Un vecchio palazzo del centro, di una qualsiasi città in Italia, viene ristrutturato, acquistato, venduto, acquisendo prestigio e la facciata più bella dell’intero corso.
Ian Alberici, giovane e facoltoso avvocato, di ricca e nobile famiglia, affascinante, intelligente, pieno di qualità, sposato con un’attrice televisiva dalla carriera in ascesa, è il nuovo proprietario dello stabile. La sua vita perfetta gli si stringe addosso, e lui sente di non farcela più, da quando un evento terribile ha sconvolto per sempre l’esistenza degli Alberici.Stella Salieri, laureanda in veterinaria, già lavoratrice nell’ambulatorio a pianterreno del palazzo, vive nel seminterrato, in un monolocale che niente ha a che vedere con l’attico eccelso nel quale risiede la sorella di Ian. La sua vita è precaria, piena di confusione.
Destinati a non incrociarsi mai, i loro destini convergono, si ingarbugliano, e non ci sarà più modo di districare la matassa.
Con L’attico di vetro, Laura MacLem mette da parte il suo nom de plume più conosciuto e la vena fantasy che lo contraddistingue e ci porta per la prima volta in una tipica storia d’amore dei giorni nostri, firmandosi questa volta come Laura Caldwell.
Ho detto “tipica”, ma lo è fino a un certo punto.
Laura (per evitare a tutti un bel mal di testa, d’ora in poi eviterò i cognomi) ci presenta due protagonisti che per un romance sono così tipici da potersi quasi dire dei cliché: lei, Stella, la protagonista carina-ma-non-la-più-bella-del-reame, con problemi economici e un lavoro per cui ha passione ma che non la renderà certamente ricca e lui, Ian, che invece è bello, ricco e di successo, il cui solo difetto è quello di essere sposato con quella che invece sì, è proprio la più bella del reame.
Stella e Ian si incontrano, si conoscono, provano attrazione nonostante le differenze tra loro, anzi: forse proprio grazie a quelle. I punti in comune, invece, sono più intimi e solo in parte dichiarati all’altro: entrambi iniziano questa storia clandestina illudendosi di poterla gestire come una avventura torbida e dal finale già scritto, entrambi cercano di confinare l’altro a un rassicurante stereotipo (il bastardo disinteressato che fa le corna alla moglie, la ragazzetta un po’ scemotta attratta dal lusso); entrambi hanno un passato doloroso che li ha resi quello che sono, confinandoli in una pelle che sta loro stretta e, mentre Ian ne è consapevole ma non ha idea di come uscirne vivo (e non è tanto per dire), Stella è troppo spaventata per credere che sia possibile una vita differente da quella che si è costruita. Il confronto con l’altro porta a un rimescolamento di quelle acque stagnanti (ma dall’aria sicura) che sono le loro vite, con risultati differenti nella quotidianità e nella psiche di entrambi.
Non è ancora detto se questo sconvolgimento darà frutti positivi per entrambi i protagonisti: L’attico di vetro è solo il primo libro di una storia divisa in due parti; il proseguimento è in uscita a fine agosto, rispettando una pausa di due mesi che… beh, se leggerete il libro capirete – e apprezzerete la scelta.
Badate bene, ho detto che apprezzerete la scelta, non che sarete felici di aspettare due mesi per scoprire come andranno le cose… Mannaggia a te, Laura, mannaggia a te.
E un po’ anche mannaggia a Stella.
Se le basi potrebbero essere quelle di un qualsiasi romance, l’esecuzione è per me un punto focale di questo romanzo: Laura sperimenta con lo stile, utilizzando frequentemente dei piccoli salti in avanti che, all’inizio, possono confondere (ogni tanto al limite della rilettura del paragrafo) il lettore ancora estraneo a protagonisti e fatti ma che, con l’avanzare delle pagine e con una miglior conoscenza della trama, risultano più naturali ed eleganti.
Ancora sperimentando, l’autrice prende due personaggi abusatissimi nel genere (insomma, dicendo “giovane spiantata a fine carriera universitaria incontra uomo di successo molto ricco e iniziano una relazione che scandalizzerebbe le masse” sono sicura che un titolo vi viene di sicuro in mente!) e li dota di personalità e pensieri propri, desideri, paure e contraddizioni, dei protagonisti che fanno quello che fanno senza dare l’impressione di piegarsi ad una trama prestabilita, che dialogano come persone normali e non seguendo all’apparenza un copione.
Se i protagonisti sono ben delineati, i personaggi che gravitano loro attorno sono dipinti in modo chiaro e preciso, e viene lasciato in ombra quanto basta per poterne svelare al lettore, al momento opportuno, nuovi lati. Menzione d’onore a Maria Teresa, la moglie tradita, che ancora non ha rivelato il suo volto ma una miriade di sfaccettature: è un’attrice acclamata e bellissima, ma è sempre alla ricerca di qualcosa che consacri la sua carriera, tra un set fotografico in cui indosserebbe solo un sorriso (e forse un pellicano) e un Cinepanettone; sa recitare e affascinare, ma non riesce a dissimulare il disprezzo, quando a conti fatti le converrebbe, nella vita privata; sembra sapere il fatto suo su come gestire la propria carriera, ma nel suo entourage vi sono figure così ambigue da far rabbrividire; è innamorata, ma di sé concede solo il corpo, come se non ci fosse altro da dare. C’è comunque da dire che, fino ad ora, l’abbiamo vista per lo più filtrata dallo sguardo poco lusinghiero del marito: sarà interessante vedere come si comporterà quando le carte con Ian saranno finalmente scoperte. Insomma, Maria Teresa ci fa o ci è?
In conclusione, L’attico di vetro è quel romance che riesce a prendere anche chi (come me) non è un lettore appassionato del genere, complice una trama che va oltre “lei si innamora, lui si innamora, superano le difficoltà e vivono felici e contenti”; ha protagonisti a volte spinosi, non sempre simpatici (oh, Stella, gli schiaffi che ti avrei dato a un certo punto!), con problemi sia “universali” che attuali, con paure e demoni presenti e asfissianti che come nella realtà non scompaiono in un battito di ciglia perché “hey, pupa, ci penso io con la mia carta di credito” o “tenebrosone mio, il mio amore ti guarirà”. Insomma, soddisferà anche quei lettori che non cercano solo una storia d’amore da leggere in vacanza (o avvolti nelle coperte, per chi lo leggerà più avanti) sebbene trovo sia comunque una perfetta lettura estiva a cui, quando a breve uscirà il cartaceo, non dovrete mettere la sovraccoperta gialla rubata a Dieci piccoli indiani per mantenere la dignità coi vicini d’ombrellone.
Nota a margine: Laura è una autrice che ha fatto dell’auto-pubblicazione una scelta e non un ripiego. Se fino ad ora eravate propensi ad acquistare L’attico di vetro e questa informazione vi ha fatto allontanare bruscamente il ditino dal tasto “compra” del vostro Kindle, sappiate che Laura MacLem è quella autrice che, se amate i generi di cui scrive, vi farà rivalutare la vostra posizione sulle auto-produzioni. Qualora non foste interessati a romance e fantasy, sarebbe incauto consigliarla: cambiereste idea anche su tali generi e si sa, con questo caldo troppi cambiamenti danno alla testa.