Proprio oggi ritorna su Amazon Prime Video la seconda e attesissima stagione di American Gods!
La piattaforma streaming sta sfornando un successo dopo l’altro: non dimentichiamoci infatti che a breve uscirà anche Good Omens con David Tennant e Michael Sheen, e già l’hype è alle stelle.
A ben vedere entrambe le serie sono tratte da due romanzi firmati da Neil Gaiman, e che dire… quando si parla di questo fantastico scrittore il successo è assicurato!
Autore di fantasy acclamatissimi – tra cui Buona apocalisse a tutti (da cui è appunto tratto Good Omens), Coraline, Stardust – Gaiman ha scritto American Gods nel 2001. Ambientati nello stesso universo narrativo troviamo anche Il sovrano di Glen all’interno dell’antologia Cose fragili (2003) e I ragazzi di Anansi (2005).
La storia del protagonista, Shadow, si affaccia sul mitico mondo degli dei, “antichi” e “moderni”, sbarcati in America insieme alle navi vichinghe, negriere e pellegrine.
Il nuovo mondo, popolato da divinità arcaiche e vecchie quanto la Terra stessa, a un certo punto viene invaso da nuovi potentissimi dèi e dai loro fedeli seguaci che innalzano templi e chiese… ma l’America è dura e immensa e, forse, non adatta alle divinità.
La voce parlò ancora, come se si rivolgesse a una scolaresca, e disse: «Vi sono dèi usciti dalla memoria. Perfino i loro nomi si sono persi. I popoli che li adoravano sono stati dimenticati. I loro idoli sono stati distrutti e umiliati da tempo immemorabile. I loro ultimi sacerdoti sono morti senza tramandare i segreti.
«Gli dèi muoiono. E quando muoiono davvero nessuno li piange o li ricorda. È più difficile uccidere le idee, ma prima o poi si uccidono anche quelle».
Il giovane Shadow, ritrovatosi ormai vedovo con la libertà in mano dopo anni di galera ma senza nessuno con cui condividerla, si imbatte nel misterioso Wednesday, uomo criptico e affascinante che lo trascina in un viaggio per tutti gli States.
Shadow diventa così l’autista del vecchio, ma il lavoro è pericoloso, e per il giovane galeotto non sarà poi così facile sopravvivere.
«Colpiscilo» disse il giovanotto alla persona seduta a sinistra di Shadow.
Shadow ricevette un pugno nel plesso solare che gli tolse il respiro e lo fece piegare in due. Si raddrizzò lentamente.
«Ti ho detto di non fare il furbo. Quello era fare il furbo. Rispondi con poche parole e a tono, altrimenti ti ammazzo. O magari no. Magari dico ai ragazzi di spaccarti le ossa a una a una. Ne hai duecentosei. Quindi non fare il furbo.»
In questo viaggio in compagnia di Wednesday e di Mad Sweeney, un leprecauno bevitore di birra e amante delle risse, il nostro protagonista si imbatterà in dèi dimenticati e decaduti: Chernobog e le tre sorelle Zayra, Anansi, Easter e Wisakedjak.
Ma questi sono gli dèi antichi e quasi defunti, surclassati ormai da nuovi dèi e dai loro idoli informatici e meccanici: la Rete e la Televisione.
Questi, nemici di Wednesday e degli altri, vogliono sopprimerli del tutto e farli dimenticare dal mondo… come per i vecchi dèi nord americani, dimenticati, con i loro effimeri idoli ormai polvere.
«Digli che il futuro siamo noi e che non ce ne frega niente né di lui né dei suoi simili. È stato consegnato alla discarica della storia mentre quelli come me viaggiano a bordo di limousine lungo le superautostrade del futuro.»
E tra queste divinità scoppierà una guerra, Shadow ne è sicuro.
Era cominciata la guerra e non se ne accorgeva nessuno. La tempesta era vicina e nessuno se ne rendeva conto.
Ma in questa lotta, tra tradimenti e carte tutte ancora da mostrare, chi è che avrà la meglio?
Il viaggio di Shadow è anche un percorso verso la conoscenza di sé stesso, della scoperta dei suoi limiti e dei suoi poteri.
Shadow salì i nove pioli e sollecitato dalle donne sedette su un ramo basso.
La donna media rovesciò sull’erba il contenuto del sacco: un groviglio di corde sottili e scure perché vecchie e sporche, e cominciò a separarle in base alla lunghezza, disponendole con cura accanto al corpo di Wednesday. Adesso salirono sulle scale e cominciarono a far passare le corde, fermandole con nodi intricati ed eleganti, prima all’albero e poi intorno a Shadow.
[…]
Shadow si stupì di come le funi e i nodi sostenessero perfettamente il suo peso. Gli passavano sotto le braccia, tra le gambe, intorno alla vita, alle caviglie, al petto, fissandolo saldamente all’albero. L’ultima corda venne passata, non stretta, intorno al collo. All’inizio si sentì scomodo, ma siccome il peso era ben distribuito, nessuna fune gli tagliava la carne. Era sospeso con i piedi a un metro e mezzo da terra. L’albero, spoglio ed enorme, tendeva i suoi rami verso il cielo grigio, e la corteccia era levigata, argentea. Le donne allontanarono le scale. Ci fu un momento di panico quando tutto il peso si appoggiò alle corde e il corpo si abbassò di qualche centimetro. Tuttavia Shadow non fiatò. Le donne adagiarono il corpo di Wednesday avvolto nel lenzuolo del motel proprio ai piedi dell’albero e ve lo lasciarono.
Lo lasciarono lì solo.”
In questo mondo meraviglioso nato dalla strabiliante mente di Gaiman, possiamo ritrovarci nell’aldilà egizio come nel mondo sensuale della dea africana Bilqis, in un mescolio di tradizioni, credenze, miti.
Perché in fondo ognuno di noi, viaggiando, porta il suo dio da un posto all’altro e, in America, gli dèi hanno sempre tentato di mettere radici.
La nave capovolta sulla spiaggia di ciottoli venne bruciata, nella speranza che quei pallidi stranieri avessero una sola imbarcazione, nella speranza di assicurarsi, bruciandola, che nessun altro nordico approdasse alle loro rive. Accadeva più di cent’anni prima che Leif il Fortunato, figlio di Erik il Rosso, riscoprisse quella stessa terra che avrebbe chiamato Vinland. I suoi dèi già lo aspettavano: Tyr con una mano sola, e il grigio Odino signore delle forche, e Thor dio dei tuoni.
Erano lì.
In attesa.