Parliamo di L’amore bugiardo, altresì conosciuto come Gone Girl – sia perché è il suo titolo originale, sia perché è stato tratto un film di discreto successo con Ben Affleck (film che ancora non ho visto, ma dato che c’è su Netflix prima o poi lo recupererò).
Dato che mi piace dare un parere breve e conciso prima delle recensioni vere e proprie lo dico subito: mi è piaciuto. Molto.
Il libro racconta la storia di Nick Dunne e sua moglie Amy, che sono apparentemente la coppia perfetta: belli, giovani, innamorati, in carriera.
Poi, da Brooklyn si trasferiscono in un posto meno vivace, in Missouri, e da lì qualcosa cambia: i loro lavori, innanzitutto, con Nick che inizia a gestire un bar e Amy che fa la casalinga.
Il mattino del loro quinto anniversario Amy scompare. E il primo indiziato è ovviamente Nick, perché la scomparsa di Amy non sembra un allontanamento volontario, anzi: nel salotto della loro casa ci sono segni di colluttazione e sangue.
«Allora» ha detto Boney. «Da quanto vivete qui?»
«Quasi due anni.»
«E Amy è originaria di New York.»
«Sì.»
«Fa qualcosa? Ha un lavoro?» ha chiesto Gilpin.
«No. Prima scriveva test della personalità.»
Gli investigatori si sono scambiati un’occhiata: Test?
«Su riviste per adolescenti, riviste femminili» ho spiegato. «Sapete… “Sei un tipo geloso? Scoprilo con il nostro test! Metti in soggezione gli uomini? Scoprilo con il nostro test!”»
«Oh, io li adoro!» ha esclamato Boney. «Non sapevo fosse un lavoro. Cioè, che scriverli potesse essere un mestiere.»
«Be’, adesso no. Non più. Internet è pieno di test gratuiti. Quelli di Amy erano pensati meglio, lei aveva un master in psicologia… ha un master in psicologia.» Ho ridacchiato, imbarazzato per la gaffe. «Ma contro quelli gratis non c’è storia.»
«E poi?»
Mi sono stretto nelle spalle. «E poi ci siamo trasferiti qui. Lei adesso sta a casa.»
«Ah! Avete dei bambini, allora?» ha cinguettato Boney, come se avesse appena appreso una buona notizia.
«No.»
«Ah. Quindi di cosa si occupa sua moglie durante il giorno?»
Me lo chiedevo anch’io. Ai tempi di New York Amy era una che sapeva inventarsi un po’ di tutto. […] Qui nel Missouri le donne comprano i vestiti da Target, cucinano cibi rassicuranti e ridono del poco di spagnolo che ricordano dalle superiori. La competizione non interessa. I successi implacabili di Amy vengono accolti di buon grado, con i palmi all’insù e forse un pizzico di compassione. È il posto peggiore dove la mia competitiva moglie potesse finire: una città di perdenti soddisfatte.
I capitoli del libro si alternano tra il punto di vista di Nick e quello di Amy, cronologicamente opposti: Nick parla del presente, il diario di Amy parte da quando si sono conosciuti. La storia prende lentamente forma, i pezzi si incastrano come in un puzzle, le cose non sono come sembrano – d’altronde è un thriller!
Durante le ricerche e le indagini Nick inanella una serie di errori uno dietro l’altro, da bugie insensate (come confermare alla polizia l’esistenza di una prenotazione mai fatta all’unico ristorante di lusso della città per il loro anniversario) a vere e proprie idiozie:
I telegiornali avrebbero mostrato Nick Dunne, marito della donna scomparsa, come una statua di metallo accanto al suocero, braccia incrociate, occhi vitrei e un’aria quasi annoiata mentre i genitori di Amy piangevano. E ancora peggio. La mia reazione di sempre, il bisogno di ricordare agli altri che non ero uno stronzo, che ero un bravo ragazzo nonostante lo sguardo vacuo e la faccia da bastardo altezzoso.
Quindi ecco che dal nulla, mentre Rand implorava il ritorno della figlia, mi è spuntato un sorriso micidiale.
Intanto, dal diario di Amy emergono dettagli ed episodi che raccontano che no, il loro matrimonio non è affatto perfetto come sembra all’apparenza: il giorno del loro terzo anniversario Nick non può rientrare per problemi di lavoro, sedici suoi colleghi sono stati licenziati e hanno fatto un’uscita di gruppo.
È andata così: Nick è rientrato subito dopo le quattro, immerso in una bolla di odore di birra, sigarette e uova fritte, una placenta fetida. Io ero ancora sveglia, il cervello al collasso dopo una maratona di Law & Order. Lui si è seduto sul divano e ha dato un’occhiata al regalo sul tavolo senza aprir bocca. Io lo guardavo in faccia. In tutta evidenza non ci pensava neanche, a scusarsi: Ehi, mi spiace di aver mandato tutto in vacca. Mi sarebbe bastata anche un’ammissione minima. […]
«Allora, com’è andata?» chiedo in tono spento.
«Com’è andata? È andata da schifo. Sedici amici sono rimasti senza lavoro, cazzo. Uno schifo totale. E nel giro di poco toccherà a me.»
Amici. Metà di quelli con cui è uscito non gli stanno nemmeno simpatici, ma rimango zitta.
«Lo so che ora ti senti in pericolo, Nick, però…»
«Non sei tu quella in pericolo, Amy. A te non succederà mai. Ma per noialtri, sai, è diverso.»
Solita storia. Nick ce l’ha con me perché io non ho mai avuto problemi di soldi e mai ne avrò. Pensa che questo faccia di me una smidollata, e probabilmente non ha torto. Però io lavoro. Mi metto lì a una cert’ora e smetto a una cert’altra. Ho amiche che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro, letteralmente: e parlano di quelle che lavorano nei toni patetici con cui si dice, di una ragazza grassa, che «è bellissima di viso». Abbassano la voce e fanno: «D’altro canto, Ellen deve lavorare», quasi fosse una battuta presa da una commedia di Noël Coward. Io non ci rientro perché sanno che se voglio mollare il lavoro posso farlo.
Ogni anno, per il loro anniversario, Amy organizzava una caccia al tesoro per Nick, con una serie di indizi che conducevano poi al regalo vero e proprio. In un’occasione come questa, la caccia al tesoro diventa ancor più importante e significativa – tanto più perché, come scopriremo presto, Nick ha un’amante.
Amy stava usando la caccia al tesoro per farci riavvicinare. Ed era troppo tardi. Mentre scriveva quegli indizi, non aveva idea di come mi sentissi io. Amy, perché non lo hai fatto prima?
Non siamo mai stati bravi coi tempi.
Ho aperto l’indizio successivo, l’ho letto, me lo sono infilato in tasca e sono tornato verso casa. Sapevo dove andare, ma non ero ancora pronto. Non potevo reggere un altro complimento, un’altra parola gentile, un altro ramoscello di ulivo. I miei sentimenti per Amy stavano virando troppo in fretta dall’amaro al dolce.
Non posso dire altro, perché stiamo parlando di un dannato thriller e se vi rivelassi qualcos’altro manderei completamente a monte il piacere di leggersi un libro del genere.
Quel che posso dirvi, invece, è che è vi terrà sulle spine perché vorrete sapere. Che l’alternanza di capitoli a volte sarà frustrante, perché leggere di cose accadute molto tempo prima è sì interessante e utile per ricostruire quel che è accaduto, ma interrompe quello che sta succedendo adesso.
E i colpi di scena di adesso sono quelli su cui vogliamo maggiori dettagli. Perché vogliamo sapere cos’è successo a Amy, se Nick è davvero lo stronzo che sembra o se lo è di più.
Leggetelo, perché di amori malati come questi ce ne sono pochi, in giro.
Per fortuna.
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Nata nel 1991 nella nebbiosa Rovigo, si è diplomata al Liceo delle Scienze Sociali; nel 2014 si è trasferita a Palermo e nel 2015 a Torino, dove vive attualmente sperando di non dover fare altri traslochi. Non scrive ma ama i libri, internet, il rosso e le serie tv. A 12 anni si è innamorata dei forum e ha iniziato a crearli: nel 2008 ha fondato, cresciuto (e venduto otto anni dopo) Writer’s Dream. Nel 2016 ha dato vita a Ultima Pagina.