Chester Hollow Inviato 11 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 11 Marzo 2023 In un tiepido giorno notturno del freddo agosto primaverile, tipico delle latitudini di quei posti là, oltre le vaste campagne del fuori città provinciale subordinato al capoluogo del regno vicino a quello lontano lontano, stavano due contadini intenti a zappare roccia. Sul perché di tale scelta io, francamente, non mi soffermerei. Nel senso, forse erano scemi, forse volevano far pensare di essere scemi e non farsi dare altri lavori, ché lo sappiamo tutti che quelli che lavorano meglio lavorano un fracco di più. Eh, forse non erano poi così scemi. Ma comunque, proseguiamo. I contadini zappapietre erano gente ben informata, perché tra una zappata e l’altra due parole vuoi che non ci scappino? E quel che non sapeva uno lo diceva l’altro, o l’avevano sentito dalle mogli, che a loro volta l’avevano sentito al mercato dal fruttivendolo. Perché le mogli dei contadini vanno al mercato dal fruttivendolo, dite? Perché non producono frutta e ortaggi col sudore della fronte dite? Se riuscite a tirare fuori una zucchina dalle pietre fatemi sapere come fate, perché io di certo non lo so e i contadini nemmeno. Le ultime del fruttivendolo, che di gente ne vedeva un bel po’ di più di qualunque altro personaggio di questo racconto, dicevano ci fosse un guaio mica da poco alla corte del re. «Hanno rapito la principessa?» disse uno dei contadini non appena l’altro gli riferì quello che il fruttivendolo aveva raccontato alla moglie. «Sì, te l’ho appena detto.» «Ma un’altra?» «Perché, quante ce ne hanno rapite?» «Una.» «Quindi?» «No, per dire: ne rapiscono un sacco ultimamente. Non tutte a noi, in generale» «Mah, non mi pare. Si son sempre rapite principesse, da che mondo è mondo.» «Tu rapivi principesse?» «Io? E per farmene che?» «Hai detto che rapivi principesse.» «Ho detto che “si son sempre rapite”, è un “si” con funzione di pronome impersonale, esprime un concetto più ampio di pluralità di soggetti, indicavo una consuetudine.» Gianpancrazio tacque e lo guardò con fare sospettoso. «Che c’è? Che guardi?» «Ma tu, esattamente, perché fai il contadino?» «Con la laurea in lettere non si trova lavoro.» «Ha senso. Dicevo, che pure in un regno vicino hanno rapito una principessa, e ogni tanto si sente dire che...» e Gianpancrazio spalancò occhi e bocca, colto da un’illuminazione. Il Teodoboldo fece un cenno d’assenso, con lo sguardo di chi la sa lunga. «Impersonale, che ti dicevo?» Proseguirono quindi la loro chiacchierata confrontandosi sulla scarsità del mercato del lavoro locale e sul divario minimo di salario che esisteva tra gruppi di popolazione con livelli di istruzione diversi, quando passò da quelle parti un giovine aitante, con spalle larghe, vita stretta e polso medio. E quel sorriso. Quel maledetto sorriso. Armaturamunito, a caval trottante, si dirigeva nella loro direzione. «Guarda un po’ chi sta arrivando!» «Lo conosci?» «No, era per dire: se gli chiedessimo di aiutare il regno a risolvere i problemi da cui è afflitto?» «Tu stai pensando che un cavaliere potrebbe gestire la crisi occupazionale investendo in istruzione, lingue straniere e reti informative, e perfino generare un milione di posti di lavoro, non già lasciando che ci affidiamo alla sua sola parola d’onore, ma siglando con lui un accordo scritto? Un contratto, insomma!» «Eh? Ma no, la storia della principessa!» «In effetti potrebbe essere più qualificato per quel compito. Scusi, lei!» «Si fremi, ci ascolti!» Il cavaliere tirò le redini del maestoso animale, che si fermò. Squadrò quindi i due villici con sufficienza, torcendo con due dita i lunghi baffi impomatati. «Che vuoi? Svelto, non ho tempo da perdere.» «Oh, Imponente Cavaliere, la nostra principessa è stata rapita da una belva malefica!» «Rapimento? Belve malefiche? Ma è meraviglioso!» «Insomma...» «Taci, villico! Che ne sai dei tormenti di un uomo dedito a una vita onorevole, votato a compiere imprese fuori della portata del comune volgo, e altresì impossibilitato a compiere la divina missione per mancanza di occasioni in cui cimentarsi? Costretto, mio malgrado, a condurre una vita dissoluta, con l’unica consolazione di poter scialacquare le immense ricchezze del mio casato!» «Che vitaccia.» «Puoi ben dirlo! E ora, basta perdere minuti preziosi: questa principessa, com’è?» «In che senso?» «Me la si descriva!» «E chi l’ha mai vista.» Il cavaliere sbuffò. «Dovevo supporre che la vostra bassa estrazione non vi abbia consentito mai di mirare la regal figura della vostra futura regnante. E, ditemi, quant’è grande il suo castello?» «Senta, dottor Imponente, noi qui si zappa “accaventiquattro”e “settebarrasette”, chi li ha mai fatti due giorni di ferie per portare i pargoli a vedere il castello? Abbia pietà, noi sappiamo quel che racconta il fruttivendolo.» «Il fruttivendolo?» «Il fruttivendolo.» «Ma siete contadini, perché non...» «Si rilegga un paio di paragrafi sopra.» «Villano! Ora basta prenderti giuoco di me e rispondi: il drago, quanto è feroce?» Il Teodoboldo si rivolse al compagno: «Non mi è chiaro se siamo noi a spiegarci male sulla qualità delle nostre nozioni, o se l’imponenza del cavaliere sia tale da ostruirgli una qualche venuzza nel cervello, perché davvero non mi spiego le sue domande, altrimenti.» «No, momento! QUESTA LA SO!» ribatté Gianpancrazio. «E mi risponda, per le fiamme dell’inferno!» esclamò il cavaliere. («Hip hip, hurra?» suggerì Teodoboldo.) «È un trabocchetto! La belva non è un drago, ma una viverna!» concluse Giampancrazio. «...prego?» interloquì l’imponente, confuso. «Diceva il lattaio che a rapire la principessa è stata una viverna, non un drago.» «Ah. Allora passo.» «Come passa?» «Guardi, io tratto solo in draghi. Le viverne mi fanno cagare.» «Ma… ma… l’onore? La divina missione?» «Ho capito ma mi rovina il curriculum.» «Ma lei mi è specista!» «E saranno pure cazzi miei!» «Si vergogni! Ogni belva, che sia drago, viverna, chimera o mannaro, ha tutto il diritto di essere trucidata e fatta a pezzi dalla spada benedetta di un cavaliere puro di cuore!» «Senti un po’, barbone, qui c’abbiamo mica tempo di correre dietro a ogni richiesta “low value”, qui si insegue il Sogno Arturiano, c’hai presente? “Think big”, “Stay hungry, stay foolish”, mica “stay poor”! Ma cosa vuoi saperne te, che muovi la zappetta, sposti due radici e lanci due semi per terra...» Il contadino, dopo un iniziale sbigottimento, stava per replicare, quando il compagno lo trattenne: «Aspetta Gianpancrazio, calmati. Qui si è superato un certo limite, quello della buona educazione.» «Infatti Teodoboldo, è quello che penso!» «Oh, mi fa piacere che siamo d’accordo. Allora scusati col cavaliere e non pensiamoci più.» «No, fammi capire, sono io quello che si deve scusare?» «E certo, non è chiaro?» prese sottobraccio Gianpancrazio, lo condusse lontano di qualche passo e gli parlò a voce più bassa. «È maleducazione far notare a una persona che non sa fare il proprio mestiere.» Il cavaliere, dall’imponente udito, s’inalberò: «Prego?» Teodoboldo l’ignorò. «Se uno non è capace, non è capace. Non insistere. Lo metti a disagio, poi magari si arrabbia e ci scappa fuori un braccio mozzato. Ce l’hai tu la copertura sanitaria? No! E allora ascoltami; ti scusi, lo ringrazi e lasci che vada a cercarsi qualcosa di più piccolo, tipo un serpente, o qualche vecchia coccatrice da brodo.» Il cavaliere sbottò: «Io sono perfettamente in grado di combattere qualsivoglia creatura maligna!» «Ecco, l’hai fatto arrabbiare. Senta, buon cavaliere, io sono sicuro che lei crede di saper castigare il demonio con una mano dietro la schiena ma, diciamoci la verità: non saprebbe ammazzare un topo.» Il cavaliere, in preda all’ira, sguainò la spada è prese a vorticarla sopra la testa, ululando in maniera forsennata. «MAIOTESCOTENNOTETRUCIDOTELEVOLASPINADORSALEEMECEFACCIOLOSSOBBUCO!» «Vabbe’, adesso mi pare stia reagendo in maniera esagerata. Facciamo così: ci faccia un provino. Vediamo cosa sa fare. Mi saprebbe tagliare quell’arbusto laggiù?» Di tutta risposta, il cavaliere menò un tondo a due mani, perfettamente orizzontale, affettando una betulla in un solo colpo. «Sì, non male, non male. E quella grossa zolla di terra? Saprebbe dissodarla?» Sempre senza perdersi in chiacchiere, l’imponente guerriero menò un fendente a cinque, dieci, venti zolle, frantumandole con ridicola facilità. «Mi fai rompere la terra, zotico? Guarda cosa riesco fare! TAAAAAH!» La lama calò fulminea sopra a una roccia dividendola in due. Il cavaliere, in preda alla frenesia, continuò a rompere pietre su pietre, usando la sua spada come un taglialegna avrebbe fatto con l’ascia. «Mi sembravano un po’ piccine, a dir la verità. Quella saprebbe romperla?» indicò Teodoboldo. «TAH!» rispose il cavaliere, spaccando la roccia. «Quella, quella!» fece un esaltato Gianpancrazio, saltellando come un fanciullo. «TAH!» «Quella, invece?» «TAH!» «Quella lunga lunga.» «TAH!» «Questa scommetto che...» «TAH!» «Perché non quella?» «TAH!» Se qualcuno si prese la briga di contare le ore o i giorni che i tre passarono rispettivamente a indicare e distruggere rocce, non ci è dato sapere. Quel che è certo è che il terreno venne bonificato e i contadini, ora che non avevano più pietre su cui tergiversare, diedero le dimissioni. In seguito aprirono una ditta specializzata nella rivendita di materiale inerte. Il cavaliere fu da loro assunto come manovale. La viverna, snobbata, restituì la principessa. Cadde in depressione e divenne alcolista, ma riuscì a riprendersi. Ora racconta la sua esperienza di evoluzione spirituale nei TedX e fa la personal coach. La principessa parteciperà a Pechino Express. 1 6 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Scrittoremanontroppo Inviato 20 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 Racconto estremamente piacevole, che vedrei bene tra le storie del possente cavaliere. Ha rispettato l'universo, il tema e l'atmosfera della fonte. Attinenza al tema del contest: 5/5 Comicità: 1,8/3 (,sono di gusti difficili ma ho terminato il racconto col sorriso) Meme: Si. Instagrammabile: Si. Avrai non la mia spada, non la mia ascia, ma il mio voto per il contest! 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
filpro Inviato 20 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 Ho apprezzato la furbizia e la saggezza popolare che si è data alle figure dei contadini e, di contro, la superba pomposità e la superficialità della classe nobile. Mi sono piaciuti gli scambi di battute tra i personaggi, dalla conversazione sulla grammatica fino allo snobbismo dell'Imponente Cavaliere. Per me è stato un crescendo di umorismo fino ai tre paragrafetti finali, che ho adorato, soprattutto quello riguardante la storia di caduta e redenzione della viverna... geniale! 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Simona Russo Inviato 21 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 21 Marzo 2023 Bellissimo! E non mi dispiacerebbe vederlo sviluppato in un testo paragonabile ad un romanzo. Ho adorato le figure di Gianpancrazio e Teodoboldo, due contadini in apparenza scemi, ma che nella loro falsa scemitudine hanno messo in evidenza la superficialità e l'arroganza del Cavaliere. Oltre a sottolineare i temi attuali che affliggono la nostra società. Ultimo, ma non ultimo, la reazione della Viverna discriminata merita uno sviluppo a parte. 2 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nem Inviato 27 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 27 Marzo 2023 Mi è piaciuto il fatto che si siano resi principali due personaggi marginali come i villici. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
dodiwhatshername Inviato 28 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 28 Marzo 2023 Bel racconto, in linea con la traccia del contest eppure reso originale dalla prospettiva ribaltata. Mi è piaciuta soprattutto la scelta onomastica e quelle che si potrebbero definire "post credit scenes": dove sono i nostri personaggi oggi? Grazie a te, lo sappiamo. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Cinzia Fabretti Inviato 29 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 29 Marzo 2023 Voto questo racconto per l'originalità dei personaggi. I due contadini che zappano la pietra sono fantastici, e il cavaliere che non dà la caccia alla viverna è talmente ridicolo nella sua prosopopea da restare impresso. Divertente alla prima lettura, dopo aver dato uno sguardo al grosso dei racconti mi ha indotto a rileggere per conferma, e mi è piaciuto anche di più. Le citazioni sul destino finale dei personaggi sono una chicca 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mirihele Inviato 31 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 31 Marzo 2023 Mi ha fatta ridere l'incipit - mi ha fatta ridere la storia. Mi ha ammazzata la viverna che fa TedTalk. Ci sono altri racconti bellissimi in contest, ma questo mi ha davvero divertita, mannaggia a te che rispetti davvero le consegne dei concorsi! 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
LadyCrispante Inviato 31 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 31 Marzo 2023 Finalmente un racconto dove si dà spazio ai contadini e dove questi ultimi riescono a sfruttare il cavaliere in qualche modo 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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