American Gods – L’identità migrante dell’America

And did you exchange

A walk on part in a war

For a lead role in a cage?

Wish you were here, Pink Floyd

 

Si attendeva un adattamento di American Gods, romanzo scritto da Neil Gaiman e pubblicato nel 2001, da molto tempo. Per circa dieci anni, periodicamente, si diffondeva la voce di un possibile film e, negli ultimi tempi, di una serie televisiva. Il romanzo è stato un grande successo, che ha portato alla vittoria dei premi Hugo e Nebula. Poteva un adattamento rispettare le aspettative? Quando i primi episodi sono stati proiettati, in anteprima e a un pubblico di giornalisti, si è parlato subito di una narrazione dai forti contenuti politici.

La questione sociale non è secondaria in American Gods. L’America è stata per secoli il punto d’arrivo dei migranti, e con loro sono arrivati i loro dei. Così, ogni episodio inizia con il viaggio di una particolare divinità verso il “nuovo mondo”, o di come sia morta insieme al suo popolo nel tentativo. L’inizio del secondo episodio, tra gli altri, merita una menzione speciale: Orlando Jones, nel ruolo di Anansi/Mr Nancy, propone un’interpretazione degna di un Emmy. E la rappresentazione della città controllata da Vulcano, costruita intorno alla fabbrica di armi gestita dallo stesso dio, diventa un attacco diretto al culto americano delle armi.

L’intera trama ha contenuti complessi. Le divinità antiche vengono lentamente dimenticate e sono costrette a una decisione, schierarsi con le nuove leve – Tecnologia, Media, Globalizzazione, etc. – oppure combattere e morire. Shadow Moon, il protagonista, si trova coinvolto in una storia molto più grande di lui e a cui non riesce a credere. Accettare che esistano gli dei e che camminino in mezzo agli uomini e siano in grado di compiere gesti impossibili e contrari a ogni logica scientifica gli è difficile. Appena uscito di prigione, scopre che la moglie Laura lo tradiva con il suo migliore amico, morti entrambi in un incidente automobilistico. L’incontro con Mr Wednesday gli offre la possibilità di un lavoro, quasi del tutto legale, ma il suo nuovo capo si trova spesso a trattare con creature molto particolari e tutto gli risulta folle (Mr Wednesday: “Il mondo è impazzito, o forse sei impazzito tu. Entrambe le ipotesi vanno seriamente considerate. Fai la tua scelta. Quando hai deciso me la riferirai. Ma non avere fretta. Prenditi il tuo tempo. È una decisione difficile.”)

L’incredulità di Shadow, per quanto giustificata da eventi assurdi come televisori che parlano direttamente a lui nel mezzo di un centro commerciale, è l’aspetto che più risalta nei primi episodi. Inizialmente è normale che sia così – lo spettatore stesso è disorientato dal mondo che la serie sta costruendo, e deve ambientarsi. Quando l’incredulità resta centrale al personaggio anche negli episodi successivi – mentre gli eventi impossibili continuano a verificarsi – la serie inizia a perdere di interesse. La trama finora è quasi inesistente e nonostante la grande importanza dei temi trattati e la rappresentazione grafica di altissimo livello, sembrano mancare i contenuti.

Il rischio, arrivati a questo punto, è che gli autori avessero deciso di attenersi troppo al libro, nel quale Shadow mantiene la sua incredulità per tutto il tempo ma riesce a essere un personaggio coinvolgente. Su schermo, lo spettatore ha già accettato l’impossibile, e Shadow sembra rimanere indietro rispetto al pubblico.

La svolta arriva con il quarto episodio, quando un nuovo punto di vista viene inserito nella narrazione: Laura Moon. L’ex moglie del protagonista (“finché morte non vi separi”) torna in vita grazie a una moneta incantata e intende portare avanti i propri interessi, per la maggior parte legati a Shadow. Nel quarto episodio conosciamo la loro storia, e tutto quello che ha portato alla sua “resurrezione zombie”.

Confesso che le aspettative erano parecchio elevate, ma dopo le prime tre puntate ero perplesso: Shadow è il punto di vista, ma caratterialmente manca di acume per intuire quello che sta succedendo, creando un finto mistero intorno alle azioni di Mr Wednesday, le cui azioni risultano invece chiare allo spettatore. L’eccessiva incredulità, la “banale” esecuzione di un piano a un ritmo deliberatamente basso e qualche scena di sesso in CGI non sembravano costruire un buon prodotto. C’era un potenziale inespresso, nonostante la serie fosse, fino a quel momento, fedele alla versione cartacea. L’introduzione di Laura come nuovo punto di vista, primo elemento che si allontana dal libro, risulta invece cruciale. Da quel momento la serie ha cominciato a essere molto più movimentata e finalmente lasciava dubbi o domande. Non era più solo un prodotto di altissima qualità tecnica, era interessante.

Inoltre il personaggio di Laura, il cui primo interesse è il bene di Shadow e in secondo luogo il proprio status di non-morte, porterà anche a fare chiarezza su Mr Wednesday, che già sappiamo essere un truffatore e un bugiardo disposto a tutto pur di ottenere i suoi scopi. Ma questo vale per tutti gli dei, caduti in disgrazia o meno. Ogni dio, come ricordato nella serie, nasce nel cuore degli uomini, diventa reale, e poi torna agli uomini. Gli uomini sacrificano ai loro dei. Li adorano. Li pregano. Quando vengono dimenticati, muoiono. Ognuno di loro farebbe di tutto per ottenere nuove preghiere e nuovi sacrifici. Alcuni hanno il potere (Media, il Ragazzo Tecnologico, Mr World) e offrono alleanze a loro convenienti. Altri, come Mr Wednesday e Mr Nancy, intendono ripristinare il vecchio ordine e scendono in guerra.

Il contrasto è innanzitutto filosofico: gli dei antichi ricevevano ma restituivano, mentre quelli nuovi prendono e basta. È una ragione sufficiente per scatenare una guerra tra dei? E cosa dice degli uomini l’idea che si siano dimenticate divinità che potevano essere crudeli ma restituivano, in favore di altre più subdole ma anche più ciniche? La domanda che American Gods pone allo spettatore, oggi come nel 2001, è anche questa: quale ricchezza abbiamo perso dimenticando le culture del passato? Il presente e il passato sono davvero incompatibili? American Gods pone le domande, senza avere la pretesa di dare risposte. Mr Wednesday e Mr World non sono eroi. Sono nemici che si rispettano. Il conflitto che si sta avvicinando potrebbe tranquillamente distruggerli entrambi.

In qualunque modo la storia si sviluppi nelle prossime stagioni, quanto rimarrà fedele al libro o quanto se ne allontanerà, non è importante. Ogni episodio sembra presentare fatti e situazioni, a volte reali a volte proiezioni della realtà, da cui sorgono domande meritevoli di un dibattito mirato. Se saprà rimanere un prodotto interessante, divertente e accessibile al pubblico, allora i contenuti complessi avranno il ruolo provocatorio che gli autori avevano immaginato. La prima serie è riuscita in questo scopo, ma è stato necessario introdurre un nuovo punto di vista per evitare un potenziale disastro. Le prossime stagioni non avranno l’obbligo di “ambientare” lo spettatore, ma il giudizio sulla serie deve attendere i prossimi episodi.

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