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Come si usa la punteggiatura 1

Come si usa la punteggiatura

Spesso si pensa alla punteggiatura come a qualcosa di difficile e ostico da maneggiare; in realtà, tenendo a mente alcune regole di base, è molto più semplice di quanto si possa immaginare. Questa piccola guida vuole essere un punto di partenza per aiutarvi a schiarirvi le idee su come utilizzare la punteggiatura.

Cos’è la punteggiatura

Iniziamo col definire cos’è la punteggiatura: è l’insieme dei segni grafici che servono a dare forma e a delineare un testo, scandendolo (ad esempio, suddividendo il testo in frase principale e nelle varie subordinate – e questa è chiamata funzione sintattica), oppure a suddividerlo per dare l’intonazione del parlato (ovvero dare tono interrogativo o esclamativo a una frase), o per introdurre un discorso diretto o un pensiero o, ancora, per commentare il testo stesso (commenti d’autore).

Quali sono i segni di punteggiatura?

  1. Punto;
  2. virgola;
  3. punto e virgola;
  4. due punti;
  5. puntini di sospensione;
  6. trattino (breve, lungo);
  7. punto interrogativo;
  8. punto esclamativo;
  9. parentesi (tonda, quadra);
  10. sbarretta;
  11. virgolette (alte, basse/caporali, apici).

A cosa servono e come si usano?

Punto

È uno dei segni di punteggiatura “forti”: conclude il periodo o una frase. Dopo di esso va necessariamente la lettera maiuscola.

🠒 … e così tornai a casa. Mi ero divertito tantissimo!

A volte, per segnare un distacco netto tra le frasi divise da un punto (magari per segnalare un cambio di focus), bisogna andare a capo e cominciare un nuovo capoverso.

🠒 Anche a cader dal tetto non mi farebbe nessun effetto!” (E probabilmente diceva la verità).
E giù, e giù, e giù! Non finiva mai quella caduta? — Chi sa quante miglia ho fatte a quest’ora? — esclamò Alice.
(L. Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie”)

C’è un’altra caratteristica del punto, a volte poco considerata: è indispensabile nelle abbreviazioni. In questo caso dopo il punto NON va la maiuscola.

🠒 “Ragazzi, andate a pag. sedici, per favore.”

Virgola

Segno di interpunzione “debole”, la virgola serve per creare le pause all’interno del testo e per suddividere tra loro le proposizioni di uno stesso periodo (ad esempio, per introdurre una frase coordinata o subordinata alla principale) o i vari elementi della frase stessa.

🠒 Vado a giocare, ci sentiamo dopo!

🠒 Ho comprato una maglia nuova, un jeans e una borsa.

REGOLA

La virgola NON va tra:

  • soggetto e predicato verbale
    🠒 Federica, scrive al pc
  • verbo e complemento
    🠒 Nonna rammenda, i vestiti
  • sostantivo e aggettivo
    🠒 Claudia ha mangiato una mela, succosa
  • proposizione principale e preposizione che introduce una subordinata
    🠒 Credo, che domani ci sarà il sole

Punto e virgola

Questo segno serve a distinguere due proposizioni in maniera intermedia: non vi è uno stacco totale come con il punto, ma neanche un’idea totale di continuità come con la virgola. Spesso, serve per separare tra loro più frasi coordinate e/o subordinate.

🠒 Per un attimo, il signor Dursley non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la testa e guardò di nuovo.
(J.K. Rowling, “Harry Potter e la pietra filosofale”)

Il punto e virgola si usa anche per suddividere tra loro gli elementi di un elenco. Dobbiamo ricordare che, se le parole/frasi di un elenco sono introdotte da i due punti, NON va la maiuscola.

🠒 Lista della spesa:
pane;
zucchero;
– biscotti;
uova.

Due punti

I due punti servono per introdurre frasi che spiegano la conseguenza logica della proposizione a loro precedente.

🠒 Ieri ha piovuto moltissimo: la via di casa mia si è allagata.

Questo segno di interpunzione serve anche a introdurre gli elenchi (vedi esempio “lista della spesa” al punto 3) e il discorso diretto.

🠒 Ludovico mi ha detto: «Federica, sei pronta per uscire?»

Puntini di sospensione

I puntini di sospensione, come dice il nome stesso, servono per creare suspense all’interno del testo o per dare l’effetto di un tentennamento o di una allusione (tipico del parlato).

🠒 E l’assassino è il maggiordomo!

🠒 Io beh non so cosa dire in mia discolpa.

A volte, i puntini di sospensione sono uniti a un altro segno di interpunzione, la parentesi quadra (che analizzeremo più avanti). In questo caso, la forma grafica […] serve a segnalare, all’interno di una citazione, la mancanza di una parte del testo riportato.

🠒 Papà era fatto così. Pur essendo un semplice consigliere, su certe persone aveva più influenza del sindaco. […] Per buona parte dell’anno, il ruolo di consigliere comunale lo tiene occupato pochi giorni al mese, perciò gli altri giorni fa il tassista.
(N. Gaiman, “Il ragazzo dei mondi infiniti”)

Trattino

Il trattino è un segno di interpunzione che si suddivide in due categorie, breve o lungo.

  • Breve: serve per unire due parole che NON sono ancora univerbate (ovvero non creano, fondendosi tra loro, una nuova parola), come due aggettivi, i suffissi e prefissoidi utilizzati in modo occasionale con altre parole, i numeri all’interno delle date, ecc.

🠒 La partita PalermoCatania è stata il 15112000.

  • Lungo: questa tipologia di trattino, chiamato anche lineetta, può essere utilizzato per introdurre il discorso diretto. Generalmente non serve la lineetta per segnare la conclusione del discorso diretto poiché viene “assorbita” dal segno di punteggiatura che conclude la frase, tranne nel caso in cui serva a eliminare fraintendimenti.

🠒 Antonio e Marco si incontrarono e cominciarono a parlare.

           Andiamo al cinema, Marco?

           C’è un film particolare che vorresti vedere?

           Sì, mi piacerebbe andare a vedere Batman.

           Perfetto, va anche a me! anche se, bisogna dirlo, Marco avrebbe accettato qualsiasi invito da parte di Antonio.

Vi è un altro uso della lineetta, ovvero segnare la presenza di un inciso, anche se potrebbe essere sostituita dalle virgole o dalle parentesi tonde (di cui parleremo a breve).

🠒 […] una geografia degli Stati Uniti che non è completamente inventata molti luoghi esistono e vi sono sentieri che possono essere percorsi o tracciati mi sono preso qualche libertà […]
(N. Gaiman, “American Gods”)

Punto interrogativo

Il punto interrogativo, come dice il nome, serve a segnalare la presenza di una domanda, che sia all’interno di un discorso diretto o meno (ad esempio, domanda retorica).

🠒 Come stai?

Punto esclamativo

Anche in questo caso, il significato del segno di interpunzione si trova nel nome: serve a indicare esclamazione e/o interiezione.

🠒 Oh, che peccato!

A volte, il punto esclamativo e quello interrogativo possono essere usati insieme per trasmettere l’idea di stupore.

🠒 Stai scherzando?!

Parentesi

La parentesi, come il trattino, si può suddividere in due tipologie, tonda e quadra.

  • Tonda: serve per racchiudere un inciso o per aggiungere un ampliamento, una precisazione. Nella parentesi, tutti i segni di interpunzione utili alla frase in essa racchiusa vanno posizionati “all’interno”, tranne nel caso del punto, il quale NON va messo o si scrive fuori parentesi nel caso in cui quest’ultima sia posta alla fine del periodo.

🠒 Non faceva che cacciarmi dalla cucina chiedendomi perché non mi comportassi bene come Jem (eppure lo sapeva che Jem era più grande di me!), o mi chiamava in casa proprio quando meno ero disposta a tornarci.
(H. Lee, “Il buio oltre la siepe”)

C’è, tuttavia, una eccezione: il punto può trovarsi all’interno della parentesi se si trascrivono al suo interno più frasi che necessitano di una divisione netta.

  • Quadra: si usa per racchiudere il commento dell’autore e i punti di sospensione all’interno di una citazione (vedi esempio “puntini di sospensione”), oppure inserire una parentesi all’interno di una parentesi tonda (il contrario di quello che accade in matematica!).

🠒 C’era bel tempo e mi sentivo felice [beh sì, io amo particolarmente la pioggia e so che per qualcuno non è bel tempo, ma per me lo era!] e decidi di uscire.

🠒 Erica mangiava le stigghiola (tipico street food palermitano [fatto di interiora] poco costoso).

Ovviamente, esiste anche la parentesi graffa, poco usata nei testi se non in quelli matematico-tecnici.

🠒 in questo caso le radici appartengono all’insieme D; diciamo che sono accettabili e l’insieme soluzione è: I.S. = { ***** }

Sbarretta

La sbarretta, o anche sbarretta obliqua o barra (o, ancora, barra separatrice), serve per indicare due possibilità, suddividere gruppi di cifre o per indicare la separazione dei versi di una poesia, solo quando vengono trascritti di seguito.

🠒 Andiamo a fare aperitivo/cena?

(nel caso si indichi una possibilità, esiste una forma specifica per introdurre più opzioni e/o)

🠒 Ci vediamo il 27/5 alle 16:00.

🠒 Sempre caro mi fu quest’ermo colle, / e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. […]
(G. Leopardi, “L’infinito”)

Virgolette

Per le virgolette vale lo stesso discorso delle parentesi e dei trattini, possiamo suddividerle in categorie: alte, basse, apici.

Queste ultime sono, di fatto, interscambiabili: dipende dal gusto dell’autore.
Possiamo, però, dare delle indicazioni generali.

Si possono usare le virgolette alte (“ “) per indicare una citazione o per citare un libro/una canzone/ecc. oppure per introdurre una parola da mettere in evidenza.

🠒 Ieri ho letto Il piccolo principe.

🠒 Nicola era una persona particolare.

Le virgolette basse, chiamate anche caporali, (« ») possono essere utilizzate per indicare il discorso diretto.

🠒 «Ma perché?» gridò Muriel.
(G. Orwell, “La fattoria degli animali”)

Gli apici (‘ ‘) possono essere utilizzati per sottolineare una definizione.

🠒 Abrogare, revocare un ordine, una legge, è un verbo della prima coniugazione.

Bonus

Tra i segni di interpunzione spesso troviamo l’apostrofo, ovvero il segno di una elisione (🠒 unamica) o di un troncamento (🠒 un po – un poco). Dato che l’apostrofo non scandisce il testo e non serve per esprimere l’intonazione del parlato, possiamo definirlo SOLO come un segno paragrafematico, ovvero un accorgimento grafico che, in questo caso, non ha un corrispettivo nel parlato.

Tra i segni di questo tipo troviamo anche l’accento, nelle sue tre tipologie: acuto ( ` ), grave ( ´ ) e circonflesso ( ˆ ).

Infine c’è l’asterisco, segno con varie funzioni. Ad esempio lo si utilizza:

  • per spiegare una parola di uso non comune e/o specialistico
    🠒 La nonna allacciò il grembiale* rosa.
    *Grembiale: variante di grembiule;
  • per riferirsi a una persona/luogo/ecc. di cui non si vogliono esplicitare i dati
    🠒 il mio insegnante Giacomo **** è veramente antipatico;
  • per rendere neutra una parola (al posto della Schwa)
    🠒Mario ha tre figl*.

Bene, eccoci giunti alla fine di questo “percorso”.

Spero che per voi i segni di interpunzione non abbiano più segreti e mi auguro che scriviate meraviglie, anche dal punto di vista sintattico!

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Nata nella splendida Palermo nel 1992, ha passato l’infanzia trasferendosi frequentemente da una cittadina all’altra, fino al ritorno nella città natia; dopo essersi laureata in Lettere Moderne a Palermo è volata a Bologna, dove ha conseguito la magistrale in Italianistica, Scienze Linguistiche e Culture Europee. Subito dopo, per non smentirsi, è corsa a Torino per lavorare in una casa editrice.

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3 commenti
  • Chiara e concisa, complimenti! A titolo personale avrei qualche piccolo dubbio da sciogliere, se possibile.

  • Chiara e precisa: con poche parole sei riuscita a definire tutti i principali segni di punteggiatura. Per mio gusto e stile personale però non concordo sull’uso del punto interrogativo ed esclamativo in sequenza (ma in genere mi irritano tutte le “combo” tra segni di punteggiatura). La Crusca lo ha sdoganato, quindi non è un errore usarli insieme, ma sarebbe meglio limitarne l’ambito ai fumetti o slogan, dove il numero di parole a disposizione per esprimere uno stato d’animo è limitato. In un racconto o in un romanzo, anche se si vuole riprodurre un linguaggio “parlato”, risulta certamente più elegante ricorrere alle parole, facendo trasparire gli stati d’animo dal contesto piuttosto che da una successione di segni di punteggiatura.