Gas Inviato Marzo 31, 2016 Segnalazione Share Inviato Marzo 31, 2016 commento Fu senza preavviso all'ora quinta del giorno assolato che discese le scale, e nella più perfetta solitudine la signora trasse un respiro per alzarsi poi sulle punte. Verificò la lunghezza di un passo, e piacendole quanto il gioco quanto la misura lo fece ancora. Roteò con grazia. Scoperta la libertà di cui era padrona, e quanto distanti gli estremi a parentesi, non ci fu nulla che potesse fermarla dall'espressione di quel che sentiva. Muovendosi da un attimo al successivo come le buste di plastica condotte dal vento, allo stesso modo sfiorava il pavimento della stanza sgombra in quel suo balletto immaginato. Recuperando di stanza in stanza i venti anni suoi che non aveva distrutti, soltanto conservati. Per il giorno, quello, in cui spenderli appropriatamente. Immergendosi a tratti nelle diagonali di luce concesse dalle tende, saltava di locale in locale amplificando la sua presenza nell'aria quanto più le era concesso. Nella coreografia ispirata da un sogno trattenuto troppo a lungo, non le era difficile ritrovare gli occupanti della città. Gli operai che vedeva scorrere in fila al mattino, le donne agghindate per la festa, gli strilloni dietro il banco quasi sempre ben disposti, le maestre del collegio. Quelli che l'avessero vista si sarebbero interrogati sull'epifania di una donna sola in una grande casa vuota. Ma era così che andava quando ti cade nell'anima quella stilla di soddisfazione assoluta per la riappropriazione del nome tuo proprio, dopo anni di confusione nel frastuono della vita. Sono attimi di quella natura. Così, mentre un maggiordomo immaginario arpeggiava nell'atrio, svolazzavano fuori dai cassetti le lettere profumate a reclamare ancora l'attenzione di quella ragazza bionda che osservava da un balcone molti anni prima. L'imprenditore stanco del matrimonio. Il giovane sbiancato dalla dieta di un romanziere. L'ufficiale poco attento al suo lavoro. Illudeva lo stormo di essere disposta, poi si allontanava con una mossa e le lettere volteggiavano ad inseguirla per i quartieri dell'immobile. Su per le scale, nel salone, nelle camere da letto ritrovate. Tirò via i lenzuoli dalle poltrone e dai mobili, e questi ricaddero come fantasmi impigriti che non avevano voglia di giocare. Aprì le finestre dissetando le stanze digiune di sole, che singhiozzarono polvere dalla gola dei pavimenti. Puntando a soffitti forgiati da una mano più grande di lei. Verso le acque tranquille in cui nuotava ragazza, sperando di esser veduta da quelli cui pretendeva ammirazione. Imprigionò le lettere in uno sgabuzzino, irridendole. Il moto intenso attraverso le stanze le conduceva in dono le conchiglie che battezzava in giardino, i mercanti del pane inerpicati per i carrugi, le paure di un trasvolo notturno sul mare Mediterraneo. Quell'assieme di timori inesprimibili cui conseguivano prese di posizione, quando affrontati. La gelosia dei tesori accumulati. La famiglia avuta e terminata. Protagonista ancora di ogni cosa che le concesse una parte, come le scene fossero compenetrate, distinte prima soltanto per l'ipocrisia delle età, degli abiti indossati o di una geometria universale che mutava i percorsi in distanze, quindi senza arrivi. Nella casa vuota, ballando, unificò i tempi per sentirli tutti assieme addosso. Fu la sera, gentilissima, quando poggiò il piede. Tese un orecchio nell'illusione di un applauso. Non veduta si inchinò in risposta, ringraziando sé stessa per le magnifiche esperienze. 1 Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
libero Inviato Aprile 9, 2016 Segnalazione Share Inviato Aprile 9, 2016 Racconto molto particolare, bello e difficile da commentare. Contenuti, trama e personaggi: La trama, lieve e aggraziata racconta il viaggio fra i ricordi di un'anziana signora. Viaggio stimolato da un improvviso impeto di giovinezza. Grammatica e sintassi: La sintassi delle frasi è spesso particolare, ma tutto il brano è quasi più in poesia che in prosa. Stile: Lo stile è il punto di forza di questo racconto e trasforma una trama minimalista, appena accennata, in una danza di parole che rendono viva la scena agli occhi dei lettori. Il racconto suggerisce vivide immagini degli istanti, dei pensieri e dei ricordi della signora. Le frasi suggeriscono il ritmo, cadenzano il passo del lettore portandolo a muoversi all'unisono con il passo lieve della signora. Commento finale: Un racconto poetico, scritto in modo talmente particolare da rendere impossibile la critica. Si può apprezzarlo o non apprezzarlo, ma lo stile così personale dell'autore va accettato o respinto in blocco. Personalmente lo accetto e lo apprezzo moltissimo. Complimenti Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gas Inviato Aprile 10, 2016 Author Segnalazione Share Inviato Aprile 10, 2016 Accidenti, grazie dell'analisi così lucida, e del tempo investito nel leggermi. Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
libero Inviato Aprile 10, 2016 Segnalazione Share Inviato Aprile 10, 2016 Tempo assolutamente ben speso. A presto Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Bradipone Inviato Aprile 12, 2016 Segnalazione Share Inviato Aprile 12, 2016 Posso affermare, senza tema di smentite, di non aver capito nulla. Posso solo analizzare il testo come se fosse in geroglifico e contare le ricorrenze. 4 “, e”. L'Accademia della Crusca lo autorizza ma personalmente lo trovo ridondante: mi sembra bastevole o la virgola o una congiunzione, in ogni caso quattro ripetizioni sono eccessive. all'ora quinta del giorno assolato In rete trovo le ore canoniche, https://it.wikipedia.org/wiki/Ore_canoniche , prima, terza, sesta e nona. Non trovo la quinta. Se fosse da interpretare come le ore 5.00 difficilmente il giorno sarebbe assolato in quanto il sole o non è ancora sorto o è sorto da poco. non ci fu nulla che potesse fermarla dall'espressione di quel che sentiva. Le frasi in negativo sono confondenti, pensa ad esempio al prossimo referendum dove se non vuoi le trivelle devi dire “sì” se invece le vuoi “no”. Al posto di “espressione” userei “esprimere”. come le buste di plastica condotte dal vento, citazione da “American beauty”? in quel suo balletto immaginato. Immaginato? Non è reale? i mercanti del pane inerpicati per i carrugi, i mercanti acquistano e rivendono, come Marco Polo che acquistava in Cina e rivendeva in Europa, abitualmente i panificatori rivendono direttamente la propria produzione, tranne che nella grande distribuzione. 2 Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gas Inviato Aprile 12, 2016 Author Segnalazione Share Inviato Aprile 12, 2016 Puntualissime precisazioni sulle quali devo sicuramente fare caso. Alcune puntano il dito sulla mia innegabile ignoranza. La busta di plastica mi è venuta in mente stando sulla strada, però ora che mi fai notare è una citazione notevole. Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Bradipone Inviato Aprile 12, 2016 Segnalazione Share Inviato Aprile 12, 2016 Gas: non è ignoranza ma gioventù, ho solo avuto più tempo di acquisire nozioni. Ti consiglio di leggere "il popolo dell'abisso" di Jack London, lo trovi pure in rete, dove a un certo punto è descritta splendidamente una alcolizzata che balla. Bel film "american beauty", sai da dove prende il nome? 1 Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gas Inviato Aprile 13, 2016 Author Segnalazione Share Inviato Aprile 13, 2016 Dopo furiosa ricerca, sono arrivato alla conclusione che sia la specie di rosa che si vede spesso nel film. 1 Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Trilce Inviato Aprile 19, 2016 Segnalazione Share Inviato Aprile 19, 2016 Bocciata definitivamente "l'ora quinta del giorno assolato" per due motivi, a quell'ora non è sia molto luminoso e poi andando più avanti si parla anche della presenza di molte persone all'esterno, forse è troppo presto anche per trovare tanto movimento di gente nelle strade. Nel secondo paragrafo, magari possiamo eliminare uno dei tre "quanto". Quando dici "balletto immaginato" mi viene da pensare a una coreografia immaginata, creata al momento (lo aggiungo giusto per il commento ricevuto). Da riflettere il contenuto trasmesso, quello di mai dimenticare se stessi, i sogni irrealizzati restano dentro come qualcosa di irrisolto. La signora per fortuna ha il dono dell'immaginazione da dove riesce a trarre consolazione. Ci sono due scene che mi sono piaciute, la prima: 《Così, mentre un maggiordomo immaginario arpeggiava nell'atrio, svolazzavano fuori dai cassetti le lettere profumate a reclamare ancora l'attenzione di quella ragazza bionda che osservava da un balcone molti anni prima. L'imprenditore stanco del matrimonio. Il giovane sbiancato dalla dieta di un romanziere. L'ufficiale poco attento al suo lavoro》 L'illusione che in quei momenti si presentava di fronte a lei e solo adesso riusciva a interpretare. Echi di un doppio specchio. Poi tornando indietro quando dici: 《Quelli che l'avessero vista si sarebbero interrogati sull'epifania di una donna sola in una grande casa vuota》perché forse come lei in passato, non riuscirebbero a capire il loro futuro proietatto ma solo in modo superficiale. Cosa dire di quanto scritto verso il finale: Protagonista ancora di ogni cosa che le concesse una parte, come le scene fossero compenetrate, distinte prima soltanto per l'ipocrisia delle età, degli abiti indossati o di una geometria universale che mutava i percorsi in distanze, quindi senza arrivi. Nella casa vuota, ballando, unificò i tempi per sentirli tutti assieme addosso. Meraviglioso. Non c'è traccia di banalità in questo racconto. Davvero molto bello. Un saluto. Cita Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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