dodiwhatshername Inviato 8 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 8 Marzo 2023 Nel regno Lontano Ma Non Troppo alcuni eoni or sono venne organizzata una grandiosa parata in onore del figlio minore del re, il Principe PierTancredi Maria, ch’era appena stato proclamato cavaliere. Erano presenti tutte le figure di spicco della buona società e l’intera schiatta della nobiltà, nonché i rappresentanti di ogni gilda. In via eccezionale, fu persino concesso un giorno di riposo ai villici, affinché omaggiassero il giovane reale per i genuini recenti successi conseguiti. D’altra parte, si era stabilito che la parata avrebbe avuto luogo fuori dalle mura del palazzo, lungo le vie del borgo e fino alle propaggini collinari del regno, dove si annidavano i plebei. Quindi, già che c’erano, tanto valeva farli sentire parte della manifestazione. Così, negli occhi colmi di meraviglia dei paesani si riflessero mille vesti pregiate dai colori cangianti, sberleffi e capriole dei giullari, raggi d’oro e d’argento provenienti dalle armature dei cavalieri. I loro cuori sussultavano insieme ai colpi dei tamburi, al grido dei cento corni e al trotto aggraziato dei cavalli bardati. La folla andò in visibilio quando un ometto coperto di nei e dalla voce roca, che si rivelò essere il ciambellano, declamò: ≪Il Principe PierTancredi Maria di casa Magnapecunia, ottavo del suo nome, già vincitore di tredici giostre, esperto in cartografia fantasiosa e campione di spelling bendato è da oggi il più giovane fra i virgulti meritevoli investiti della carica di cavaliere a memoria d’uomo nel nostro splendente regno!≫ ≪Ottimo≫ esclamò una giovane contadinotta applaudendo con convinzione i successi del geniale reale. ≪Se ce l’ha fatta lui posso farcela anche io.≫ continuò con le maniche già rimboccate quella speranzosa plebea di nome GianFranca. ≪Come si fa a diventare cavaliere della corona?≫ Aveva posto la domanda più a se stessa che a qualcuno in particolare, eppure lungo la via affollata cadde il silenzio. La parata si fermò, i popolani non facevano più un fiato, persino i cavalli avevano ripiegato le orecchie all’indietro, attoniti. Poi, schiarendosi la voce non meno di sette volte, il cerusico del villaggio, ch’era un uomo in là con gli anni e dunque molto dotto, spiegò: ≪Beh… Beh. È un impegno serio. Bisogna studiare tanto… ≫ ≪Non c’è problema, l’ho fatto.≫ rispose orgogliosa GianFranca, sventolando la carta con ceralacca che attestava la sua capacità lodevole di compitare e far di conto. ≪Beh… Beh, non è mica tutto qui. Bisogna sottoporsi a un addestramento lungo e complicato… ≫ ≪Lo ammetto, non è stato facile trasportare vettovaglie e armamenti a destra e a manca per sei mesi senza mai vedere il becco d’un quattrino ma, grazie anche al supporto della mia famiglia, ce l’ho fatta.≫ replicò commossa la giovane, ricordando vividamente il periodo da scudiera che aveva concluso qualche tempo prima. ≪Beh… Beh. Bisogna aspettare che si abbia la prossima cerimonia d’investitura collettiva. Ce ne sarà una fra settecentosettantasette lune nuove.≫ chiosò il cerusico, il quale appariva profondamente soddisfatto dalla bravura dimostrata dall’intraprendente plebea. La fanciulla, però, aveva perso un po’ dell’entusiasmo sino ad allora manifestato. ≪Come “fra settecentosettantasette lune nuove”? E il Principe allora?≫ Tutti i presenti tirarono rumorosamente il fiato come un sol uomo, le cavalcature espressero il proprio disappunto con nitriti indignati. Il Principe PierTancredi Maria, sopraffatto dalla viltà di tale insinuazione, svenne. Era proprio un animo nobile. Nel mentre, una voce querula proruppe: ≪Il Principe è un caso speciale, un’eccellenza di nome e di fatto. Ha sempre avuto del talento, tanto che ha cominciato a prepararsi fin dalla più tenera età. Si pensi che giostrava già nell’utero. Certi dolori, non ve lo dico!≫ Quest’arringa parve costare alla Regina tutte le sue forze poiché, quando l’ebbe pronunciata, andò a raggiungere il povero figliolo sul fondo della portantina. ≪Va be’, avrò pazienza≫ fece mogia GianFranca che, grazie alla sua carta con ceralacca attestante la capacità di far di conto, aveva già calcolato quanto tempo ancora avrebbe dovuto attendere prima di poter essere una cavaliera indipendente. ≪Però alla prossima cerimonia d’investitura sicuramente sarò cavaliera finché dragone non mi squarti, giusto?≫ Il cerusico sorrise dell’ingenuità della plebea, con lui gran parte del regno. ≪Beh… Beh, no. I posti da cavaliere sono limitati. Non è che si possa essere tutti cavalieri in questo regno. Solo i migliori sette saranno ufficialmente proclamati cavalieri della corona per-≫ ≪Solo sette? In tutto il regno?≫ esclamò sconvolta la fanciulla. Una competizione del genere sarebbe stata ancora più tosta da sbaragliare delle molteplici prove fino ad allora sostenute. Aveva visto parecchi dei suoi sodali villici cedere ai fendenti dei docenti e alla bestia artigliata chiamata Pressione Sociale. Ma se ce l’aveva fatta ad arrivare fin lì poteva superare qualunque altra prova, giusto? ≪Beh… Beh, sì. Ci sono giusto sei promettentissimi giovani geni che stanno preparandosi da quando erano nell’utero… ≫ GianFranca si accigliò. Come faceva il cerusico a sapere di questi valenti pargoli? Perché lei non ne sapeva nulla? E sopratutto, era sicura di aver ben valutato le proprie capacità? A fronte di tanti talenti, che speranze poteva avere lei, persona normale? Un dubbio nero come la pece e grosso come un troll di montagna la attanagliò. ≪Mi scusi, Sua Maestà≫ incominciò, con una vocina piccola piccola ≪Ma i giovani non eccezionali come io sono, o quelli che non possono permettersi mirabolanti cursus honorum fin dal momento della fecondazione perché di origine plebea, cosa debbono fare per ottenere una stabile posizione di cavaliere in questo regno?≫ ≪Attendere il proprio turno, naturalmente. Il vero merito sarà sempre premiato. Fra settecentosettantasette lune nuove, o quando non ci saranno giovani reali- voglio dire, geniali e più meritevoli.≫ ≪D’accoro, Sua Maestà. Ma nel mentre? Come possiamo lasciare l’avito nido, aspirare a qualcosa di folle come, che so, la stabilità economica o la formazione di una famiglia?≫ ≪Che domande, mia villica sciocchina! Naturalmente continuando a essere scudieri senza paga, facendo la gavetta fino a quarantasei anni, sporcandovi le mani. E se volete maritarvi, fatelo pure. Il regno necessita pargoli frignanti. Purché rispettiate lo ius primae noctis.≫ ammiccò il sovrano. ≪Ma io vorrei avere un lavoro retribuito adesso… ≫ provò a obiettare GianFranca, scatenando la riprovazione della corte e del villaggio tutto. Un coro dissonante si levò dalla sozza strada acciottolata: a destra si sentiva ≪Ah, questi giovani che vogliono tutto e subito!≫; a sinistra si esclamava ≪Non hanno più voglia di fare nulla, ecco che c’è! Sono stati cresciuti senza affrontare una crociata, senza un’impiccagione per crimini minori… e questo è il risultato!≫ ≪Povero regno, che fine farà?≫ piangeva senza lacrime la regina madre, abbandonandosi distrutta sulla portantina. La fanciulla intanto avvertiva un dolorino fra il collo e la schiena. Che i sacchi di provvigioni trasportati quand’era scudiera cominciassero a mostrare i loro nefasti effetti? Si toccò distrattamente una spalla e, con sua enorme sorpresa, vi trovò una zampa squamosa che l’avvolgeva. Lesta, si voltò per fronteggiare la fiera che l’attaccava, ma questa le rimaneva appiccicata, tanto che non riuscì nemmeno a vederla per bene. Sentiva però il suo fiato asfissiante sul collo, le ginocchia le si piegavano sotto il suo peso. ≪Non puoi combattermi con la spada, fanciulla. Non sei neppure una vera cavaliera.≫ sussurrò il mostro. ≪Chi sei? Che vuoi?≫ gridò GianFranca con la mano sull’elsa di bronzo, all’erta. ≪Ecco qua≫ un cavaliere segnò a dito GianFranca dall’alto del suo baio ≪Appena debbono fronteggiare qualche ostacolo questi giovani si perdono d’animo e si fanno passare per deboli di mente, quando in realtà è solo il loro spirito a essere debole.≫ ≪Mancano di volontà, di perseveranza≫ assentì il cerusico. La ragazza non capiva. Non vedevano che stava duellando con una belva sfuggente? Come se le avesse letto il pensiero, la fiera le bisbigliò all’orecchio ≪Loro non possono vedermi. E quand’anche potessero, non ci stanno nemmeno provando. Questa faccenda dobbiamo risolverla io e te. E ti avviso, perdo raramente.≫ Narra la leggenda che GianFranca stia ancora combattendo quella belva sfuggente nel regno Lontano Ma Non Troppo. Per fortuna, da allora molte cerimonie d’investitura speciali e qualcuna ordinaria hanno visto unirsi alle forze del giusto e savio regno giovani geniali che lo tengono al sicuro da simili nefande creature. Se le abbiano mai viste o meno non ha importanza. 5 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Lucia Mahieu Inviato 20 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 Mi è piaciuto perché è ben scritto e fa emozionare e riflettere. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Amministratorə Ayame Inviato 20 Marzo 2023 Amministratorə Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 39 minuti fa, Lucia Mahieu ha scritto: Mi è piaciuto perché è ben scritto e fa emozionare e riflettere. È un filo riduttivo come commento, puoi approfondire un po'? Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
BIBBI Inviato 20 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 Racconto ben scritto e fantasioso. Ha la capacità di trasportare il lettore in un'epoca distante da noi ma il suo contenuto rimanda tristemente alla realtà instabile che vive la gioventù attuale. Mi auguro per la scrittrice un futuro più roseo di quello dell'eroina della sua storia.. 1 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Bilancia63 Inviato 20 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 20 Marzo 2023 La narrazione e l'esposizione utilizza un linguaggio particolare, quello del secolo scorso, il racconto incuriosisce il lettore anche perché non c'è la parola fine... 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Sojuz Inviato 21 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 21 Marzo 2023 Chissà quanti si rispecchiano in GianFranca e ....chi non conosce un Principe? Il bello del racconto è proprio qui. Si attaglia a tanti e affronta una tematica purtroppo molto attuale. È stata una piacevole lettura. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Chester Hollow Inviato 28 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 28 Marzo 2023 Mi è piaciuta molto la storia, pur rimanendo nel canone hai usato una trama originale e questa è la cosa che apprezzo di più. Trovo abbia una sola pecca: quanto c'è di comico viene sepolto dall'amarezza. Però ti faccio i complimenti! 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mirko Inviato 30 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 30 Marzo 2023 Racconto di piacevole e facile lettura a tratti divertente ma con un rimando triste alla situazione che hanno da sempre dovuto affrontare i "non predestinati". Vedersi, se pur capaci, scavalcare da chi nasce con la strada spianata. Quanti di noi hanno vissuto un esperienza simile a GianFranca? 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Il Secco Inviato 30 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 30 Marzo 2023 Racconto scritto con un linguaggio che ricorda la letteratura cavalleresca. Lettura piacevole e contenuto attuale. Gianfranca potrebbe essere ognuno di noi; potrei essere io che mi sto affacciando ora con grande difficoltà sul mondo del lavoro. Mondo palesemente preparato per tanti figli di...principi. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
ForzaNapoli Inviato 31 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 31 Marzo 2023 Questa storia ha un'ironia sottile, quasi "fra le righe", che rende il lato comico del racconto non esagerato sebbene facilmente individuabile. Inoltre, i personaggi sono ben caratterizzati e accattivanti. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
LadyCrispante Inviato 31 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 31 Marzo 2023 Per un momento ho temuto che il principe avesse mentito sull'investitura e che compisse un gesto estremo. È bello aver inserito la tematica in qualche modo più avanti nel racconto. I riferimenti al precariato e alla besta invisibile che turba GianFranca (che a questo punto penso sia la paura del futuro o il peso delle aspettative) fanno molto riflettere. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
GVN Inviato 31 Marzo 2023 Segnala Condividi Inviato 31 Marzo 2023 Il racconto ha delle descrizioni particolareggiate che ti fanno immergere nella trama. Rispecchia la realtà che vivono purtroppo tanti ragazzi, fa riflettere sul tema e può essere uno strumento di inizio del cambiamento. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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