Amministratorə Ultima Pagina 1 Aprile 7, 2016 Amministratorə Segnalazione Share Aprile 7, 2016 Cita Nella filiera che porta dal manoscritto al libro stampato, alcune figure sono chiare anche ai non esperti, altre molto meno. Il correttore di bozze, per esempio, è intuitivo. Il grafico magari non si sa bene come riesca a fare quel che fa, ma impaginazione e copertina sono sotto gli occhi di tutti. Uno dei ruoli più misteriosi è quello dell’editor. Qui l'articolo di Eugenio Saguatti (alias Panofsky) sulla figura dell'editor. 1 Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Valente 55 Gennaio 30 Segnalazione Share Gennaio 30 Ho letto l’articolo e mi piacerebbe aggiungere qualcosa. L’editor rappresenta davvero l’anello di congiunzione tra l’autore e la casa editrice, in quanto oltre a poter leggere i manoscritti, magari passati già al vaglio dai lettori professionisti, si occupa poi di garantire quella “linea editoriale” (https://it.wikipedia.org/wiki/Linea_editoriale#:~:text=Per linea editoriale si intendono,o in un canale televisivo) e la miglior forma possibile dei romanzi che si intendono pubblicare. L’aspetto ancora poco esplorato della questione resta il proliferare degli “editor freelance”, i quali non sono legati a nessuna casa editrice, guadagnano di più per lavorare a un singolo manoscritto e hanno dei servizi rivolti principalmente agli autori. Non seguendo una linea editoriale, non possono garantire la pubblicazione del manoscritto e nemmeno se questo possa poi mai aspirare alla messa in commercio. Può sembrare un “editare libero”, sicuramente revisionabile da altri colleghi, che già lavorano presso delle case editrici (ricordando che sono questi che effettuano l’ultimo editing prima della stampa), ma resta una “buona palestra” per lo scrittore. Il romanzo permane nel famoso cassetto, per quanto riguarda la strada con gli editori, sappiamo benissimo che nel self-publishing ancora non c’è una selezione dall’alto. È un fatto certo che gli editor svolgano un lavoro indispensabile e io stessa ne riconosco l’importanza, allo stesso tempo, però, come è possibile giudicare il giudicante? Il curriculum dovrebbe sempre servire come punto di riferimento, anche per conoscere il livello di professionalità della persona che si sta occupando del nostro testo. Come base di partenza, occorre almeno una laurea di tipo umanistico che ne certifichi le competenze. Qui alcuni sbocchi professionali: https://www.wecanjob.it/archivio21_lavoro-lauree-umanistiche-sbocchi-professionali_0_460.html Si può anche essere degli autodidatti, ma chi assumerebbe una persona senza alcun titolo? Naturalmente, poi occorrono dei corsi che ne certificano la competenza e i lavori effettuati con dei risultati tangibili. Fatto questo, come mettere ancora alla prova il nostro editor? Fa un po’ sorridere pensare che le “prove gratuite”, solitamente fornite dagli editor freelance, si basino solo su poche cartelle…L’editor dovrebbe leggere l’intero romanzo e poi proporre il tipo di lavoro che vorrebbe eseguire. Per intenderci, quando viene qualcuno a casa nostra per un lavoro, il professionista dovrebbe mostrarci la “soluzione” che intende adottare per un nostro “problema”, quando le scelte sono condivisibili e c’è una parità d’intenti, allora, si può commissionare il lavoro. Questo è il mio punto di vista e da questi studi poi si potrebbe stimare anche un preventivo. Mi piacerebbe leggere delle opinioni a riguardo. Grazie. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
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