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Presentazioni. Servono o non servono?


Ospite Alexmusic

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  • Amministratorə
2 minuti fa, Wanderer ha scritto:

Non necessariamente ma, come ho scritto, nel rispetto dei rispettivi ruoli. Ruoli che devono essere distinti, perché sono in gioco competenze diverse, interessi diversi. Altrimenti, a cosa servirebbe un contratto tra due parti contraenti? 

Sì, ma per come avevi concluso sembrava che fare squadra fosse sbagliato. Un conto è la cieca e totale obbedienza, il servilismo, un conto è collaborare. Io sono estremamente favorevole alla collaborazione – e al rispetto reciproco, ovviamente :flower: 

Non penso che nessuno, ma proprio nessuno, intendesse dire che occorre mettere da parte i propri pensieri, princìpi, ecc.

1 minuto fa, Aporema Edizioni ha scritto:

Non voglio suonare come un disco rotto, ma lo ripeto: il discorso del gioco di squadra e della collaborazione tra autore ed editore, pur comprendendo anche la questione presentazioni, ne coinvolge parecchie altre. Io consiglierei ad @Ayamedi aprire una discussione a parte.
In questa mi sembra che le posizioni siano ormai ben delineate e non abbiamo bisogno di ulteriori chiarimenti.

Ma non possiamo continuare a splittare le discussioni :asd: se qualcuno vuole approfondire il tema ben venga, apra un altro topic, al momento direi che va benissimo così.

-----

Ricordo a tutti di mantenere un tono adeguato a una conversazione produttiva. Ovvero: accalorarsi va bene, prendersi per il culo no. 

Avvertimento meno amichevole del precedente, ve lo dico :flower: 

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37 minuti fa, Wanderer ha scritto:

Perdonami se te lo faccio notare, ma la tua posizione mi sembra legata anche al fatto che - se non vado errato - sei autrice di un editore che in questo thread sta sostenendo una posizione e non un'altra, condivisibile o meno che sia. Se tu sostenessi una tesi come la mia o di altri, saresti "ben vista" come autrice? O diventeresti un'autrice "gnègnè"? 

Il mio libro con Aporema non è ancora uscito, però! E ho fatto (e, spero, farò) presentazioni con altri editori che non sono iscritti al forum!
Se non fossi d'accordo potrei scegliere se dirlo comunque in modo garbato (come è successo in altri lidi, su altri argomenti) o soprassedere. 

Invece credere che sostenga cose perché sono "di parte" non mi sembra gentile.

22 minuti fa, Aporema Edizioni ha scritto:

Sì, scusa: mi sono confuso e ho fatto ammenda.

Ti sei scordato di meeeeeeeee! Aaaaaaa! :cry: :scapiange::nosebleeding:

(Ruzzo, eh)

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34 minuti fa, Aporema Edizioni ha scritto:

Scusa se interveniamo, @Wanderer, ma essendo tra gli editori presenti in questa discussione, riteniamo doveroso precisare, a beneficio tuo e degli altri utenti, che @greenintronon ha pubblicato alcun libro con la nostra casa editrice.

No, difatti. Per il futuro, chissà! Un saluto

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2 minuti fa, Wanderer ha scritto:

Se ho ricordato il tuo legame con Aporema non è per metterti in difficoltà

Figurati, nessuna difficoltà. Ho solo detto quello che penso, in modo onesto e senza pretendere di avere ragione o senza darla a qualcuno aprioristicamente. Anche perché non c'è una ragione: chi vuole fare le presentazioni le farà, se riusciremo a farle prima o poi, gli altri troveranno altre forme di promozione, più congeniali al loro modo di essere, come è giusto che sia. 

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Essere "di parte" non è una colpa. Io sono dalla mia parte, ad esempio.
Negare di esserlo, soprattutto dopo che un editore a cui si è legati si è espresso in certi termini verso l'argomento... è una (diciamo) scelta. Ma meglio non fare il processo alle intenzioni (anche se sono quelle che danno senso alle azioni).

Quanto al resto io non penso che l'argomento sia esaurito e credo che @Ayame decida se chiudere una discussione o meno.

Al momento, facendo un bilancio di ciò che viene detto in questa discussione, abbiamo: gli editori che definiscono FONDAMENTALI le presentazioni ma a domande dirette sulla loro utilità commerciale, tolta la cerchi di amici e parenti, non rispondono con molta chiarezza;
Autori che fanno presente che con pagina personale e self vendono, anche senza presentazioni e allora si chiede COSA potrebbe fare la casa editrice "in più" e anche questa domanda è sospesa;
Poi c'è il dubbio che per poter pubblicare tu debba avere una scorta di "amici" notevolissima, perché altrimenti diventi "non vendibile se ANONIMO" (e sarebbe il caso di chiarire questo punto, un po' "evitato" o comunque messo da parte per altro) e anche questo andrebbe chiarito: chi è INVENDIBILE?

Io direi di approfondire la faccenda dei "contatti".
Se anche creare i contatti è compito principalmente dell'autore, mi chiedo a cosa serva una casa editrice.
Cosa fa una casa editrice per promuovere un autore, SOLO presentazioni? E se per qualche motivo l'autore non può farle, anche se bravo lo scarta?
Chiarezza, andiamo!

Continuo a dirlo: il firmacopie del famoso di turno ha profondamente senso, dal punto di vista commerciale (anche se qui, in molte librerie, hanno venduto le copie firmate della biografia di Christopher Eccleston senza fare presentazioni, e il libro si è venduto MERAVIGLIOSAMENTE lo stesso) ma quello del "Mattia Alari" di turno mi fa un po' ridere... di tristezza.
Ho visto troppi di quei poveri bachetti, nella libreria di turno, dove l'autore restava solo con la penna in mano e una pila di libri accanto.
A casa ho una decina di libri "firmati" dall'autore alle presentazioni alle quali sono stato (ho sempre comprato il libro, pensate un po', e quasi sempre sono stati soldi buttati) ma come me, sono sicuro che praticamente tutti i presenti a quelle presentazioni non sono stati particolarmente onorati di avere una FIRMA sul libro. Una firma che potrebbe essere quella del tuo vicino di casa.
 

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24 minuti fa, Ophelia03 ha scritto:

Ti sei scordato di meeeeeeeee!

No, ti spiego il motivo della fretta che mi ha indotto in errore.
Ieri sera @greenintroè intervenuto in chat assumendosi la "colpa" di aver rinfocolato i toni di questa discussione. Io l'ho tranquillizzato spiegandogli che benzina e fiammiferi erano già in loco. Quando ho visto citare il suo nome, ho subito pensato che lo si tirasse in ballo a sproposito e, in buona fede, sono corso ai ripari. Quindi ho letto il suo nome e non il tuo. Chiedo venia pure a te e per oggi spero di aver finito di scusarmi.

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Adesso, Aporema Edizioni ha scritto:

Chiedo venia pure a te e per oggi spero di aver finito di scusarmi.

Sì, sì, capii! :flower: :love:

(Prima avrei potuto usare un meraviglioso crying Dawson e me lo sono scordato!)

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  • Amministratorə
17 ore fa, Julia Sienna ha scritto:

Dirò una cosa poco popolare, frutto dell'esperienza decennale in editoria: le presentazioni, quelle vere (nude e crude) servono solo se si ha già un nome.
Il resto è quasi sempre un espediente, più o meno allegro, per celebrare l'autore nei propri luoghi del cuore.
Cosa funziona, invece? Parlare di altro, dare contenuti, creare eventi... dove solo alla fine, quasi per caso, si parla del libro ;)

 

7 ore fa, Carlotta ha scritto:

Dal punto di vista personale ho seguito presentazioni bellissime e illuminanti. Devo dire soprattutto si saggistica o su temi molto precisi. per quanto riguarda la narrativa sono spesso andata a presentazioni di autori che seguivo già e so che non mi ammazzavano di noia. Mi sono capitate anche presentazioni noiosissime (era una trappola!), ma le esperienze positive sono più di quelle negative. 

Come ufficio stampa: da organizzare possono essere una grandissima rottura se non si collabora tutti come si deve. Il libraiə deve risponderti per tempo, essere veramente interessato, fare un minimo di promozione e ordinare i libri (no, non è scontato). 
L'autorə deve darti un minimo di disponibilità, non bucare le presentazioni (successo), non ammazzare il pubblico di noia. 
Se unə autorə non se la sente sono la prima a dire di lasciare perdere, troviamo altri modi. 
Rimango dell'idea che fare un po' di formazione per parlare in pubblico, autorə e non, sarebbe buona cosa.  

I lettori? Dipende. Intanto ci sono? Noi pubblichiamo soprattutto emergenti, quindi tanto conta la comunità della libreria (che secondo me è abbastanza imprescindibile per la sopravvivenza di un'attività simile). 
Abbiamo fatto presentazioni con autori che venivano dall'altra parte di Italia senza che venisse UNA persona, nonostante la promozione fatta. È capitato che venissero poche persone ma che quasi tutti prendessero il libro. È capitato di tutto. Di sicuro è sempre bellissimo incontrare lettori, librai, persone con cui comunque ti sei guardato in faccia. 

Altra cosa che tira (oltre al grande nome) è il tema: la presentazione di un romanzo senza un tema specifico (sociale ad esempio) è più complicata da proporre rispetto a un saggio a tema (tipo le presentazioni di I nerd salveranno il mondo sono andate benissimo, Dietro la scena del crimine idem)

Ripropongo i commenti di @Julia Sienna e @Carlotta, perché entrambe fanno parte della categoria "editori".

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1 minuto fa, Wanderer ha scritto:

Se mi consenti di fare un po' il fuoco amico, forse però dovresti esplicitare se la tua "parte" è soltanto il tuo singolo caso isolato (che, come sembra anche dal thread sullo pseudonimo, è un caso molto specifico e particolare, per motivi che non conosco) oppure se più in generale hai un'idea di quali dovrebbero essere i "diritti" degli autori, che troppo spesso vengono ignorati dagli editori. Nel primo caso, concorderai, è difficile sostenere una posizione dialettica che è fondata su un'esigenza individuale: si ricade nel solipsismo, e si rischia una certa auto-referenzialità. Nel secondo caso, invece, ci sono ampi margini di condivisione, in quanto si tratta di esigenze condivise con molti altri autori. 

Mi esprimo meglio: penso che avere un parere forte su qualcosa ed essere disposti a difenderlo, sia la condizione MINIMA per avviare una discussione dialettica. E quindi, fino a quando non mi sarà dimostrato il mio torto (e sono sempre disposto a cambiare idea, non farlo è da stupidi) io sosterrò LA MIA PARTE che è la mia idea.

La questione dello pseudonimo è l'origine di questa discussione. L'ho citata per questo e non per altro. Bene o male interessava pure te, con la faccenda del nome d'arte, ma è sempre una cosa legata all'essere "sconosciuti" (o almeno poco conosciuti, perché una persona famosa, salvo "motivi sperimentali" non cambia il nome). Da qui la faccenda delle presentazioni.

Per tutto il resto direi che si può essere e non essere d'accordo a punti, non è necessario farla troppo difficile. Io non vedo squadre, ma ragioni.
E tutte meritevoli di rispetto ma se differenti dalle mie... Posso anche richiedere spiegazioni o approfondimenti. Solo questo.

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  • Amministratorə
8 minuti fa, Wanderer ha scritto:

hai un'idea di quali dovrebbero essere i "diritti" degli autori, che troppo spesso vengono ignorati dagli editori.

A tal proposito, perché non apri un topic sulla questione? 

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19 minuti fa, Wanderer ha scritto:

Quindi, legarla ad esigenze individuali mi sembra un po' una forma di riduzionismo, tutto qui. 

Non penso di aver fatto una cosa simile.
Che il mio caso sia un po' "disperato" lo so benissimo e infatti qui non c'entra. Però ho fatto presente che molte persone potrebbero non avere "modo" di fare presentazioni (e faccio il mio esempio: vivo in Scozia!) e quindi chiedo "cosa fa" o cosa può fare, una casa editrice per un autore che non può (o vuole) fare presentazioni. Sono l'unica modalità di promozione?

Insomma, secondo me... A domande dirette, e sono state fatte, bisognerebbe rispondere. Tutto qui. Aspettiamo che qualcuno dica qualcosa al proposito. Editori o autori con differenti esperienze "di promozione".

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1 ora fa, Ayame ha scritto:

 

Ripropongo i commenti di @Julia Sienna e @Carlotta, perché entrambe fanno parte della categoria "editori".

Mi ero persa il commento di @Julia Sienna. Sono molto d'accordo. Alla fine si tratta di farsi una domanda, anzi La Domanda. Perché i lettori dovrebbero venire a sentirmi? Cosa posso raccontare loro di interessante? Cosa si portano a casa dopo la presentazione? 
E soprattutto come faccio a comunicarglielo prima? 
È sempre una questione di dare un contenuto di valore.
Altrimenti il valore va comunicato da libraio o da chi ospita l'evento: vieni a vedere la presentazione perché ti assicuro che l'autore vale.  

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@Carlotta ma quale pensi sia la strategia percorribile in alternativa alle presentazioni?

In alcuni post precedenti, è stato detto che alcune case editrici sono in sofferenza poiché non hanno potuto fare presentazioni a causa della pandemia.
Ma qui in UK le librerie hanno avuto un boom di vendite, anche senza nessuna presentazione. La prima cosa da far presente è che qui la gente legge, e invece in Italia purtroppo scrive (troppo). Ma a parte questo ci si è resi conto che altri mezzi (anche i booktrailers) funzionano meravigliosamente.
E le pagine dell'autore, ovviamente.

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Adesso, Mattia Alari ha scritto:

@Carlotta ma quale pensi sia la strategia percorribile in alternativa alle presentazioni?

Qui si parlava di presentazioni quindi sono rimasta su tema, ma sinceramente io ho sentito più la mancanza delle fiere che delle presentazioni. Per noi ha significato quasi il 30% in meno. 
Online ci muovevamo già da tempo con dirette e simili, quindi semmai abbiamo un po' patito "l'invasione" di chi l'ha scoperto durante la pandemia. Per noi i booktrailer non hanno funzionato granché, ma mai dire mai. 
Non ho una risposta assoluta su cosa funziona e cosa no, sicuramente si può dare valore e creare interesse in tanti modi diversi. Però bisogna collaborare e avere il coraggio di provare, sbagliare, riprovare e sbagliare ancora. 

[Poi personalmente sono quasi stufa di fare tutto tutto tutto online, e non è che sia una fan della socialità offline :D. Potrei gradire anche una presentazione con 3 persone, giuro.]   

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Adesso, Carlotta ha scritto:

[Poi personalmente sono quasi stufa di fare tutto tutto tutto online, e non è che sia una fan della socialità offline :D. Potrei gradire anche una presentazione con 3 persone, giuro.] 

Io potrei persino andarci ed essere la quarta persona in sala. Anche per un libro per bambini.
Che penso sia il peggio, per me.

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30 minuti fa, Wanderer ha scritto:

C'è da considerare che per alcune tipologie di libri, a prescindere, le presentazioni non sono indicate. Basti pensare a tutti i titoli tradotti, di autori non più viventi, o viventi in altri continenti.

Mi hai dato un'idea geniale: faccio l'autore morto.
Di questi tempi potrebbe quasi funzionare!

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@Mattia Alari, provo a dirti la mia.

2 ore fa, Mattia Alari ha scritto:

gli editori che definiscono FONDAMENTALI le presentazioni ma a domande dirette sulla loro utilità commerciale, tolta la cerchi di amici e parenti, non rispondono con molta chiarezza;

Le presentazioni sono utili a livello commerciale perché la maggior parte dei presenti sono dei possibili compratori, quindi, più persone sono coinvolte, maggiore può essere il guadagno. Questo mi sembra chiaro.
Per avere un pubblico diverso da amici e parenti, bisogna tenere una presentazione all'interno di un evento più grande, come può essere una serata dedicata alla lettura oppure incontri con associazioni culturali e ecc.

2 ore fa, Mattia Alari ha scritto:

Autori che fanno presente che con pagina personale e self vendono, anche senza presentazioni e allora si chiede COSA potrebbe fare la casa editrice "in più" e anche questa domanda è sospesa;

La casa editrice dovrebbe curare il libro in ogni sua parte, dall'editing, alla cover, distribuzione e ecc., questo per quanto riguardo l'aspetto editoriale, invece, in ambito commerciale dovrebbe sfruttare i propri canali, più efficaci di quelli dell'autore, ricordandoci che l'editore è innanzitutto un imprenditore e deve attivarsi per vendere quante più copie dei libri che ha in catalogo.

2 ore fa, Mattia Alari ha scritto:

Poi c'è il dubbio che per poter pubblicare tu debba avere una scorta di "amici" notevolissima, perché altrimenti diventi "non vendibile se ANONIMO" (e sarebbe il caso di chiarire questo punto, un po' "evitato" o comunque messo da parte per altro) e anche questo andrebbe chiarito: chi è INVENDIBILE?

Quanto venderà un libro non lo sa nessuno. L'editore, prima della pubblicazione, dovrebbe valutare anche la commerciabilità dell'opera. La "scorta di amici" è un requisito che ancora non mi hanno richiesto, però, ci sono "personaggi noti" che possono essere pubblicati solo in base a questo requisito. Definire una persona invendibile, non mi sembra il punto di vista corretto, i libri, invece, possono essere considerati in questo modo, in base alle scelte di chi intende investirci. 

2 ore fa, Mattia Alari ha scritto:

Cosa fa una casa editrice per promuovere un autore, SOLO presentazioni? E se per qualche motivo l'autore non può farle, anche se bravo lo scarta?

Non esistono solo le presentazioni, ma la pubblicità ha bisogno di un "testimonial". Si potrebbe, però, trovare anche una persona che possa sostituirci :asd:

Anch'io sono convinta che il libro non abbia sempre bisogno della presenza dell'autore, anzi, in alcuni casi può essere anche un ostacolo, specie se non condividiamo lo stile di vita dello scrittore, che può danneggiare le vendite per un pregiudizio, però, quando si deve presentare un qualsiasi prodotto, tutti vorremmo sapere chi l'ha creato e se ha una storia da raccontarci. Insomma, l'autore è la persona più competente per rispondere a determinate domande, si pensi anche a un'intervista e non possiamo delegare tutto. Se non è possibile collaborare con la casa editrice, ad esempio, perché abitiamo lontano dalla sede della casa editrice e non si ha la possibilità di conoscere il nostro editore, sconsiglio di affidare il nostro romanzo nelle mani di uno "sconosciuto". Per alcune cose conviene conoscere i nostri interlocutori. Peccato che il periodo attuale sia complicato anche per fare nuove conoscenze. 

1 ora fa, Carlotta ha scritto:

È sempre una questione di dare un contenuto di valore.

Sì, reputo questo un'ottima analisi, più si riesce a trasmettere l'idea, il lavoro che c'è dietro a un libro, magari con aneddoti interessanti che ne hanno portato poi alla realizzazione, più i lettori vorranno concedere una chance all'autore.

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18 minuti fa, Valente ha scritto:

Per avere un pubblico diverso da amici e parenti, bisogna tenere una presentazione all'interno di un evento più grande, come può essere una serata dedicata alla lettura oppure incontri con associazioni culturali e ecc

Concordo, mi sentirei di aggiungere come possibilità ulteriore, il poter contare su correlatori capaci di mobilitare gruppi di persone al di fuori della cerchia di conoscenti dell'autore, penso, come scritto in un precedente messaggio, a docenti di scuola o università che possono parlare dell'evento ai loro studenti (questo però è più realizzabile per la saggistica che per la narrativa, dato che implicherebbe un legame tra i temi del libro e discipline scolastiche/accademiche). Detto questo, non comprendo molto una certa patina di snobismo verso un pubblico di parenti o amici, che ogni tanto leggo emergere... mi pare inevitabile che gli autori esordienti, che non hanno ancora alcun nome presso il "grande pubblico", non possano far altro che contare sui loro conoscenti, il che non vuol dire fermarsi là, in quanto la loro cerchia può diventare lo zoccolo duro intorno a cui, si spera, man mano potrà espandersi una notorietà sempre più ampia. In fondo, scusate la battuta, anche il Risorgimento partì con quattro gatti che frequentavano i circoli della Carboneria...

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19 minuti fa, greenintro ha scritto:

Detto questo, non comprendo molto una certa patina di snobismo verso un pubblico di parenti o amici, che ogni tanto leggo emergere... mi pare inevitabile che gli autori esordienti, che non hanno ancora alcun nome presso il "grande pubblico", non possano far altro che contare sui loro conoscenti, il che non vuol dire fermarsi là, in quanto la loro cerchia può diventare lo zoccolo duro intorno a cui, si spera, man mano potrà espandersi una notorietà sempre più ampia. In fondo, scusate la battuta, anche il Risorgimento partì con quattro gatti che frequentavano i circoli della Carboneria...

Non è "snobismo" è proprio disinteresse ad avere il pubblico di amici e conoscenti che ti applaudono (mi sembrerebbe la recitina delle medie) e poiché siamo diversi (ed io non trovo gratificante una cosa del genere, ma forse tu sì e lo rispetto) non ritengo queste cose "significative" ma proprio alla portata di tutti e in quanto tali... non degne di nota. Come ho già detto non mi sentirei mai contento di me stesso dal sentirmi definire "autore" dal prof di turno di fronte a 30 parenti e amici (seeeh, neanche!) nella sala della libreria del paese. No, grazie.
Io penso che lo zoccolo duro non si costruisca così, ma proprio partendo da estranei.

I circoli della Carboneria erano costituiti appunto da estranei uniti da un ideale comune. Quindi è da un circolo di estranei che si deve partire.
Mio parere.

Modificato da Mattia Alari
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9 ore fa, Ophelia03 ha scritto:

Le presentazioni che ho fatto sono state in libreria e non era previsto un pagamento. Dato il luogo, non c'era buffet, ma veniva svolta solo la presentazione del libro. 

Altri forse potranno dire in modo più approfondito per altre tipologie di presentazioni. 

Le mie sono state tutte su invito e in luoghi "istituzionali". Una però è avvenuta in un ristorante storico. Vi avevo ambientato una scena del romanzo, così l'organizzazione si è accordata con il gestore e a fine presentazione (con letture e musica) abbiamo tutti cenato lì a un prezzo di favore.

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Ospite Alorigo

Hello everybody. Provo a dire la mia, che come sempre è basata prima sulla logica (e in parte sull'esperienza di lavoro applicabile in altri campi e settori).
La mia sensazione è quella che ognuno esprima la propria convinzione come fosse dogmatica, non nel senso che debba prevalere sull'opinione altrui, ma che debba essere sempre valida e applicabile.

Per mestiere ho imparato che la piena comprensione del contesto è la base per la costruzione del pensiero, attorno a qualsiasi argomento.
Se applichiamo questo concetto all'editoria, mi sento di poter affermare che gli elementi e i fattori che possono cambiare per una presentazione sono così tanti e variegati che probabilmente avete tutti ragione, ognuno in un contesto diverso.

Una presentazione può essere più o meno efficace in base a: autore (notorietà, capacità di scrittura, capacità dialettica, simpatia ed empatia, numero di parenti e amici disposti a seguirlo ecc.), libro (titolo, copertina, genere, qualità, descrizioni, recensioni, ecc.), casa editrice (notorietà, potenza commerciale, conoscenze, potenza economica, risorse, ecc.), contesto della presentazione (dedicata all'autore, alla casa editrice, all'interno di un altro evento, in un posto figo, storico, ambientalistico, con o senza cibo, con o senza affluenza, con biglietto di ingresso o meno, ecc.).

Potrei andare avanti ancora con un lungo quanto inutile elenco, ma tanto credo che il senso di dove voglio arrivare lo avete capito: non esiste una cosa che funziona a prescindere e credo che ogni scelta che voi avete proposto, debba essere interpretata e raffinata sulla base di tutti questi elementi. In questo modo, la scelta di avvalersi o meno della presenza di parenti o amici, di avvalersi di uno pesudonimo o tutte le altre considerazioni fatte, possono risultare più o meno efficaci.

Non esiste una scelta sempre vera, ma infinite sfumature di ognuna.

IMHO ovviamente.

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Ospite Alorigo
2 ore fa, Wanderer ha scritto:

@Alorigo
Credo che la tua posizione mette un po' tutti d'accordo: se intervenivi prima ci facevi risparmiare un sacco di tempo :::D

Eh ma poi pensa che monotonia... il forum si ridurrebbe a una serie di argomenti proposti dagli utenti e una serie di mie risposte universalmente valide, accettabili e giuste :regina:

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