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Articolo aggiornato alle 21.12 del 06/07/2020

Sabato, una giornata tranquilla per Daisy, proprietaria del blog “Lettrice per passione”. Daisy collabora con diverse case editrici e con uffici stampa, da cui riceve copie di libri da recensire sul suo blog e far conoscere ai suoi lettori. Niente di strano, qui ne sappiamo qualcosa di blog letterari, no?

Daisy però riceve il libro “Vite strappate in Italia dagli anni settanta a oggi” di Antonella Betti (edito da Editrice Italia Semplice), inviatole dall’ufficio stampa Il Taccuino. Il libro non le garba molto, al punto che lo abbandona e fa un post dove spiega che non le è piaciuto, tutto in modo molto pacato ed educato. Nei commenti ringrazia comunque l’ufficio stampa per averle mandato il libro.

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 1

La recensione:


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Purtroppo a me è successo con ???? ????????? ?? ?????? ????? ???? ???????? ?? ???? di Antonella Betti edito Editrice Italia Semplice.

È un libro a metà strada tra saggio ed inchiesta in cui viene affrontato il problema dei bambini tolti alle famiglie senza reale motivo oppure con motivazioni apparenti, per il guadagno ora di professionisti corrotti, ora di tutte quelle strutture e comunità che accolgono il minore “abbandonato”.

Clicca qui per leggere il resto della recensione

Insomma, niente di strano.

E invece qui si consuma il dramma: chiunque gestisca l’account del Taccuino sbrocca male e inizia lo show:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 2

A seguire questo misterioso collaboratore del Taccuino decide di fare una serie di due post di cui purtroppo non ho lo screen; fortunatamente il nostro amico si è dimenticato di avere la condivisione attiva su Twitter e abbiamo gli screen di quelli:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 4
Insomma, un signore.

Dopo qualche ora, forse resosi conto dell’errore, appare questo:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 5

In tutti e tre i post i commenti vengono prontamente disabilitati, così come la possibilità di taggare Il Taccuino su Instagram. Che strano, qualcuno deve aver dato fuoco accidentalmente a della paglia…

Ora sedetevi e permettetemi di narrare da qui.
La prima domanda che mi sono posta è la seguente: se la blogger (che ha 8k followers su instagram contro i 4k dell’ufficio stampa) è così ininfluente e di poco conto… perché avvalersi del servizio della sua opinione?
Insomma, detta papale papale, mi rode il culo (perché quale professionista serio darebbe ragione a gente del genere?) per cui decido di aprire il sito de Il Taccuino e di farmi un giro nel loro portfolio, che raccoglie sia gli autori che le case editrici per il quale hanno lavorato.

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 6

Leggo i nomi di diverse case editrici, anche importanti, e basisco con sgomento: davvero editori come Fanucci, Rizzoli o Minimum Fax collaborano con gente che si esprime in questo modo? Sono sconvolta!
Vado su Twitter, dove scopro che Open Online ha dedicato un intero articolo a questa vergognosa faccenda. Sotto di esso decido di fare quello che so fare meglio: flammare.
Decido quindi di taggare alcuni editori e chiedere loro se ritengono normale collaborare con un ufficio stampa che dà della fascista a una blogger che ha fatto una recensione negativa e parla delle ragnatele nella patata della suddetta (e nel mentre faccio un post su Facebook per tenere traccia di tutti gli screen, con i contributi di altri).
LE RISPOSTE NON SI SONO FATTE ATTENDERE.

minimum fax smentisce la collaborazione con Il Taccuino
minimum fax smentisce subito la collaborazione con Il Taccuino
Rizzoli Lizard smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Anche Rizzoli Lizard smentisce e nega di aver collaborato con Il Taccuino
L'orma editore smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Segue anche L’Orma Editore: non hanno mai collaborato con Il Taccuino
Hacca Edizioni smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Hacca Edizioni non ha mai collaborato con Il Taccuino

Altrove altre persone hanno la mia stessa idea e spuntano altre affermazioni del genere:

Chiarelettere smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Nemmeno Chiarelettere ha mai lavorato con Il Taccuino
Watson smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Anche Watson Edizioni non ha mai lavorato con Il Taccuino
Mary Barbara Tolusso smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Mary Barbara Tolusso smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 7
Edizioni SUR e NN Editore negano di conoscere Il Taccuino
Autodafé smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Anche Autodafé Edizioni conferma di non avere alcun rapporto con Il Taccuino
Gainsworth Publishing smentisce la collaborazione con Il Taccuino
Idem Gainsworth Publishing: nessuna collaborazione con Il Taccuino

Mi domando quali siano, a questo punto, questi fantomatici professionisti dell’editoria che hanno dato supporto al nostro povero piccolo Taccuino, ma non è certo finita qui, signori miei.

Il nostro ufficio stampa preferito infatti ha tutta una serie di problemi che saltano all’occhio, a parte la mancanza di buon gusto, educazione e quant’altro. Infatti basta fare un giro sul loro sito (UPDATE 6 LUGLIO: il sito è oscurato da un “work in progress… Ma tanto ci sono tutti gli screenshot) per scoprire che, oltre a mettere a portfolio autori ed editori che non hanno MAI collaborato con loronon hanno la partita iva esposta come prevede la legge. Nemmeno nei contatti ce n’è traccia, e scopriamo che non c’è nessun Ufficio Stampa Il Taccuino registrato al registro per le imprese di Bologna (sede delle sedi legali e amministrative indicate).
Un altro giro nella sezione dei loro collaboratori ci mostra inoltre che le persone indicate… non lavorano per loro.

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 8

Chi lo avrebbe mai detto, sembravano così cristallini…

Vediamo anche che @EleoMora su twitter riporta una mail scritta da Laura Failla (del blog La Libridinosa) alla redazione del Taccuino per segnalare quanto successo su Instagram, sicuramente convinta che “ai piani alti” ne siano all’insaputa. Invece ottiene una risposta quanto meno… particolare.

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 9
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Notare che parla al maschile: nella diretta IGTV a fine post parlerà di “collaboratrice”

Anche Watson Edizioni decide di scrivere a Il Taccuino, e questo è ciò che ottiene in risposta:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 11
Al Taccuino sanno come si lavora con le parole.

Certamente per caso i due post incriminati svaniscono nel nulla. Lo stesso accade su Twitter (e con essi se ne vanno circa un migliaio di commenti).

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Che strano, eh?
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Come mi immagino i 37 collaboratori de Il Taccuino

Ma a questo punto Il Taccuino ci stupisce tutti, ATTENZIONE. Scrive un post di scuse [è stato cancellato]:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 14

La mia prima, immediata reazione:

Il Taccuino: storia di un incidente ferroviario 15

Ora, a prescindere dal fatto che queste scuse sono false come una banconota da settemila lire e non ho alcuna intenzione di crederci, davvero su 37 persone (di cui una buona parte non esistono, come abbiamo appurato poco fa: alcuni di quei profili sono stati rimossi dalla loro pagina collaboratori, anche se nel momento in cui scrivo alcuni come Marco Olivieri, che ha dichiarato di non aver mai accettato alcun incarico presso Il Taccuino, permangono), uno staff che non si può permettere una medio/grande casa editrice, ripeto su 37 persone a nessuno sia venuto in mente di non far lavorare l’unico poveraccio che in quel momento non doveva farlo?

Mark Caltagirone dirigeva il Taccuino

Ma a questo punto si giunge al momento in cui si vola alti verso verdi prati: Francesco Lavorino, quello che suppongo essere quello a cui è intestata la baracca, ci annuncia tramite Instagram che alle 19 in punto verrà pubblicata una diretta dove spiegherà gli avvenimenti.
Solo che invece della diretta, ci ritroviamo un video caricato su IGTV, ovvero questo:

https://www.instagram.com/tv/CCRHU8YnQCw/
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E se non sono donna posso avere lo stesso la mia rosa rossa? 🙁

Io non ci voglio credere, questa storia va oltre tutte le mie più rosee aspettative. È tutto ciò che desideravo dalla vita e deve essere un modo del karma per premiarmi del panino schifoso ordinato da McDonald’s ieri sera e del tizio che mi ha plagiato un’illustrazione. Deve esserlo, io credo in te, karma.

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La memeslinger Fera Pennacchioni colpisce ancora

Nella diretta il genere del collaboratore che ha perso il fantomatico figlio cambia un paio di volte, anche se in una mail precedente che potete leggere poco più su noterete che invece parla al maschile (perché si sa, a dire balle bisogna essere capaci e qui abbiamo abbastanza materiale per una nuova stagione di Lie to me). Il signor Lavorino mette in piazza gli affari di questa persona invece di farsi una barcata di fatti suoi e infine minimizza il lavoro delle bloggerS (sì, con la S) e che loro sono belli, bravi, fighi e puntano su roba seria come radio e magazine.

Ma perché collaborare con le blogger, allora? Ah già, perché sono gratis e si accontentano di una ciotola di riso.

A completare questa meraviglia, Lavorino invita tutte le donne offese a fornire il proprio indirizzo per poter inviare loro una rosa rossa e infine, perché non c’è fine a questo incidente ferroviario, si sconvolge che in un’epoca social come il 2020 basti un sabato pomeriggio per far esplodere il lavoro di un’azienda.

Beh caro signor Lavorino, la Disney ha licenziato James Gunn (regista dei Guardiani della Galassia) per un tweet cretino che aveva scritto seimila anni prima di iniziare a lavorare con loro, quindi non so, veda lei.

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Sipario.

Open Online dedica persino un secondo articolo a questi maghi della divulgazione.

A completare questa meraviglia, Il Taccuino decide di cancellare integralmente il proprio account Twitter, poiché mi sembra evidente che nessuno dei 37 collaboratori fantasma possa prendersi l’onere di rispondere al migliaio di commenti che si sono visti piovere in faccia. Meglio tagliare e darsela a gambe nella notte.

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Grazie a L.R.Jackson per questa meraviglia

Aggiornamento delle 8.40 del 06/07/2020

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Nella giornata di oggi, il sito de Il Taccuino si rivela essere diventato inaccessibile e ad attenderci c’è solo una triste schermata “work in progress“.

Su Instagram invece, anche il post e la relativa storia alle “rose rosse” sono scomparsi nel nulla.

Matteo Flora dedica un video agli eventi:

Aggiornamento delle 21.20 del 06/07/2020

Sull’account Instagram de Il Taccuino iniziano ad apparire novità.
In questo post [è stato cancellato] (e relativa storia), Lavorino sta cercando di contattare David Puente, il giornalista autore dei due articoli su Open Online.
Credo che il contenuto si commenti da solo, perché a questo punto è come pescare pesci in un barile con la dinamite e con i pesci già morti.

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Ma c’è di meglio in questo #TaccuinoGate! Il nostro ufficio stampa preferito sta pubblicando nelle stories di Instagram gli screen di un paio di libri distribuiti dalla loro agenzia, per la precisione un libro di Watson Edizioni e AlterEgo Edizioni, due case editrici che hanno entrambe dichiarato di non aver mai avuto niente a che fare con Il Taccuino.
Ma ci sembra assai evidente che si tratti della promozione dei due singoli autori pubblicati dalle CE e non di una collaborazione con le CE stesse.
Anche perché è inutile pubblicare questi screen: la collaborazione si dimostra mostrando le fatture della prestazione svolta, per cui siamo ancora di fronte all’aria fritta.

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Nelle stories appare però il già citato Marco Oliveri, a cui abbiamo scritto su Facebook per chiedere informazioni in merito. Aggiorneremo il post quando avremo più notizie.

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Aggiornamento delle 22.30 del 06/07/2020

Matteo Flora ha fatto un video dove riassume la faccenda, ma guardate chi è arrivato a commentare?

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La loro versione sarebbe dovuta essere la fantomatica diretta su Instagram ma…
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Viricida è il mio animale spirituale

Se avessi parole sarebbero solo parolacce e non posso scriverle altrimenti la padrona di casa mi caccia a pedate. Il nostro ufficio stampa preferito ha cancellato il proprio account twitter, facebook e il sito (rendendosi di fatto irreperibili) e su Instagram non si può scrivere loro né taggare perché hanno bloccato la funzione esattamente per non essere raggiunti.

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