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Nasce TerraRossa Edizioni. Intervista al direttore editoriale Giovanni Turi
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Nasce TerraRossa Edizioni. Intervista al direttore editoriale Giovanni Turi

Summary:

È nata TerraRossa Edizioni e il direttore editoriale, Giovanni Turi, ci parla di com’è nato il progetto editoriale e quali saranno le opere di prossima pubblicazione

Tempo di unioni, tempo di separazioni e di fiere grandi e piccole. A un’editoria italiana così viva e movimentata fa da contrappunto la perenne la minaccia della contrazione dei lettori. La soluzione però non può essere cercata in periodiche campagne di lettura che utilizzano mezzi di diffusione tradizionali (la breve durata di uno spot pubblicitario) per stimolare un’attività composita che difficilmente, se non coltivata costantemente, potrà portare a un’abitudine vera e propria. Allo stesso tempo, guardando più in profondità, il panorama editoriale vive di un respiro intestino che si fa più vivace e promettente delle grandi case editrici. Alcune piccole realtà editoriali hanno trasformato le loro contingenze in punti di forza: il limitato numero di pubblicazioni le invoglia a lavorare in maniera più approfondita su ogni titolo, la comunicazione allarga il suo raggio d’azione non solo ai destinatari classici ma anche ai lettori.

TerraRossa Edizioni ha esordito all’ultimo Salone del Libro di Torino e ha chiarito sin da subito di essere nata nel Sud Italia. Eppure la precisazione non ne compromette gli obiettivi, privi di limiti geografici, di esplorare il panorama italiano in cerca di un’idea di letteratura. Un’idea che si fa indeterminata e rischiosa quando deve essere definita e magari nascere e svilupparsi per mezzo delle scelte editoriali. Giovanni Turi, direttore editoriale della nuova casa editrice, ha raccontato parte della sua carriera editoriale arrivando a definire com’è nato e a che cosa punta il progetto di TerraRossa Edizioni.

Negli ultimi anni il panorama editoriale italiano è cambiato. Ci sono state acquisizioni all’interno dei grandi gruppi editoriali ma è aumentato anche l’interesse per le piccole e medie case editrici. Queste ultime, a differenza delle grandi, tendono spesso a pubblicare pochi titoli e a concentrarsi su alcuni ambiti letterari approfondendone gli orizzonti. In questo contesto come e perché nasce un progetto editoriale come quello di TerraRossa Edizioni? E cosa distingue la vostra proposta editoriale dalle altre?

TerraRossa Edizioni nasce innanzitutto per ripubblicare nella collana Fondanti testi recenti ormai irreperibili, visto che nella realtà editoriale odierna impera il diktat della novità, con testi che si susseguono incessantemente e che vengono abbandonati a se stessi nel giro di poche settimane. Ritengo invece che una casa editrice abbia la responsabilità di selezionare poche opere di valore, renderle disponibili e promuoverle il più a lungo possibile.La collana Sperimentali è nata in un secondo momento da un’altra sconsolante considerazione: chiunque nella propria scrittura si arrischi a una ricerca stilistica inedita, sia pure senza compromettere l’impatto narrativo, trova poi grandi difficoltà a ricevere attenzione; forse perché chi valuta gli inediti è spesso costretto a limitarsi a spiluccare poche pagine, quindi tutto ciò che non è immediatamente riconoscibile e classificabile viene scartato. Insomma, mi sono trovato sottomano alcuni romanzi che ero certo avrebbero ricevuto una miriade di allettanti proposte di pubblicazione e così non è stato, allora è diventato quasi un dovere adoperarmi perché vedessero la luce, o meglio la portassero, in questo asfittico panorama di opere senza nerbo spacciate per capolavori.

Si parla del Grande Romanzo Americano, una figura mitica dai confini non sempre definiti che ha la caratteristica di un’opera in grado di racchiudere culturalmente e stilisticamente l’essenza americana. Si è parlato anche di Grande Romanzo Italiano – IL Magazine, per esempio, ha indicato La scuola cattolica di Edoardo Albinati  – ma anche qui non sembrano esserci determinate proprietà che semplificano la sua identificazione. Inoltre, riferendomi nello specifico ai tipi di libri pubblicati negli ultimi anni in Italia è stata notata una tendenza allo sconfinamento che ha acquistato rilievo perché alcuni libri non possono essere racchiusi in limiti di genere ben precisi. Mi riferisco a quella che è stata definita New Italian Weirdness che tra gli esempi ha incluso la collana di narrativa Tunué condotta da Vanni Santoni. Qui l’intento non è stato circoscrivere un’idea mirata di letteratura, ma lasciare spazio a una nuova sperimentazione sulla lingua che valesse la pena pubblicare. In riferimento alla specificità letteraria, secondo te, quali sono le caratteristiche del Grande Romanzo Italiano? Esiste un’opera degna di tale titolo? Per quanto riguarda i generi e gli aspetti letterari qual è l’idea di TerraRossa Edizioni per caratterizzarsi nel panorama editoriale?

Sul definire romanzo quello di Albinati ho espresso altrove qualche perplessità; il Grande Romanzo Italiano, beffardamente, potrebbe invece essere Works di Trevisan e anche su questo ho già scritto qualcosa. In genere, però, penso che le etichette servano più ad alimentare un dibattito critico spesso sterile che a entrare nella specificità di opere e correnti letterarie.Sono contento che i lettori italiani stiano iniziando ad apprezzare la complessità (penso al successo di opere come la trilogia di Mircea Cărtărescu, Abbacinante), ma ho il timore che si possa così contribuire a rendere più profondo il solco con i non-lettori o con quelli saltuari. Certo, preferisco questa tendenza rispetto alla banalizzazione della letteratura alla quale abbiamo assistito negli ultimi due decenni e che non è certo servita ad avvicinare nessuno ai libri, anzi. Credo, tuttavia, che ci sia una terza strada che forse non viene più percorsa con la giusta convinzione e che mi piacerebbe sia quella intrapresa da TerraRossa Edizioni: non occorre contrapporre lo stile alla forza e al ritmo della narrazione, né le opere letterarie a quelle accessibili a tutti, ma si può cercare una sintesi. Insomma, vorrei che le nostre pubblicazioni possano venir apprezzate sia dai lettori più esigenti che pretendono da ogni testo uno scarto in avanti delle forme e dei modi dell’espressione letteraria, sia da quelli “deboli” senza eccessivi sforzi.

Qual è il tuo percorso formativo e professionale? E come hai avuto l’opportunità di intraprendere questa nuova avventura editoriale?

Mentre preparavo la tesi della laurea triennale in Lettere, ho frequentato un corso di formazione al lavoro editoriale a cura dell’agenzia letteraria Herzog e sono stato poi selezionato per uno stage presso la (defunta) casa editrice Palomar. Così, ho frequentato per un paio di mesi una redazione e intanto mi sono iscritto al corso di laurea specialistica in Editoria libraria e multimediale. Poi sono seguite le esperienze con alcuni editori pugliesi (in particolare, prima Schena e poi Stilo) e intanto ho maturato la consapevolezza di quello che sapevo e volevo fare: è stato allora che mi ha contatto Angelo De Leonardis per propormi di mettermi in gioco con un nuovo progetto ambizioso e da lì è poi nata TerraRossa. Raccontato così sembra un percorso abbastanza semplice e lineare, non lo è stato. Il lavoro editoriale è quasi sempre incerto e sottopagato, per cui tocca trovarsi anche un’altra occupazione per sbarcare il lunario: faccio la guida turistica in Valle d’Itria da sette-otto anni, ho tenuto dei corsi di scrittura nelle scuole, offro servizi editoriali a privati, ecc. Senza sosta, e senza rimpianti.

Come riuscire a mediare tra i gusti personali, i criteri letterari e gli aspetti economici del mestiere?

Non so se si riesca realmente a mediare tra queste tre istanze o ci si illuda soltanto di farlo. Credo che, quando si fa questa professione, i gusti personali tendano in parte a conformarsi con i criteri letterari e viceversa, ma si rimane pur sempre e innanzitutto dei lettori e quindi si cerca di non dimenticare chi siano i reali destinatari del proprio lavoro, delle proprie scelte (e ci sia augura di riuscirci, altrimenti i bilanci diventano tagliole e il sorriso di chi investe una smorfia).

Con quali modalità avviene la scoperta di autori esordienti da parte vostra? E come vengono selezionate le opere da recuperare per la collana Fondanti?

Per il 2017 l’unico esordio in catalogo è quello di Claudia Lamma, sulla cui vicenda editoriale ci sarebbe da dilungarsi troppo (basti dire che l’inedito era arrivato nella casella postale della Stilo, l’editing mi era stato affidato da CaratteriMobili e ora ha inaugurato la collana Sperimentali). Gli altri sono autori che già conoscevo e stimavo. Per i prossimi esordienti confido che qualche proposta interessante giunga all’indirizzo mail giovannituri@terrarossaedizioni.it, ma soprattutto sono attento alle dritte di altri professionisti e scrittori che apprezzo.Le opere che entrano a far parte dei Fondanti per il momento devono essere testi significativi per il percorso di scrittori meridionali e/o che hanno avuto già successo con la prima edizione.

So che questa domanda non può avere una risposta ben precisa, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Secondo te quali sono le modalità per convincere un lettore a comprare un libro? Quali aspetti comunicativi deve curare una casa editrice?

Il lettore non va convinto, credo anzi sia questo uno degli errori più frequenti che vengono commessi dagli addetti ai lavori, va invece indirizzato con onestà: altrimenti rischia di trovarsi tra le mani il libro sbagliato e, se non è un lettore forte, di disaffezionarsi. A Torino mi è capitato anche di suggerire opere di altri editori a chi si fermava allo stand di TerraRossa, perché mi sembrava che meritassero di essere promosse e potessero essere più rispondenti ai loro gusti. Ho già detto altrove che preferisco confrontarmi con referenti e non con semplici acquirenti, perché quello che si instaura attraverso i libri è un dialogo fragile e prezioso basato sul rispetto.

Quali saranno i titoli di prossima pubblicazione?

Ecco, ora rinnegherò quanto detto poc’anzi e farò il commerciante. Scherzo; il fatto è che in autunno usciranno per Sperimentali due romanzi che ho amato immensamente e che credo possano portare un passetto più avanti il discorso sulla narrativa italiana contemporanea (e non mi importa se questa affermazione possa farmi apparire ridicolo o arrogante: quando usciranno, sfiderò chiunque a smentirmi). Sono Restiamo così quando ve ne andate di Cristò e La gente per bene di Francesco Dezio, due opere che in maniera molto diversa raccontano la contemporaneità fatta di ambizioni deluse e sentimenti ambigui, la nostra assuefazione ai social (e ad altre sostanze), il rapporto con i luoghi che abitiamo, il tutto in due impianti letterari insoliti e magistralmente costruiti. La prima uscita del 2018 sarà invece Adesso tienimi di Flavia Piccinni per Fondanti, che già quando venne proposto da Fazi riscosse gli apprezzamenti che merita: è una storia di solitudine che ha per protagonista una ragazzina circondata di amici e con due genitori molto premurosi.

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