Che rapporto c’è tra gli animali e la letteratura o la filosofia? C’è un legame stretto tra alcuni dei più grandi scrittori o filosofi e alcuni animali, in particolare insetti, che a un certo punto diventano anche simbolici. È difficile pensare Kafka senza collegare l’immagine di uno scarafaggio (anche se poi ci sarebbe da specificare che l’insetto descritto da Kafka nella metamorfosi non è propriamente uno scarafaggio), nello stesso modo il legame tra Primo Levi e i ragni era molto particolare. Nabokov, trasferitosi in America studiò per diversi anni i lepidotteri, essendo un appassionato di farfalle. Ma è forse il caso di andare con ordine e attraversare il legame seguendo il percorso di Marco Belpoliti in La strategia della farfalla, edito da Guanda, per arrivare a ipotizzare cosa crei un tale interesse in insetti e aracnidi da parte degli intellettuali.La zecca risponde, o reagisce, solo a tre stimoli o «eccitanti»: l’odore, la temperatura e il tatto. Sale su un filo d’erba, o un ramo, attirata dalla luce, dice il filosofo [Deleuze N.d.a.] in una conversazione, perché richiamata dalla luce; poi lì aspetta per lungo tempo senza mangiare, senza fare niente, completamente amorfa, fino a che non passa un essere vivente; quindi si lascia cadere attratta da un eccitante olfattivo. Una volta caduta sul pelo di un animale, un mammifero in genere, che riconosce grazie a un organo sensibile alla temperatura, cerca la zona meno coperta di peli, e spinta da un eccitante tattile si ficca nella pelle e sugge: «Del resto non le importa assolutamente niente. In una Natura brulicante, estrae e seleziona tre cose… ».
Il volume è organizzato in piccoli capitoli dedicati ai singoli animali, ogni capitolo è anticipato da una illustrazione di Giovanni Durì alla quale segue una descrizione, di Belpoliti, delle caratteristiche più interessanti. Si inizia con le formiche, e passando per le farfalle, le termiti, le coccinelle, gli scarafaggi, le lucciole, i pidocchi, altri insetti e aracnidi, il lettore si accorge di star attraversando scrittori, filosofi, intellettuali e saggisti passando in rassegna le loro manie nei confronti di animali che sembrano essere sempre ai margini della vita umana, ma che al contrario ne sono parte fondamentale.
Sulla zecca Gilles Deleuze ha scritto molto, in particolar modo sul divenir-animale come involuzione, intesa non in senso regressivo rispetto all’evoluzione della specie, ma come differenziazione all’interno della mutazione. Deleuze affronta il tema su piani differenti: involuzione, ad esempio, è il totale abbandono della zecca che è capace di rimanere sullo stelo d’erba, in attesa del mammifero al quale attaccarsi, anche per un anno intero; è un procedere verso l’immanente. La reattività istintiva a tre soli stimoli la rende attrattiva per il filosofo francese. Esattamente come ci si può soffermare sullo stile di vita delle coccinelle, animali da sempre ritenuti romanticamente simbolici, ma che al contrario vengono descritti come predatori violentissimi e sessualmente molto attivi “Gli entomologi che hanno studiato le coccinelle riferiscono di rapporti sessuali che durano molto a lungo, dalle tre alle nove ore, in cui i maschi avrebbero orgasmi della durata di un’ora e mezzo. Possibile? Le coccinelle sono note anche per le multiple mating, le accoppiate multiple, dette «ammucchiate»”, ricordando, per differenza tra apparenza e reale sostanza dei comportamenti, l’attenzione che Leopardi dedicava all’atteggiamento della natura nei suoi momenti di più incantato splendore, ai quali corrispondeva sempre la violenza e la difficoltà dell’essere vivente, umano e animale, nell’esistere. E chissà che certi comportamenti animali non possano esser utili per accettare dei diritti che nella società umana vengono combattuti con giornate dedicate e leggi repressive.
In ogni caso la passione che molti intellettuali hanno tributato a insetti e aracnidi rende molti animali attrattivi da punti di vista spesso ignorati. Lo stesso Primo Levi ricorda il suo primo approccio con i ragni come l’esperienza più angosciante della sua vita, nonostante il fascino che successivamente avrebbero esercitato sullo scrittore. Il filo di seta che i ragni producono, ad esempio, è incredibile: “le fibrille, come si chiamano i singoli fili, hanno dimensioni di un milionesimo di millimetro, e il filo che le include varia tra i 25 e i 70 micron […]. Resistenza incredibile: reggono 149 chili per millimetro quadrato, superiore all’acciaio”.
Si deve ricordare anche l’insetto forse più famoso della storia della letteratura: lo scarafaggio di Kafka, che nonostante sia stato descritto con qualche discrepanza rispetto alla struttura fisica degli scarafaggi ⎼ facendolo somigliare più a un coleottero secondo Nabokov ⎼ è entrato nell’immaginario comune con forza, riuscendo a creare un immaginario intorno a un insetto che popola la terra da circa trecento milioni di anni, rimanendo, sotto molti aspetti, invariato per tutto questo tempo.
Belpoliti parla di api e formiche e insetti capaci di creare società all’interno delle quali tutto si muove come se fosse parte di un superorganismo di tipo piramidale, ovviamente gli aspetti negativi riguardano la necessità di mantenere il proprio ruolo per tutta la vita, ma che, tuttavia, sono società in grado di affascinare proprio per complessità e architettura.
La struttura del libro suddivisa in brevi capitoli scompone il discorso generale focalizzandolo su ogni singolo insetto o aracnide, tuttavia alla fine della lettura la sensazione che qualcosa leghi lo scrivere al rapporto tra uomo e animale c’è. Riuscire a tenere insieme la connessione tra insetti e intellettuali, infatti, è complesso, tralasciare qualche aspetto è necessario per non perdersi completamente in legami come quello di Pasolini e le lucciole, ad esempio; o in quello per il più volte citato Nabokov con le farfalle, o di Faulkner con le zanzare. C’è qualcosa che lega il lavoro di scrittura, minuzioso e laborioso, all’agire degli insetti; probabilmente anche il ruolo nella società: gli scrittori si ritrovano spesso nella marginalità dell’agire, esattamente come alcuni animali, che tuttavia a una osservazione più attenta riescono ad affascinare per la loro bellezza e complessità, portando in superficie la forza dei margini nei quali la società li colloca.
Nato a Bari nel 1985. Laureato in scienze filosofiche. Blogger Huffington Post Italia, è redattore della rivista di filosofia Logoi.ph e per il trimestrale Uzak.it. Ha collaborato con i blog di Repubblica Bari e altre testate occupandosi sempre di cultura. Ha avuto esperienze di collaborazione e stage in agenzie di comunicazione. Pubblica racconti in antologie e riviste.
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