quella del “Premio Microeditoria di Qualità”, un concorso annuale suddiviso in quattro categorie (narrativa, saggistica, libri per l’infanzia e fumetti) per piccole case editrici ed opere edite. Incrociate le dita per me, che è da un po’ che vorrei entrare in giuria, ma fra riunioni in orario d’ufficio e impegni miei, non ce l’ho mai fatta. 

Parlavamo di incontri con autrici e autori? Perché di ospiti ce ne sono tanti ogni anno, sia di sconosciuti sia di illustri – e con questi ultimi gli aneddoti si sprecano… ma spesso anche “gli sconosciuti” alla fine fine lo sono soltanto perché alla loro opera prima oppure perché ancora di nicchia.  E poi esplodono. Come Michela Murgia, che io ricordo nella salettina microscopica al piano terra, a parlare dei suoi libri e dell’editoria indipendente e di carta fatta con cacca di elefanti.  O Immauel Casto, anche lui in una stanzetta semivuota… non so bene, oggi, quanto sarebbe tale. 

E tutto questo, gratis. E con la possibilità di uscire, fare un giro in paese, guardare il mercatino che di solito viene organizzato in contemporanea, godersi le vetrine addobbate in tema librario, gli stendardi, mangiare in un ristorante vero e tornare dentro.

Prendi questo, Torino!

Il dietro le quinte della Rassegna della Microeditoria 2024

Quella che vi ho raccontato fino ad ora è la facciata istituzionale; una vista che, effettivamente, conosco poco. Nel senso che chiaramente faccio un giro, chiaramente spendo (eh eh eh), chiaramente se c’è un evento a cui tengo da morire trovo il modo di svicolare ma… la visione che ho di questa fiera è da lavoratrice, non da fruitrice. E in una edizione media, come quella di quest’anno, finisce che quel momento chiacchierata con l’editore che tanto apprezzo fare nelle altre fiere, si perde.

Perché il tempo libero fra gli eventi da gestire è davvero risicato, e il cartellino col nome/la spilla/il foulard bisogna ricordarsi di toglierli o sono come un faro per circondarsi di falene e domande (e lo capisco, ma sto facendo shopping!)… e pure quando stai all’esterno a prendere una boccata d’aria e fare due parole, finisce che devi rincorrere (letteralmente) una macchina che sta transitando in una zona vietata e che invece di ascoltare le tue indicazioni sgomma ed evita le transenne (chissà perché sono lì!) entrando nel prato.

Suona come una storia vera? Perché lo è stata. Quella macchina sta benissimo, se ve lo state chiedendo; il prato su cui passò e il mio karma un po’ meno. Dicevo. Quindi che posso raccontarvi? 

Potrei parlarvi di…

  • com’è trasportare centinaia di sedie e prima disporle, poi ritirarle;
  • o com’è litigare ogni anno per appaiare correttamente i tavoli con le loro gambe, che si moltiplicano in forma e numero durante il resto dell’anno (o non mi spiego come possa essere sempre così difficile fare ‘sta roba);
  • e organizzare le sale, preparare due righe di presentazione per ogni evento, anche per quei libri sulla cui presentazione al pubblico ti fai delle domande perché, davvero, un trattato di medicina? O lo stesso volume che l’anno prima aveva avuto una sala vuota?

Ma soprattutto, potrei parlarvi di organizzare il gioco per le classi superiori che da quattro anni prepariamo il venerdì mattina. E che il primo anno mi ha visto fare “la Cucciari” della situazione con un vero Piero Dorfles, diventato poi amico della Rassegna… e che per me, piccola fangirl di Per un pugno di libri, è sempre una gioia. E un dolore, perché puntualmente qualche docente contesta le cose. Ma anche una gioia. E un dolore.

Ho detto “un dolore”? 

O ancora, quanto sia difficile creare l’alchimia dell’incontro perfetto, quello dove relatrici o relatori e intervistati riescono a instaurare un dialogo col pubblico… senza sforare il tempo dato. Quanto alcuni incontri siano iniziati con una sala vuota, facce mogie e si siano conclusi con pubblico e acquisti – e quanti, invece, siano iniziati con sale gremite da rendere impossibile il passaggio dello staff e dei fotografi, per poi scoprire che tutti erano in sala PER L’EVENTO SUCCESSIVO e di quanto si era parlato fino a quel momento, poco gli calava. 

Di quanto sia larga la cesura fra questi due mondi editoriali che respiro, quello della piccola editoria indipendente, e soprattutto di genere, che vivo qua, online e su Ultima Pagina, e quello dell’editoria bianca, dell’intellighenzia editoriale, che pare vivere in una dimensione diversissima dalla prima, eppure ne condivide virtù e vizi.

… tipo l’uso delle IA. Vedere copertine palesemente frutto di frullatori online di immagini occhieggiare accanto a prodotti meravigliosi e di qualità come quelli della WOM, Camelozampa e Babalibri… faceva male. Davvero. 

Oppure di che posso parlare? 

Di ospiti famosi rivelatisi essere persone meravigliose, umili e di una carineria unica… e altri che hanno una spocchia che la metà basta. Spocchia che spesso non manca agli sconosciuti. 

Di gente che ignora gli avvisi e contesta lo staff e tu devi sorridere e chiedere pure scusa, ma gli vorresti far notare di scendere a toccare l’erba ogni tanto. 

E di altri che stanno attentissimi e ti ringraziano pure mentre li ramazzi fuori dalla sala conferenze e te avresti solo voluto che l’incontro andasse avanti altre otto ore, ma non si può, purtroppo. 

I migliori di quest’anno? Difficile davvero dirlo o parlare per assoluti perché, come dicevo, spesso vedo solo quanto avviene nella saletta che gestisco; certo, non avrei puntato due lire sul dialogo fra Padre Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, ed Alex Corlazzoli, #einvece. 

Oppure sulla presentazione dell’on. Ernesto Preziosi su Armida Barelli – #einvece, bis.

E, nonostante il ritardo con cui è iniziato e i capelli bianchi che mi ha causato perché la sala era gremita e mancavano giusto il relatore e l’intervistato, anche la presentazione di Tommaso Giartosio è stata incantevole. 

O volete sapere vari aneddoti? Ce ne sono. Ma come scegliere? 

Gente, insomma, davvero: raccontare queste cose, quando ci si è dentro, è complicato. 

Quindi, se vi interessa, dite a Linda di organizzare una diretta e fatemi domande che magari a quelle rispondo più facilmente 😂

La voce della ragione (aka La parte di Elisa)

Sono stata alla Rassegna della Microeditoria sabato 9, con un bimbo di poco meno di un anno, il mio compagno e un paio di amici che masticano editoria. Tutti pronti a paragonarla alle altre fiere di settore che frequentiamo annualmente. 

Partiamo da un’informazione importantissima e mai abbastanza pubblicizzata: la Rassegna della Microeditoria è un evento a entrata LIBERA. Al costo di una gitarella a Chiari, si ha la possibilità di scoprire (e acquistare) libri che nel circuito delle librerie difficilmente trovano spazio, perlomeno non tutti insieme. Se il tempo è bello (e nel frattempo non ci si è caricati di dieci chili di carta stampata), si può anche approfittare per fare un giro del parco che circonda la Villa.

A proposito di bel tempo, ero già stata alla Rassegna poco meno di una decina di anni fa e devo dire che l’assenza di ombrelli e cappotti bagnati ha giovato all’esperienza di quest’anno. Ho potuto fare vari giri tra i banchi e le sale (conviene fare un po’ di attenzione e non andare a zonzo, perché la Villa non è enorme, ma si rischia comunque di saltare qualche saletta se ci si distrae), acquistando solo all’ultimo, dopo un’accurata selezione.

Personalmente, mi sono concentrata sui libri per bambini, la cui scuderia editori alla Microeditoria è ben pasciuta ma anche altre aree sono ben coperte, in particolar modo cultura, politica e saggistica legata al territorio. Vi è qualche incursione nel giallo, nella puericultura e segnalo la presenza del CSU che, insieme a pochi altri, ha portato un po’ di self publishing a questo evento.

Nota positiva: l’area ristoro.

Può sembrare una cosa poco rilevante, ma a furia di camminare e trasportare sporte piene di libri  viene FAME. Alla fiera della Microeditoria si mangia bene e a prezzi umani (ciao SalTo, sto guardando te e i tuoi tristi panini che costano quanto un rene al mercato nero). Avrei voluto approfittarne anche per merenda, dato che il catering è gestito da una forneria-pasticceria con meravigliose monoporzioni di Sacher… ma a quel punto i tavoli erano tutti occupati e noi troppo stanchi per mangiare in piedi. 

Visto che sono in argomento cose mondane: anche i bagni erano puliti. Ho visto cose in eventi simili che voi umani non vorreste mai immaginare, qua la situazione era di molto migliore, nonostante l’età della struttura e le lunghe file. 

Era anche presente un fasciatoio nel disimpegno, che permetteva di cambiare i bambini senza ingolfare la fila del bagno (e dava la possibilità anche ai padri di fare il loro dovere senza invadere i bagni riservati alle signore).

Suggerirei, oltre a una segnalazione adeguata del provvidenziale fasciatoio, un separé: come ho detto è utile che sia fuori dal bagno, ma nel momento in cui lo si utilizza ci si trova con la fila di spettatori. Oltretutto, avere il fasciatoio segnalato, ma nascosto da una tendina, eviterebbe che qualcuno lo utilizzi come appoggio per volantini e opuscoli gratuiti: immagino che in un momento di emergenza trovare tutti quei fogli, biglietti e spillati tra le scatole sia seccante. 

A proposito di cose puzzolenti come la pupù: purtroppo, anche quest’anno ho notato EAP tra i banchi. Capisco che il SalTo non possa fare selezione all’ingresso (non è vero, non lo capisco affatto!), ma una manifestazione piccola, con un numero limitato di partecipanti come la Rassegna della Microeditoria, potrebbe lasciare quegli spazi a editori più meritevoli (magari di generi che a questa rassegna hanno fino a ora avuto poco spazio – tipo il fantasy e la fantascienza, tanto per tirare acqua al mio mulino di lettrice – o agli autopubblicati. 

Infine, così da stare antipatica a tutti, concludo questo mio resoconto tutto sommato positivo con una tirata d’orecchie ad alcuni degli editori presenti: ho visto tante, TROPPE copertine generate con le IA, sui vostri banchi. Altre tre persone con cui ho parlato hanno notato questa tendenza, e per tutti l’impressione è stata sgradevole.

Capisco che in un mondo in cui Giunti mette in copertina ai Classici uccelli con sei zampe anche altri cerchino di risparmiare, ma il pubblico con un po’ di occhio se ne accorge, e compra di conseguenza… da qualcun altro.

Lo shopping

Io (Gaia) quest’anno sono stata abbastanza monotematica, dato che una parte dei libri che mi interessavano – come Sigma di Sara Chini, per Idea – me l’ero già acchiappata altrove. 

Quindi la mia lista è una total WOM, una CE che ho scoperto lo scorso anno e che amo, il cui povero editore s’è visto fare domande sulle stamperie usate e la grammatura della carta. Tutta roba che uno si aspetta di dover discettare, in una fiera qualsiasi!

Ma l’acquisto più importante sono state delle cartoline illustrate stampate in collaborazione con AAB (Associazione Artisti Bresciani). Dieci artiste e tre artisti hanno donato altrettante opere sul tema della pace, in particolare della pace in Palestina, che sono state esposte a misura naturale durante la Rassegna… e poi, appunto, stampate in piccolo e vendute allo scopo di raccogliere fondi destinati all’Associazione PalMed, che sta fornendo ambulatori e assistenza medica nella striscia di Gaza e nei territori palestinesi, presieduta dal dott. Muhannad Abuhilal, primario all’ICS. Anna di Brescia. 

Insomma. Cose belle su tanti piani diversi. 

Lo shopping di Elisa

Io (Elisa) sono arrivata alla rassegna all’urlo di “i soldi in libri per bambini non sono spesi, sono investiti” e ho maltrattato il conto in banca come se fosse quello di qualcun altro (nello specifico, una persona antipatica e piena di soldi).

Il resoconto della Rassegna della Microeditoria 2024 1

Che libri ho portato a casa? Lo scoprirete quando li recensirò; ho già qualcosa da dire, ma attendo l’indice di gradimento dell’utente finale.

Intanto posso sbilanciarmi e ammettere di essermi innamorata di Punti Di Vista, che offre una serie di libri in CAA, nero-braille, con inserti tattili e molti Silent Books divisi per aree di apprendimento e fascia d’età: alla prossima fiera, andrò con un budget dedicato solo per loro!

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