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(Incipit) Silgiu


PierpaoloR

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Buongiorno, cosa ne pensate di questo incipit? Come potrei migliorarlo?

Grazie.

 

Canada, Lago ghiacciato

Mike

Seduto sotto la veranda scorro le mani sui braccioli logorati dal tempo, un taglio netto sul destro e alcuni segni sui lati della spalliera, forse vecchie stoccate di spada e colpi di pallottole.

Le palpebre diventano pesanti, il collo si piega verso la spalla destra, la testa si appoggia alla sedia.

La brezza fredda dal basso sale su per la collina, trascina gli odori delle braci appena accese. Le uniche nubi sono quelle lanciate dalle canne fumarie, da tetti coperti da un soffice manto nevoso.

I pali dell'energia elettrica segnalano la collocazione di ogni singolo fabbricato, i cavi, che in parte si occultavano nelle pareti di legno, sembrano garantire un ancoraggio sicuro contro la forza del vento.

A ovest le colline colorano l'orizzonte, rallegrando la cupezza dei colori freddi.

Mi sarebbe piaciuto visitare le terre calde e non essere costretto a restare per sempre sul lago, sentire il sole sulla pelle.

Le palpebre si chiudono, il movimento del capo mi fa scivolare il cappuccio del parka, i capelli raccolti si aprono lungo la schiena. 

I cigolii delle travi di legno mi svegliano.

 La mia casa, costruita per volere di mio padre sopra la collina Aingai, suscitò dibattiti e litigi tra gli anziani del villaggio. Così, al calar della sera, gli uomini del posto si riunirono nella grande dimora per argomentare sulla questione tormentosa.

Alcuni sostenevano che la casa in tale posizione, esposta ai capricci del vento, non avrebbe retto, altri, invece, la ritenevano troppo visibile in lontananza, ragion per cui, rischiava di essere raggiunta dal Tuunbaq.

Io penso che questa posizione è ottima. Permette una bella visuale dall'alto. Lo stabile sfida la furia del Tuunbaq e la violenza del vento. Non conosco le motivazioni che spingono il terribile demone a far del male alla mia famiglia. Forse, ha dei conti in sospeso con gli uomini del villaggio.

Il vento segue le leggi della natura senza arbitrio, nessuna cattiveria, privo di colpa agisce secondo la costituzione naturale; nessuno può impedirlo.

Non ho impegni con lo studio. Neanche mio padre mi chiede di svolgere delle mansioni che mi occupano gran parte della giornata.

Lui dice di aver bisogno d’aiuto, ma penso che vuole tenermi occupato. Papà crede che mi annoi.

Come potrei annoiarmi con lei.

Silgiu si avvicina alla gente, saltella sul ghiaccio a gambe unite. È una grande rottura, farà arrabbiare qualcuno.

Al centro del villaggio gli abitanti si preparano alla grande festa.

Mia madre gesticola, discute con altre persone. Vicino a loro una bambina, per niente intimorita dal ringhiare degli husky, tiene un gatto per la coda.

Il cane più grande della bambina si avvicina al gatto, lei lo guarda, l’animale trema e con la coda tra le zampe scappa e si infila sotto le gambe di mia madre.

Mi alzo dalla sedia, metto la mano aperta sulla fronte, ma che sta combinando? O no, si avvicinano anche loro, sono guai, devo arrivare prima io.

Con le mani in tasca, fischietto, calcio la neve, mi accosto alla bambina, prova a infilare un vestito al gatto.

Il gattone allunga le zampe anteriori, infila le unghie nel ghiaccio. La bambina stringe la coda. Il miagolio e l'esternazione delle unghie non impensieriscono Silgiu, non allenta la presa, con la stessa mano afferra il povero felino per il collo.

«N-non moverti, fa freddo.»

«Lascialo andare, vedi che non vuole, potrebbe graffiarti.»

«A-anche tu sei vetito, perché sei vetito? Perché fa freddo e quando si gela ci si cope e lui deve mettersi i vetiti, come noi.»

Sollevo le spalle, «se lo dici tu».

Nonostante tutto quel tempo trascorso con lei, sento ancora una sensazione di disagio quando mi osserva con gli occhi diversamente colorati. Il destro verde smeraldo, come il mare che si vede sulle riviste, l’occhio sinistro azzurro, sembra il cielo di primavera.

«T-tieni, ho una cosa per te»

Un dolce di sua nonna, fantastico, «uno dei dolci leggendari di Luja?»

«N-no, l’ho fatta io.»

«Cosa, tu?» indietreggio.

Silgiu guarda la mano sinistra, la sfrega sulla giacca e la libera dai peli di Sem, la infila in tasca, la toglie fuori con una fetta di qualcosa di verde e gelatinoso.

«Che cos'è?»

«U-una tota, assaggia.»

Avvicino il dolce al naso, «come mai la torta ha questo colore?»

Solleva la faccia e mi guarda, «p-perché? Che coloe devono avere le tote?»

«Niente, pensavo che dovessero avere, ora non ho fame, la mangerò dopo, comunque grazie.»

Silgiu gonfia il petto e sorride a denti stretti. Una nuvoletta di vapore fuoriuscire dalla boccuccia semi-sdentata.

«P-preeio,» si gira da ogni lato, «dov’è finito il gatto malefio?»

Infilo la fetta nella tasca del giaccone.

Un’asta di legno passa vicino e prosegue, Derek la insegue, sfiora Silgiu, lei allunga la gamba e gli tocca la caviglia.

Il ragazzo cade e scivola sul ghiaccio, la neve si infila dappertutto.

Lo sapevo, «Sil, te le vai a cercare».

Derek si mette in piedi, passa la mano sopra i vestiti e si avvicina a Silgiu, «mi hai fatto cadere, perché».

Lei gira la faccia e si guarda intorno, «i-io non ho fatto nente, sei caduo da solo».

Arriva Sem, si siede di fianco all’amica, si lecca la zampa e poi la manda dietro l’orecchio, «S-Sem, hai rubato ancora cibo?»

Il ragazzo stringe i denti e gli dà uno spintone, «sto parlando con te».

Lei perde l’equilibrio e cade a terra con il sedere.

Mi metto tra loro e allargo le braccia, «ok, ora siete pari, puoi andare Derek».

Raddrizza le spalle, «va bene ma tieni a bada la tua amica».

La bambina cambia espressione, sembra avere le fiamme negli occhi. Le vene del collo si ingrossano e le sopracciglia si inclinano nel viso.

Appoggio una mano sopra la spalla di Derek, «è meglio che te ne vai».

Il ragazzo ma via a lunghe falcate, è andata bene.

«N-non scappae, mi hai bagnata, vieni qua!»

Se non fosse stato per quel cappello troppo largo e i pantaloni pesanti, la corsa sarebbe stata più agile e probabilmente più elegante, ma così non è.

Il ragazzo corre verso la madre, lei lo insegue con movimenti scomposti, sembra un pinguino saltellante.

«Mamma, Silgiu mi vuole picchiare.»

«Silgiu fai la brava, perché vuoi picchiare Derek?»

Silgiu si ferma, con le mani appoggiate sui fianchi, si volta verso di lui e tira fuori la lingua, guarda la mamma del ragazzo, stringe i pugni, «l-lui mi ha spinto nella poccianghera e io, io non lo sto picchiando, lo sto ghirando e il ghiro non è un picchio!»

 

Modificato da *Celaena*
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Comincio con un commento veloce (sono con il cellulare, sul letto e sono le 22.14) appena ho un attimo farò di meglio.

La prima cosa che mi viene da dire è che a un certo punto introduci Silgiu, poi parli di una bambina che tiene un gatto per la coda, infine viene fuori che la bambina è Silgiu.

Dovresti fare un po' di ordine.

In un altro punto del testo parli di un'asta di legno che passa vicino e di Derek che la segue. Questa scena non è molto chiara, dovresti lavorarci un po'.

  • Grazie 1
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Secondo me, ma l'autore sei tu quindi la scelta devi farla tu infine, va bene chiamarla sempre col suo nome. Puoi/potrai cambiare qua e là con bambina per evitare ripetizioni. Ma visto che l'hai presentata ci sta che usi il suo nome.

Se, invece, vuoi creare un po' di tensione attorno a questa figura dallo sguardo che intimorisce anche un Husky, ti conviene dire il nome solo alla fine dell'incipit.

  • Grazie 1
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  • *Celaena* ha cambiato il titolo in (Incipit) Silgiu
  • 8 mesi dopo...

Buona sera.

Vedo che il testo è di molto tempo fa, non so se leggerai quanto scrivo, ma, visto che hai chiesto qualche suggerimento, provo a darti qualche parere.

L'incipit deve essere accattivante. Una descrizione può essere un buon inizio, ma deve essere priva di errori. 

Cita

Seduto sotto la veranda scorro le mani sui braccioli logorati dal tempo, un taglio netto sul destro e alcuni segni sui lati della spalliera, forse vecchie stoccate di spada e colpi di pallottole.

Il soggetto della prima frase è differente da quello della seconda.  Non funziona, genera confusione e fastidio.  Ci si siede "in" veranda, non "sotto". Ci si può sedere sotto un porticato, al massimo. A che oggetto appartengono i braccioli?  Ad una poltrona, ad un divano, ad una sedia? Come fai a vedere i segni ai lati della spalliera, se sei seduto?  Colpi di pistola non generano graffi o tagli, ma buchi. Io proverei a modificare così:

"Seduto sotto il porticato (o nella veranda), scorro le mani lungo la vecchia poltrona: i braccioli sono logorati dal tempo, tanto che su quello destro c'è un taglio netto; anche la spalliera ha dei segni evidenti, forse vecchie stoccate di spada. "

Rivedendo ancora il tutto, proverei completamente a stravolgere partendo proprio dai dettagli.

"Scorro la mano sui braccioli della vecchia poltrona, nella luce fioca della veranda. Il tempo li ha logorati, o forse il tempo non c'entra: questo taglio netto potrebbe essere una stoccata di una spada e chissà se i buchi che sento sulla spalliera sono fori di proiettile. "

In questa maniera, ho descritto la stessa scena, tentando di incuriosire il lettore, facendogli vedere cosa percepisco e coinvolgendolo nei miei pensieri. 

Se risponderai a questo intervento, ti dirò altre cose sul testo.

 

Ciao.

  • Grazie 1
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  • 3 settimane dopo...
  • 1 mese dopo...

Vedo che qui c'è molto scambio, senza dietrologie o "sono più bravo\a io", è un ostacolo da superare. In base alla mia esperienza, le critiche, anche costruttive, non sono accettate da chi scrive Complimenti a Pierpaolo che sente i consigli di tutti per migliorarsi. Seguire chi ti piace o ha più esperienza di te, è sempre positivo. Difendiamo i nostri scritti essendo obiettivi. Non è facile ma cosa c'è di facile? Tornando allo scritto, nel mio caso, l'incipit - le prime righe -mi ha catturata. BladeRUNNER ha detto bene. A me, personalmente, non ha convinta, in particolare, il linguaggio della bambina, troppo adulto. Proverei a studiarlo meglio. Ciao.

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