Sono usciti i nuovi corsiny!

Storiə dell’artə – Vista dal e nel male gaze

Scritto da

Cristina Hanna

Pubblicato il

6 Dicembre 2024
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72 pagine, veloce e doloroso quanto uno strappo di ceretta, “Storiə dell’artə” di Giosuè Prezioso – con prefazione di Vera Gheno, edito dalla Kalós – è un’analisi puntuale del mondo creativo che forse non sapete di volere ma che vi meritate.

Quanti saggi di storia dell’arte avete letto? Questo è diverso da tutti gli altri. Sì, ci sono le immagini, sì, parla di pittura-scultura-digital. Ma a partire dall’utilizzo della schwa, si capisce subito che è tutta un’altra faccenda.

Prezioso è un docente e ricercatore internazionale nel campo artistico. Una veloce ricerca su internet vi permetterà di scoprire che, oltre a queste cose, è anche: un uomo occidentale bianco.

In un primo momento mi sono chiesta: che cosa avrà da dirmi un uomo occidentale bianco sul tema dell’inclusione? La risposta è stata tutto.

Perché l’autore ti colpisce già dall’inizio con una serie di dati percentuali, colpi secchi, su quanto il mondo dell’arte sia dominato interamente dalla “norma”, rivelandosi quasi completamente escludente delle diversità; se parliamo di discriminazione, di solito parliamo di orientamento sessuale, genere, colore della pelle. In questo caso si aggiungono altri due fattori escludenti, la disabilità e l’età.

Sapevate, per esempio, che “l’86% delle collezioni più importanti al mondo, ci dice una ricerca del National Endowment for the Arts, rappresentano bianchə e uomini, soprattutto – il mercato dellə artistə non bianchə, infatti, rappresenta solo l’1.2% dell’intero”?

Il saggio di Prezioso non si limita a sottolineare qualcosa che un occhio attento e critico potrebbe già notare, ma va oltre, spiegando il come e il perché. E soprattutto, tracciando una via di uscita desiderabile da questo vicolo cieco bianco-centrico, o almeno i primi passi da intraprendere per poterne sfuggire.

Ma per guardare avanti, come sempre, bisogna prima guardare indietro, a cosa è già stato fatto e cosa può essere potenzialmente migliorato. Quindi cominciamo dall’inizio.

Uno sguardo al passato

Prezioso propone un gioco, un esperimento, all’inizio di Storiə dell’artə, ci vogliono pochi secondi. Sette secondi, dice. Sette secondi per mettere alla prova la vostra memoria e chiedervi di nominare i primi tre artisti famosi che vi vengano in mente. Andando avanti, l’esperimento prenderà altre sfaccettature, con richieste sempre più specifiche (se siete come me, ad un certo punto sbotterete: Prezioso, non sei la mia vera madre, non puoi dirmi cosa fare), che però vi serviranno a comprendere perfettamente cosa vi sta dicendo l’autore.

E cioè che l’arte è stata pensata da e per gli artisti uomini, nella storia, e che oggi non siamo messi molto meglio rispetto a ieri. Artisti uomini bianchi, quindi, e potenzialmente occidentali. Artisti uomini, bianchi, occidentali, abili, di una certa età, perché come dicevo prima, anche l’età può essere un fattore di discriminazione.

Vi sfido a provare questo “gioco” e a non sentire un moto di fastidio.

Io l’ho fatto, ho seguito passo passo le istruzioni, e mi sono sentita frustrata, ma anche edotta. Perché Prezioso non sarà la mia vera madre, ma è sicuramente capace di spingere la tua riflessione negli angoli oscuri del mondo artistico e dirti precisamente quello che non vorresti sentire, ma che, per l’appunto, hai bisogno di sapere.

“Ma che gliene frega a una scrittrice alle prime armi come te di cosa succede oltre la siepe, nel mondo dell’arte?”

Ho trovato moltissimi paralleli tra il mondo della scrittura e quello dell’arte visiva. Sono, d’altronde, due universi simili e collegati: aspirantə artistə e scrittorə sono sulla stessa barca nel mare della creatività, con lo scopo finale di esprimersi e raccontarsi, e si ritrovano a fronteggiare gli stessi ostacoli.

Se finito il libro proverete come me ad applicare l’esperimento proposto da Prezioso al mondo della scrittura, capirete perché ho trovato questa lettura illuminante, e non solo per quanto concerne le mie lacune nella storia dell’arte, ma anche per quella che è l’esperienza di moltə scrittorə e aspirantə scrittorə nell’editoria italiana.

Ma alla fine, l’arte è per tuttə?

No, non per come siamo messi adesso. L’arte, senza schwa, non è per tuttə (che invece, qui, si prende la scwha). C’è ancora molto lavoro da fare, molto da decostruire, un’infinità di discorsi scomodi da affrontare per arrivare ad una storia futura dell’artə che possa essere davvero inclusiva, che abbracci le diversità in tutte le loro sfaccettature.

Per prendere spunto, per dare un nome e un volto alla questione, vi rimando alla lettura di questo saggio piccino, snello, svelto come Speedy Gonzales, edito da Kalós e che a me, personalmente, ha aperto una discussione interna che fatta prima nel singolo e poi sul piano pubblico, può portarci all’evoluzione desiderata.

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