Ve la ricordate la pubblicità di quella nota marca di automobili che aveva un odioso rap di sottofondo e che diceva: “El ga el SUV…”? Ecco, “Da quando sei qui” di Ester Manzini, in arte Valpur, potrebbe averla nella sua colonna sonora già alle prime battute, quando il bauscia della storia fa la sua comparsa proprio su un SUV super-fighetto.
Ma ripercorriamo un attimo la trama…
Stefano Colombera, micologo orso-eremita e gnocco atomico che vive nella frazione Due Case della cittadina di Piazzola, ama la sua solitudine, il suo bosco e i suoi funghi. Pochi contatti sociali e molto silenzio sono la sua scelta di vita dopo due enormi batoste capitate in contemporanea che lo hanno segnato nel profondo. Peccato che la sua pace sembri destinata a finire nel momento in cui scopre che qualcuno ha comprato la baita accanto alla sua (eh, si chiama Due Case per un motivo!).
Disperato all’idea di vedere i suoi equilibri messi a dura prova da sconosciuti invasori, si scontra con Riccardo Cattaneo e il suo SUV bloccato a ridosso della strada di montagna che porta alla frazione. Dimostrando quindi tutta la sua naturale predisposizione all’accoglienza, Stefano pensa bene di mollare acidamente il povero Riccardo nei guai sotto un temporale da manuale, convinto che questo fradicio inizio potrà scoraggiare subito qualsiasi intenzione del bauscia invasore.
Stefano ancora non sa che quel bauscia, invece, sta scappando a gambe levate da Milano e dalla sua frenetica fame di fatturazione a ogni costo, nella speranza di riuscire a disintossicarsi dal lavoro e trovare una pace duratura che possa finalmente far cessare i suoi tremori e gli attacchi di panico.
“Da quando sei qui”, come prendere i cliché e usarli a regola d’arte
Chi è abituato a leggere romance, in questo romanzo non troverà niente di particolarmente innovativo o originale, a livello di trama e dinamiche tra i personaggi. A dispetto di quanto possa sembrare, questa non è affatto una critica. Ci sono delle dinamiche specifiche, interne ai romance e aɜ suoɜ lettorɜ, e una di queste è l’idea di ritrovare determinati cliché come fossero delle copertine di Linus da stringere e coccolare.
In questo romanzo sono statə in grado di individuare tutte le svolte che sono state prese e le ho indovinate con gli occhi che brillavano come stelline. Ero tipo: “Oddio, adesso succederà questo… SI! SQUEE! *w*”. Perché, sì, è bello venire sorpresi… ma è altrettanto bello ritrovare le nostre zone di comfort e godercele con un sorriso sulle labbra. Cosa che non è così scontata, perché l’utilizzo dei cliché è sempre una lama a doppio taglio.
Questo cosa significa?
Che il problema non sono i cliché (smettetela di demonizzarli, vi vedo!), ma il modo in cui vengono scritti e narrati. E la scrittura di questo romanzo è lineare, ricca di descrizioni che permettono di inquadrare alla perfezione personaggi, ambienti e sensazioni, ma soprattutto è ironica al momento giusto (caratteristica che adoro, in generale, in particolare nei romanzi ambientati in un contesto contemporaneo).
Ester Manzini guida ɜ lettorɜ passo passo nello svolgersi della storia, passando attraverso i protagonisti che crescono, evolvono e imparano ad affrontare problemi e paure seguendo i loro tempi, e questo ci porta a una considerazione importante.
Qua non si chiava a percentuale
Negli ultimi romance MM che ho letto, ho storto parecchio il naso nel momento in cui mi sono ritrovatə ad affrontare scene di sesso… che non c’entravano nulla con il momento che i personaggi stavano vivendo. Ho sempre avuto la sensazione che dietro questo anticipare i tempi ci fosse un obbligo contrattuale di farli concludere entro una determinata percentuale del romanzo: non importa se i personaggi non sono ancora maturi per questo passaggio nel loro rapporto, l’importante è farli chiavà perché qua non si può perdere tempo (e poi reiterare il più possibile solo perché ɜ lettorɜ se lo aspettano).
Leggendo “Da quando sei qui”, invece, questa sensazione non l’ho mai avuta.
I personaggi arrivano al sesso al momento giusto, senza anticipare a casaccio, ma seguendo il tempo narrativo della loro evoluzione. Quanto è stato soddisfacente, raga? Ho proprio sospirato un “finalmente” dal profondo del cuore.
E le scene erotiche sono anche di qualità, coinvolgenti e per niente banali. Lasciano una bella sensazione di attesa, tanto che perdonerò l’uso di “inquilino del piano di sotto” (per indicare l’uccello) che sa di ficcyna bruttina. Ce lo segniamo per la prossima edizione della live “I nomi del cazzo”, comunque.
Qui invece non c’è niente di bruttino, nessuna scena è messa a caso, ma si incastra bene con tutte le altre ed è data molta importanza anche all’aftersex, che è uno dei miei guilty pleasure.
Di micologi, bauscia e sepolcri imbiancati
Riccardo e Stefano sono i protagonisti indiscussi del romanzo, con i loro caratteri che per quanto appaiano molto opposti… in realtà hanno grandi punti in comune. La ricerca della solitudine che ciascuno di loro affronta, della necessità di staccarsi dalla vita che avevano conosciuto fino al momento prima di mettere piede a Due Case e del desiderio di avere intorno solo persone di cui potersi davvero fidare li accomuna più di quanto entrambi possano pensare.
Stefano è un classico grumpy, il personaggio scorbutico e con il perenne sguardo da “io ooodio…” stampato in faccia. Riccardo, invece, è il sunshine della situazione, il personaggio solare, accomodante, che sa parlare, ma che con troppa faciloneria (figlia dell’ambiente in cui è cresciuto) commette errori anche sciocchi. Ho amato il modo in cui è stata analizzata la parte del suo carattere, che è succube della Milano-che-deve-fatturare, e quanto questo mondo gli crei attorno un’aura negativa e piena di ansia; soprattutto perché non posso dire di non averlo capito e di non essermi immedesimatə in alcuni suoi momenti di sconforto e difficoltà.
Ma in questa storia ci sono anche altri personaggi che si muovono attorno ai protagonisti e, per quanto pochi, sono tutti molto ben caratterizzati. Prima di tutto: c’è chi ama Giorgio e chi mente, poi Martina ha di sicuro tutta la mia simpatia per il suo essere chiaramente una fangirl della peggior specie. Mentre avrei voluto dare fuoco al trio dei colleghi imbiancati di Riccardo. Il loro modo di parlare, di fare battute, di comportarsi come delle piaghe bibliche… Potevo quasi sentirli nelle orecchie e ho suggerito più volte a Riccardo di portarli nel bosco e lasciarceli. Lontano. Dove i cellulari non prendono. Per sempre.
E quindi, direi che possiamo chiudere parlando di quello che, per me, è stato il terzo protagonista della storia.
Vieni, c’è una strada nel bosco… *ammicc ammicc*
L’ambientazione è forse il punto più forte del romanzo.
Due Case non è soltanto un “nome” dato a caso a un posto sperduto da qualche parte, ma grazie alla scrittura di Ester Manzini lo vedi, lo tocchi, lo respiri. Il bosco è proprio alle tue spalle, con la sua bellezza e i suoi pericoli silenziosi. Puoi vedere i tanti funghi che lo rendono ricco e come il lavoro di Stefano non sia solo una scelta messa a caso: ha una sua importanza nel delineare lo spessore del personaggio.
In molti romance il background in cui i personaggi si muovono è davvero solo un cartellone lasciato sullo sfondo: serve a dare un’idea sfocata del dove e come e quando, ma è bidimensionale, buttato lì perché “serve” averne uno e spesso viene dimenticato del tutto in favore solo delle interazioni tra i protagonisti.
Da lettorə è una cosa che odio.
Se mi dai un background me lo devi far vivere esattamente come il resto della vicenda. Questo romanzo ha soddisfatto questa mia necessità di avere uno sfondo che fosse mobile e vivo, non una scenografia colorata con i pastelli.
In conclusione, vorrei dire “Grazie, Giunti” per aver scelto di iniziare a pubblicare romance MM e di averlo fatto puntando in primis su una penna italiana ma, soprattutto, di averne scelta una di grande qualità. Continuate così.
Romance, Romance MM
Giunti
29 maggio 2024
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9788809924130
Stefano Colombera – camicia a quadri, barba selvaggia e modi ruvidi – ha bisogno di poco per essere felice: la sua baita immersa nel verde della Val Trompia, l’affetto del suo fedele compagno a quattro zampe Giorgio e le passeggiate nel bosco alla ricerca di funghi. Certo non dell’amore. Sono ormai passati quindici anni da quando ha chiuso il cuore a doppia mandata dopo un’unica, funesta giornata che ha visto sommarsi due dolori terribili, e oggi vuole soltanto godersi la sua solitudine. Peccato che l’abitazione di fianco alla sua, nella frazione isolata di Due Case, sia stata “finalmente” acquistata. E che il nuovo padrone di casa non prometta niente di buono. Riccardo Cattaneo, giovanissimo CEO di una startup di successo, è scappato da Milano con il proposito di recuperare la serenità perduta. Il suo è un burnout in piena regola, esploso a causa di tempi frenetici, un telefono che squilla di continuo e tre colleghi asfissianti. Seguendo il consiglio della sua psicoterapeuta, ha scelto di ritirarsi per l’estate in montagna. Ma per una creatura di città i ritmi della natura risultano imprevedibili, e a tirarlo fuori dai guai sarà proprio il suo nuovo vicino, scorbutico, taciturno e… irresistibile. Fra confidenze e incomprensioni, sotto lo sguardo benevolo di qualche cielo stellato, Stefano e Riccardo, così diversi, scopriranno che la musica dei loro cuori è, in fondo, più simile di quanto possano pensare. Un esordio romance M/M ironico e toccante per chi ama le connessioni autentiche, talvolta impacciate ma, soprattutto, molto piccanti.
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Ti piace vincere facile, privilegiatona che non sei altro.
Però mi aspetto moltissimo dalla scrittura di Ester che ho già avuto modo di apprezzare in altri romanzi. Ho preordinato e attendo fiduciosa.
MWAHAHAHAHAAH!!! 🤣❤️