Quest’anno facciamo le cose in grande: se l’anno scorso il resoconto del FRI era stato appunto un semplice resoconto, quest’anno ci siamo triplicate. Avrete perciò i punti di vista di ben tre persone:
- Melanto Mori, autorə di romance queer al suo primo FRI
- Daniela Barisone, sponsor del FRI, veterana e boss del collettivo Lux Lab
- Linda Rando, lettrice qualsiasi – anche lei (io) al suo primo FRI
Melanto Mori, l’autorə al suo primo Festival del Romance Italiano
Si chiama Festival del Romance Italiano, ma per tutti è solo “il FRI”.
Quell’appuntamento che viene atteso per un anno intero, che fa sold out di biglietti dopo cinque minuti dall’apertura delle prevendite, che nemmeno finisce e già fa pensare alla “prossima edizione”.
Lo conoscevo a distanza, non avevo mai partecipato perché lo vedevo un po’ “troppo” per me. Quest’anno, invece, nel momento peggiore in cui potessi decidere di buttarmi in una fiera così importante, ho scelto di esserci e il risultato è stato qualcosa di inaspettato, travolgente.
Fuoco.
Il rosso, poi, è anche il colore della fiera e in un modo o nell’altro ti rimane attorno per tutta la giornata, a partire dai cartellini di cui tutti gli scrittorə sono dotatə (e non solo loro).
È impossibile non finire investiti da quel tutto che ti piomba addosso non appena la gente inizia a entrare, ed è solo dopo che hai cominciato a carburare che ti rendi conto che quella non è una fiera in cui arrivi “per caso” o “per curiosità”.
Il pubblico è preparatissimo: stampa le mappe, arriva con obiettivi precisi e si è fatto il programma su dove andare, chi vedere, cosa comprare. Ha valigie grosse quanto me o trascina carrelli pieghevoli per contenere tutto il ben di Dio che si porterà a casa. O che ha portato da casa! Perché, sì, questa è anche l’occasione per farsi firmare copie già in proprio possesso.
Ne ho parlato anche con un’ospite che si è fermata a scambiare due chiacchiere con me, e il suo punto di vista è stato davvero interessante: sì, si viene per le autrici importanti, ma si viene soprattutto per quelle piccole che difficilmente si possono trovare in altri eventi o nei firmacopie delle grandi librerie (vuoi perché autoprodotte – e lo sappiamo tuttɜ che il Self è il male *inserire sarcasmo* – vuoi perché pubblicate da CE più piccine).
Sabato è capitato anche a me che una lettrice arrivasse con una copia di un mio romanzo “portata da casa”. E quando accade (o quando ti riempiono di complimenti, o ti dicono di scrivere ancora) e ti chiede di firmargliela… ragazzə, è l’America.
A mente fredda (e dopo aver sbollito tutta l’adrenalina) avrei voluto godermela di più, essere più interattiva e fare più foto (davvero, ne ho fatte pochissime!), ma per ore mi sono disconnessə dal mondo esterno per concentrarmi solo su ciò che avveniva dentro al Forum di Assago. Perché è stato bellissimo potersi immergere in una realtà così esplosiva, ma tristemente sottovalutata.
La considerazione generale del romance la conosciamo bene: è di serie B, è frivolo, è solo d’evasione, è per perdere tempo (che può andare benissimo, perché non è necessario che un buon libro sia per forza un mattone); ma la realtà è che il romance sa essere anche altro. Può far riflettere, parlare di temi sociali, di politica, di disagio e discriminazioni, di salute mentale. Di crescita, rivalsa e vittoria. Può parlare di tutto, come qualsiasi altro genere, ed essere più profondo di ciò che ci si aspetta.
E al FRI questo viene messo in mostra tra glitter e paillettes, basta solo guardarsi bene in giro e chiedere, parlare con glə autorə in un clima incredibilmente giocoso, più di qualsiasi altro evento cui abbia mai partecipato.
Perché il FRI non è una fiera come le altre, ha proprio lo spirito di una festa in piena regola. Una festa di lettorə e scrittorə. Lo si vede già a partire da come glə autorə o le CE addobbano gli stand con qualcosa di stravagante – per attirare ə lettorə, certo, ma anche per divertirsi in uno scambio continuo, anche se magari non si comprerà nulla. E in una festa puoi trovare di tutto, come un mago in kilt, cioccolatini, caramelle, adesivi… Non si lascerà mai un banco senza un regalino.
E ve lo dico io, che ho girato pochissimo, ma sono tornatə a casa con una quantità enorme di gadgets. Grazie per esserci, sembravano dire.
Insomma, per me era il momento peggiore, ero partitə col morale sotto i tacchi, ma sono uscitə da lì che sorridevo, finalmente consapevole del perché si parlasse così tanto di questa fiera.
Indovinate chi è che sta già aspettando il FRI2025 per rifarlo?
Daniela, la sponsor del FRI
È stato il mio secondo Festival del Romance, ma è stata la prima volta in cui ho partecipato in qualità di sponsor. Noi di Lux Lab infatti, insieme a Leah Weston, Eliana Matania Ruggiero, AWE Edizioni e Mary Durante, ci siamo riunite sotto l’insegna del nome ROMANCE MM & LGBT+, decisamente più semplice da ricordare dei nostri singoli nomi.
Per cui il mio punto di vista è quello di chi ha avuto, da parte dell’organizzazione (nella figura di Lidia Ottelli) il privilegio di una posizione centrale e tutti gli aiuti possibili per rappresentare la narrativa arcobaleno in un festival che raccoglie, tradizionalmente, quasi solo autrici di romance eterosessuale. Partivamo con una gamba sola, le braccia legate dietro la schiena e gli occhi bendati, ma la nostra patron è stata eccezionale nel darci tutti i mezzi per essere a nostra volta protagoniste dell’evento.
E che evento!
Rispetto all’edizione 2023, quella del 2024 si è svolta in un solo giorno. Per cui sarò sincera, non ho la più pallida idea di cosa ci fosse oltre il nostro tavolo, perché l’unico momento in cui mi sono staccata dallo stand è stato per andare al bagno e per raggiungere la sala presentazioni – dove io e Linda Rando, del tutto digiuna dell’argomento romance, abbiamo portato a casa un bellissimo panel (la registrazione la trovate qui, sul canale YouTube di Ultima Pagina). Non saprei quantificare quanta gente ci fosse all’interno della fiera, ma a tre giorni di distanza le mie gambe non si sono ancora riprese dall’essere stata in piedi così tante ore a vendere.
Vedere il pubblico romance aprirsi così tanto alla sua componente queer è stato qualcosa di inaspettato per tutte noi e ovviamente l’anno prossimo saremo di nuovo lì, nella stessa formula.
Un pubblico che è fedelissimo, preparato e, soprattutto, disposto a spendere. Il FRI è l’evento cardine per il romance, ma è anche la spiegazione del perché è un genere schifato da tutti: perché è commerciale. Ed essendo commerciale, vende. Quindi gli altri rosicano e lo fanno pure di brutto (è un fatto, non prendetevela a male). Dunque cosa succede? Gelosia e rosicamento puntano a sminuire il genere romance come “una cosa da femmine” – per cui inferiore – per innalzare le proprie toppe sui gomiti e mascherare il fatto che no, il resto dei generi letterari non ce la fa. Non in questo modo, non in queste modalità. Statece.
Per la prima volta, tra l’altro, il FRI ha visto dei giornalisti: RAI, Sky TG24, ecc… ma a noi del romance MM solo Mondo Japan ha dedicato un articolo, mentre una giornalista di un “noto” telegiornale ci ha proprio saltate. Una non vorrebbe pensare male, ma sapete come si dice, no? È già tanto che parlino di cose da femmine, figurarsi parlare pure di froci.
Dove andremo a finire, signora mia? Per non parlare poi del fatto che tutti i TG che hanno trasmesso servizi sul FRI hanno in comune una cosa: hanno accuratamente evitato di parlare di autoproduzione. Che fosse Amazon o altri servizi, zero assoluto. Forse il motivo è che non si vuole dare pari dignità alle autrici self, che pure componevano il 90% della fiera, rispetto alle autrici di casa editrice? Eppure al nostro tavolo c’era un editore, AWE. E io vendevo i miei libri del mio editore, Quixote. O forse l’unica di cui si poteva parlare era Erin Doom, che non rappresenta minimamente l’autrice media romance, ma che tira nomi e soldi? Chi lo sa.
Ma a parte la mia vena polemica sulla questione (altrimenti mi denunziaquerelano), il FRI è un evento a cui tutti dovrebbero partecipare almeno una volta nella vita, per svariati motivi: il primo è sicuramente per conoscere un genere denigrato e stigmatizzato, ma che ha tantissimo da offrire.
Scordatevi quei cazzo di Harmony di cui vi parlano tutti: il romance vero è un’altra cosa. Il secondo motivo è entrare a far parte di una community immensa, che ha portato la lettura d’intrattenimento a un nuovo livello. E il terzo motivo è per capire e imparare a come si fanno le fiere di genere, perché avremmo bisogno di molti più FRI (declinati anche in altri generi) invece di altri “tipi di fiere”.
Linda, la lettrice
Questo è stato il mio primissimo FRI, dove sono approdata grazie a Daniela, che mi ha chiesto di moderare il panel sul romance lgtbq+&mm da lei tenuto; di mio, difficilmente avrei partecipato, quest’anno, perché non sono una grande lettrice di romance (e, soprattutto, sono pigra).
Mi avevano parlato delle lunghe code ai cancelli d’ingresso, ma non pensavo fossero code così lunghe: un serpentone infinito di persone che sembrava non esaurirsi mai.
Criticità logistiche
Premessa importante: queste critiche vogliono essere dei semplici feedback per Lidia Ottelli e l’organizzazione, che possono, se ritengono, tenerne conto per migliorie nelle future edizioni.
Il Forum di Assago, per quanto molto comodo da raggiungere con i mezzi, non è particolarmente grande; credo invece che il FRI, ormai, sia arrivato a una dimensione tale da richiedere l’espansione fisica. Basti pensare anche a quanto velocemente vengono venduti i biglietti, come faceva notare Melanto. E a proposito di comodità nel raggiungerlo con i mezzi: io e Melanto siamo arrivate in metro; dopo qualche minuto di vagabondaggio, ci siamo trovate con un altro piccolo branco di persone dall’aria altrettanto smarrita che cercavano il FRI: per favore, l’anno prossimo ci mettete un cartellino, anche piccino picciò, con una freccia che indichi la direzione corretta? Vi prego!
La dimensione ridotta rendeva alcune zone un po’ claustrofobiche, e l’assenza di indicatori segnaposto ai banchetti rendeva pressoché inutile la mappa degli espositori. Anche il sistema dei braccialetti numerati per le file dei firma copie è risultato poco comodo, secondo me: da persona neurodivergente che va in sovraccarico sensoriale, ho trovato piuttosto pesanti le continue chiamate dagli altoparlanti.
Ho sentito anche la mancanza di un punto ristoro interno – benché le persone non siano segregate all’interno del Forum come avviene al Salone, e siano pertanto libere di fare una capatina al bar poco distante. Dato che però sono pigra, avrei comunque voluto un punto ristoro nell’area interna, ecco.
Il pubblico
Non credo di aver mai visto, in nessun’altra fiera editoriale, un pubblico così pronto e predisposto all’acquisto: le persone arrivavano con trolley di tutte le dimensioni e, mentre al Salone è una soluzione adottata tutto sommato da un numero ristretto di acquirenti, al FRI è quasi la regola.
Allo stesso modo, la partecipazione del pubblico e un interesse così potente dimostrato nei confronti dei libri esposti, è qualcosa che prima di sabato scorso non avevo mai avuto il piacere di sperimentare. Ed è stata una sensazione splendida pure per me, che ero lì come semplice lettrice e osservatrice.
Il panel
Anche il panel è stato partecipatissimo: la sala era piena, le partecipanti erano attente e interessate. Riporto il link (che trovate anche sopra) per chi volesse recuperare la registrazione.
I pregiudizi
Più di una persona mi ha chiesto se il pubblico fosse composto esclusivamente da donne; non lo era, anche se la stragrande maggioranza apparteneva al genere femminile. Tuttavia, questo riguarda tutto il settore editoriale: in Italia, sono le donne a leggere di più, ed è un dato ben noto.
I pregiudizi sul genere sono duri a morire: se già, di base, esistono pregiudizi sulla letteratura di genere, anche chi fa parte di quest’ultima è prevenuto nei confronti del romance e dei suoi sottogeneri. Non starò qui a menare il can per l’aia fingendo di domandarvi perché succeda: sappiamo benissimo che accade perché è percepito come una roba da donne. E le robe da donne sono, per definizione, meno interessanti e di valore delle robe da uomini – non so voi, ma io non ho mai sentito nessuno ridacchiare o sbuffare davanti agli scaffali dei gialli e dei thriller.
È anche per questo che sono ben lieta dell’esistenza – e del successo – del Festival del Romance Italiano: brava Lidia Ottelli, brave tutte le persone che collaborano con lei. Spero che le vostre iniziative continuino a registrare il sold out, e che la loro riuscita contribuisca ad abbattere questa muraglia di stereotipi e stupidi preconcetti che continuano ad annebbiare il panorama editoriale.
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Daniela Barisone, classe 1986, milanese.
È illustratrice e fumettista, scrive libri per Lux Lab e Quixote Edizioni.
Ama tantissimo i videogiochi e scrivere romance LGBT+
Davvero interessante! Non capisco però tanto la sigla “MM e LGBT+”… le storie FF non ci sono? O sono comprese nel +? e allora perché le storie MM sono a parte? non bastava dire ROMANCE LGBT+?
Ciao!
Allora, le due diciture sono ben distinte perché al nostro tavolo c’erano prettamente storie MM, ovvero con protagonisti uomini, e la distinzione è necessaria. Siccome abbiamo deciso di ampliare il nostro “parco narrativo” (iniziando con una storia di poliamore, ma anche perché metà dei protagonisti dei libri di Lux Lab sono bisessuali), abbiamo aggiunto la dicitura LGBT+.
Quest’anno non avevamo storie FF, ma stiamo scrivendo un romanzo a tema e anche un racconto, per cui li avremo sicuramente alla prossima edizione, aggiungendo anche nuovi autori e autrici che porteranno altri libri su questo argomento e anche storie trans e non binary. Questo in modo da poter proporre più scelta, in rispetto delle lettrici di storie saffiche che quest’anno non siamo riuscite ad accontentare.
Resoconto talmente dettagliato e carico di entusiasmo che ho deciso di partecipare al prossimo FRI 😉
Obiettivo raggiunto, allora 😎