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[Capitolo 4] Carlo, il padre indifferente


Xx98

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La notte è insonne. Le lancette dell'orologio posto di fronte al letto sembrano immobili, come se il tempo si fosse fermato. È sarcastica la concezione che abbiamo di esso. A volte le giornate paiono fugaci, corrono così veloci che l'individuo non si avvede del loro cessare; altre, invece, sembrano perpetue. Ma lo è ancora di più come la più anonima tra le cose possa ricondurre ad un pensiero o ad un evento passato. I numeri che costituiscono l'orario rimandano al periodo quinquennale passato sopra libri di economia e matematica. E, ovviamente, questo riporta al momento in cui avevo chiesto ausilio alla mia figura paterna, il quale a sua volta si lega al suo struggente "Arrangiati!". È tutto un procedimento a catena. Come se avessero uno strano rapporto. Un po' come le parole di una lingua: possono diversificarsi per significante e significato, ma in esse esistono delle relazioni dove una può richiamare l'altra.
A ventre in su, con una mano dietro la calotta, le gambe distese sino alla punta  del letto e le pupille rivolte al soffitto buio, non riesco a chiudere occhio.

Mi trovo in un bivio similmente ai forestieri che si accingono ad entrare a Vorigo. I quali sono spesso indecisi se prendere la sinistra – che conduce direttamente al luogo e alle sue meraviglie architettoniche e artistiche – o la destra che conduce direttamente al bosco della città. Quest'ultimo è costellato da alberi di vario tipo, sebbene sia circoscritto perlopiù da eocalipto. Sono maestosi dato che superano abbondantemente i dieci metri di altezza; nel periodo estivo l'enorme fogliame caratterizzato da un colore verde con riflessi azzurri rende vivace il panorama alla vista dei turisti. L'aria è sempre un toccasana, così come lo è passeggiare al suo interno . Sfortunatamente non so molto a riguardo, dato l'aver passato molti anni della mia vita rinchiuso in quattro mura. Ne ricordo nemmeno di esserci mai stato. E quelle poche informazioni che ricordavo erano frutto di  alcuni discussioni fatte dai miei ex compagni. Sono però a conoscenza del fatto che quello che davvero preme la gente a visitarlo è la presenza del gatto selvatico. Esso è molto raro e quasi mai è stato avvistato. Solo una volta un fotografo – un turista di origini inglesi – è riuscito a scattargli una foto, mentre l'animale cercava di cibarsi  di un pettirosso, uccelli molto presenti nel bosco di Vorigo insieme ai passeri, picchi rossi, ghiandaie e gli alocchi al calar del sole. 

La mia mente non sa se virare verso la via della soddisfazione o in quella della frustrazione. Dovrei essere contento che almeno questa notte non sia frastagliato dal solito incubo, dove rincorro inutilmente quell'ombra lesta come un falco pellegrino. Ma dovrei essere anche arrabbiato per tutto ciò che mi ha raccontato Carlo un'ora fa. Il mio animo dovrebbe trovare un po' di pace, visto che finalmente il quesito di una vita – il perché dell'indifferenza di mio padre – è venuto a galla. Ma dovrebbe essere travagliato da quella verità scomoda. Non lo so. È come essere in uno stato apatico: non sento niente.

Il sonno, fortunatamente, in seguito ha preso il sopravvento. Avendo fatto le ore piccole, il mio risveglio si è dilungato di tre ore in più rispetto al suo ordinario.  Tendenzialmente mi alzo alle sette, lo stesso orario del "vecchio", ma una volta aperte le palpebre ho notato che erano le dieci in punto. Con gli occhi gonfi, la testa confusa e le gambe aggranchiate, procedo a ritmo lento verso la cucina. La stanchezza originata dall'insonnia è evidente. I miei arti posteriori sembravano rigidi pezzi di legno, un po' come quelli di Pinocchio la prima volta che hanno iniziato a muovere i loro primi passi. Solo che lui era soretto ed aiutato da Geppetto, anche quando ha venduto il suo Abbecedario per vedere i burattini di "Mangiafuoco", nonostante quel buonuomo avesse venduto la sua casacca per farlo studiare. Io invece dovevo reggermi da solo, senza l'appoggio di nessuno. Come sempre.

Una volta aperta la porta della cucina, noto mio padre seduto sul tavolo a fumare una Malboro rossa, vestito con il solito indumento da pittore edile. Non sapevo che domanda porgli. Quella relativa al motivo per cui è rimasto in casa o quella legata al fumo. Anche se, nel primo caso, potevo arrivarci da solo, visto ciò che era successo qualche ora fa.  Nel secondo, invece, ne sono rimasto meravigliato. Non sapevo minimamente che avesse il vizio delle sigarette. Non l'ho mai visto fumare dinnanzi a me per tutto questo tempo. 

«Da quando hai iniziato?»
«A fare che?»
«A fumare.»
Non so se quella domanda l'ha messo in imbarazzo, ma, poco prima di rispondere, ha spento la mezza sigaretta che ancora gli restava nel posacenere.
«Questa mattina»
«Non ti ho mai visto farlo. Quella roba è cancerogena.»
«Sarà»
«Non bastava il vizio dell'alcol, ora anche quello del fumo?»
«Uno mi serve per rilassarmi, l'altro per non pensare»
«Che stupidaggine.»
«Sarà...»
«Comunque, prima ero un fumatore accanito, ma dopo aver sposato tua madre ho smesso. Tuttavia, stamani ho ripreso.»
«Sono ancora molte le cose di cui ignaro»
«Beh, tu non mi hai chiesto nulla di lei, quindi non credi sia anche un po' colpa tua?»
«Colpa mia!? Sono vent'anni che non riesco ad avere un approccio con te. Vent'anni di indifferenza totale. Anche se te l'avessi chiesto cosa sarebbe cambiato? Avanti, forza, dimmelo! Sono tutto orecchie»

Il suo sguardo era rivolto verso il mio. Questa mattina è più strana di quella precedente. I nostri occhi si sono incrociati e, senza rendercene conto, stavamo adirittura conversando, sebbene più che una chiacchierata sembrava un battibecco. Dopo qualche secondo i suoi occhi sono passati dal mio viso al pacchetto di Malboro posto sul tavolo. Ne presa una ed iniziò a fumarne un'altra. Io, voltandogli le spalle, mi versavo nel mentre il mio solito caffelatte.

«Comunque, non mi riferivo ad Asia» dissi.
«E allora a chi?»
«A te ovviamente. Certo, ogni tanto capitava di pensare anche alla madre di cui non ho alcun ricordo, ma come ti ho già detto la mia mente è sempre stata indirizzata al motivo della tua freddezza, del tuo distacco. E, onestamente, non riesco ad aver chissà quale pensiero verso di lei, è andata via quando avevo solo tre anni. Ma tu... tu invece...»
Non sono riuscito a completare la frase, poiché Carlo ha appoggiato la sua mano nella mia spalla.
«Ascolta, Manuel. Ieri ti ho già detto come si son svolti i fatti e, a dirla tutta, non ho voglia di riprendere il discorso. Sarò stato anche ubriaco, ma quell'individuo che hai visto alle prime ore del mattino era il vero me. Il vero Carlo. Non sei l'unico ad averne pagato le conseguenze. »
«Ti riferisci all'innesco della tua indifferenza nei miei confronti?»
«Si. Credevo seriamente che questa fosse l'unica soluzione, l'unico scudo per proteggermi dal fatto che tu, in un modo o nell'altro, mi riportavi in mente lei. Mi sono già scusato e, nuovamente, ti ripeto che mi dispiace.»
«Come se le scuse possano sanare un rapporto»
«Infatti proprio per questo io, che dovrei essere a lavoro, sono qui.»
«Che vuoi dire?»
«Come, non ti sei chiesto perché io sia qui invece di essere sul posto di lavoro?»
«Beh, si, ma pensavo che il motivo fosse legato a ieri.»

A malapena il tempo di concludere la frase che Carlo si è alzato dalla sedia.
«Stamattina mi sono preso un giorno libero e il capo dopo mille storie ha acconsentito. Ma il motivo per cui sono andato lì non era tanto per prendermi una giornata di vacanza per ciò che successo ieri, bensì per fargli una proposta.»

«Proposta?»

«Si, gli ho chiesto se potevi iniziare come apprendista nella nostra impresa e se ti avrebbe messo in regola. Ha accettato...»

«Non capisco...»

«Non mi avevi chiesto, tempo fa, di mettere una buona parola per il mio lavoro di lavoro, poiché volevi pagarti le spese universitarie? Ecco... »

Non sapevo descrivere la mia reazione, era un misto tra stupore e incredulità.

«Sarò sincero con te, Manuel. Ora come ora non so come comportarmi da padre e non voglio neanche che tu mi perdoni così su due piedi. Voglio solo...»
«Cosa?»
«Voglio solo che tu accetti la mia richiesta. Non è tardi. Aiutami a divenire un buon genitore, aiutami a fare ciò che non sono stato in grado di fare per molto tempo. Proviamo a diventare padre e figlio.»








 

 

14 minuti fa, Xx98 ha scritto:

la calotta

*capo

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  • 3 settimane dopo...
Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

perlopiù da eocalipto

eucalipto

Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

erano frutto di  alcuni discussioni fatte dai miei ex compagni.

alcune

Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

Dovrei essere contento che almeno questa notte non sia frastagliato dal solito incubo

frastagliata

Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

«Sarà...»
«Comunque, prima ero un fumatore accanito, ma dopo aver sposato tua madre ho smesso. Tuttavia, stamani ho ripreso.»

Se le dice tutte e due Carlo perché dividerle? Così confondi il lettore.

 

Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

«Sono ancora molte le cose di cui ignaro»

Di cui sono ignaro, oppure "che ignoro"

Il 29/6/2022 at 21:20, Xx98 ha scritto:

Ne presa una ed iniziò a fumarne un'altra

A parte il fatto che devi prendere una decisione: o narri al presente o narri al passato; ne presa? Ne prende una e ne fuma un'altra? No, ne prende un'altra e se la fuma.

  • Love 1
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Oltre ai refusi e alla questione del tempo presente-passato, leggendo questo capitolo hai notato altri aspetti che andrebbero rivisti o pensi che in linea generale questo capitolo possa andare così com'è? Chiedo perché sto modificando/rivedendo le parti del di questi altri due capitoli sulla base dei consigli e delle osservazioni che mi hai gentilmente fatto. 

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Intendo sul modo in cui è raccontata la storia. Come mi hai consigliato un po' nei primi due capitoli: ad esempio sul far sudare di più al lettore la storia o divagare un po' di più con le descrizioni, in modo tale da essere un po' meno diretto quando racconto. Scusa se chiedo, ma vorrei solo avere un'idea un po' più ampia anche su questo, perché in linea generale sulla forma - tempi, refusi, ecc. - ho capito quali sono gli aspetti su cui dovrò stare più attento. 

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La tua è una domanda impegnativa. Non che non me la senta di rispondere, ma lo devo fare con estrema cautela perché non sono un esperto.

Tanto per cominciare, questi capitoli sono un po' brevi; so che avrei potuto dirtelo prima ma si tratta di una impressione molto personale e opinabile.

C'è un momento in cui crei una certa tensione quando il protagonista si inalbera nei confronti di suo padre. Lì un litigio ci sarebbe stato bene ma, a questo punto, viene fuori il fatto che io e nessun altro può dirti cosa scrivere (forse un editor, ma non sono sicuro). Il romanzo è tuo e la storia la scrivi tu.

Di fatto questo capitolo, così come quelli precedenti, scorre bene; anche troppo bene.

Il titolo parla di un padre indifferente ma già al secondo capitolo la storia pare volgere al meglio, cosa può capitare dopo?

Comunque non posso spingermi oltre, sto già giudicando un libro dai primi capitoli. Forse è meglio aspettare di aver letto il resto.

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  • 3 settimane dopo...

orologio posto di fronte al letto

perché dovresti pensarlo? L'orologio è sempre stato lì, non è cambiato.

Quando entri a casa tua non pensi dov'è il frigo o la cucina o la fotografia sul comodino perché sei in un ambiente che conosci bene.

Vuoi parlare dell'orologio? Trova un motivo.

Per esempio il vetro rotto da cambiare, la polvere, una lancetta storta. Qualcosa che attira l'attenzione sull'oggetto. Altrimenti non hai motivo di scrivere che è di fronte al letto. Sono informazioni per il lettore e lui lo sa.

Le lancette  dell'orologio sembrano immobili come se il tempo si fosse fermato.

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4 ore fa, PierpaoloR ha scritto:

orologio posto di fronte al letto

perché dovresti pensarlo? L'orologio è sempre stato lì, non è cambiato.

L'indicazione di dove si trovi l'orologio è un riferimento utile a delineare la scena, tutto lì. Un po' come dire che un personaggio prende un pezzo di pane che è posto accanto al portafrutta. Si può scegliere di descrivere il luogo in cui si svolge la scena in tutta la sua interezza o solo le parti che si ritiene siano utili a definire quella parte dell'ambiente che vogliamo descrivere con precisione.

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Usa focalizzazione interna con filtro del personaggio. Dovrebbe vedere quello che vede il personaggio e pensare come il personaggio. Le descrizioni di un ambiente famigliare senza motivo sono una forzatura. In genere si usa la tecnica del nuovo arrivato. Nuova scuola, nuovi amici, nuova casa nuova palestra ecc. ecc. Tutto per giustificare le descrizioni di nuovi ambienti che altrimenti non avrebbero senso.

Poi, ovviamente, ognuno fa come vuole.

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