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Monopoli, editoria e mattoni polacchi minimalisti di scrittore morto giovanissimo

Ooops they did it again – Britney Spears via GIPHY

Lo scorso febbraio avevo scritto un pezzo sull’acquisizione del 100% della Scuola Holden da parte di Feltrinelli ( nello specifico, dalla holding EFFE 2005… ma se sto a snocciolare i passaggi di mano, le aziende e sotto-aziende del colosso editoriale, vi do sicuro il mal di testa). 

L’ho pubblicato? No. 

L’ho cestinato, perché va bene essere critici, va bene essere malfidenti, va bene avere una pessima opinione della gestione monopolistica – no, è errato: oligopolistica – della distribuzione editoriale… ma alla fine non è che davvero Feltrinelli stesse cercando di monopolizzare il mercato italiano attraverso l’acquisizione della più famosa scuola di scrittura italiana. Se lo facesse, sarebbe di certo bloccata dall’Antitrust, alias la “Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato” che, come il nome suggerisce, ha il compito di vigilare contro gli abusi di posizione dominante, le intese lesive per la concorrenza, le operazioni di concentrazione con impatto sul mercato.

Esiste un monopolio nell’editoria italiana?

Quindi, di certo, nessuna delle operazioni che negli ultimi due anni hanno caratterizzato la crescita del gruppo Feltrinelli è lesiva per il libero mercato e la concorrenza. 

Non lo è l’acquisizione di una quota (piccola. Per ora) di Adelphi di cui veniamo a sapere oggi; né lo sono le operazioni degli ultimi dieci anni, cioè dal matrimonio fra Messaggerie (Gruppo Gems) e Feltrinelli del 2015, che han fatto sì che i due enti finissero per controllare un nutrito gruppo di case editrici ( fra cui, fresca di un annetto fa, l’acquisizione di SEM). Non lo è detenere il controllo, grazie al 51% di quote, di Centro Libri, uno dei maggiori distributori italiani, o di Fastbook.  

Assicurarsi il 100% del controllo sulla vita di un libro non è un accentramento del potere. Come potrebbe esserlo? Parliamo solo delle gestione dall’educazione dei futuri autori, grazie al controllo della più famosa, e influente, scuola di scrittura italiana – autori a cui insegnare esattamente le linee guida per la pubblicazione ideale – passando per le diverse case editrici controllate, della distribuzione e promozione all’ingrosso (hello, Messaggerie, my old friend), e di quella al punto vendita, grazie alle catene di librerie forse più capillarmente presenti sul territorio – Feltrinelli, sì, ma anche Il Libraccio, che adesso è controllato dal gruppo Messaggerie. L’AGCOM ha dato il via libera proprio qualche giorno fa. 

Quindi, ecco, nessun pericolo di concentrazione di potere; anzi, come mi ricorda la Golem nel suo post, il gruppo GEMS  è anche quello che stampa le shopper con “Leggere può creare indipendenza”. Si vede.

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Ma dopotutto, è business. È seguire quel vecchio adagio del commercio, quello “dalla culla alla tomba” – dove la tomba immagino sia la questione dei resi e del macero… ma ne parliamo un’altra volta. 

Se la sola produzione e vendita editoriale non è giudicata sufficiente al profitto desiderato, diventa necessario espandersi in altro modo, sia assicurandosi altri campi nella filiera, sia acquisendo altre realtà. Tutto giusto, sì? 

Non si corre certo il rischio di perseguire una costante crescita economica a discapito della qualità, sia per il cliente finale (il lettore) sia per eventuali editori esterni al gruppo, ma vincolati alla distribuzione. Tipo, non è che in questi dieci anni sia diventato più difficile ordinare libri in libreria, se esterni al gruppo editoriale. 

Né si rischia una centralizzazione del potere a discapito di una pluralità di voci – e una omogeneizzazione non solo, a questo punto, dell’offerta di volumi in vendita, ma direttamente di quelli pubblicati e, ancora più a monte, di quelli scritti e ideati.
Chissà se li avremo ancora, i mattoni polacchi su cui ironizzare online…

Insomma: di monopolio – pardon, oligopolio – non si può certo parlare.
Perché non esiste. 

Ma se esistesse, ecco: direi che inizierebbe proprio così. 

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La situazione del gruppo Messaggerie al 2023 (prima quindi di questi ultimi colpi di mercato)

[ le pulci a Mondadori le faccio la prossima volta, che adesso sto ridendo troppo per piangere ] 

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