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La donna dalle cinque vite, di Alexandra Lapierre

La donna dalle cinque vite, di Alexandra Lapierre

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Recensione de La donna dalle cinque vite, l’ultimo romanzo pubblicato in Italia di Alexandra Lapierre

Devo dire che leggendo il comunicato stampa del Salone del Libro, mi è scappato un urletto di gioia nel leggere un nome in particolare, quindi mi sembra l’occasione giusta per spiegare alle mie colleghe perché quando ci sarà il dialogo tra Melania Mazzucco e Alexandra Lapierre io diventerò imbarazzante. Beware.

Alexandra Lapierre, figlia del celebre Dominique (avete mai letto la Città della gioia, lungo e dolorosissimo romanzo ambientato negli slum dell’India? No? Non avete avuto una professoressa di italiano sadica come la mia alle medie), è ben oltre l’essere una figlia d’arte. Può infatti vantare una lunga e prolifica carriera come autrice di romanzi storicobiografici dedicati a figure meno note ma non per questo meno travolgenti, in particolare donne. Per il suo lavoro di divulgatrice nel 2005 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere dal ministero della Cultura francese.

In Italia dopo essere stata pubblicata un po’ da Mondadori e un po’ dal Saggiatore, ha trovato con alcuni dei suoi ultimi libri casa presso E/o, con l’uscita prima di Belle Greene nel 2021, de La donna dalle cinque vite (2023) e, in arrivo per la primavera, una nuova edizione Fanny Stevenson, uscito nel 1994 per Mondadori e ora recuperato. Spero che E/o si dedichi a pubblicare i suoi molti romanzi storici ancora inediti in Italia perché questa autrice ha uno stile molto forte ma soprattutto ha un incredibile metodo.

Tra i romanzi più famosi di Alexandra Lapierre, Artemisia, che restituisce un ritratto viscerale della pittrice del ‘600

Dedica dai due ai cinque anni nelle ricerche storiche, intervistando se possibile parenti, conoscenti, o spulciando archivi e biblioteche in cerca dell’ultimo documento. Il suo obiettivo è inventare il meno possibile, proprio per restituire queste esistenze straordinarie che vuole raccontare, tanto che spesso i dialoghi sono in realtà citazioni da lettere degli stessi protagonisti.

L’ultimo libro uscito, La donna dalle cinque vite, racconta l’esistenza di Maria Budberg… una donna che ha tanti nomi in realtà da poter rivaleggiare con Daenerys Targaryen. La protagonista di questo libro è una donna incredibile che si è trovata spesso quasi per caso in mezzo alla Storia, con la S maiuscola, e che allo stesso tempo ha cercato di dare il suo piccolo contributo. Come spesso accade, è una donna che lotta per costruirsi un posto nel mondo, per non essere semplicemente “la moglie di”, “l’amante di”, mentre sullo sfondo si svolgono la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, l’avvento dello Stalinismo e la corsa inesorabile verso il secondo conflitto mondiale.

Maria, o Mura, a seconda di che lato della futura cortina di ferro si troverà, si svela essere una donna colta, figlia di un diplomatico ucraino che la fa istruire nelle lingue, forse intuendo che il mondo in cui la figlia dovrà muoversi sarà sempre più cosmopolita.

A Berlino si innamora e si sposa con un nobile estone, anche lui dignitario russo, che però diventerà germanofilo – pur odiandosi – al momento della Rivoluzione, nella speranza di poter aiutare il suo Paese a conquistare l’indipendenza. Mura, che durante la guerra lavora all’ambasciata britannica di Berlino inizialmente e poi a San Pietroburgo come interprete (sempre sospettata di essere una spia, da ogni parte e per conto di ogni fazione, sebbene non sembrino esserci prove di questo), è una donna intelligente, che riesce a cavarsela in tante situazioni avverse a dispetto di amanti che giurano di venerarla ma poi la lasciano a piedi. Amanti del calibro di Maksim Gor’kij e H.G. Wells. e H.G. Wells.

Anziché buttarla sul romance, però, La donna dalle cinque vite rende un ritratto spesso anche troppo puntuale di questi amanti

Nulla togliere al romance, ci mancherebbe, ma sarebbe forse inappropriato raccontare le grandi storie d’amore che animano la vita di questa donna tacendone però gli abbandoni, gli egoismi, le prevaricazioni, di grandi uomini che pur dall’alto della loro cultura e intelligenza sono ancora legati a una visione dell’amante quasi geisha e che quindi non trovano mai la quadra fino in fondo.

Mura, infatti, è pronta ad amare ma non ad impegnarsi legalmente, dopo un primo matrimonio disastroso e un secondo di convenienza per non finire deportata in Russia dopo essere riuscita a lasciarsi i bolscevichi alle spalle. Amanti che raccontano esplicitamente di lei nelle loro memorie senza preoccuparsi delle conseguenze che per una donna vedova negli anni ’30 – una in particolare sussurrata come spia – potrebbero essere fatali.

Una donna comunque libera, che conosce la fame, la miseria e la prigionia malgrado il suo titolo nobiliare – le pagine che raccontano la carestia e le condizioni di vita a San Pietroburgo dopo la rivoluzione sono bellissime e tremende – ma che comunque esce sempre a testa alta, determinata a sopravvivere e, anzi, a garantire il miglior futuro possibile ai suoi figli.

E allo stesso tempo una donna che entra nell’intellighenzia russa, prima come traduttrice, poi come agente letteraria in Occidente per Gor’kij e altri autori russi… una donna effettivamente dalle molte vite, dall’infanzia in quella che oggi è terra Ucraina al sole di Sorrento, dove manda avanti la casa d’esilio di Gor’kij e di tutto il suo circolo di intellettuali.

Storie come questa richiedono una penna lucida come quella della Lapierre, che rende forte di una ricchissima documentazione i viaggi, gli amori, le preoccupazioni della sua protagonista sempre con una grande attenzione a non soffocare la sua voce.

È un romanzo storico comunque molto corposo, che consiglio agli appassionati delle vicende delle donne, della storia della letteratura e delle storie biografiche fuori dal comune. Alexandra Lapierre preferisce identificarsi come autrice di romanzi perché ci mette del suo nell’intreccio e nel mondo in cui svela la storia, partendo da personaggi secondari o apparentemente poco importanti – per esempio in questo caso la donna irlandese che per una serie di coincidenze farà da tata alla protagonista.

La scrittura di Alexandra Lapierre pur non abbandonandosi al sentimento colpisce sempre al cuore

Nella sua precedente pubblicazione, ad esempio, per rendere chiaro e immediato il pericolo che la sua protagonista Belle Greene Da Costa (la bibliotecaria di J.P. Morgan – QUEL J.P. Morgan) corre per tutta la vita scegliendo di spacciarsi per bianca all’inizio del XX secolo pur essendo afroamericana. Alexandra Lapierre sceglie un incipit durissimo, partendo dal suicidio del nipote di Belle che, mentre è nelle trincee francesi durante la Prima Guerra Mondiale, scopre da una terribile lettera della fidanzata di avere sangue misto e, sapendo che la lettera è passata per la censura militare, decide di uccidersi prima di essere spostato in un battaglione nero, a fare la carne da cannone in prima linea.

È un incipit che mi ha tenuta sveglia due notti, un po’ per la lettera che l’autrice riporta (di cui ancora esiste l’originale, in un archivio) e un po’ per la scrittura, e che svolge in maniera perfetta il suo lavoro: chiarire la spada di Damocle che la protagonista sceglie di porre sulla propria e sulla testa dei familiari per cercare di sfuggire alle possibilità limitate che le persone afroamericane avevano a cavallo tra XIX e XX secolo.

Caratteristiche della scrittura che già emergevano nel romanzo più famoso almeno in Italia, Artemisia, dedicato alla vita della grande artista Artemisia Gentileschi.

Tornando a La donna dalle cinque vite, è un romanzo davvero affascinante che restituisce in maniera magistrale l’epoca che descrive e la vita delle persone sotto il primo periodo di regime bolscevico e tra le due guerre. Da leggere assolutamente.

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Nata a Genova, studia Comunicazione a Savona con l’idea di fare la giornalista, ma si innamora dell’editoria strada facendo, scoprendo di poter trasformare in una professione la sua esperienza di fanwriter, beta reader e grafica amatoriale. Dopo la specialistica si lancia nella libera professione e sta ancora decidendo che atterraggio fare, nel frattempo si occupa di libri e di comunicazione digitale. Nel tempo libero legge, cammina e si gode il mare.

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