Sono usciti i nuovi corsiny!

La recensione di “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman, che arriva anche su Prime Video

Scritto da

Laura MacLem

Pubblicato il

29 Marzo 2023
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Il 31 marzo arriva su Prime Video la serie tv “The power”, titolo originale del libro “Ragazze Elettriche” di Naomi Alderman, uscito in Italia per nottetempo e fresco di ripubblicazione con una nuova copertina.

nuova e vecchia copertina di "ragazze elettriche" di naomi alderman
Francamente noi preferivamo quella vecchia…

Gli episodi usciranno a cadenza settimanale, e in tutto si tratta di nove puntate. La serie è creata da Raelle Tucker, Sarah Quintrell e Naomi Alderman stessa, e promette di essere fedele al materiale di partenza. Se sarà davvero così lo vedremo presto; intanto, vi lasciamo con la recensione del libro.

Ragazze elettriche – o The Power

Sarebbe riduttivo paragonare questo libro a “Il racconto dell’ancella”, con il quale ha in comune ‘soltanto’ la tematica del sopruso di genere. Margaret Atwood ha dipinto un mondo distopico ma fin troppo verosimile, il cui messaggio è facilissimo da capire e ancora più da condividere: nel momento in cui le cose smetteranno di andare meno che benissimo, le prime a essere private dei più basilari diritti umani saranno le donne, com’è sempre stato.

Ma “Ragazze elettriche” non parla di questo, o almeno non ne parla limitandosi al genere femminile. Margaret Atwood dice che le donne sono sempre le prime a essere private dei loro diritti, ed è vero. Naomi Alderman compie il passo successivo: sono le persone più deboli le prime a essere private dei loro diritti.

Come già detto, il titolo originale è “The power”, e francamente non mi pareva il caso di cambiarlo. Questo è un libro sul potere. Su chi l’ha, su chi lo conquista, su chi lo perde. E su come, in assenza di una precisa presa di coscienza che riguarda l’intero genere umano, la situazione non può cambiare davvero: cambia solo chi ne è vittima.

La trama di “Ragazze Elettriche”

In un futuro prossimo, che potrebbe essere anche domani, nelle donne si risveglia una facoltà che forse è sempre esistita, allo stato latente: quella di inviare impulsi elettrici, come le torpedini. Le donne possono calibrare la potenza per dare solo un pizzicotto, oppure accanirsi fino alla morte della vittima. E non c’è niente, assolutamente niente, che un uomo possa fare per impedire a una donna di ucciderlo, se gliene viene voglia. Può solo sperare che la donna che gli sta di fronte non intenda fargli del male.

Una delle illustrazioni all’interno del libro: testimoniano ciò che le donne hanno fatto in antichità agli uomini

“The power”, all’interno del romanzo, è un manoscritto che viene inviato da un giovane autore a un’autorevole docente universitaria, per avere il suo parere. Lo scrittore si propone di ricostruire gli eventi storici, la cui memoria è perduta, di quello che è successo prima del Cataclisma, un’Armageddon verificatosi cinquemila anni prima. La società, da allora, si è evoluta, e sembra essere tornata a un presente paragonabile al nostro. Tuttavia i reperti acclusi al testo parlano di una storia molto diversa da quella che conosciamo. E anche nello scambio di lettere, che inizialmente sembra solo essere un espediente simpatico per introdurre una storia di fantascienza distopica, finisce con l’emergere qualcosa.

Le vicende di The power seguono quelle di quattro personaggi chiave: due ragazze, una donna e un uomo, le cui vite cambiano al cambiare della società intorno a loro.

Impossibile non simpatizzare con le prime tre, almeno inizialmente. Come si può non vedere la giustizia in una vittima che finalmente si ribella al suo stupratore? Come si può condannare una figlia che vuole vendicare il brutale femminicidio della madre, o una donna in carriera che può finalmente dimostrare le sue capacità (politiche, non elettriche), fino a quel momento forzatamente al servizio del collega maschio?

Il potere che si risveglia nelle ragazze, e successivamente e nelle donne adulte (le neonate sono sempre dotate del potere, nessuna esclusa), non è uguale per tutte. C’è la soldatessa invincibile, capace di fulminare tutti i pesci di un lago, e c’è la guaritrice che, con precisione chirurgica, può bruciare un aneurisma senza neanche dover entrare in sala operatoria. C’è la donna capace di un autocontrollo sovrumano, c’è la ragazza che invece non sa gestirsi ed è un pericolo pubblico. Ci sono le forti e ci sono le deboli, ciascuna con la sua storia e le sue sofferenze: perché gli stereotipi di genere si sono invertiti, e se tu, donna, sei una mammoletta che non sa neanche mandare una scarica a un uomo durante un rapporto sessuale (“loro lo chiedono, a loro piace, in fondo lo vogliono tutti”), non vali niente. Se non hai il potere, non vali niente.

Illustrazione del Giovane Servo, una statua creata per rappresentare un "operatore del sesso"  al servizio femminile
Giovane Servo, una statua creata per rappresentare un “operatore del sesso” al servizio femminile

In questo scenario le donne lottano per prendere il potere, prima strappandolo agli uomini e poi contendendolo alle rivali. Man mano che la storia va avanti, ci si rende conto che si sta leggendo una storia uguale a mille altre, e che non è cambiato niente. Il personaggio maschile vive sulla sua pelle gli effetti della nuova discriminazione, ed è sintomatico che a un certo punto, nei suoi scritti, senta il bisogno di annotare “per la prima volta nella vita, ho avuto paura a uscire in strada da solo”.

Tutto cambia senza cambiare

Tutto questo suona familiare, troppo familiare perché sia piacevole. Il problema, dice la Alderman, non è negli uomini che opprimono le donne, ma nei forti che opprimono i deboli. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.

Né nel passato (nostro futuro prossimo) né nel presente (il futuro remoto in cui avviene lo scambio epistolare) è davvero cambiato qualcosa, anche se è cambiato tutto.

E così, alla fine della lettura, l’eminente intellettuale che deve valutare il manoscritto non ne coglie l’essenza, non capisce di cosa parli davvero il libro: tutto quello che capisce è che l’ha scritto un uomo, che quindi ha inserito determinate scene perché, in quanto uomo, sa scrivere solo quelle cose lì. I soldati maschi sono un feticcio erotico, gli stupri sono pornografia, e l’unica sequenza che sembri toccare l’autorevole critica è quella di un intervento chirurgico ai danni di una donna. Il consiglio che quest’amica dello scrittore gli darà, per aiutarlo a pubblicare questo ameno esercizio, mi ha colpita come un cazzotto in pieno stomaco.

Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.

La lotta per il potere

Non posso nascondere di avere provato un certo piacere nel leggere le pagine della riscossa femminile, e credo che l’intento dell’autrice fosse proprio questo. Chiunque, davanti alla ribellione delle schiave sessuali che si avventano contro i loro carnefici dando loro quello che meritano, non può che applaudire. Per circa metà del libro gli avvenimenti sono una battaglia di affermazione della nuova identità femminile. Ma si finisce inesorabilmente a capire che è una battaglia per conquistare il potere, o per non farselo strappare.  Così, all’arrivo delle soldatesse, gli uomini vengono catturati, seviziati, stuprati e uccisi, mentre le loro mogli cercano inutilmente di proteggerli.

Non per stomaci delicati

Il romanzo è scritto in maniera impeccabile, con uno stile limpido, ricco di dettagli che vanno a incastrarsi nella visione globale, e che non risparmia niente. Gli amanti del gore saranno pienamente soddisfatti. Non è per stomaci delicati: ci sono scene davvero disturbanti, e la cosa che più mi ha disturbata è stata la presa di coscienza che tutto quel rimescolamento me lo ha provocato il fatto che le vittime fossero i maschi. È stato un “okay, fargliela pagare va bene, ma non così tanto. Non così. Basta.”

Il contesto sociale era cambiato, eppure era evidente che non fosse cambiato nulla, se non il genere delle vittime.

Un'altra delle illustrazioni del libro che rappresenta una fossa comune maschile.
Un’altra delle illustrazioni del libro che rappresenta una fossa comune maschile.

“Eh però anche lui, lo sapeva cosa sarebbe successo a provocarla, poteva evitare, non dico che sia colpa sua, ma un pochino se l’è cercata. Non si va in giro da soli di notte. Non sono mica tutte brave persone come me. Ma perché poi è andato con lei, se non voleva farsi scopare? Ma com’era vestito?”

L’inversione del rapporto di potere, nella finzione letteraria, è totale. Poi, con un colpo di frusta finale, la Alderman ci riporta alla realtà: credevate che sarebbe andata meglio, vero? Pensavate che con le donne al potere il mondo sarebbe stato più gentile, più amorevole, più pacifico, vero?

Imbecilli, vi siete dimenticati che le donne sono esseri umani? Quello che è sbagliato è lo sbilanciamento di potere, non a chi viene dato.

Questo è un libro che tuttə dovrebbero leggere.

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