sefora Inviato 29 Gennaio 2021 Segnala Condividi Inviato 29 Gennaio 2021 5 ore fa, Lizina ha scritto: Ho letto troppe storie di CE piccole che, oltre a trattare i propri autori o futuri tali come zerbini, non fanno editing, correzione di bozze e promozione, realizzano copertine che a me verrebbero meglio smanettando un po' sul web e neppure danno le royalties. Il libro sarà un fiasco? Forse sì, ma almeno sarà un fiasco solo mio. Il libro ha inquinato il mercato editoriale? Ma perché, i libri di cantanti e influencer non inquinano il mercato editoriale? E quelli delle CE pieni di refusi? Vero, purtroppo. Trattino o no gli autori come "zerbini", si sono moltiplicati i microeditori che non fanno nulla o quasi, e aver pubblicato con loro rischia di costituire un handicap per la "carriera". Da esordiente forse oggi farei un pensierino sul self, nel mio caso non ha senso. Rimane che si tratta di un mare magnum in cui un buon testo facilmente si confonde con la spazzatura. Ma intervengo per un'altra ragione: consigliare a chi vuole praticarlo di spendere almeno una volta qualche euro per una valutazione professionale. Mi capita di leggere testi di aspiranti autori, in genere improponibili, alcuni dei quali finiranno in quel mare dopo aver collezionato svariati rifiuti. E quasi mai l'autoreferenziale autore accetta l'idea di sottoporsi a un giudizio competente. Va pur detto, infatti, che pure gli editorelli in grado di sopravvivere solo grazie alle copie acquistate da amici e parenti dell'autore, un po' di manoscritti li scartano... 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Niji Inviato 29 Gennaio 2021 Segnala Condividi Inviato 29 Gennaio 2021 7 ore fa, Lizina ha scritto: Ho letto troppe storie di CE piccole che, oltre a trattare i propri autori o futuri tali come zerbini, non fanno editing, correzione di bozze e promozione, realizzano copertine che a me verrebbero meglio smanettando un po' sul web e neppure danno le royalties. Il libro sarà un fiasco? Forse sì, ma almeno sarà un fiasco solo mio. Il libro ha inquinato il mercato editoriale? Ma perché, i libri di cantanti e influencer non inquinano il mercato editoriale? E quelli delle CE pieni di refusi? Ecco, questo è esattamente quello che intendevo dicendo che da lettrice non sento di avere più garanzie di fronte ad un libro di una CE sconosciuta rispetto ad un self. Ci sono un sacco di editori improvvisati che vanno pure più al risparmio di quello che farebbe l'autore per il suo testo. Mi sembra invece sensatissimo pubblicare con una CE anche minuscola di cui si conosca e si ammiri il lavoro, specifico. (Spero sia inutile dirlo: mi raccomando di smanettare sul web sempre nel rispetto del copyright delle immagini ) Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ospite Giulia89 Inviato 10 Febbraio 2021 Segnala Condividi Inviato 10 Febbraio 2021 Ciao ragazzi :) Ho trovato questo approfondimento fiscale, spero possa interessarvi: https://www.fiscozen.it/blog/self-publishing/ Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ophelia03 Inviato 10 Febbraio 2021 Segnala Condividi Inviato 10 Febbraio 2021 Parere positivo: credo sia una modalità di pubblicazione che vale come quella tradizionale. Chiaramente, ma questo è un discorso che estendo a tutte le tipologie di pubblicazione, serve la consapevolezza che, accanto agli onori (guadagni più alti - se si vende, of course -, libertà assoluta, o quasi, di decidere sulla propria opera ecc.), ci sono anche gli oneri. Per cui un autoeditore che lavora bene deve sapere che avrà bisogno di un team di professionisti con cui collaborare: editor, correttore di bozze, grafico, come minimo. Se c'è la consapevolezza, se c'è un progetto degno di questo nome, il resto è scelta personale. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 11 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 11 Agosto 2021 Il self-publishing, come qualcuno ha accennato, non è un modo per pubblicare laqualunque cosa, indipendentemente dalla qualità. È quasi un progetto "imprenditoriale", in cui alla scrittura del libro si accompagnano tutte quelle attività che normalmente sarebbero (in tutto o in parte) a carico della CE. Se si decide di andare in self-publishing nella narrativa (soprattutto quella di genere, che sia fantasy o thriller, poco importa), è folle pensare che basti pubblicarlo perché qualcuno lo legga. Oltre alle attività più o meno scontate, come l'editing, il layout delle pagine (se si decide di fare anche il cartaceo), la copertina, la quarta di copertina, la sinossi, la scheda autore, la conversione in ebook, ... è fondamentale curare la promozione del libro. Per esperienza personale (ho pubblicato un testo tecnico, molto di nicchia, con altro nome) è un lavoraccio, che richiede competenze diverse dalla capacità di scrivere bene. Social media, siti web, domini, comunicazione, qualche spicciolo speso in advertising... insomma, una faticaccia. Alla fine, se uno non è in grado di farlo in autonomia, il costo può essere molto più elevato di quello che una CE a pagamento richiede per l'auto acquisto delle copie. Poi subentra l'angoscia da dashboard: quante copie ho venduto oggi? Quante pagine su unlimited (se si è su Amazon)? Cosa sta funzionando e cosa no? Cosa mi dicono le recensioni (o peggio ancora, perché nessuno recensisce il libro)? Come posso correggere qualcosa? Su quest'ultimo punto, il self-publishing è molto interessante, perché vi permette di fare esperimenti, valutarli e adattarvi (ad esempio, cambiando la sinossi, migliorando la copertina, pubblicando aggiornamenti con le correzioni ai refusi che inevitabilmente finiranno nella prima edizione pubblicata). Una nota sull'aggettivo "imprenditoriale": con rarissime eccezioni, con il self-publishing non si guadagna. Non è questo il significato di imprenditorialità che volevo dare a questo post. È più l'approccio al confezionamento del libro come prodotto a 360°, al suo posizionamento (prima e dopo averlo scritto). Alla fine, scrivere il romanzo è la cosa più semplice. Un'ultima postilla, da lettore: con kindle unlimited mi sono permesso di leggere parecchie cose avendo da perdere solo il mio tempo. Ho letto libri molto interessanti e cose straordinariamente deludenti. Raramente ho incrociato testi scadenti nello stile, nell'ortografia o nella grammatica. Ma forse, sono stato fortunato 😜. E quasi sempre cerco di dare il mio feedback tramite una recensione. 1 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 15 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 15 Agosto 2021 Aggiungo una nota sulle recensioni, questa volta specifica per il self-publishing su Amazon. Amazon permette di dare sia il solo voto (da 1 a 5 stelle), sia il voto più la recensione. Molto spesso mi capita di vedere libri in self-publishing che hanno tanti voti e poche recensioni testuali. Ne traggo due considerazioni. La prima: è un vero peccato, per l'autore, che non ha modo di capire il valore del voto (un voto a 3 stelle senza commento cosa vuol dire? Cosa gli è piaciuto e cosa no? Cosa posso fare per migliorarmi? E un voto a 5 stelle? Perché 5 e non 4? Cos'è piaciuto davvero?). Ma anche come lettore, tendo a guardare i commenti degli altri, per capire qualcosa di più del libro che sto per scegliere, a volte guardando proprio le recensioni negative per provare a smentirle leggendo il libro. La seconda considerazione, forse più un retro pensiero, è trovo molto strano quando mi imbatto in libri che hanno tantissimi voti e poche recensioni. Non voglio fare strane congetture su come e perché ci siano queste situazioni, ma personalmente, quando valuto un libro, cerco sempre di spiegare il perché del mio voto. E qui mi sorge una domanda: che tipo di recensori siete? (magari sto andando off-topic e bisogna aprire un nuovo thread) Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 15 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 15 Agosto 2021 OT: Io mi insospettisco di più quando vedo molte (e dico MOLTE) recensioni super entusiastiche di testi oscuri. Quando sono TANTE e tutte parlano del libro come se fosse il caso dell'anno... Non compro il libro. Perché SICURAMENTE non vale niente. Sono più incuriosito da testi con giudizi altalenanti. Quando qualcuno si lamenta di qualcosa che per me può essere una qualità, tipo una scrittura molto originale (tanto da risultare "problematica") allora comprerò il libro. In genere però sono molto attratto dalle trame e leggo poco i consigli di altri lettori. La storia è per me l'80% del libro. Non so infatti come sia possibile leggere cose solo "per lo stile" o " per dovere" (se la cosa non è lavoro). Io leggo solo per piacere. Anche saggi, anche cose strane (soprattutto!) ma... solo ed esclusivamente per divertimento intellettuale. Mio limite che ammetto candidamente. Che tipo di recensore sono? Sincero. Sempre gentile (me lo impongo) anche di fronte allo schifo (tanto che se il testo fa "troppo schifo" direttamente non scrivo una riga) ma... spieato e sinteticamente analitico. Non vado nei particolari, ritengo sia inutile, e non spoilero MAI il libro (cosa che alcuni fanno) magari sottolineando la sua debolezza in un certa specifica parte. Sono forse più utile all'autore e chi conosce il libro che come persona che lo consigli a qualcun altro, probabilmente. Ma quando mi decido a scrivere qualcosa per ciò che ho letto è qualcosa che per me MERITA SEMPRE. Anche se magari il testo non è perfetto o se ha qualche (secondo me) debolezza. 2 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
greenintro Inviato 20 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 20 Agosto 2021 Personalmente non mi autopubblicherei mai, magari sbaglio, ma sono ancora condizionato dall'idea della lusinga di vedere il tuo lavoro accompagnato da una firma editoriale più o meno prestigiosa (relativamente all'ambito specifico della pubblicazione), di sottoporre il tuo lavoro alla valutazione di direttori editoriali o comitati scientifici, al piacere di scegliere una collana su misura e di ricevere l'accettazione in essa. Soprattutto, preferisco delegare a professionisti editing (limitandolo possibilmente agli aspetti formali e grammaticali, refusi, sintassi, senza alterazioni contenutistiche) impaginazione, rilegatura, promozione (anche se riguardo quest'ultima, riguardo al mio primo libro, ho preferito muovermi prevalentemente da solo, organizzando la presentazione in un locale di mia conoscenza). D'altra parte non ho pregiudizi, e riconosco la mia scelta come una preferenza del tutto soggettiva e arbitraria. In vita mia credo di aver letto un solo libro edito con autopubblicazione, e l'ho apprezzato molto, in generale non credo che l'inserimento in casa editrice o come autopubblicazione sia adeguata garanzia di alta o bassa qualità. Tutto sta, riguardo la scelta di autopubblicarsi, ad un'onesta consapevolezza delle proprie capacità di accollarsi gli oneri e gli impegni che si evita di delegare ai professionisti delle case editrici (ferma restando la possibilità, per chi avesse la fortuna di usufruirne, di una rete di amicizie o conoscenze in cui trovare supporto). 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 23 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 23 Agosto 2021 Nella comunità tecnico scientifica ci sono ottimi esempi di testi pubblicati in self-publishing, spesso editati da editor professionisti e curati in modo molto professionale dal punto di vista editoriale. In questo ambito, Leanpub è probabilmente più interessante di KDP. Non posso giudicare l'operato di chi seleziona le opere nelle collane non-fiction (in particolare, non ho idea di come funzionino i comitati editoriali e scientifici), ma posso senz'altro dire che, nel settore in cui opero quando non gioco a fare lo scrittore, essere pubblicati da editori anche di un certo rilievo (scusate se non faccio nomi) non è garanzia di qualità, anzi, purtroppo ho comprato testi piuttosto scadenti. Ovviamente, questo rischio è ancora più marcato nel mondo del self-publishing. Ma è anche vero che chi pubblica in un settore specialistico e non-fiction, non lo fa per i soldi, ma per una questione di autorevolezza nella materia in cui opera. Quasi tutti i professionisti che conosco e che hanno pubblicato in self-publish (una decina di persone, quasi tutti stranieri), hanno sottoposto il lavoro a una review estesa all'interno del loro network professionale. Nessuno di loro si sarebbe giocato la credibilità con un testo di bassa qualità e contenuti scadenti. La conseguenza è che spesso ho trovato più qualità nei testi in auto-pubblicazione che non nell'editoria tradizionale. C'è un altro aspetto che rende il self attraente: i tempi di pubblicazione sono molto più rapidi e questo, in alcuni contesti soggetti ad alta volatilità e tasso di cambiamento. è un vantaggio non da poco. I tempi editoriali sono spesso incompatibili con la velocità di aggiornamento delle tecnologie rischiano di portare a mercato un libro che è già "vecchio" nel momento in cui viene pubblicato. Con il self-publishing e l'editoria digitale (senza voler fare le cose più velocemente del necessario) questo rischio si riduce (pur non azzerandosi). Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 23 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 23 Agosto 2021 Continuo a pensare che se non hai molti mezzi... Non puoi fare nulla in modo "pulito" e dignitoso. E ti devi occupare pure di cose che onestamente non hanno a che fare con lo scrivere e potrebbero anche non interessarti o per le quali potresti anche essere un incapace. E a questo proposito aggiungo il grandissimo problema di essere, eventualmente, A-SOCIAL o comunque con un carattere poco portato a voler fare il PR o "vendere" te stesso. Capisco ciò che dici per quel che riguarda l'importanza di pubblicare un testo specialistico, soprattutto se si tratta di un argomento di nicchia, che può spingere qualcuno verso il self piuttosto che una casa editrice. Ma se scrivi romanzi o racconti... la faccenda è un po' diversa. Soprattutto se non sono in un genere ben preciso (perché invece, in questo caso, vedo che per qualcuno funziona e bene). Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 23 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 23 Agosto 2021 @Mattia Alari sono d'accordo, non è per tutti, soprattutto nella narrativa. Come scrivevo qualche post addietro, il self non è per tutti, e forse nemmeno per molti. Richiede spirito imprenditoriale e comporta faticacce e investimenti. Tuttavia, credo che nel "mercato" editoriale in cui viviamo, uno scrittore debba acquisire un minimo di competenze che vadano oltre al solo scrivere, possibilmente bene. Fosse anche solo per relazionarsi meglio con i professionisti della filiera editoriale. Ad esempio, mi sono convinto, dalle testimonianze di un paio di amici che hanno pubblicato fiction con CE, che la promozione, volenti o nolenti, tocchi sempre all'autore (poi è anche vero che alcune CE riescono a farti entrare in giri ai quali non accederesti mai in self, ad esempio recensioni su riviste e blog, firmacopie in libreria, eventi di presentazione). Nella non fiction molte persone autorevoli autopubblicano (e spesso spendono parecchi soldini per i servizi che lo scrittore quadratico medio si aspetta di ricever da una CE) . E non di rado ricevono recensioni e promozioni dalla community, ma è oggettivamente un mondo molto diverso, con dinamiche particolari. Uno dei miei contatti personali ha venduto oltre 3500 copie su leanpub (testo in inglese molto di nicchia), ma é un'eccezione. Senza contare che la sua scelta è stata dettata da disaccordi con tre CE di levatura internazionale sul formato di stampa 😆 (e alla fine esiste solo l'ebook, stampabile). 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 23 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 23 Agosto 2021 3 minuti fa, K. Wendice ha scritto: Ad esempio, mi sono convinto, dalle testimonianze di un paio di amici che hanno pubblicato fiction con CE, che la promozione, volenti o nolenti, tocchi sempre all'autore (poi è anche vero che alcune CE riescono a farti entrare in giri ai quali non accederesti mai in self, ad esempio recensioni su riviste e blog, firmacopie in libreria, eventi di presentazione). Motivo per cui io sono sempre più sicuro che possibilmente non riuscirò mai a pubblicare, neanche un lavoro buono. Io non voglio rinunciare al mio anonimato personale e francamente... Non penso che un'intervista con firmacopie, se sei un signor Nessuno, possa interessare davvero. Ha senso solo se sei conosciuto o se la gente viene a vedere TE e poi, eventualmente, a comprare il libro come souvenir della serata. Ho visto troppe presentazioni e ... sono cose in cui non vorrei mai e poi mai trovarmi in mezzo come autore. Penso che oggi si potrebbe benissimo anche saltare questo (inutile) supplizio. Se hai pubblicato su qualche rivista, se qualcuno ti ha letto e ti stima, magari è possibile sfruttare (in senso giusto e onesto) i contatti che si creano e "tirarsi dietro" più di qualche lettore anche solo assicurando una "presenza virtuale". E' bene o male il massimo a cui sono disposto. Come ho detto in altre discussioni, non credo che la disponibilità fisica dell'autore sia in qualche modo qualcosa da considerare nella valutazione di un'opera e se si ragiona in questi termini non è certo nulla che abbia a che fare con un giudizio di qualità. Ragionando in questi termini avremmo perso moltissimi bei libri e solo perché gli autori non sarebbero stati disposti a fare un po' di spettacolo attorno a loro stessi. Poi sono punti di vista (o svista) e rispetto chiunque la pensi diversamente. Ma dover rinunciare a pubblicare perché non si può (o vuole) girare per presentazioni credo sia... triste. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 24 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 24 Agosto 2021 7 ore fa, Mattia Alari ha scritto: Come ho detto in altre discussioni, non credo che la disponibilità fisica dell'autore sia in qualche modo qualcosa da considerare nella valutazione di un'opera e se si ragiona in questi termini non è certo nulla che abbia a che fare con un giudizio di qualità. Ragionando in questi termini avremmo perso moltissimi bei libri e solo perché gli autori non sarebbero stati disposti a fare un po' di spettacolo attorno a loro stessi. Poi sono punti di vista (o svista) e rispetto chiunque la pensi diversamente. Ma dover rinunciare a pubblicare perché non si può (o vuole) girare per presentazioni credo sia... triste. Qui secondo me rischiamo di andare pesantemente off-topic (la promozione non è solo un problema del self-publish). Magari ne parliamo in un thread a parte 😉 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 24 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 24 Agosto 2021 Beh, non proprio. Per me è un punto cruciale della faccenda ma in assoluto e penso che con il Self tu debba anche impegnarti di più. Ho aperto la discussione perché sulla faccenda Self (a mio parere) ci stanno "campando" troppi e, sempre a mio parere, continuare a venderla come "valida alternativa PER TUTTI" è un bidone. Mi spiego. Ci sono molte agenzie che si occupano di revisione testi (ed è NECESSARIO editare il testo!) che non fanno che ripetere che il self va visto come "l'alternativa per i coraggiosi" e non un fallimento (anche se fin troppi vi arrivano dopo una fila di rifiuti, come persone che conosco io). Costoro battono sempre sul fatto che anche per il Self LA FILIERA va seguita quindi: editing, testo affidato ad agenzia letteraria... Se la cosa fallisce (molte volte, moltissime!) ... SE CREDI in quello che hai scritto, dovresti considerare il self e investirci sopra una certa cifra "che sai bene non avrà molta speranza di ritorno". Bello anche come te lo dicono, meravigliandosi di essere... disturbanti, quando lo fanno. In sintesi devi trovare qualcuno che renda il manoscritto delle pagine vere - margini, spaziature, caratteri - e non fare fare il lavoro a "tuo cuggggino"; scegliere materiale di qualità per la stampa (stabilire la carta giusta, la rilegatura, la tiratura); pagare un grafico che realizzi una copertina accattivante e professionale... e poi LA PROMOZIONE. Quindi cosa? Ufficio stampa? Organizzazione di eventi...? Viaggi in giro per l'Italia? E' stato calcolato che per un lavoro professionale (e ottenere un libro che DAVVERO sembri un prodotto da CE come si deve) tu debba metterti in mano dai 2500 ai 4000 (e chiaramente è diverso il costo di un libro di 150g da uno di 300, anche perché LA RILEGATURA è qualcosa che potrebbe salvare le sorti della tua "impresa" e va considerata molto seriamente ma COSTA). Sinceramente? Mi sembra che molta gente lavori sull'ambizione di TROPPI che si credono scrittori. E spesso possono solo... permettersi di spendere (e ne conosco più di qualcuno che poi, alla fine, vende solo cinque o sei copie quindi... cosa fa? Solo "vanity press", esattamente come con una CE a pagamento). Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 24 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 24 Agosto 2021 @Mattia Alari è difficile non condividere quello che scrivi, ma ci sono tanti, troppi casi distinti, e l'offerta che è emersa negli ultimi anni cavalca in modo molto "smart" questa voglia di scrivere che porta al famoso luogo comune che ci siano più scrittori che lettori. Tra tutti i casi ci sono, sicuramente, anche quelli che dopo aver trovato le porte delle CE chiuse a doppia mandata, hanno deciso di fare da sé, giusto per dire di aver pubblicato qualcosa 😉 Il collettivo con il quale abbiamo scritto il nostro primo romanzo ha sperimentato con il self-publishing per scelta, consapevole dei pro e dei contro, e soprattutto dei rischi. Non ci siamo neanche posti il problema se passare o meno da una casa editrice, volevamo ridurre al minimo indispensabile le intermediazioni tra autore e lettore. Eravamo interessati soprattutto al feedback di chi il libro lo ha letto, attraverso un voto, una recensione o un messaggio privato, per poter imparare da chi legge come migliorare quello che come collettivo abbiamo cercato di fare. Che era semplicemente scrivere un libro che ci sarebbe piaciuto leggere (e non è detto che ci siamo riusciti al cento per cento). Posso aggiungere che l'investimento è stato molto più basso delle cifre che hai indicato (ma magari avessimo speso di più il risultato finale sarebbe stato migliore). In tutto questo, facendo la scelta di rimanere anonimi e di non coinvolgere parenti e amici nella promozione del libro. Per qualcuno è stato il trampolino per arrivare a una CE. E' il caso di un mio caro amico, il cui libro è stato per circa un anno in self, poi è stato acquistato da una CE e adesso è acquistabile in libreria. Io però ribalto la questione. Il problema del self publishing, non è l'autore, ma il lettore e la sua esperienza. Se vado in libreria, guardo il titolo, la copertina, la sinossi, sfoglio qualche pagina per capire se fa per me, e poi magari compro comunque in modo compulsivo. Le piattaforme di self consentono esperienze virtualmente molto simili, ma non è sufficiente. Concludo con tre domande (e qualche breve risposta). Esiste un mercato di lettori, vero, per il mondo del self? Dopo tre settimane di esistenza sullo store di Amazon posso dire che esiste (piccolo, ma esiste) Esiste qualcuno disposto a spendere 3, 4 o 5 euro per un ebook di uno sconosciuto? Idem (molto più di quanto pensassi) Che cosa si aspetta un lettore che sfoglia il catalogo di kindle unlimited, saturato da esordienti (ma non solo) che non passano da una CE? Questo non l'ho ancora capito 😅 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Desy Icardi Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 17 ore fa, K. Wendice ha scritto: Concludo con tre domande (e qualche breve risposta). Esiste un mercato di lettori, vero, per il mondo del self? Dopo tre settimane di esistenza sullo store di Amazon posso dire che esiste (piccolo, ma esiste) Esiste qualcuno disposto a spendere 3, 4 o 5 euro per un ebook di uno sconosciuto? Idem (molto più di quanto pensassi) Che cosa si aspetta un lettore che sfoglia il catalogo di kindle unlimited, saturato da esordienti (ma non solo) che non passano da una CE? Questo non l'ho ancora capito 😅 Come lettrice ho acquistato spesso libri in self, talvolta senza neppure rendermi conto che erano self. Da prima mi ha attratto il titolo e la copertina, poi ho scaricato l'anteprima gratuita e infine, quando ho ritenuto che ne valesse la pena, ho comprato l'opera. Il poter leggere i primi capitoli degli ebook gratuitamente è una gran bella cosa, che protegge i lettori dalle cantonate. Io sono un'autrice tradizionale, ho sempre pubblicato con le CE e mi trovo molto bene, ma ho il massimo rispetto per il self e anni fa ho persino seguito dei corsi per saperne di più. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Russotto Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 All'ultima domanda potrei provare a rispondere io. Se è vero che si dice che ci sono più scrittori che lettori è anche vero che la qualità media dei libri che si trovano in libreria si è notevolmente abbassata. In più vi si trovano libri scritti da calciatori, ex concorrenti del Grande Fratello, cantanti. Chiaramente chi ama leggere sa come districarsi tra gli scaffali di un negozio di libri ed evitare certa robaccia che è entrata nel mondo dell'editoria dalla porta principale solo per via di una fama preesistente. Ma queste stesse persone potrebbero aver notato che nel mondo del self ci sono autori che non hanno nulla da invidiare a chi viene pubblicato. Dopotutto il self esiste ormai da qualche anno e chi è degno di nota sarà già emerso. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Desy Icardi Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 Quel che manca ancora, almeno in Italia, sono uffici stampa e agenzie di comunicazione specializzate che sappiano farsi carico efficacemente del lancio delle opere indipendenti. Qualche realtà di questo tipo ha iniziato a farsi notare negli ultimi anni, ma lo sviluppo del settore è rallentata dalla reticenza degli autori a investire nella promozione e tale scelta non è sempre dettata da mancanza di mezzi, ma anche da scarsa attitudine al rischio d'impresa. Insomma, scarseggia ancora un po' lo spirito imprenditoriale , ma è una mentalità che credo si svilupperà col tempo. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 25 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 Trovo ogni cosa che dite ragionevole. Ma se una persona (mettiamo il caso) non ha mezzi personali (leggi soldi da investire) e non ha neanche TEMPO E MODO di promuovere il suo lavoro? Se non ha neanche il carattere per fare le presentazioni che vengono richieste e figuriamoci altro? Insomma... Il rischio è che si faccia una scrematura "per reddito" prima che per talento, non pensate? In Pittura è così. Ed è tristissimo. Ci sono persone che CREANO il loro curriculum grazie alle risorse di famiglia e più sono ricche... più hanno visibilità, contatti, e quindi "mercato" per il così detto "circolo virtuoso". Niente di questo, neanche frequentare scuole prestigiose, ha a che fare con il talento. Su quanto ciò sia un problema "sostanziale" (abbassamento della qualità artistica nelle professioni creative, quindi anche in scrittura) è una faccenda nota e affrontata da diversi saggi: l'accesso a certe professioni viene di fatto impedito a chi non può permettersele. E' immorale, oltre che catastrofico. Per tornare al self, nella mia personale esperienza come lettore curiosissimo ho trovato testi interessanti prevalentemente nella micro-media editoria, che però sembra sempre meno incline a rischiare (e dovrebbe farlo, sarebbe il suo ruolo) ma in self ho trovato... il disastro. Diciamo pure che sono un lettore difficile, questo sì. E non mi interessano assolutamente generi "popolari", se cerco narrativa. Ma una selezione qualitativa, una scrematura, nel self... non c'è. Ed è gravissimo. Come di diceva, ho invece trovato libri interessanti su argomenti di nicchia (saggistica) ma penso che lì si cimentino molti più professionisti piuttosto che persone convinte di avere qualcosa da dire. Ma per mancanza di risorse... quanti prodotti mediocri o pessimi nel loro aspetto potrebbero nascondere un tesoro? TANTI. Ma chi si prenderebbe mai il pensiero di acquistare un brutto oggetto? Pochissime persone. Neanche credo molto alle recensioni, sono sincero. Sono quasi più attratto, come ho detto, da quelle "altalenanti" (leggo prima le negative, sempre) e il sistema di "sostegno" del libro con mezzi poco onesti "tanti contatti, tanti commenti" porta molta gente ad acquistare cose che poi sbatte al muro. E sono pochi quelli che si danno il pensiero di lasciare una recensione negativa ONESTA quindi... spesso ci sono testi con molte false recensioni positive e poche negative, anche perché quando leggi qualcosa di un certo tipo, lo zero totale, non hai neanche il pensiero di scriverne una riga perché è perdere altro tempo. Parlo ovviamente per me, sempre. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 (modificato) 1 ora fa, Mattia Alari ha scritto: Insomma... Il rischio è che si faccia una scrematura "per reddito" prima che per talento, non pensate? No, non sono d'accordo su questa affermazione. Il self è potenzialmente a costo zero. Gli strumenti per scrivere, pubblicare, creare copertine, etc., sono spesso completamente gratuiti. Il risultato non è professionale? Da lettore lo so bene e infatti, quando leggo su unlimited libri autopubblicati, tendo a essere molto indulgente, mi concentro sulla trama e su come è scritta prima che sulla grammatica e l'ortografia, mentre non lo sono affatto quando il testo è edito da una CE. Io vedo il self come un'opportunità, aperta a tutti, molto democratica, mentre ho qualche dubbio sul fatto che sia meritocratica. Essendo aperta a tutti, ci sarà chi lo vede come un ripiego dopo l'ennesimo rifiuto, qualcuno che avrà tempo e soldi da investire, qualcuno che invece preferirà fare tutto in economia, qualcuno che farà comprare copie ai parenti stretti per poter dire "ho scritto un libro", qualcuno che lo fa per esporsi pubblicamente e liberamente, senza filtri, attraverso qualcosa che, indipendentemente dalla qualità, rimane pur sempre un libro. E, infine, ci sarà anche qualcuno che del self non vuole sentire parlare neanche da lontano: anche in questo, l'autopubblicazione, è molto democratica. Ma questo modo di vedere è molto scrittore-centrico. Io penso, invece, che sia importante ricordarsi che al centro c'è chi legge, non chi scrive. In questo, ma questa è una mia personalissima opinione, il self è un'opportunità in più per il lettore, la chance di scoprire tesori nascosti, che altrimenti rimarrebbero sepolti in un cassetto. Nessuno ha mai detto che trovare un tesoro sia facile, che non ci si debba insudiciare con il ciarpame che inevitabilmente si incontrerà in questa avventura. Ma, come diceva @Desy Icardi, su quasi tutte le piattaforme si può leggere un'anteprima del libro, indicativamente il 10% del libro, e questo permette di scremare e ridurre le scorie da pessime letture che ci portiamo dietro, aspettando di trovare la perla nascosta. 1 ora fa, Mattia Alari ha scritto: Ma per mancanza di risorse... quanti prodotti mediocri o pessimi nel loro aspetto potrebbero nascondere un tesoro? TANTI. Ma chi si prenderebbe mai il pensiero di acquistare un brutto oggetto? Pochissime persone. Non posso e non voglio generalizzare, parlo della mia esperienza. So che un libro non si giudica dalla copertina, ma di fatto so bene che nella mia personalissima lista di priorità in fase di acquisto (in libreria) ci sono: copertina, titolo, sinossi, prime pagine del libro. Quando guardo nel mondo del self, la copertina e il titolo perdono rilevanza a favore di sinossi e delle prime pagine. Questo non mi impedisce di fare scelte sbagliate, come le tante che ho fatto frequentando le librerie. 1 ora fa, Mattia Alari ha scritto: Neanche credo molto alle recensioni, sono sincero. Sono quasi più attratto, come ho detto, da quelle "altalenanti" (leggo prima le negative, sempre) e il sistema di "sostegno" del libro con mezzi poco onesti "tanti contatti, tanti commenti" porta molta gente ad acquistare cose che poi sbatte al muro. Tema complesso, non solo nei libri. Se ci sono poche recensioni, è come se non ci fossero. Se sono tante, le cose cambiano, ma sono più che note le imperfezioni dei sistemi "social" di valutazione e recensione. Ma questo vale per il self, per quanto pubblicato con CE, per gli aspirapolvere o le pennine USB. Per me questo è un tema OT, perché non è specifico per il self-publishing. Modificato 25 Agosto 2021 da K. Wendice typos 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 25 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 Se però la consideri in questo modo sembra proprio "l'opzione per i poveri" se accetti di proporre un prodotto che non è un libro ma "vorrebbe esserlo"; per "i ricchi" se puoi pagarti tutto ciò che può far somigliare la tua stampa a quella ottenuta con una CE. Non mi convince, scusami. Ho proprio davanti dei libri "in self" e criticamente sono "brutti". Deludenti. Molti hanno problemi verso cui non sono indulgente (errori, problemi con i margini, pagine che si scollano appena sono aperti, copertine deprimenti fate da "mio cugggino" prima citato). Un libro è un piacere. Se queste cose somigliano a "edizioni clandestine" poi è altro. No, io sono di parere opposto: il lettore non è al centro. Non considero l'Arte un "servizio" ma un'espressione personale che può incontrare comprensione, approvazione e/o tutto l'opposto quindi sono "autoricentrico" perché il centro è l'Autore (motivo per cui esiste l'opera) non il lettore, che eventualmente ne fruisce. Per il lettore esiste la letteratura "per polle" e altri generi che sono "graditi" (tutta la spazzatura che Russotto diceva essere in libreria oggi) ma niente che abbia dignità letteraria (ad esempio). L'opera nasce e POI viene (eventualmente) apprezzata o meno. Mio punto di vista da pittore che prova a scrivere. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 3 minuti fa, Mattia Alari ha scritto: Se però la consideri in questo modo sembra proprio "l'opzione per i poveri" se accetti di proporre un prodotto che non è un libro ma "vorrebbe esserlo"; per "i ricchi" se puoi pagarti tutto ciò che può far somigliare la tua stampa a quella ottenuta con una CE. Non mi convince, scusami. Ho proprio davanti dei libri "in self" e criticamente sono "brutti". Deludenti. Molti hanno problemi verso cui non sono indulgente (errori, problemi con i margini, pagine che si scollano appena sono aperti, copertine deprimenti fate da "mio cugggino" prima citato). Un libro è un piacere. Se queste cose somigliano a "edizioni clandestine" poi è altro. Qui mi pare ci si concentri sul libro stampato; per me un libro è anche un ebook, che raramente soffre di tutti questi problemi (e sicuramente le pagine non si scollano). Tra l'altro, nella mia esperienza di acquisto, i libri che stampa Amazon con il Print On Demand sono rilegati piuttosto bene (quelli a copertina rigida infinitamente meglio) e reggono tranquillamente almeno quattro letture senza i problemi che citi (non sono mai andato oltre); se proprio voglio trovare un difetto, le copertine scure tendono ad accumulare le ditate. Altre opzioni non le conosco e non mi sono capitate disavventure come quelle di cui parli. 6 minuti fa, Mattia Alari ha scritto: "autoricentrico" perché il centro è l'Autore (motivo per cui esiste l'opera) non il lettore, che eventualmente ne fruisce Sono un lettore che cerca prima di tutto evasione e un apprendista scrittore con zero velleità artistiche. Nel caso del collettivo con cui abbiamo pubblicato, l'opera esiste perché c'era il desiderio di condividere una storia (nata per caso) e questo, inevitabilmente, necessita di almeno un lettore (possibilmente più di uno, meglio ancora se non nella cerchia di parenti e amici). Potrei farlo con un blog, con un canale youtube, con un podcast. Scegliere di scrivere è la conseguenza del fatto che prima di tutto ci piace leggere. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 25 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 Anche a me piace leggere e molto. Ma io parlavo di qualcosa di diverso, sono sicuro che hai capito. Quanto al resto... sono "giovane" ma io devo comprare il libro fisico. Non mi piace leggere in altri formati quindi considero il libro per quello che è, anche come oggetto. E per me ha un altro valore. Leggo in modo diverso articoli o testi che non mi interessa conservare. MAI narrativa. In genere vedo che l'acquisto del testo "fisico" è preferito ancora dalla maggioranza di persone (di qualunque età). Dicevano che l'e-book avrebbe seppellito la pagina di carta e invece vedo l'e-book sepolto dai vecchi libri. Per me è un'opzione di serie B. Anche la pubblicazione in questo formato è qualcosa che alcune CE ti vendono come "novità" ma di fatto nasconde la volontà di investire poco o zero. La mia comunque non era una critica a chi decide di scrivere storie per il gusto di condividerle o preferisce un certo genere (da lettore o scrittore, sarebbe folle fare un discorso di questo tipo!). Mi sono limitato a dire che quando si realizza qualcosa è l'Autore al centro e poi ci sono due approcci: o scrive per gli altri (e allora il Lettore è al centro ma questo vuol dire condizionare ciò che scrivi, inevitabilmente) oppure scrive e basta. E poi, eventualmente, riesce a far leggere. Personalmente io non sono per la vanity press e non "muoio dalla voglia" di essere pubblicato ad ogni costo. Meno che mai di pubblicare! Se voglio far leggere ciò che scrivo e condividerlo (gratuitamente per altro) ... Ci sono le riviste letterarie, che pure fanno una selezione dei testi quindi le preferisco al buttarsi in mezzo al mare di "bohmahvarie&eventuali" che spesso vedo nel self. Essere pubblicati da una rivista è un piccolo riconoscimento e in qualche modo qualcuno si è preso la responsabilità di affermare un certo "valore" del tuo testo. Ho quasi completato una raccolta di racconti (molti pubblicati dalle riviste e in più qualche inedito) e mi è stato subito detto: mettila fuori con il self. Questo perché tra paga l'editor, la tassa di lettura dell'agenzia, aspettare la risposta (che probabilmente non arriverà mai) ... Potrebbe essere il solito investimento a fondo perduto. Vero. Ma... La cosa non mi convince. Un'altra opzione sarebbe il Premio Calvino ma... anche lì, penso che i racconti non abbiano la stessa possibilità dei romanzi quindi, probabilmente, vale la pena provare se si ha pronto un romanzo. Ho aperto la discussione per confrontarmi con persone che conoscono il self da autori e lettori. Io lo conosco solo da lettore e devo dire che purtroppo ho maturato un profondo preconcetto al riguardo. Non penso che il self sia adatto, ad esempio, a "vendere" racconti (ammesso che sia così "impossibile" venderli visto che, nonostante si dica questo, è pieno di nuove raccolte di racconti di autori emergenti che sono anche molto pubblicizzate... dalle loro case editrici e SULLE RIVISTE di cui parlavo prima). Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
K. Wendice Inviato 25 Agosto 2021 Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 53 minuti fa, Mattia Alari ha scritto: Dicevano che l'e-book avrebbe seppellito la pagina di carta e invece vedo l'e-book sepolto dai vecchi libri. Per me è un'opzione di serie B. Anche la pubblicazione in questo formato è qualcosa che alcune CE ti vendono come "novità" ma di fatto nasconde la volontà di investire poco o zero. Non ho dati significativi, se non quelli estrapolabili dalle classifiche di vendita di Amazon, che non è necessariamente un campione significativo. E quello che posso osservare è che l'ebook vende, e tanto. Magari non seppellirà mai la carta, ma non è vero neanche il contrario. Non ho elementi per affermare che le CE te lo vendano per non investire, ma credo di aver capito che sia una tua, legittima, opinione. Per me l'ebook è un mezzo, estremamente pratico, a onor del vero (te lo dice una persona che compra 80% cartaceo e 20% ebook), e anche più economico (per il lettore). Trovo riduttivo pensarlo come una scorciatoia per risparmiare. Tutte le volte che nella mia vita ho scritto qualcosa, ho sempre pensato che qualcuno avrebbe letto il risultato del mio lavoro. Poteva essere il prof di lettere che avrebbe letto il mio tema, o il lettore di una rivista sulla quale ho pubblicato un articolo, o il visitatore del sito web o del social su cui ho postato, o il destinatario di una mail, o il partecipante a un forum. Questo non mi ha mai tolto il piacere di farlo, né ha condizionato il mio stile e i miei contenuti. Ma mi ha sempre aiutato a ricordare che dall'altra parte ci sarebbe stato qualcuno, anche solo una persona, che avrebbe letto e che la mia missione, scrivendo, era di far arrivare il mio messaggio (qualunque fosse). Mi piace ricordare che la scrittura esiste innanzitutto come mezzo di comunicazione, con l'innegabile vantaggio che scripta manent e che nel tempo è diventata, anche, una straordinaria forma d'arte. Il suo limite è che a volte è un modo di comunicare profondamente ambiguo e non ci si capisce 😉 1 ora fa, Mattia Alari ha scritto: Non penso che il self sia adatto, ad esempio, a "vendere" racconti Al contrario, ho visto molti autori pubblicare in self, prevalentemente ebook (ma più che altro per limitazioni sul numero minimo di pagine accettate). Non è (più) il mio genere, ma una nicchia di mercato mi pare esistere ancora, non solo nelle riviste o nelle raccolte 😊. 1 ora fa, Mattia Alari ha scritto: Ho aperto la discussione per confrontarmi con persone che conoscono il self da autori e lettori. Io lo conosco solo da lettore e devo dire che purtroppo ho maturato un profondo preconcetto al riguardo. C'è qualcosa in questo lungo thread che abbia smosso anche solo di un millimetro il tuo profondo preconcetto, da lettore o da scrittore? Non è fondamentale, ma se questo non succede, forse il confronto non sta procedendo sui binari corretti 😅. Personalmente, ho avuto modo di riflettere su aspetti che non consideravo, anche se ammetto che non ho mai avuto particolari pregiudizi sulla forma dell'editoria (tranne forse sulle EAP). La mia esperienza da lettore e da autore è sicuramente diversa dalla tua, tendenzialmente molto positiva, Insomma, posso solo parlar bene del selfpublish. Ma, ça va sans dire, non è come essere pubblicati da una vera casa editrice. 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Mattia Alari Inviato 25 Agosto 2021 Autore Segnala Condividi Inviato 25 Agosto 2021 (modificato) 39 minuti fa, K. Wendice ha scritto: Non ho elementi per affermare che le CE te lo vendano per non investire, ma credo di aver capito che sia una tua, legittima, opinione. Per me l'ebook è un mezzo, estremamente pratico, a onor del vero (te lo dice una persona che compra 80% cartaceo e 20% ebook), e anche più economico (per il lettore). Trovo riduttivo pensarlo come una scorciatoia per risparmiare. Questo è qualcosa di cui più di qualcuno si è lamentato: delle case editrici, le piccole ma anche le medie, proponevano all'autore (e spesso ad alcuni, per ben precise opere) l'e-book come unica opzione e si è lungamente discusso del fatto che chi lo fa (veramente tanti) di fatto non vuole affrontare molto il rischio d'impresa di cui prima di parlava. Non è quindi una mia opinione, io non ho mai sottoposto ciò che scrivo se non a riviste, ma è qualcosa di cui si è parlato TANTISSIMO e diffusamente. 39 minuti fa, K. Wendice ha scritto: Tutte le volte che nella mia vita ho scritto qualcosa, ho sempre pensato che qualcuno avrebbe letto il risultato del mio lavoro. Poteva essere il prof di lettere che avrebbe letto il mio tema, o il lettore di una rivista sulla quale ho pubblicato un articolo, o il visitatore del sito web o del social su cui ho postato, o il destinatario di una mail, o il partecipante a un forum. Qui mi citi tipologie di scritto finalizzate alla lettura proprio per ciò che sono. Io invece parlo di qualcosa che si scrive, una storia che viene in mente e che poi... si propone. Ma senza pensare "il pubblico è al centro, devo tenerlo in considerazione". Si può fare, ovviamente. Ma si può anche ignorare la cosa. Io non scrivo mai, se non devo scrivere un articolo o un lavoro o un "saggio", PER QUALCUNO. Non è una cosa che penso. Credo che lo scritto debba essere (e sempre fino ad un certo punto) riconsiderato e "lavorato" perché, eventualmente, possa essere più fruibile e che la lettura (anche professionale) arrivi dopo la fine e non che ne sia "il fine". Se volessi essere letto ad ogni costo scriverei un genere popolare. Io onestamente vorrei condividere ciò che scrivo (o non sarei qui) ma scrivo ciò che voglio e come voglio e poi... chi legge si "arrangia". Non è detto con disprezzo del lettore, io sono un lettore! E'... altro. Cerco di spiegarmi. Non si tratta di un'arrogante presa di posizione "autoriale" ma di approccio alla "creazione" ed è proprio ciò che succede quando dipingo. Ci sono pittori che lavorano su commissione (e si parla di grandissimi artisti, da sempre, quindi non è un giudizio "qualitativo") e altri "che fanno" e poi propongono. Io sono della seconda categoria, anche se rispetto profondamente la prima. 39 minuti fa, K. Wendice ha scritto: C'è qualcosa in questo lungo thread che abbia smosso anche solo di un millimetro il tuo profondo preconcetto, da lettore o da scrittore? Eh... "lungo thread"...! Qui durano mesi! Sì, poiché mi sembrate tutti delle persone valide e mi state proponendo le vostre ragioni e le vostre esperienze, sto riconsiderando la questione da altri punti di vista. Insomma... Non sono d'accordo per ciò che riguarda certe cose (per esempio considerare più benevolmente il prodotto self, perché per me <--- facendolo si accetta il suo essere di "serie B" rispetto a lavori professionali DAVVERO) ma è ovvio che la mia iniziale idea, ossia che il self fosse prevalentemente il festival dei rifiutati seriali, dei presuntuosi o degli ingenui di poca qualità... Non renda onore alla situazione nella sua interezza. Dopo i vostri interventi ho anche letto in giro che molti autori (con alle spalle contratti editoriali con CE di prestigio) hanno deciso di pubblicare alcuni lavori con il Self oppure di passare interamente al Self quindi, evidentemente, ho molta ignoranza in materia. Non mi piace tenermi i miei preconcetti troppo stretti, ho cercato il confronto per riconsiderarli. Quindi... No, le tue parole non sono inutili. E no, non stai perdendo tempo con un cocciuto convinto delle sue ragioni. Grazie di dedicare tempo alla discussione. Stiamo ragionando, no? Modificato 25 Agosto 2021 da Mattia Alari 1 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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