Addio Novecento.

[Russotto]

Lo so, il titolo potrebbe apparire banale. Ma dopotutto io lo conosco prevalentemente per quello. A onor del vero l'ho conosciuto per via di un corso sulla commedia dell'arte, ma non potevo chiamarlo Zanni o Arlecchino o Pantalone.

No, lui era Novecento. Sì, perché quando l'ho saputo, gli ho chiesto: "Hai fatto una riduzione teatrale?" e lui ha sorriso rispondendo che Novecento, il suo Novecento, era il primo di tutti i Novecento.

Ho avuto il privilegio di parlarci di persona, di conoscerlo, di fargli leggere in anteprima un estratto del mio romanzo dicendo: "Il titolo non c'è perché l'opera è ancora incompiuta." Guadagnando un altro dei suoi sinceri sorrisi che scaldavano il cuore.

Ho letto quell'estratto durante un corso di lettura ad alta voce e dietro i suoi consigli sono riuscito aa dare vita ai miei personaggi che fino ad allora erano stati solo cartacei.

Non avevo mai letto il libro ne visto il film, per fortuna, e ho potuto godere della storia di quel piccolo bambino che diventa uomo all'interno di quella nave, grazie a lui; grazie al primo Novecento.

Che altro dire? Posso solo aggiungere che era una persona estremamente piacevole, sincera e generosa. Un ottimo attore? Chi sono io per dirlo? Soprattutto dopo che tutto il momndo della recitazione italiano si è mostrato d'accordo su questo. Sarebbe banale e riduttivo dirlo. Perché se porti in scena un monologo per più di vent'anni, se continui a insegnare e portare in scena spettacoli che riempono i teatri in un periodo in cui tutti ripetono che il teatro è morto... sarebbe riduttivo solo definirlo attore.

Non so dire altro, non ho visto che quello che vi ho raccontato, ma sono comunque sinceramente dispiaciuto per la sua precoce dipartita.

Vi saluto, quindi, come piace fare a me.

 

"È dinamite quella che hai sotto il culo, fratello. Alzati da lì e vattene. È finita. Questa volta è finita davvero."

Addio Eugenio