fbpx
Indice dei contenuti

Chi è Redacta

Redacta è la “costola editoriale” di Acta, associazione che tutela i diritti dei lavoratori freelance, specialmente nel settore delle professioni intellettuali e creative, nata per promuovere una maggiore equità contrattuale e retributiva.

Similmente, Redacta è un progetto nato dall’iniziativa di professioniste e professionisti del settore editoriale con l’obiettivo di affrontare le difficoltà lavorative del comparto, concentrandosi su problematiche quali la frammentazione contrattuale, le basse retribuzioni e l’isolamento dei lavoratori… e di offrire supporto, promuovendo maggiore consapevolezza e informazione. Con questo obiettivo comune, come potevamo non interessarci? 

Abbiamo intervistato Giulia Bilancetti e Veronica Lombardi, ma se nel leggere vi vengono altre domande, potete scrivete a noi o direttamente a loro: trovate tutto lo staff sul sito di Redacta e su Instagram come @Redacta_gram.

1) Domanda di riscaldamento: chi siete voi e cos’è RedActa? È vero che sul vostro sito avete una bella presentazione, ma potendo usare solo cento parole…? 

Redacta è la sezione di Acta che dal 2019 si occupa di editoria libraria dal punto di vista di chi lavora. Studiamo il settore con inchieste mirate in grado di ricostruirlo nella sua complessità e, per dare seguito alla nostra attività di sindacalizzazione dal basso, da anni ci impegniamo nella costruzione di “strumenti di lotta” a disposizione di tutti e tutte.

[ NdR: e di parole ne hanno usate solo 61!]
2) Avete pubblicato la “Guida ai compensi” e l’algoritmo per calcolare velocemente un preventivo! Come è andata in questi mesi? Avete ricevuto dei riscontri? Qual è il sentimento principale?

La Guida ai compensi dignitosi e il Redalgoritmo sono, insieme ai risultati dell’ultimo sondaggio “Vale davvero la pena di lavorare in editoria?”, i nostri tre “satelliti”, come ci piace chiamarli. Sono due strumenti che tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore possono gratuitamente utilizzare per calcolare e proporre un proprio preventivo. La possibilità per chi lavora come freelance di conoscere quanto è dignitoso farsi pagare è indispensabile al nostro progetto, dal momento che nel settore editoriale le tariffe vengono il più delle volte stabilite dal committente e sono mancati, fino a pochi mesi fa, riferimenti condivisi sulle tariffe stesse e le relative prestazioni. 

Nella Guida, che si articola in più sezioni, abbiamo raccolto le principali prestazioni editoriali, divise tra lavoro redazionale e grafico, stabilendo cosa include ciascuna prestazione e cosa, invece, va considerato e di conseguenza pagato come extra. Poi abbiamo proposto la relativa tariffa a cottimo, vale a dire, a cartella (pari a 2000 caratteri) o a pagina.

Molto spesso gli editori, infatti, “comprimono” in una sola mansione, solitamente quella meno retribuita, più mansioni che invece pertengono a differenti fasi del lavoro redazionale: così una collaboratrice autonoma si ritrova a svolgere un editing laddove, invece, il lavoro le era stato presentato (e che le verrà poi pagato) come una semplice correzione di bozza.

Oltre alle tariffe a cottimo, poi, ci sono i compensi dignitosi orari, pensati per tutti quei lavori difficilmente riconducibili a un parametro di calcolo o che prevedono di ricoprire temporaneamente un ruolo nell’organizzazione produttiva dell’azienda, e la cui retribuzione può essere stabilita sulla base del tempo impiegato. 

Il Redalgoritmo, invece, è la versione web della Guida che consente, una volta inseriti i parametri richiesti e spuntate le prestazioni di interesse, di calcolare automaticamente un preventivo per tutti i lavori retribuiti a cottimo.

Questi due strumenti sono usciti nella primavera di quest’anno ed è ancora presto per tirare le somme in merito al loro utilizzo e alla loro efficacia. Tuttavia, abbiamo iniziato a ricevere feedback da parte non solo di freelance ma anche di dipendenti che, consultando la Guida e il Redalgoritmo, possono avere contezza di quanto economicamente vale il lavoro di un collaboratore esterno: freelance e dipendenti, d’altronde, lavorano a stretto contatto, e quando un freelance non restituisce un prodotto ben lavorato a causa delle tariffe troppo basse o dei tempi troppo ristretti, il carico di lavoro in esubero cade sulle spalle del dipendente. 

Ovviamente, non basta questa consapevolezza a garantire in tutti i casi un preventivo dignitoso, ma è senz’altro fondamentale per poter avere una  maggiore forza contrattuale, soprattutto per chi è alle prime armi e non ha la minima idea di quanto sia giusto farsi pagare. Sono proprio le persone più giovani a usare di più il Redalgoritmo e questa, per noi, è una grande soddisfazione.

Capita anche che le persone ci contattino per raccontarci le loro esperienze negative con la contrattazione, ed è proprio questo l’orizzonte verso cui stiamo guardando: se finalmente abbiamo dei riferimenti condivisi per tutti e tutte, dobbiamo ora ragionare su quale sia la strategia migliore per metterli in pratica, e così rivendicare maggiore potere contrattuale e frenare il circolo di sfruttamento e auto-sfruttamento su cui si sorregge il nostro settore

La Guida e il Redalgortimo, allora, vanno intesi non tanto come un traguardo, ma come un punto di partenza. Nella sezione “Faq” della Guida abbiamo raccolto anche una serie di casi che, per la loro complessità e la loro difficile definizione, abbiamo deciso momentaneamente di escludere, ma su cui stiamo continuando a ragionare, allo scopo di raccoglierne altri, e coprire la maggior parte delle prestazioni richieste. Si tratta di un work in progress che è stato possibile, e continuerà a esserlo, grazie alla collaborazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’editoria libraria che decidono di “socializzare” le loro problematiche lavorative. 

3) Come siete arrivate a formulare queste tariffe?

Quello sui compensi è un lavoro che parte da lontano, dagli albori di Redacta. Già nel 2019 la prima inchiesta sul settore dell’editoria libraria, il nostro “atto di nascita”, affrontava questo tema. C’è stato poi l’Osservatorio compensi, un database dove abbiamo iniziato a raccogliere le tariffe di numerosi editori relative a svariate prestazioni, consultabile tuttora dai soci e le socie Acta. E man mano che le persone segnalavano tariffe improponibili, abbiamo cominciato a immaginare di poter quantificare quanto fossero improponibili. 

Una prima fase è stata individuare dei compensi dignitosi orari per il lavoro freelance a partire dai minimi salariali lordi del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per Grafici Editori (che è quello che si applica per chi lavora come dipendente nell’editoria libraria) creando delle corrispondenze in base a mansione e livello d’esperienza. A questo, abbiamo aggiunto il 40%, così da tener conto dei costi e dei rischi maggiori di chi non lavora in modo subordinato, sulla scia del 50% previsto dal Contratto Collettivo Nazionale per i lavoratori dello spettacolo (tutti i dettagli li potete trovare direttamente all’interno della Guida di Redacta). 

A quel punto abbiamo pensato di individuare dei compensi dignitosi a cottimo (a cartella o a pagina) per le singole prestazioni, e abbiamo creato un gruppo di lavoro molto variegato, composto da freelance e da lavoratrici dipendenti – perlopiù caporedattrici – provenienti sia da grandi gruppi editoriali sia da case editrici indipendenti.

Attraverso il confronto su ogni singolo aspetto, e grazie al potenziale generativo del conflitto, abbiamo individuato all’unanimità dei tempi di lavorazione standard, stabilito il contenuto di ogni prestazione e definito che cosa va considerato come un extra. Ed ecco che i compensi dignitosi orari divisi per i tempi di lavorazione standard hanno dato come risultato i compensi dignitosi delle varie prestazioni del settore della varia. Ma non si tratta di “matemagica”: ogni tariffa è stata anche verificata e validata in base all’effettiva presenza sul mercato. Quindi, sì, queste cifre sono tutte attestate: esistono committenti che le offrono ai propri collaboratori e collaboratrici!

4) Alcune delle cifre sono sorprendenti, nello specifico mi riferisco a quel “27 Euro/cartella” per il macro editing. Come siete arrivate a quella cifra? 


In realtà come dicevamo è una cifra di mercato che alcune case editrici offrono regolarmente. Ma sappiamo bene che certi numeri fanno saltare dalla sedia: è lo stesso salto che tante volte abbiamo fatto anche noi quando ci siamo rese conto di quanto ci veniva chiesto (in termini di quantità di lavoro, di tempo dedicato, di velocità senza rinunciare alla qualità) e di quanto poco abbiamo ricevuto in cambio. Ma speriamo che a saltare dalla sedia siano anche i committenti, nel realizzare il valore economico di quello che stanno chiedendo!

Nello specifico, per il lavoro di editing abbiamo distinto tra l’editing più standard (una revisione del testo intensa, ma che non debba stravolgerlo in tutte le sue parti, né dal punto di vista strutturale né stilistico), per il quale abbiamo proposto una tariffa di 8,50 euro/cartella, e il citato macro editing, con i suoi 27 euro/cartella. In questo caso si tratta di un termine ombrello che, come abbiamo cercato di sintetizzare nella descrizione all’interno della Guida, raccoglie lavorazioni molto diverse tra loro, accomunate dal fatto che il testo ha bisogno di importanti e sistematici interventi di riorganizzazione, dalla struttura argomentativa, all’invenzione narrativa, alla riscrittura capillare o all’adeguamento a un determinato target.

Si tratta insomma di una prestazione con tantissime variabili, ma pochi extra determinabili e conteggiabili, una cosa che in generale accade spesso con le prestazioni da svolgere a monte della “catena” di lavorazione del libro, quando questo cioè non ha ancora una fisionomia definita. Sappiamo poi che nella realtà le cose non sono mai lineari: non è detto che un problema di complessa risoluzione riguardi tutto il libro, magari alcuni capitoli funzionano e altri sono completamente da riscrivere, magari le argomentazioni sono perfette ma la lingua è inaccessibile, e potremmo citare mille altre variabili.

Sicuramente è utile fare una valutazione preliminare del lavoro richiesto e parlarne apertamente con la redazione, in modo da chiarire che cosa ci si aspetta che venga fatto sul testo, se si tratta di interventi da applicare sistematicamente su tutto il libro o meno, ed eventualmente modulare di conseguenza la tariffa, che può anche essere una cifra a metà tra editing e macro editing. I nostri compensi dignitosi sono dei riferimenti, non dei diktat!

Non è raro peraltro che in questi casi gli editori offrano dei compensi a forfait, quindi quei 27 euro/cartella magari non si vedono in questa forma, ma si possono ricavare dal rapporto tra la cifra complessiva offerta e il numero delle cartelle: in generale abbiamo sempre trovato utile riportare le proposte di compenso a questo parametro, per avere un riferimento anche in fase di valutazione di una proposta. 

5) Vi è mai venuta la tentazione di maggiorare qualcosa perché “è più il disturbo” per l’assenza di volontà del committente di farlo da sé che altro? Un po’ come certi negozi di telefonia che chiedono 20€ per infilare la SIM appena acquistata nel cellulare… (potrei riferirmi al “Cambio delle norme del dialogo” in effetti, che può essere sia una piaga infinita sia un lavoro da 5 minuti netti che uno potrebbe davvero farsi da sé con un po’ di buona volontà). 

Mansioni come il “Cambio delle norme del dialogo” o la “Gestione di un libro parte di una serie” le abbiamo considerate veri e propri extra da retribuire a parte, aggiungendone il costo al preventivo totale della lavorazione. Sono mansioni che possono dare l’idea di occupare poco tempo e di avere un impatto minimo sulla prestazione, e vengono facilmente “incluse” nelle prestazioni principali, comprimendo, così, il costo del lavoro e non riconoscendone il valore aggiunto, né in termini professionali né tantomeno economici.

Le maggiorazioni, invece, riguardano i libri brevi e le urgenze. Nel caso dei libri brevi, la necessità di una maggiorazione parte dal presupposto che ci sono alcuni aspetti della lavorazione che prescindono dalla lunghezza del libro come, per esempio, il tempo che ci vuole per entrare nel progetto, coordinarsi con il committente, partecipare a eventuali riunioni etc.

Il solo numero delle cartelle, dunque, non consentirebbe di raggiungere un compenso dignitoso, rendendo insostenibile la lavorazione. Nel caso poi delle urgenze che riguardano tempi di consegna molto stretti, è giusto applicare una maggiorazione, richiedendo una riorganizzazione tempestiva del proprio piano di lavoro, e non di rado occupano il fine settimana (un libro ricevuto il venerdì da riconsegnare il lunedì).

6) Un’altra cosa che mi ha sorpreso è stata il fatto che la Guida abbia una tariffa unica, quale che sia il cliente cui ci si rivolge – CE di grandi dimensioni, agenzie, privati in autopubblicazione… È una scelta su cui tutto il gruppo è stato subito d’accordo? Solitamente si vedono tariffari con un range che spazia proprio in base al servizio e al cliente cui viene offerto. 

Su questo punto ci siamo interrogate a lungo, ed è una delle questioni che ci viene posta più spesso. Chi lavora come freelance finisce per interfacciarsi con committenti diversi, è vero, ma il lavoro che viene richiesto è lo stesso, ed è giusto che gli venga retribuito con compensi ugualmente dignitosi. Il focus per noi è proprio il lavoro e la sua retribuzione, ed è per questo che abbiamo lavorato nelle due direzioni complementari: stabilire cosa include una prestazione, quanto va pagata, e cosa invece deve essere considerato un extra e retribuito di conseguenza.

Quello che ci è parso di capire è che in assenza di riferimenti condivisi chi lavora come freelance non immagina neanche di poter contrattare. E molto spesso la scarsa consapevolezza della propria forza contrattuale finisce per avallare l’atteggiamento degli editori pronti a giustificare la compressione del lavoro, e la relativa corsa al ribasso, con il solito claim: “Non ci sono soldi!”. 

Ma una casa editrice è, a tutti gli effetti, un’impresa; e il rischio imprenditoriale rientra nelle responsabilità di un editore. Se non c’è budget, allora, sarà l’editore a dover riadattare le sue richieste sulla base dei soldi di cui dispone: potrà avere qualcosa ma necessariamente rinuncerà a qualcos’altro. Certo, rientra comunque nell’interesse economico dell’editore comprimere il costo del lavoro; ed è per questo che noi freelance dobbiamo imparare a contrattare.

Detto ciò, occorre valutare ogni singola situazione che ci si presenta davanti: il rapporto con il cliente, la continuità lavorativa, il proprio livello di esperienza, ma anche il numero di clienti con cui si collabora. Se lavoriamo per un solo cliente, che rappresenta la nostra fonte di reddito principale, avremo meno margine di contrattazione; ma se con quel cliente abbiamo un forte rapporto di continuità, se ormai conosciamo bene le dinamiche di quella casa editrice, le persone che ci lavorano, le tempistiche etc., se ci siamo, per così dire, “fidelizzate”, difficilmente rifiuterà di darci un lavoro solo perché abbiamo provato a chiedere di più.

Insomma, è una questione di equilibrio tra moltissimi fattori, che non può essere semplificata in termini assoluti. Per questo, la Guida è rivolta tanto ai freelance quanto ai dipendenti e i committenti. Quello che ci sentiamo di dire è: “Se il compenso che vi viene offerto è basso, se non è un compenso dignitoso, allora provate a chiedere di più, perché molto spesso i soldi ci sono!”.

7) Sempre sull’assenza di range/forbici di compensi: cosa suggerite alle professioniste con clientele variegate e che possono trovarsi tanto una clientela molto avanzata (quindi con un lavoro pulito) sia una da mani nei capelli e scoprirlo “troppo tardi”? Fidarsi dell’impressione iniziale e delle cartelle di prova oppure ventilare la possibilità di un aumento, causa disperazione, a fine lavoro..? 

Capita spesso che, al momento di presentarci un lavoro, il committente ci dia delle indicazioni di massima, indispensabili per accettarlo o meno, ma che poi quello stesso lavoro riveli criticità e problemi non pertinenti alla prestazione richiesta. Questo non sempre significa che il committente sta provando a “fregarci”, comprimendo, come abbiamo visto, più mansioni in una sola prestazione: la stessa redattrice può non avere piena contezza del lavoro che ci sta proponendo, dal momento che, per esempio, può non aver avuto abbastanza tempo per valutarlo, impegnata a gestire numerosi volumi e a coordinarsi con altri collaboratori.

E neanche una prima valutazione della lavoratrice può sempre bastare per comprendere a pieno che cosa si trova davanti: molti problemi infatti insorgono a lavorazione inoltrata. In simili casi, quello che dalla nostra esperienza ci sembra più efficace è non aspettare il momento della consegna per segnalare le criticità riscontrate, ma confrontarsi subito con la redazione non appena ci si accorge della situazione al fine di ridiscutere i termini della lavorazione e rinegoziare la tariffa, i tempi e le mansioni (se per esempio il lavoro sulla coerenza interna si rivela molto oneroso, magari si può contrattare di non intervenire più di tanto sulla limatura dello stile).

D’altronde, non è la lavoratrice a trovarsi in difetto, ma la sua controparte, dal momento che le condizioni in base alle quali il lavoro è stato all’inizio accettato si sono mostrate diverse da quelle reali riscontrate durante la lavorazione. Rinegoziare, allora, è indispensabile e la pura informalità che regola i rapporti tra committente e freelance può essere, per una volta, usata a proprio vantaggio: in gran parte dei casi, non si firma mai o quasi mai un contratto, e i lavori vengono proposti, e accettati o rifiutati, quando va bene via e-mail, ma anche per telefono o su WhatsApp. 

8) A questo proposito: a voi personalmente è mai capitato di prendere un simile granchio? Magari accettando un lavoro per poi pentirvi del prezzo fatto? Come avete risolto? 

Hai voglia, certo che sì, e mica solo uno! Soprattutto all’inizio, quando appena entrate nel settore abbiamo cominciato a svolgere i primi lavori e ci siamo trovate di fronte a compensi che non sapevamo se fossero dignitosi o meno, senza strumenti per valutare il tipo di lavoro che avevamo davanti. Nella maggior parte dei casi eravamo appena uscite da uno stage curriculare (quando andava di lusso retribuito a buoni pasto), e spinte dall’entusiasmo della novità abbiamo accettato compensi anche molto bassi pur di avviare la nostra rete di contatti.

Quando, però, abbiamo iniziato a confrontarci con chi faceva il nostro stesso lavoro, rompendo l’isolamento, abbiamo cominciato anche a capire che non tutti gli editori “vendevano granchi”. Che per una prima bozza noi eravamo state pagate, per esempio, 0,80 euro a cartella, mentre un nostro collega era riuscito a farsi pagare 1,50 euro: un compenso ancora lontano dalla soglia dei dignitosi, ma comunque già quasi il doppio.

Così, è proprio da queste “sconfitte”, e dal confronto con gli altri, che abbiamo iniziato a farci delle domande: quanto tempo ho impiegato per questo lavoro? Quanto mi hanno pagata all’ora? Qual è il netto che mi porto a casa? E se mi hanno proposto un forfait, questo forfait, a cartella, a quanto corrisponde? Poi, in realtà, come dicevamo, la situazione è complessa, e anche alle più esperte può capitare di imbattersi ancora in qualche pericoloso crostaceo.

Ma è proprio grazie all’auto-inchiesta continua, sia quella formale attraverso i sondaggi sia quella informale attraverso le riunioni e lo scambio di informazioni, che è stato possibile creare uno strumento come la Guida. Uno strumento, lo diciamo spesso, aperto, un continuo work in progress, che vogliamo continuare ad aggiornare e approfondire nel corso del tempo.

9) Adesso che le ho nominate, mi accorgo di non averne notato menzione: come vi posizionate personalmente e come realtà collettiva riguardo alle “cartelle di prova”? Nei gruppi social di editor e traduttori è una di quelle domande che garantisce maretta fra i commenti.

Abbiamo previsto la “Stesura del capitolo di prova per la scelta della ghostwriter”, un extra del ghostwriting: si tratta di un lavoro più autoriale in cui è implicata una certa progettualità, a cui deve essere riconosciuto un valore a prescindere dal fatto che quel lavoro sarà affidato o meno a quella ghostwriter (o se il progetto vedrà proprio la luce, capita anche questo).

Nell’ambito di altre prestazioni, noi stesse ci siamo trovate tante volte a sostenere “prove di redazione”, e crediamo dipenda tutto dall’obiettivo con cui vengono proposte: se si tratta di due-tre pagine di lavoro redazionale mirato a conoscersi all’inizio di una collaborazione, a far prendere confidenza con le norme e ad allinearsi sul tipo di lavoro, potrebbe essere vantaggioso per entrambe le parti, proprio in virtù della trasparenza e della chiarezza sulle aspettative.

Diverso è se si tratta di una parte considerevole del lavoro, o se viene proposto sistematicamente all’inizio di ogni lavorazione. In questo caso crediamo che sarebbe da considerare proprio come un extra: se riuscissimo a raccogliere più dati e casistiche a proposito, potrebbe diventare senz’altro una voce in più da aggiungere agli extra della Guida! 

10) Ammetto che una delle cose che ho amato di più della vostra guida è stato il fatto che utilizzi tutta quella selva di termini che troppo spesso vengono usati a sproposito, rendendo ancora più confusa la redazione di un preventivo equo per professionista e committente. Nella vostra esperienza professionale quali sono i tre termini editoriali più fraintesi? Che sia fatto per genuina ignoranza, confusione oppure “con dolo”. Io credo che al primo posto ci siano le numerose forme di editing e la sovrapposizione, non perfetta, fra le categorizzazioni italiane e quelle anglosassoni. 

Sì, sull’editing siamo d’accordo, è un mondo vastissimo che, come dicevamo prima, racchiude una moltitudine di situazioni e di variabili. “Selva” è proprio la parola giusta! Pensiamo infatti che sia fondamentale capirsi sulle aspettative di entrambe le parti.

Dare una definizione delle prestazioni ed elencare quali mansioni vi rientrassero è stata una parte importantissima della stesura della Guida, perché spesso è proprio lì che si annida l’incomprensione: nel gruppo di lavoro – composto da esperienze professionali variegate e appartenenti a settori diversi – ci sono state infinite discussioni sul significato dei termini (non tutte le redazioni indicano le stesse cose con lo stesso nome, per esempio la “ricaduta”, la “ristampa”, il “restyling”), su che cosa sia legittimo chiedere nell’ambito di una determinata prestazione e sullo stato di avanzamento del libro nel momento in cui viene proposto un certo lavoro.

Se, per esempio, quello che viene chiesto è una prima bozza, la redattrice non dovrebbe trovarsi a dover affrontare problemi che riguardano la revisione di traduzione o l’editing. Spesso è il frutto di una lavorazione travagliata, svolta in tempi contrattissimi, con la traduttrice o l’editor malpagata, con la redattrice interna che annaspa per riuscire a tenere tutto insieme: è un gioco al massacro in cui perdono tutti, e il lavoro viene compresso sulle ultime fasi.

Allora spunta quella che tante volte abbiamo sentito chiamare “bozza intelligente”: “Sì, insomma, tanto che ci sei, tanto che leggi, tieni le antenne dritte e sistema tutto quel che c’è da sistemare che ancora non va, la lingua, ci sono poi ancora le uniformazioni da fare e, ah, tieni, questo è l’originale inglese, se qualcosa non ti torna…”. Ecco: questa non è una lettura di prima bozza, ma corrisponde a un’altra prestazione, cioè la redazione, che prevede un altro tipo di impegno e un diverso compenso.

Anche nel lavoro grafico ci sono tanti fraintendimenti: non tanto sulla terminologia, ma nelle mansioni aggiuntive che vengono richieste con grande nonchalance. Si tende a far rientrare nel grande calderone dell’impaginazione tutta una serie di richieste ulteriori che sono mansioni molto specifiche e che richiedono molto lavoro in più: è per questo che nella parte dedicata al lavoro grafico nella Guida ci sono molti extra conteggiati a parte.

11) Come mai avete deciso di utilizzare i “2000 caratteri” per la cartella: è frutto dello studio statistico che avete fatto, ormai la maggioranza calcola così, oppure c’è qualche altro motivo?

Il parametro dei 2000 caratteri per calcolare una cartella editoriale è semplicemente quello più usato. Tuttavia, può anche capitare che il compenso offerto venga stabilito su criteri diversi, per esempio, a pagina. Nella sezione “Faq” della Guida riportiamo proprio questo esempio, con i calcoli da fare per convertire la pagina in cartella editoriale. Lo stesso vale se anziché su 2000 caratteri, la cartella viene calcolata su 1800 caratteri.

Insomma, Guida e Redalgoritmo sono sempre facilmente adattabili alle situazioni più varie, e anzi, invitiamo sempre a farlo per sfruttarne al massimo il potenziale. Ovviamente, restano fuori alcuni casi limite, più difficili da calcolare a cottimo, come per esempio gli albi illustrati, i cataloghi o altre mansioni più particolari (ne parliamo nella sezione delle avvertenze iniziali).

Stiamo continuando a raccogliere informazioni in merito, che però non sono ancora sufficienti per elaborare delle proposte. Per questo, invitiamo allo scambio di informazioni e al confronto tutte le persone che sono interessate a collaborare con noi, e che possono darci una mano a fare maggiore chiarezza su lavorazioni che ancora non compaiono nella Guida.

12) Redacta nasce per cercare di risolvere vari problemi legati ai lavori “editoriali”, e sappiamo che sono interconnessi fra loro… ma se aveste, per magia, la possibilità di risolverne immediatamente uno, con uno schiocco di dita… quale sarebbe?

Senza dubbio il lavoro gratuito, e non solo nel settore editoriale. Lo stage, da strumento di formazione, è diventato ormai parte della struttura produttiva delle case editrici, che ne abusano per comprimere sempre di più il costo del lavoro e stare in piedi grazie allo sfruttamento di una risorsa gratuita che, allo scadere dei mesi stabiliti, viene sostituita da un’altra a ciclo continuo: è la classica rotazione di stagisti e stagiste.

E questo, oltre a far sorgere seri dubbi sul contenuto formativo di un’esperienza simile, si ripercuote negativamente sia sui dipendenti delle redazioni, impegnati costantemente nella gestione e formazione di persone destinate a restare pochi mesi per poi ripartire da capo ogni volta, sia sui collaboratori e le collaboratrici freelance, che si trovano a svolgere un lavoro più intenso per coprire le mancanze di uno stagista inesperto o di un interno oberato.

Tutto questo ha un’inevitabile ricaduta anche sui compensi: le tariffe vengono “calmierate” proprio da questa massa di lavoro gratuito, e non solo quelle delle mansioni meno specializzate, perché un reddito d’entrata nel mercato così basso, se non addirittura nullo, ha ripercussioni anche sulla remunerazione dei consulenti con più esperienza alle spalle.

13) C’è ancora tanto lavoro da fare anche se tanto ne avete già fatto. In quale direzione vi piacerebbe si espandesse la vostra azione?

In tante direzioni! Innanzitutto ci piacerebbe espandere gli strumenti che già esistono e applicarli ad altri settori, editoriali e non, e ci stiamo già lavorando. Poi al centro dei nostri pensieri c’è il tema della contrattazione: vorremmo coinvolgere le persone che lavorano in questo settore per ragionare insieme sulla contrattazione individuale, confrontarci e supportarci per stimolarla e affrontarla al meglio. Ma il nostro orizzonte resta sempre quello della contrattazione collettiva applicata al lavoro autonomo: una strada ancora inesplorata, che le linee guida della Commissione europea pubblicate nel 2022 hanno finalmente aperto, e che noi siamo pronte a percorrere!

14) Concludiamo con un po’ di colore? Potete raccontarci un dietro le quinte della redazione?

Lavorare sulla Guida è stato un viaggio e, come ogni viaggio che si rispetti, c’è stato di tutto: entusiasmo, tappe obbligate, imprevisti, accelerazioni folli… C’è stata l’ormai mitica riunione di quattro ore solo sulla definizione di “prima bozza”, praticamente una prova di resistenza durante la quale abbiamo sviscerato ogni singolo dettaglio, cercando di conciliare visioni anche molto diverse tra loro.

Ogni proposta scatenava un dibattito infinito, una parola aveva il peso di una scelta epocale: questioni che da fuori sarebbero potute sembrare insignificanti, ma all’interno del gruppo sapevamo bene che ogni sfumatura doveva essere quella giusta e mettere tutte d’accordo. Se avessimo avuto un euro per ogni volta che qualcuna ha detto “Non sono sicura… forse dovremmo rivedere tutto!” avremmo potuto stampare la Guida su pergamena rilegata!


Poi, il famigerato pulsantone dell’Urgenza del Redalgoritmo: a un certo punto è apparsa questa immagine nelle nostre teste, grande, prepotentemente rosso, impossibile da ignorare. Alla fine il nostro tecnico (che non ringrazieremo mai abbastanza) ha dato forma a questa visione, e quando abbiamo visto il pulsante sullo schermo per la prima volta è stata una vera scarica d’entusiasmo!

Eravamo nel pieno delirio del rush finale, poco prima della pubblicazione, e vederlo, usarlo, schiacciarlo col suo superpotere del +20% ci ha fatto realizzare che tutto il lavoro dei mesi precedenti non era più solo un’idea, ma stava finalmente per concretizzarsi: era diventato il nostro simbolo di urgenza, il nostro grido di battaglia, un promemoria a non fermarsi mai.

Ah, e non dimentichiamoci che stavamo per uscire con la tariffa del “Contatto diretto con l’autore oneroso” con uno zero in più… Quando l’abbiamo visto, ci siamo fermate un attimo, ci siamo asciugate il sudore freddo dalla fronte, e prima di correggerlo ci siamo dette che quasi quasi, certe volte, ci starebbe proprio!

Lascia il tuo commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.