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Perché Ilenia Zodiaco ha torto sul romance

Ovvero il proseguo dell’articolo L’ABC del romance

O anche: alle volte sarebbe meglio tacere quando non si sanno le cose.

Antefatto e bias

Un paio di settimane fa, la nota youtuber letteraria Ilenia Zodiaco ha pubblicato un video intitolato “Abbiamo un problema con il genere romance?” che ha generato nei suoi commenti uno stuolo di entusiasti lettori avversi al genere pop del momento (pop inteso come famoso, ma soprattutto come popolare). 

Che poi del momento è molto relativo.

Come vi abbiamo già spiegato ne L’ABC del romance, questo genere è ben lungi dall’essere una moda del momento e, a differenza di quanto spiegato da Zodiaco nel video, ha una storia molto radicata e profonda sia in Italia che all’estero.

Questo video però ha causato un aneurisma a chi, come noi, il romance lo mastica bene e pure per mestiere. Perché per quanto si possa essere d’accordo che, essendo un genere molto vasto, contiene anche un sacco di immondizia (esattamente come tutta l’editoria, del resto), è noto a tutti che Ilenia Zodiaco abbia un incredibile bias verso il genere romance e lo dimostra ampiamente la sua rubrica Libri di melma, la quale contiene, chissà come mai, quasi solo romance… e non romance qualsiasi. Da After al Fabbricante di lacrime per arrivare a Come anima mai, tutti libri che hanno in comune quattro cose: sono estremamente popolari presso il pubblico, di qualità da molti considerata dubbia (tipico di tutti i fenomeni pop, che siano libri o i Måneskin o i Beatles), genericamente detestati dalla community delle autrici romance (non da tutte, ovviamente), salvo poi volere quello stesso successo e amati con altrettanta ferocia dal grande pubblico.

Questo cosa comporta? Che Zodiaco non legge romance (ma questo già si sapeva) se non quelli più chiacchierati al fine di fare recensioni negative che facciano parlare il pubblico. Infatti non saremmo qui a parlarne, altrimenti.

Anche stavolta abbiamo un articolo a più mani: vediamo quindi i punti di vista di Daniela Barisone, Melanto Mori e di una new entry nel nostro blog, Elia Ansaloni.

La marchetta a UnoBravo – Daniela

Ormai tutti gli youtuber sono costretti a fare delle pubblicità organiche all’interno dei propri video per parlare dei loro sponsor. Invece di avere NordVPN come tutti, Ilenia Zodiaco ha deciso di offrire i propri servigi a un altro spettro del capitalismo: UnoBravo, un servizio di psicologi online.

Dobbiamo pur campare, direbbe qualcuno e normalmente non avremmo problemi verso questo genere di sponsorizzazioni, ma quello che ci ha fatto evitare di skippare la parte della marchetta è stato tutto il panegirico che lo ha preceduto, ovvero il concetto di “il romance non si cura della salute mentale dei suoi personaggi”.

Excuse me, what the fuck?

Considerando che Ilenia Zodiaco ha letto e recensito meno di una decina di libri di genere romance, si capisce da dove arrivi così tanta ignoranza sulla questione. E la cosa ci indigna per due differenti ragioni. 

La prima, la più banale, è che il romance è un genere comfort, di escapismo, dove spesso chi legge vuole solo divertirsi, sognare, intrattenersi (sì, la lettura può essere anche solo mero intrattenimento senza doverci fare le seghe sulla cultura a tutti i costi).

La seconda è una presa di posizione personale. Chi scrive questo articolo è un’autrice di romance. Anzi, siamo in due (io e Melanto Mori), e nello specifico siamo autrici di romance LGBTQ+ (e di questa questione parleremo successivamente, perché ce n’è anche per questo). Di conseguenza sentire questa frase, quando siamo ben consapevoli che, almeno per quanto riguarda la nostra nicchia, c’è grandissima attenzione verso la salute mentale, fisica e altro, ci ha lasciate spiazzate.

Ne ho già parlato in maniera approfondita nell’articolo precedente a questo nella sezione Romance (solo apparentemente) fuori dagli schemi: disabilità, problemi sociali e tematiche LGBT+, dove vi ho consigliato anche un paio di miei libri e un paio di autrici mie colleghe.

Anche nel romance FM, quello tradizionale, di recente c’è sempre più attenzione verso queste tematiche, che si fanno più vicine alla realtà rispetto ai romanzi del passato.

Perché sì, il romance non è una lingua morta tipo il latino, ma un genere vivo e in continua evoluzione, anche grazie al ricambio generazionale di autrici e autori che si sviluppa naturalmente.

Credo che cringe sia la parola che più mi abbia colta durante questa sezione del video, perché mi ha toccata davvero sul personale. In un mucchio di parole Ilenia Zodiaco ha cancellato (a sua insaputa, certo) il mio lavoro e quello di decine di altre colleghe e tutto in nome di una marchetta.

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Una diapositiva di Daniela dopo la visione del video.

Lo stereotipo continua – Daniela

Nel video, Zodiaco compie quello che per me è un delitto capitale: associa una dinamica (abusata, ne convengo) usata spesso nel romance e la applica a tutto il genere, dando per scontato che tutti i romance siano così.

Questa dinamica si è poi trasformata in stereotipo ed è quella dell’amore tossico, dove lei che cerca di cambiare lui e lui, geloso, possessivo, che fa le peggio cose, trovano infine la loro realizzazione in questa visuale patriarcale.

Una volta, scherzando, ho detto “il fine ultimo del romance FM è lui, lei, matrimonio, casa del mulino bianco e almeno tre figli ariani”. Che è anche un po’ vero, perché il punto del romance non è tanto il finale (scontato: deve finire bene, perché se non finisce bene non è un romance), ma il viaggio. Cosa porta lui e lei a sposarsi, ad avere la casa del mulino bianco e i loro tre figli ariani. Non c’è niente di male in questo. È un onesto desiderio di pace, comfort e che le cose vadano bene per una volta.

Tuttavia questo viaggio, che è il punto focale del genere romance, viene raccontato in mille modi e più diversi l’uno dall’altro ogni volta.

Certo, abbiamo una preponderanza di storie tossichelle? Sicuro, ma queste definiscono il genere? Non penso proprio. Ci sono romanzi (e sono tanti) che hanno amori sani, storie di crescita e formazione… ma posso solo supporre che questo genere di titoli non portino abbastanza visualizzazioni al canale.

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Vogliamo il pane e il rosa – Elia

Premessa: il sottoscritto non è un autore di romance e ha approcciato il genere raramente, come potrete constatare dai miei pochi suggerimenti in fondo all’articolo. Scrivo però di un altro genere bistrattato, cioè il giallo, e mi sembra giusto essere solidale con chi si ritrova associato a degli stereotipi gratuiti.

A voi non dà fastidio il contenuto, ma che siano le donne a parlarne” sostiene Zodiaco. Dopo un’ampia critica dei contenuti, ecco arrivare la critica della critica… un po’ gratuita.

Vogliamo togliere la percentuale di persone che non leggono un libro solo perché scritto da una donna (e che dubito vogliano leggere comunque, vista una simile premessa)? Rimane una percentuale non ignorabile di persone mature che provano fastidio nel veder premiate delle visioni che si adagiano perfettamente sullo status quo attuale, siano esse scritte da donne o da uomini. Ayn Rand avrebbe scritto libri orrendi anche se fosse stata un uomo. Questo perché il sesso non è una classe, ma è qualcosa che direbbe uno “snob gramsciano”, parafrasando il video.

In generale, le critiche mosse da Zodiaco funzionerebbero molto meglio in un’ottica verticale (“Perché l’1% di romance che vende bene ha questi problemi cronici?”) anziché orizzontale, spalmata su un intero genere letterario che, come tutti gli altri, è animato da contraddizioni interne.

“Nel romance non si può parlare di emarginati, si deve parlare di persone ben inserite nella società”

Ilenia Zodiaco

Ma mi sembra che questo problema sia un po’ comune a tutti i generi, se proprio vogliamo parlare di società. Poi è vero che i romance brutti hanno questa tendenza altrettanto brutta di far guadagnare la stabilità economica alle loro protagoniste grazie al maranza pieno di soldi, ma non è che il thriller o il fantasy non abbiano avuto (e non continuino ad avere) le loro belle correnti reazionarie.

Non mi soffermo troppo su un altro punto – gestito in modo abbastanza affrettato anche all’interno del video stesso – che vede nel romanzo, specialmente nei classici, una difesa della borghesia e delle sue regole. Non c’è dubbio che il romanzo sia nato durante l’ascesa della borghesia, quando questa aveva ancora un ruolo progressista, ed è altrettanto vero che in buona parte sia stata (e continui ad essere) un’apologia di quel tipo di società anche durante la sua fase decadente, ma non si può arrivare a un simile appiattimento, e porto due punti a sostegno della mia affermazione:

  1. Se il romanzo fosse intrinsecamente legato alla difesa della borghesia, non dovremmo avere romanzi provenienti da paesi socialisti né scritti da autori con ideali simili, ma le opere di Maksim Gorkij, Upton Sinclair e molti altri ci dimostrano che non è così;
  2. Il teatro è giunto fino ai nostri giorni (con i dovuti cambiamenti) e non comporta necessariamente un’apologia del periodo schiavista nel quale si è originato.

Fine del mattone, non vi preoccupate. Per il prossimo punto, cercherò di essere meno gramscianamente snob, anche se inizia a suonare bene come definizione.

Lei ripassa il topos, lui la tromba – Elia

Un altro punto sollevato da Zodiaco è l’equiparazione del romance al porno per donne. Neanche all’erotismo, che potrebbe pure fornire lo spunto per una discussione interessante, ma direttamente al porno, sminuendo così il genere in partenza (per l’ennesima volta).

All’interno del video, il discorso che fa sulla pornografia in sé ha senso e, fosse per me, potrebbe essere anche più drastico… ma appunto, non è un discorso applicabile al romance. In una produzione scritta, anche se esplicita dal punto di vista erotico, non c’è una persona fisica che viene sfruttata o degradata, per quanto magari vengano descritti dei rapporti discutibili. Così come, per fortuna, i thriller non sono l’equivalente degli snuff movie.

Inoltre la base della pornografia (che purtroppo è anche il fattore principale del suo successo) sta nella spersonalizzazione e nella degradazione di chi vi è coinvolto, per garantire una posizione di superiorità e distacco allo spettatore. Una storia dovrebbe invece puntare a un rapporto col lettore tale da consentire, se non l’identificazione, almeno un confronto per analogia o per contrasto.

Vogliamo concedere il beneficio del dubbio e che il termine “porno” sia stato usato a sproposito? In un altro punto del video, Zodiaco sostiene che se il sesso diventasse il fulcro principale del romance, il genere ne gioverebbe tantissimo. Riduttivo a dir poco, considerando che uno degli aspetti più interessanti del romance è proprio lo sviluppo di un’intesa a tutto tondo fra i protagonisti, che può realizzarsi anche prima del rapporto fisico.

Poi certo, possiamo tracciare un parallelo fra il voler descrivere una storia solo in base ai suoi topoi principali e la suddivisione del porno in categorie, ma pensiamo che i topoi meritino di essere studiati e utilizzati in modo più professionale. Non siamo su TvTropes.

I trope come categorie del porno – Daniela

Cosa sono i trope? Sono delle convenzioni narrative o delle forme espressive che vengono utilizzate per comunicare concetti o emozioni in modo efficace. Se io sento dire enemies to lovers, saprò subito che i due protagonisti sono nemici per qualche motivo e che poi diventeranno amanti. Se trovo omegaverse, saprò di dovermi aspettare gente che va in calore come le bestie. Così come office romance mi rimanderà immediatamente a un setting lavorativo dove due colleghi o un capo e un subordinato diventeranno amanti, saprò che forbidden significa una storia d’amore proibita per qualche ragione e teacher/student si spiega da solo.

Non voglio stare a spiegare quanto siano importanti i trope in tutti i media, ma mi limiterò alla narrativa. Se vi interessa l’argomento, ne parlavo già un anno fa sul mio blog (quindi mi viene da dire a Zodiaco: “Buongiornissimo!”) e lo spiego un po’ più nel dettaglio.

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I trope sono un prodotto che prima di qualche anno fa, diciamo prima del covid (?) si utilizzava quasi solo in ambito delle fanfiction (non è un caso che la maggior parte delle autrici che conosco, sia italiane che straniere, abbiano iniziato a scrivere come fanwriter per poi passare alla scrittura professionale e questo si vede perché i loro romance sono spesso ben costruiti). Poi piano piano è arrivato in ambito self. Difatti mi ricordo che quando è iniziata l’avventura di Lux Lab nel 2019, da brave consumatrici e produttrici di fanfiction, io e le mie colleghe pensavamo di essere delle superfighe a utilizzare i tag (che sono i trope) delle fanfiction per far capire alle nostre lettrici cosa stessimo proponendo loro. E dato che buona parte delle nostre lettrici, nonché in generale del pubblico romance, legge fanfiction, il passaggio è stato seamless. Il problema è stato quando i grossi editori hanno iniziato ad appropriarsi del nostro linguaggio

Lo confesso: la prima volta che ho visto un trope scritto sul retro della copertina mi ha stranita molto. Tuttavia non vedo perché io debba poterlo utilizzare come strumento di marketing e un editore no, dunque tutto va bene.

Cosa è successo quindi? Che un linguaggio circoscritto è diventato nazionalpopolare ed è arrivato in mano a chi non lo conosceva. Quindi posso capire Zodiaco che nell’anno del signore 2024 si sveglia e dice “Poffarbacco! Cosa sono queste turpi categorizzazioni?!”, tuttavia non è niente di nuovo.

Zodiaco però dice una cosa che ha fatto inarcare più di un sopracciglio: paragona i trope alle categorie del porno.

Premesso che, personalmente, credo che in tutto quel discorso in cui dice che il romance sarebbe meraviglioso se parlasse solo di sesso, non ci creda manco lei (e nessuno mi convincerà del contrario) – e qui già potrei aprire un discorso infinito che vi rimando qui sotto con un bell’asterisco ** – salvo poi infarcire tutto con un sottotono misogino perché, come sempre, il problema sono le donne che fanno cose per se stesse.

Stando a questo concetto qualsiasi tipo di categorizzazione potrebbe essere assimilato al porno. Tipo le etichette della comunità LGBTQ+. O le professioni. Gli idraulici. Le etichette degli archivi degli uffici. Le cartelle del vostro computer.
Capite quando è inconsistente questo pensiero?

Il romance è un genere immenso. Questo comporta per forza di cose la necessità di suddividerlo in categorie più piccole al fine di permettere a chi legge di trovare quello che desidera. Nelle fanfiction i trope (o tag) servono da filtro, sia per trovare, ma soprattutto per escludere quello che non si desidera leggere (tipo io filtro sempre il trope dell’incesto perché non voglio leggerne). Ed è un diritto sacrosanto del lettore sapere cosa ha in mano per decidere se ha intenzione di fruirlo o meno.

Quindi non so che tipo di porno guardi Zodiaco, ma di solito non ci si fa le seghe sui romance. Almeno, nella maggior parte dei casi.

** Da scrittrice romance specializzata nell’erotico ho un particolare astio verso questo tipo di affermazioni. Scrivere di sesso è difficilissimo. Far eccitare qualcuno è difficile tanto quanto far ridere qualcuno. O fargli provare paura (da qui la sacra triade dei generi verso cui provo maggiore rispetto: erotico, comico e horror). E sono abbastanza competente da poter dire che no, se il romance parlasse solo di sesso non risolverebbe un bel niente, anzi, poiché la maggior parte delle autrici romance non sa scrivere di sesso. O più banalmente non vuole farlo, perché il focus delle loro storie è un altro ed è assolutamente legittimo.

Che poi sono sicura che se Zodiaco leggesse un romance veramente erotico lo lancerebbe dall’altra parte della stanza manco avesse preso fuoco.

Il paradossale Paradosso del Romance (che non esiste) – Melanto

Seguendo tutti i discorsi precedenti, veniamo ora ad analizzare quello che Ilenia Zodiaco chiama “Paradosso del Romance” ovvero “lo spirito anticonformista del romance che si scontra con finali fin troppo conformisti”.

Non penso ci sia nulla di anticonformista nell’inserimento di una narrazione anche più sessuale per ciò che riguarda una parte del romance, quanto un naturale cambiamento di bisogni e desideri che seguono l’evolversi della società.

Mi ripeto, ma è importante: una parte del romance. Non tutti i romance presentano scene di sesso descrittivo al loro interno e, soprattutto, non tutti usano lo stesso tipo di linguaggio per descrivere una scena di sesso. Ah, i registri linguistici! 

Va da sé che oltre a trovare romance totalmente clean – dove la parte di intimità va in dissolvenza e non viene descritta o dove non è proprio presente – se ne troveranno altri con descrizioni molto auliche e poetiche, e altri ancora con un linguaggio più diretto e “sporco”. No, in nessuno dei casi ha a che fare con il porno – e se uno avesse davvero fruito un po’ di porno capirebbe in fretta anche perché.

Il romance, in generale, non si prefigge nessuno scopo che non sia raccontare una storia seguendo le (pochissime) linee guida. Come avviene per qualsiasi altro genere. Però perché è solo al romance che tutti cercano di fare le pulci o lanciare sfide  a “evolversi”, “uscire dai suoi schemi” che letteralmente si traduce nel “non essere più romance”? Nessuno pretende dal giallo che “no, dai, anche basta con questi delitti e con le indagini. Perché non focalizzarsi solo sulla psicologia dell’assassino?!”. Ah, quindi vuoi un thriller? Perché è questo che succede quando vuoi cambiare le regole che caratterizzano un genere: finisci in un altro.

Questa richiesta viene sistematicamente fatta al romance in ogni occasione: non essere romance. Tenendoci però a specificare il massimo rispetto del genere e a lanciare accuse di ipocrisia per chi lo denigra. Ma volerlo cambiare o pretendere che sia qualcos’altro, non è altrettanto ipocrita?

C’è ipocrisia anche nel considerare “troppo conformista” (e quindi da cambiare) l’eventuale lieto fine che vede la realizzazione della coppia nella maniera più classica al mondo: matrimonio e figli. Dimenticando che, no, non tutti i romance finiscono in questo modo (molto dipende dalla sensibilità dellə scrittorə e dal suo pubblico, da ciò che l’autorə sa che il pubblico si aspetta; perché si fa sempre tanto parlare delle esigenze dei lettori, dello scrivere per venire letti… e poi però si considerano banalotti i finali che soddisfano proprio questi lettori), e no, non c’è da stupirsi se nel romance viene ricercato il finale tipico “matrimonio e famiglia”. Perché? Perché l’uomo è un animale sociale, e la famiglia è il nucleo sociale per eccellenza della nostra specie.

Quindi, invece di considerarlo banale, perché non si pensa a quanto il concetto di famiglia, all’interno di alcuni romance, sia cambiato – e qui, sì, c’è la vena anticonformista! – e spesso ci si ritrova a non avere più il famoso nucleo padre+madre+figli quanto una serie di individui più o meno diversi tra loro ma interconnessi da profondi legami di affetto che vanno oltre l’amicizia o l’amore? Parliamo delle #foundfamily (oh, ditemi che questo lo considerate il pornotrope dell’incesto, vi prego!), di quelle famiglie che si discostano dalla visione tradizionale, ma che non sono da meno come importanza e significato nella vita dei protagonisti; parliamo di quelle famiglie arcobaleno che terminano senza matrimoni né figli ma che comunque formano un nucleo alla fine del romanzo. 

Certo, si tratta di finali che sono più vicini ai romance LGBTQ+ – di cui vi parlerà meglio Daniela nella prossima sezione – ma questo non significa che allora TUTTI i romance FM debbano terminare allo stesso modo. Voi li avete letti tutti per dirlo? Nemmeno io. 

Ad ogni modo, la presenza di una relazione stabile, della formazione di una famiglia o comunque la validazione del rapporto tra i protagonisti non è “conformismo” o “non saper uscire dai canoni del romance”… ma è scrivere romance, perché non dimentichiamoci quale sia una delle DUE (due, vagliù! Sono due! D U E!) regole fondamentali del genere: avere una storia d’amore

Quindi, a prescindere dal sesso dei personaggi (due uomini, due donne, uomo e donna, più persone o persone non binarie), il fine ultimo è la relazione tra di loro. Può terminare con un matrimonio e dei figli, può terminare senza matrimonio e figli, può terminare con loro osservano il disfarsi del mondo mano nella mano dall’alto di una collina, ma deve esserci. Altrimenti non parliamo di romance.

Suggerire alternative a un matrimonio va benissimo, ma farlo proponendo una relazione “donna + donna” dimostra totale ignoranza su un’intera fetta del genere – già esistente da millenni, per altro – che è quella FemaleFemale o FF (in Italia è stato portato da svariate case editrici, anche famose, come la OV, la Fandango, la 360, la Fanucci, ma ha anche numerose autrici italiane che sia come indipendenti–self che tramite CE ne hanno scritto – HELLO, I’M NOT A GHOST!)

Parlando della mia esperienza come autorə romance: nessuno dei miei romanzi termina con un matrimonio… ma i miei personaggi si sposeranno tutti.
Perché amo i matrimoni e perché, per come sono stati caratterizzati – ce lo ricordiamo, vero, che determinate scelte narrative vengono prese anche e soprattutto in relazione alla caratterizzazione che abbiamo dato del personaggio? Bene – il matrimonio è qualcosa che sceglierebbero e in cui credono, in maniera molto romantica – oops, sono romance! – come simbolo di qualcosa che possa durare “per sempre”. E i lettori di romance al “per sempre” ci credono ancora, almeno nelle storie, senza che tutto venga rapportato alla realtà che hanno attorno che sa essere amara, disillusa e cattiva. 

Si legge romance – e lo si ama così com’è – perché si vuole ancora credere che a fronte di qualsiasi avversità ci possa essere un lieto fine. Per tutti. E non c’è proprio niente di banale in questo.

Il romance LGBTQ+ e la feticizzazione – Daniela

Nel video poi Zodiaco si interroga sulla “mancanza di storie dell’amore tra donne”. Ho strabuzzato gli occhi. Non potevo credere di aver sentito una simile assurdità.

Da autrice di romance LGBTQ+ devo però fare una premessa importante. Parliamo di termini di dimensioni e numeri: se il romance FM fa 1000, quello MM fa 10. È la norma, lo abbiamo accettato serenamente quando abbiamo iniziato questo mestiere, ne abbiamo parlato anche al Festival del Romance Italiano. Di conseguenza so benissimo che il romance FF, quello saffico, fa forse 0,5. E lo dico da persona che sta scrivendo un romance FF, questa cosa mi mette in estrema difficoltà. Essendo la scrittura il mio lavoro, scrivere e immettere sul mercato un libro che non mi darà alcun tipo di ritorno è un gigantesco problema.

Questo significa che il romance FF non esiste? Ma manco per il cazzo.

In Italia le pubblicazioni di romance FF non sono tantissime, ma ci sono. I grossi editori stanno finalmente iniziando ad accorgersene – il primo che mi viene in mente è Così si perde la guerra del tempo di Amal El–Mohtar e Max Gladstone, che non è propriamente un romance a tutti gli effetti, ma c’è una storia d’amore saffica. C’è She drives me crazy. Mi fa impazzire di Kelly Quindlen. O anche Flipcup. Le regole del gioco. Vino & Veritas. Vol. 7 di Kim Hartfield, o Delilah Green doesn’t care, uscito da pochissimo.

In lingua inglese, invece, ce ne sono fino a causarvi il vomito.

Però è sempre il solito discorso: “se IO non so che una cosa esiste, quindi non esiste a prescindere”. E questo si applica molto bene a tutto il video di Zodiaco.

Perché Ilenia Zodiaco ha torto sul romance 4

L’esperienza con questo video “di melma” di Ilenia Zodiaco non si è certo conclusa solo il video, ma è proseguita nei commenti. Commenti tutti positivi ed entusiasti, tranne questo che ha colto la mia attenzione:

Perché Ilenia Zodiaco ha torto sul romance 5

La risposta di Ilenia Zodiaco non si è fatta attendere:

Perché Ilenia Zodiaco ha torto sul romance 6

La frase incriminata è quella relativa alla letteratura LGBTQ+ (che non è la stessa cosa di romance LGBTQ+, ma vaglielo a spiegare) è: “per altro con una problematica interna cioè la feticizzazione delle coppie gay da parte di persone esterne alla comunità”.

Io provo sincero imbarazzo a leggere questa cosa, perché se questa cosa poteva essere vera, per certi versi, vent’anni fa, ora non è più così. Tantissime autrici, tra cui quelle di questo articolo, fanno parte della comunità LGBTQ+.

Ma come ho scritto in un altro mio articolo: “Sei donna, che cazzo ne vuoi sapere tu dell’amore tra uomini. Torna in cucina, casalinga feticista. Noi qui abbiamo bisogno di libri crudi, di descrizioni di scopate con lo sputo, di degrado esistenziale e anaffettività, perché è questo che i Veri Autori Maschi™️ scrivono, mica quelle sciocchezzuole da femmine.

Oppure, come ha detto Linda sempre durante il panel sul romance LGBT+ al FRI: “se a scrivere una storia d’amore è una donna, allora è solo una casalinga frustrata. Ma se a scrivere la stessa storia è un uomo, allora è un Premio Strega.

Intanto esistono un sacco di autori uomini di romance MM e scrivono libri esattamente uguali a quelli delle donne. Il più famoso di tutti è sicuramente T.J. Klune, ma per rimanere in Italia abbiamo l’apprezzatissimo Maurice Fay. Esistono, vivono tra noi e non si sentono minimamente minacciati da un genere letterario che è nato dalle donne per le donne. Il romance LGBTQ+, a differenza della letteratura LGBTQ+, non esiste allo scopo di rappresentare la realtà LGBTQ+ (e a tal proposito vi rimando a istruirvi con il podcast A hole new world di Eleonora Caruso e Georgia Cocchi Pontalti, che lo spiegano meglio di me).

Addendum successivo alla pubblicazione originale del post. Su Facebook, l’utente Heartbreakerz von Krieg ha fatto una interessante puntualizzazione che non si allinea al mio discorso, ma che può sicuramente sovrapporsi. Voglio dargli spazio perché la pluralità di voci è importante e va ad approfondire meglio il discorso di quanto abbia fatto io.

All’interno del suo discorso ho messo dei numeri tra parentesi di alcuni punti a cui rispondo successivamente.

Il fatto che moltz autorz di romance queer nascano/crescano nella sfera fanfic lo dite anche nel post, però a mio parere è necessario anche ricordare che l’intero genere dei romance M/M è nato esattamente grazie al fandom. Potrei nominare una valanga di libri originali, ora anche opere “cult”, nate proprio in spazi fandomici – penso ad esempio a Captive Prince, condiviso su LiveJournal negli spazi dedicati all’“original slash”, cioè quelle storie originali che prima del 2010 avevano poco spazio nella pubblicazione e che quindi esistevano negli spazi slash fandomici perché, per legami tra tematiche e trame, erano gli unici che accettavano storie queer. (1)

Gli spazi slash sono sempre stati anche spazi queer. Se torniamo agli anni ’80, quando Joanna Russ scriveva il saggio “Pornography by Women, For Women, With Love” lo faceva dal punto di vista di una donna lesbica, centrando, tra l’altro, lo slash come “liberazione” per tutte le donne con esperienze non-normate (di fatto lei parla proprio di donne “non-tradizionali” che subiscono ripercussioni da ogni lato della società, anche dalle donne “tradizionali” che tentano di correggerle). Poi questo saggio ha quarant’anni buoni, quindi gli si possono fare le sue critiche, ma questo non ne cancella la rilevanza storica e culturale del genere slash.

Abbiamo fatto molti passi avanti dal 1980, eppure continuiamo a dire che il romance queer non mira a rappresentare le realtà queer, quando invece non è vero (2). Negli spazi slash fandomici c’è sempre stata una grossa presenza di persone queer e non lo dico per esperienza personale, lo dico perché abbiamo sondaggi fatti da metà anni 2000 in poi. Già nel 2008 la percentuale di donne queer (e soprattutto donne bisessuali) nel fandom non è molto lontana dal 40%. L’ultimo sondaggio fatto sulla demografia di AO3 ha dimostrato una crescita ulteriore di persone queer e trans – cosa che c’è da aspettarsi contando che il clima sociale e culturale sta cambiando – ma non stiamo saltando fuori dal nulla. Non è credibile che ci siano così tante persone queer che scrivono storie queer senza, in qualche modo, portarci dentro la propria esperienza. (3)

Unu dellz autorz a cui si credita il calcio d’inizio del romance M/M come lo intendiamo ora, Alex Beecroft, scrittoru di “False Colors” (2009, Running Press), è asessuale e agenere. Se parliamo di autorz attuali in campo anglofono, posso nominarvi una lista di autrici donne queer e nonbinary che tengono attivo il genere (oltre, naturalmente, agli autori queer che, come avete fatto notare anche voi, ci sono sempre stati). Per la questione della lista, tra l’altro, non scherzo, perché il subreddit MM_RomanceBooks ha stilato apposta una lista di autorz queer e trans per celebrarne la presenza e l’importanza nel genere.

Il genere F/F, nello specifico, ha una storia travagliata di suo, spesso invisibilizzata che siamo riscoprendo solo adesso (tipo i romanzi pulp lesbici), ma sia a livello di pubblicazione che a livello di fanfiction il genere F/F è creato quasi interamente da donne queer e persone nonbinary saffiche. Questo potete vederlo anche solo sul blog di Ylva Publishing (casa editrice inglese/tedesca che pubblica solo romance F/F, un paio tradotti anche in italiano) oppure sul sito della Golden Crown Literary Society che si occupa appunto di libri saffici.

I libri F/X, M/X, X/X che stanno sorgendo ora con personaggi nonbinary posso assicurarvi che sono portati avanti principalmente da autorz queer e non da autorz cishet. Che poi, questo non vuol dire che non ci siano anche autorz cis e/o het che scrivono di personaggi nonbinary, queer, o qualsiasi altra identità. Il romance queer non è SOLO per autorz e lettorz queer, ma negare che una buona fetta di questi libri sono scritti da chi riporta più o meno espressamente, più o meno allegoricamente la propria esperienza queer mi sembra fare il gioco di chi dice che il romance è solo per donne cishet e da donne cishet (4). Aggiungere o togliere la parte “cishet” cambia poco quando infiliamo autorz e lettorz in delle scatole rifiutandoci di accettare il romance queer rappresenta ANCHE le esperienze queer, indipendentemente dal fatto che il realismo nel romance – e nella finzione in generale – non sia necessariamente la caratteristica principale e/o più ricercata.

Io poi sarei più che felice di vedere discussa la questione della rappresentazione, perché a volte se ne parla con dei toni che sono prescrittivi (come se ci fosse un solo modo di essere queer e di conseguenza di scrivere personaggi queer), quando invece le identità queer sono mutabili e spesso ambigue e contrastanti. Sarei anche più che felice di vedere discusso cosa ci si aspetta dal romance queer, perché dal romance queer si pretende una rappresentazione quando dal romance cishet invece no (e scrivo romance cishet non come sinonimo di romance M/F, che può comunque avere personaggi bisessuali, trans e asessuali, e che in questo rimane soggetto alla pretesa di essere avere una “rappresentazione ideale”). Per non parlare poi del gatekeeping che arriva da dentro e fuori dalle community, proprio quando si parla di feticizzazione, un’idea che tristemente non è solo esterna alle community romance, ma che in alcuni casi è un’accusa riportata anche da dentro. (5)

(1) Da persona iscritta a Livejournal credo dal 2004/2006, posso confermare. Esistevano già EFP e Fanfc.net all’epoca, che davano spazio ai cosiddetti “original works” che poi hanno dato vita ai romanzi MM, spesso perché questi spazi erano gli unici in cui era possibile pubblicarli.

(2) Su questo devo dissentire, in quanto ho personalmente lavorato in una realtà editoriale di romance MM dove la maggior parte delle autrici era eterosessuale, raramente erano autrici queer. Tuttavia è anche vero che successivamente molte autrici etero si sono scoperte bisessuali o lesbiche proprio grazie alla produzione di romance LGBT+, altr* hanno deciso di affrontare una transizione (esempio: Jay Northcote e Jordan L. Hawk) quindi è importante dire che sicuramente da qualche parte il romance MM è nato come spazio non queer, ma poi lo è diventato.
Inoltre, quando dico che il romance LGBT+ non deve necessariamente rappresentare la realtà LGBT+ sono serissima e lo dico anche in base a molti libri di questo genere che ho letto che mai nella vita assocerei alla realtà. Tuttavia il fatto che questo accada non esclude automaticamente il fatto che molte autrici, tra cui proprio la sottoscritta, scriva romance LGBT+ per rappresentare la vita vera, altrimenti Lux Lab non sarebbe una realtà fortemente politicizzata e tra i focus quello di parlare di bisessualità.

(3) Qui purtroppo io faccio sempre l’errore di credere che chi legge i miei articoli sappia chi sono e cosa faccio senza che io debba ripeterlo ogni singola volta. E siccome non mi ricordo se l’ho già fatto prima, ribadisco per la miliardesima volta che sì, sono io stessa una persona queer e tutti i miei libri in qualche modo parlano di mie esperienze personali o di quelle delle mie coautrici o molto spesso dei miei familiari. Questo vale per tutte le autrici del mio collettivo. Pensavo fosse ovvio, ma mea culpa.

(4) Non ho mai detto da nessuna parte che il romance LGBT+ sia fatto solo da donne etero, perché altrimenti né io, né Melanto, né un sacco di mie colleghe esisteremmo. Non so come e dove sia passato questo messaggio, ma voglio specificare che quando dico che questo genere “nasce dalle donne per le donne”, non indico il loro orientamento sessuale. È verissimo che per molti anni le autrici etero l’hanno fatta da padrone (e molte sono in piena carriera pure ora), ma non ho mai escluso le donne queer, altrimenti dovrei escludere pure me stessa e non avrebbe senso.

(5) E qui si ritorna a quello che ho detto, ovvero che il romance LGBTQ+, a differenza della letteratura LGBTQ+, non esiste allo scopo di rappresentare la realtà LGBTQ+, ma questo significa che può farlo, come non può farlo. Ed entrambi sono metodi validissimi di scrivere questo genere, in quanto il punto del romance è di fatto l’intrattenimento. Stiamo sempre parlando di fiction, se volevo la rappresentazione pura della realtà mi leggevo un saggio.

Ma torniamo a noi. Scrivere romance LGBTQ+ non significa feticizzare i gay. Perché scrivere gialli e horror non significa essere assassini e psicopatici, scrivere fantasy non significa essere dei bambini che non sono mai cresciuti e che sognano di cavalcare draghi (alcuni letteralmente, se sono furry), scrivere fantascienza non vuol dire avere una carriera STEM e, porca di quella puttana, piantiamola di perpetrare cazzate dette su TikTok da mocciosi americani e leggiamoli i libri prima di parlarne, perché per essere una che recensisce libri, Ilenia Zodiaco ne parla davvero con troppa faciloneria e molto a sproposito.

In chiusura, Elia lancia una provocazione: “Siamo sicuri che basti aggiungere degli elementi percepiti come trasgressivi per scuotere la situazione? O questi stessi elementi rischiano di essere assorbiti e addirittura volti a tutelare lo status quo?”
L’autore si è poi allontanato alternando la parola “Eurovision” a colpi di tosse. 

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A chiudere vorrei dire una cattiveria, siccome mi hanno detto che a Ilenia Zodiaco piace moltissimo Jane Austen. Non sarà quindi un problema per lei sapere che ho realizzato la versione fr0cia e omegaverse di Orgoglio e Pregiudizio. Tanto il sesso risolverebbe tutti i problemi del romance, no? 😌

Il romance è un genere limitato? – Addendum del 14/06/24 – Daniela

Avevo trovato un bellissimo post su Tumblr che riassumeva il punto sulla questione del dover cambiare il romance a tutti i costi o pretendere che fosse diverso, ne ho fatto gli screen, ma ovviamente non lo ritrovo più per linkarlo. Dunque ve ne farò una traduzione.

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Per me è pazzesco quanto siano controversi i romance. Romance che, in quanto autrice o lettrice ti espone a persone che ripetono a pappagallo: “ma non pensi che sia limitante e infantile avere un intero genere di libri a lieto fine per le donne?”.
Ma anche no?
Ma perché è così importante voler leggere storie in cui le donne non muoiono alla fine?
Perché il concetto di personaggi femminili felici è visto come meno creativo rispetto a personaggi femminili che soffrono? (Credetemi, creare un mondo in cui le donne vincono alla fine richiede molta più creatività e visione artistica).

Nella letteratura è del tutto normale leggere di donne che muoiono nei libri, magari pure all’inizio. Ma nessuno tira su la cornetta per chiamare James Patterson e dirgli che è uno stronzo per aver scritto l’ennesimo thriller del cazzo in cui una donna viene orribilmente uccisa dopo aver fatto sesso e poi un uomo risolve il suo omicidio. Ogni. Cazzo. Di. Volta.
Ma ehi, i romanzi d’amore in cui le donne hanno un lieto fine sono così limitanti, eh?

Parlando seriamente: rendermi conto di quanto sia comune per i personaggi femminili essere puniti con la morte per aver fatto sesso è stata una parte importante del mio abbracciare il genere romance.
Una volta notato questo pattern, non ho potuto fare a meno di vederlo sempre. È ovunque. La narrativa mainstream o qualsiasi altro genere che non sia il romance sono l’equivalente letterario di una camicia rossa in Star Trek.
(Basta guardare al fantasy e al grim dark, dove lo “stupro correttivo” verso i personaggi femminili è la norma, mi vengono in mente i romanzi di Terry Goodkind. Oppure nell’hard boiled, nel giallo, nel thriller, ecc è ritenuto del tutto normale che una donna schiatti per un motivo o per l’altro, ma quasi sempre a causa del sesso – NdR Daniela)

Non è solo il fatto di scopare, anche se quello è un elemento chiave. È che, nei romanzi d’amore, l’eroina viene accudita come normalmente farebbe con tutti gli altri. È la realizzazione di un desiderio, nel senso che il suo interesse amoroso farà un lavoro di tipo emotivo per lei, passerà molto tempo a pensare a lei, o sacrificherà i suoi stessi desideri o la sua fortuna o la sua reputazione per stare con lei, o passerà giorni a curarla per farla tornare in salute, o rischierà la sua vita per salvare la sua (ovviamente questo vale anche nel romance LGBT+ – NdR Daniela).

Nei romanzi rosa, troverete uomini che si prendono cura dei bambini, che parlano dei loro sentimenti, che si impegnano a mantenere decente il loro aspetto, anche se sono adorabilmente pessimi. Guardate quante protagoniste di romanzi rosa si innamorano di un uomo che, guarda caso, è ricco o bello (spesso entrambe le cose), ma lei non cede finché il suo comportamento non cambia in meglio e lui inizia a farle da mentore, o a provvedere a lei, o a essere gentile con lei, a nutrirla, ad ascoltarla, ad apprezzarla… Sospetto che i romanzi d’amore siano guardati dall’alto in basso non tanto per la loro formula “ignorante”, “di bassa letteratura” o da “lettura da cesso”, ma perché dipingono un mondo fantastico che fa sentire gli uomini a disagio o addirittura demascolinizzati.

Ma sia che si tratti di una casalinga di Voghera o di un amministratrice delegata che abita in una grande città, le donne che leggono romanzi d’amore vogliono solo leggere di uomini che le amano nel modo in cui ci si aspetta che le donne amino tutti gli altri, con una forma di lealtà totale, incrollabile e protettiva. C’è anche dell’ottimo sesso, per il quale non devono morire o essere punite, e questo è un grande bonus, ma la parte romance del romanzo è più incentrata sull’apprezzamento della donna (per la sua bellezza, la sua grinta o la sua intelligenza all’inizio, e poi per tutto il resto alla fine).

Secondo il sito web “Smart Bitches, Trashy Books“, che analizza i romance, un elemento comune del romanzo rosa medio è quello che chiamano “the grovel“. Si tratta di un punto di svolta vicino al culmine del libro in cui l’uomo protagonista dice: “Ti ho fatto del male. Avevo le mie ragioni, ma questo non lo rende una cosa giusta o corretta. Mi sento distrutto per averti fatto del male e farò tutto il necessario per rimettere le cose a posto. Lasciarti per rimediare ai miei errori è una delle possibilità, anche se la prospettiva mi fa orrore”.
E questa è una fantasia molto importante. I propri sentimenti, il proprio dolore, sono resi centrali nella narrazione, nel mondo di qualcun altro. Si potrebbe definire una fantasia di potere, ma non credo che sia esattamente così. È una fantasia di significato. Una storia d’amore è una storia in cui la donna è la cosa più significativa del libro.
E se si pensa a questo, ci si rende conto del motivo per cui alcune persone si sentono molto, molto minacciate da questo genere di storie.

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Consigli di romance

In questa sezione vi consigliamo alcuni romance da leggere per rifarvi il palato. Vi consiglieremo anche i nostri stessi libri, perché se Ilenia Zodiaco può fare marchette di merda, allora possiamo farcele anche noi.

Consigli di Daniela

Consigli di Melanto

Consigli di Elia

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Scritto insieme a:

  • Comment (13)
  • per fortuna almeno nel video di Ilenia si può trovare un po’ di lucidità, a differenza di questo “articolo” tendenzioso e delirante. diciamo che i gusti letterari degli scrittori in questione si riflettono sulla loro capacità di argomentazione e analisi critica imbarazzante.

  • Io penso che il vostro articolo sia un po’ polemico, un pochino emana rancore e mi dà l’idea che vi siate offesə senza comprendere del tutto quello che è stato detto nel video. A me non sta particolarmente simpatica la Zodiaco, ma nell’esprimere le sue idee sulla questione è stata equilibrata e non ha offeso nessuno. Invece leggendo tra le righe a me è parso che voi le abbiate dato della repressa bacchettona “ah se leggesse un libro davvero erotico lo lancerebbe ecc ecc”.
    Alla fine su alcune cose concordate anche, quindi veramente mi sfugge la necessità di tutto questo astio.

    • Quindi fammi capire, una persona con un alto potere mediatico fa un video/articolo/post/cose con contenuti ad alto tasso di stronzate e noi non possiamo replicare perché “Elisa ci vede astio?”
      Ilenia Zodiaco ha tutto il diritto di dire sciocchezze nei suoi spazi, se lo desidera. Io, nei miei, ho tutto il diritto di replicare e affermare che quelle che dice sono, appunto, sciocchezze.
      E non le ho dato della repressa bacchettona: ho scritto chiaramente che non sarebbe proprio in grado di tollerarlo un vero romance erotico, perché non sa nemmeno da che parte si inizia in quanto persona piena di pregiudizi.

    • Beh Elisa, insomma, che non abbia offeso nessuno lo dici tu, ma le reazioni al video (c’è un commento negativo su YouTube) e sui social invece danno una restituzione diversa. Se lei avesse parlato dei quattro libri che ha letto senza generalizzare, non ci sarebbe stato problema, ma secondo te dire che chi scrive o legge romance è un pornomane, o che sicuramente si masturba su quello che legge, tutto bene..? Attaccare una categoria di autori e autrici e autricə senza averli letti e tirando delle conclusioni molto superficiali, tutto normale?

      • No non lo dico io, non lo do per certo, posso parlare solo per me e per le mie percezioni. Non frequento i social e non so come si sia sviluppato lì il dibattito. Una mia amica è amica su fb di Daniela Barisone e mi ha passato questo articolo, l’ho letto e sono andata a recuperare il video. Questo per dare l’idea di quanto io sia fuori da queste dinamiche. Io ho percepito una cosa, tu ne hai percepita un’altra. La tua serie di domande incalzanti dal tono sgradevole onestamente non aiuta la causa.

    • Io non ci ho letto astio, ma la rabbia della stanchezza, del dover ripetere sempre gli stessi concetti, del ripetere che bisogna fare dei distinguo e non generalizzare… ma intanto si generalizza sempre sulle stesse cose. E il romance è fra queste. E chi lo fa, lo fa da una posizione in cui si pone come “Adesso vi spiego il genere per come è”, e non “Vi parlo di alcuni libri che ho letto e trovo problematici”. Sarebbe bastata questa differenza, fra lezioncina e visione personale.
      Un po’ di stanchezza sale, quando chi non sa (o magari sa, ma finge piuttosto bene di no) si mette in cattedra.

      • Chi apprezzava il genere continuerà a farlo e chi non lo faceva non aveva certo bisogno del video della Zodiaco per convincersi di “avere ragione”.
        Io credo che ci sia snobismo dal lato di chi disprezza il genere, ma allo stesso tempo chi lo ama mi sa che ha qualche complesso di inferiorità a questo punto, dato che a ogni pié sospinto sente il bisogno di precisare, puntualizzare, difendere. Se c’è stanchezza cronica bisogna anche scegliere quali battaglie combattere.
        Poi se proprio devo dirla tutta sia il video sia questo articolo mi hanno dato idea di stare ascoltando/leggendo qualcunə che era salitə in cattedra per farmi la lezioncina, per cui nei metodi e nelle intenzioni non noto cosi tanta differenza.

  • A me spiace che cancelliate i commenti, abbiate il coraggio di ricaricarlo, così posso anche finire di leggerlo.
    Un po’ dovreste vergognarvi.

  • La vostra analisi del video di questa persona è molto accurata e pur non avendolo ascoltato (per fortuna, a questo punto), a grandi somme ho già capito il tipo di personaggio con cui abbiamo a che fare ovvero, come li chiamo io, i “Cacciatore di like”.
    I peggiori, a mio avviso, perché in grado di montare fandonie super-contraddittorie pur di accaparrarsi qualche migliaio di like per ricevere denaro (perché si riceve un compenso da questi social, se non erro).
    Sono allo stesso livello dei giornalisti senza scrupoli che rovinano le persone coi loro articoli ben infiocchettati.
    La cosa che non mi fa perdere speranza nel genere umano, invece, sono le persone come voi, che, con infinita pazienza e tenacia, mettete uno scudo a difesa di un genere bistrattato e, contrariamente a ciò che ne dicono, sempre al top delle vendite.
    Grazie!

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