La contemplazione serena dell’insieme degli oggetti del mondo, distaccata da ogni riflessione e da ogni desiderio: ecco l’estetica di Schopenhauer, tanto semplice quanto profondamente originale, e lontana tanto dal classicismo quando dal romanticismo
Il rapporto che lega la letteratura alla filosofia è sempre stato stretto, a volte indissolubile, ma è nel corso del ‘900 che è emerso e si è disvelato grazie al lavoro di filosofi come Nietzsche, Heidegger, Sartre, Camus e altri. Gli autori che nel ‘900 hanno lavorato sul rapporto con la parola, però, hanno probabilmente avuto in Schopenhauer un precursore, sia per la sua capacità filosofica, sia per la sua attenzione alle strutture sintattiche e alle composizioni stilistiche. Ed è su questi presupposti che Houellebecq arriva a pubblicare un lavoro sul filosofo tedesco.
In presenza di Schopenhauer, pubblicato da La nave di Teseo si può dire sia stato scritto da Houellebecq nel corso della sua vita, sino alla pubblicazione. Le molteplici influenze concettuali e talvolta anche di stile si possono riscontrare nel modo in cui lo scrittore francese è stato in grado di costruire trame e rapporti tra le persone. Gli oggetti, scrive Houellebecq, prevalgono sul tempo:
Le nostre vite si compiono nello spazio, il tempo è solo un accessorio, un residuo. Pur conservando una memoria fotografica, inutilmente nitida, dei luoghi in cui si sono svolti gli eventi della vita, riesco a collocarli nel tempo solo grazie a controlli incrociati complessi e approssimativi.
Il rapporto spazio tempo, che pure ha avuto la sua svolta in Bergson, ha ottenuto popolarità letteraria con Proust. Qui Houellebecq ribalta ancora la questione da un punto di vista prevalentemente estetico. In tutto il volume infatti spazierà dall’impatto che la filosofia ha avuto sulla sua scrittura all’estetica che tutto questo implica, intrecciando i lavori di Schopenhauer con quelli di Nietzsche, ad esempio, anch’esso molto legato a Schopenhauer sin dai primi scritti:
Sul piano estetico, come su tanti altri, il pensiero di Nietzsche non è altro che l’esatto contrario di quello di Schopenhauer. Nietzsche si spingerà nel ridicolo fino ad attribuire un senso generale alla celebre frase di Stendhal “la bellezza è una promessa di felicità”, laddove questa affermazione riguarda con ogni evidenza la bellezza femminile, tanto che Stendhal avrebbe potuto più precisamente scrivere: “L’erotismo è una promessa di felicità.
Le citazioni riportate all’interno del volume e i commenti dello scrittore francese si alternano e riescono a formare, sia ritmicamente sia concettualmente, un dialogo tra i due in grado di mettere in scena le influenze e le distanze.
Ma i punti trattati non riguardano solo questioni stilistiche o estetiche, ma anche, ad esempio, la volontà, l’allegria, il rapporto tra la felicità e l’intelligenza o le opere d’arte:
Nella concezione di Schopenhauer, un’opera d’arte è una sorta di prodotto della natura, con cui deve avere in comune la semplicità del disegno e l’ingenuità; la critica deve contemplarla con la stessa attenzione contemplativa e ingenua che l’artista accorda alle creazioni naturali.
Anche in questo ultimo passaggio si mette in mostra l’eterogeneità dei temi trattati e l’intensità del dialogo che di fatto avviene tra i due pensatori. In presenza di Schopenhauer è un libro che in poche pagine riesce a lavorare attentamente sulla parola e sul pensiero, offrendo stimoli interessanti per i lettori a cui interessa un tipo di letteratura che non sia solo narrazione, ma che sia in grado anche di offrire domande e connessioni.