HO PAURA DI TUTTO. Dei cani, dei topi, dei serpenti e del temporale. Di essere in ritardo, malata, sfinita, sola, bloccata in ascensore o sorpresa. Ho paura degli altri, ho paura di dovermi giustificare, di dovermi spiegare, ho paura di essere mal giudicata, di deludere o di infastidire. Ho paura della folla, dellāisolamento, degli ictus, dei germi e di essere cacciata dal lavoro.
Solo tu non mi fai paura, e non sono sicura che sia un buon segno.
[mks_dropcap style=”square” size=”41″ bg_color=”#bd0000″ txt_color=”#ffffff”]A[/mks_dropcap]tre anni dal suo primo libro pubblicato in Italia, La pazienza dei bufali sotto la pioggia, lo scrittore francese David Thomas ĆØ da poco tornato in libreria, sempre con Marcos y Marcos, con una nuova raccolta di piccole storie di quotidianitĆ .Ā Non ho ancora finito di guardare il mondo, tradotto dagli allievi della scuola di specializzazione per traduttori tuttoEuropa di Torino, con la supervisione di Maurizia Balmelli, non ĆØ altro che questo: una collezione di frammenti di vita, di storie di uomini e di donne che si trovano ad affrontare le piccole e grandi problematiche che il mondo mette loro davanti.
David Thomas deve essere un cultore delle cose di ogni giorno. Di quei piccoli istanti di felicità o di tristezza, di noia o di euforia, di vita insomma, che tutti affrontano nella loro quotidianità . Ed è per questo che per i suoi microracconti, che non superano mai le quattro pagine e che più sono brevi più sono efficaci, sceglie sempre la narrazione in prima, o al massimo in seconda, persona. Perché quello che succede a questi uomini e a queste donne potrebbe succedere a tutti. Anzi, già lo fa.
Tutti noi proviamo una soddisfazione incredibile a fare qualcosa di nascosto, come lāascoltatore del primo racconto, Fare lāamore, che adora tenere la finestra aperta per sentire le urla di piacere dei vicini e sentirsi felice e in pace con il mondo. Tutti noi abbiamo qualcuno di cui odiamo le abitudini ma a cui alla fine non sapremmo mai rinunciare, come il protagonista di Caverna, che detesta sua moglie come solo chi ama davvero può fare, o quello di Urli, che cerca un poā di pace ma poi nel silenzio proprio non riesce a stare. Tutti noi abbiamo amiche o amici che proprio non capiscono che cosa possiamo provare per qualcuno, perchĆ© fisicamente non proprio appetibile, come in Brutta, o semplicemente perchĆ© stronzo, in Niente di più semplice.Ā Ma, soprattutto, tutti noi abbiamo rimpianti o rimorsi per il tempo perso, come la protagonista di Sette anni, che riesce a raccontare in poche righe il nascere, il crescere, il deteriorarsi e il finire di un amore, o per qualcosa che ĆØ stato e ora non ĆØ più e di cui forse non si ĆØ goduto abbastanza (provate a chiedere al povero Pugnetto).
La differenza ĆØ che forse non tutti saremmo in grado di affrontare le cose che la vita ci mette davanti ogni giorno come le affrontano i protagonisti dei racconti di Non ho ancora finito di guardare il mondo. Con amarezza, sƬ, con unāestrema coscienza di sĆ©, dei propri limiti e delle proprie debolezze, soprattutto quando si parla dāamore, ma anche con ironia e autoironia. Come se David Thomas e i suoi personaggi, che a volte potrebbero sembrare un poā folli ma che non sono altro che estremamente umani, sapessero che non cāĆØ altro modo per sopravvivere alla realtĆ .
Sono anni che mi dico che dovrei cambiare macchina, lavoro, quartiere, donna e anche identità . Ma non so perché, non faccio niente per cambiare le cose. à deciso, domani mi cambio le mutande, queste sarà una settimana che ce le ho addosso. Sono sicuro che mi darà la carica per cambiare tutto il resto.
Non ho ancora finito di guardare il mondo di David Thomas ĆØ un libro da tenere vicino a sĆ© e sfogliare di tanto in tanto, quando ci succede qualcosa di imprevedibile e non sappiamo come reagire, ma anche semplicemente quando la vita di ogni giorno ha il sopravvento su di noi, quando tante piccole cose si mettono insieme per farne una grande che ci sembra di non poter affrontare. Basta aprire questo libro in una pagina a caso e leggere uno dei settanta brevi racconti che lo compongono, per sentirsi un poā meno soli, un poā meno strani e, soprattutto, molto, molto più umani.