Tristano Inviato 20 Aprile 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Aprile 2023 In questa mattina chiara che leggera risplende sui tetti di tegole ordinate spesso mi torni in mente montagna mia coi tuoi boschi verdi sui ripidi fianchi solo da un rigagnolo attraversati quasi fosse una lacrima a rigarti il viso antico che vide greci, arabi, normanni e saraceni e le variopinte facce delle genti, e i dolori e le speranze delle generazioni. Rivedo il lago tra i canneti e fenicotteri e aironi volare, e più tristi uccelli neri a pelo d'acqua andare insieme a schiera una lenta sacra processione nella luce della sera azzurrorosa, crepuscolare. E sotto questi pini mi piaceva passeggiare, e perdermi sul declivio dolce dove potevi guardare il falco alto volare, e lo scalpicciare udire del cerbiatto sugli aghi rinsecchiti, e amavo riposarmi alla frondeggiante ombra dei rami verdi sempre come il mio cuore, quando alle spalle lasciavo le case di cemento , gli altezzosi muri e i loro spigoli sbrecciati. Ti sentivo, montagna mia, e mi parlavi, e inutilmente cercavi di placare il mio dolore che di notte strepitava, e nemmeno il bianco volo del barbagianni cacciatore mi poteva consolare. Così disperavo di ogni cosa, del pallore dei miei giorni, e di me stesso, che appartengo già alla morte, come tutti, in fin dei conti. Fossi terra almeno e mi rinvigorissi con la pioggia e il mio sempiterno stare quotidiano potesse magari ritrovarsi nella vita nuova dell'aspargo, del finocchio selvatico, del cardo, e potessi riposarmi dall'incessante andare delle orme delle scarpe dalla vuota bramosia che illude chi s'inganna di potere andar lontano. Eppure oggi cammino su queste bianche e lisce pietre levigate, non più sulla mia cara terra, e sento la mia anima disfarsi ad ogni passo. In questa città che pur mi è tanto cara, mia Ragusa, città in discesa, sospesa sulla valle verdeggiante, tenuta ferma dai tuoi ponti, città appesa, non riesco ancora a consolarmi e piango la mia rocca alta antica e sacra, la volpe grigia che di notte si vede ancora per le strade, la campagna silenziosa e le sue stelle e il mio ricordo si disperde quasi a scomparire fino ad abitare la durezza della pietra, il rugoso tronco tortile dell'olivastro, il contegno malinconico del pino quando si staglia solitario sopra il campo, un soldato, una vedetta che scruta l'imbrunire. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ospite Inviato 20 Aprile 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Aprile 2023 Mi piacciono le immagini della lirica, un po' meno la costruzione: in particolare, la ridondanza delle "e" (congiunzione), ma è solo questione di gusto. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Tristano Inviato 20 Aprile 2023 Autore Segnala Condividi Inviato 20 Aprile 2023 15 minuti fa, FraIn ha scritto: Mi piacciono le immagini della lirica, un po' meno la costruzione: in particolare, la ridondanza delle "e" (congiunzione), ma è solo questione di gusto. Grazie per il tuo commento. La reiterazione delle "e" è qualcosa in cui cado spesso, ma mi aiuta a seguire la musicalità, piuttosto che spezzare con le virgole. Ammetto che questo componimento è molto distante dal mio solito modo di scrivere, ma non so perché è venuto così. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Scrittoremanontroppo Inviato 20 Aprile 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Aprile 2023 Piacevole ed evocativa 😄 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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