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Nome: Le Mezzelane

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Generi pubblicati: Narrativa, saggistica, raccolte di poesie

Pubblicazione: Cartacea e digitale

Email[email protected]

Distribuzione: LibriCo

Modalità di invio manoscritti e tempistiche di attesa: seguire le indicazioni contenute in questo link: http://lemezzelane.eu/pubblica_con_noi/
Attenzione:

Cita

Per i vostri testi usate un carattere semplice, tipo times new roman o arial corpo 12/14. No al grassetto o a caratteri particolari.
La mail deve essere corredata da una biografia dell'autore e da una sinossi redatte come spiegato in questa pagina.
Si fa presente che i manoscritti che non rispetteranno i suddetti requisiti verranno immediatamente scartati.

Numero di titoli pubblicati all'anno: dato non disponibile

Ce la segnala un loro lettore, Eugenio Rossi. 

Modificato da bore_ale
aggiunti tag e numero titoli pubblicati/anno
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  • 6 mesi dopo...
Ospite Refuso

Fui loro ospite al Salone del libro di Torino di tre anni fa. Ero molto curioso di conoscere le persone che ci sono dietro questa CE. Con loro avrei dovuto pubblicare la mia seconda raccolta poetica (poi sfumata per motivi personali). Amano il loro lavoro e sono sempre stati disponibili per aggiornarmi sul progresso di pubblicazione. È una bella realtà editoriale, lavorano sodo e ci tengono nell'instaurare un rapporto personale, prima ancora che professionale, con gli autori. Accompagnano l'autore in ogni fase, fino anche alla promozione in giro per il territorio (come è giusto che sia, certo, ma il più delle volte non è una cosa scontata).

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Ospite PatBag

Ho letto alcuni dei loro libri, ottima qualità e copertine accattivanti. Per essere una piccola casa editrice è molto attiva. Da loro lettrice giudizio positivo! 

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  • 2 settimane dopo...

Un anno o due fa mandai una mia raccolta di racconti a questa Casa Editrice ma non ricevetti alcuna risposta. Devo dedurre che non è stata accettata. Il fatto è che non ho avuto modo di accertare se sia stata ricevuta... e perché no, pure letta.

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Ho avuto esperienza con questa casa editrice come editor.

Cercherò di parlarne nel modo più neutrale possibile, limitandomi ai fatti, in modo che ognuno possa farsi un’idea senza essere influenzato da quella che io ho già.

In qualità di editor ho fatto parte su Facebook sia del gruppo editor sia di quello autori. Nei primi tempi, in quest’ultimo si vedevano approdare molto spesso nuovi scrittori contrattualizzati. Quasi ogni giorno ce n’era almeno uno nuovo.

Premetto che non sono un professionista e questo era chiaro già dal mio curriculum che mi è stato richiesto (probabilmente per formalità). Tuttavia, per verificare se potessi collaborare con loro mi è stato sottoposto un test, come a tutti gli altri membri del team. Il test consisteva nel migliorare due stralci non editati di due libri da loro già pubblicati. Devo dire che la pessima qualità dei testi era sconcertante, mi domandavo come fosse possibile che libri scritti così male avessero superato la selezione. La risposta è arrivata poco dopo: anche i testi di scarsa qualità venivano accettati, per poi essere quasi completamente riscritti dagli “editor”. La direttrice editoriale diceva di dare più importanza alla storia che alla forma. Peccato che, molte volte, nemmeno le storie che ci venivano sottoposte fossero così notevoli. Altre volte, la risposta era “perché vende”.

Devo precisare che nessun editor (o quasi) del loro staff è qualificato. Alcune persone sono più preparate di altre ma i casi di veri professionisti che hanno lavorato per loro sono molto rari. L’editing infatti viene svolto da persone che semplicemente sanno padroneggiare bene la scrittura o che hanno un buon occhio per la correttezza e la scorrevolezza delle frasi, requisiti che di solito dovrebbe avere un autore per superare la selezione dei manoscritti.

La capo editor ha una conoscenza abbastanza approfondita, ma spesso impone il suo giudizio forzando i testi a modifiche con cui l’autore non è d’accordo e a volte inutili (per esempio: usare una parola piuttosto che un’altra, anche quando il significato non cambia).

La capo editor è, inoltre, per sua stessa ammissione, disgrafica. Lo ricorda spesso agli autori e agli altri editor. Peccato che questo suo problema si traduca nell’inserimento di refusi a profusione sui testi ripuliti che l’editor e l’autore le sottopongono per un’ultima revisione. Per cui, dopo la sua revisione, che sempre contiene molte modifiche non evidenziate, bisogna rileggere parola per parola l’intero testo per scovare gli errori di battitura aggiunti dalla capo editor. Se poi l’autore si lamenta dopo la pubblicazione, magari per refusi sfuggiti durante questa fase, la colpa è dell’autore perché ha dato il “visto si stampi”. Sono stati fatti post minacciosi rivolti agli autori che segnalavano errori post pubblicazione.

Nel gruppo editor, nato con l’intento di sottoporre ai colleghi i propri dubbi, molto spesso si deridevano gli autori per frasi contenute nei loro testi, e a volte li si offendevano.

Un problema molto comune in questa CE è l’attesa infinita per vedere la propria opera pubblicata. Molti autori hanno rescisso i contratti dopo anni di inutile attesa.

La CE dice che l’attesa è dovuta al fatto che fa le cose per bene e che i suoi “professionisti” lavorano con attenzione. Inoltre, i rallentamenti sono spesso imputati agli autori che chiedono informazioni sui propri testi. Purtroppo non è così. I tempi lunghissimi sono in realtà dovuti al fatto che molti “editor”, sostanzialmente, lavorano quando ne hanno voglia (e ne hanno diritto, visto che non percepiscono un compenso sicuro ma una percentuale sulle future vendite dei libri, sperando che avvengano) su testi spesso improponibili e poco interessanti su cui è necessario svolgere un intervento pesantissimo. Gli autori, ovviamente, non si aspettano di vedere i loro testi stravolti o di doverli addirittura riscrivere, per cui nascono liti e malumori che contribuiscono a rendere ostile l’ambiente della CE. Anche la notevole quantità di libri accettati contribuiva al rallentamento, gli editor dovevano occuparsi di più libri per volta.

Negli ultimi tempi il numero di opere accettate era però diminuito.

Ci sono anche autori davvero meritevoli nel loro catalogo, per carità, purtroppo però sono una minoranza, almeno da quel che ho potuto vedere nel tempo in cui ho collaborato con loro.

Non ricevo i report di vendite ogni tre mesi come da contratto, così come non li ricevono gli autori. Questo però è un problema comune, non uno dei più gravi. Riterrei soltanto più corretto se nel contratto fosse scritto che viene inviato una volta all’anno, visto che mantenere scadenze così brevi risulta pressoché impossibile. Di recente hanno pubblicato un video in cui a un certo punto inveiscono contro gli autori che chiedono i report.

La CE partecipava (prima del covid) a molte fiere del settore ed era spesso in giro per l’Italia. Questo è un punto a loro favore, anche se poi le effettive vendite alle fiere erano irrisorie, soprattutto se l’autore non poteva essere presente.

Questa è la mia esperienza diretta e interna. Purtroppo, non è facile intuire cosa c’è “dietro le quinte” di case editrici che a prima vista sembrano promettenti, ritengo quindi giusto che altri conoscano questi fatti prima di decidere se vale la pena di entrare nella loro realtà.

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Testimonianza molto franca non c'è che dire. E dev'esser stata la mano del destino se i miei racconti non sono stati accettati o, m'immagino tra i moltissimi dattiloscritti che ricevono, son andati persi.  Nel writer's dream questa Casa Editrice ch'era inclusa nell'elenco delle Free, dopo un flame nella discussione fu cancellata. non so se sia stato lo staff di WD oppure la Casa Editrice stessa si sia cancellata.

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40 minuti fa, Sfranz ha scritto:

Nel writer's dream questa Casa Editrice ch'era inclusa nell'elenco delle Free, dopo un flame nella discussione fu cancellata. non so se sia stato lo staff di WD oppure la Casa Editrice stessa si sia cancellata.

La cancellazione è stata richiesta dalla CE, quando si è resa conto che non era in grado di replicare. Per qualche tempo la direttrice editoriale ha creato un account fake in cui rispondeva fingendo di essere una dipendente, ma è durato poco.

Come se non bastasse, in quel periodo, sul gruppo autori intimavano a tutti di cancellarsi dal WD e minacciavano di rescindere i contratti editoriali a tutti gli autori che non erano ancora entrati in editing, anche se non c'entravano con il WD. Questo perché, non essendo in grado di identificare i responsabili delle testimonianze, pensavano di potersi rivalere su tutti, indistintamente.

Comunque, da parte loro è molto raro riceve risposte anche quando si è un loro autore o un collaboratore. 

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Il 19/1/2021 at 14:08, Dreamcatcher ha scritto:

Ho avuto esperienza con questa casa editrice come editor.

Cercherò di parlarne nel modo più neutrale possibile, limitandomi ai fatti, in modo che ognuno possa farsi un’idea senza essere influenzato da quella che io ho già.

In qualità di editor ho fatto parte su Facebook sia del gruppo editor sia di quello autori. Nei primi tempi, in quest’ultimo si vedevano approdare molto spesso nuovi scrittori contrattualizzati. Quasi ogni giorno ce n’era almeno uno nuovo.

Premetto che non sono un professionista e questo era chiaro già dal mio curriculum che mi è stato richiesto (probabilmente per formalità). Tuttavia, per verificare se potessi collaborare con loro mi è stato sottoposto un test, come a tutti gli altri membri del team. Il test consisteva nel migliorare due stralci non editati di due libri da loro già pubblicati. Devo dire che la pessima qualità dei testi era sconcertante, mi domandavo come fosse possibile che libri scritti così male avessero superato la selezione. La risposta è arrivata poco dopo: anche i testi di scarsa qualità venivano accettati, per poi essere quasi completamente riscritti dagli “editor”. La direttrice editoriale diceva di dare più importanza alla storia che alla forma. Peccato che, molte volte, nemmeno le storie che ci venivano sottoposte fossero così notevoli. Altre volte, la risposta era “perché vende”.

Devo precisare che nessun editor (o quasi) del loro staff è qualificato. Alcune persone sono più preparate di altre ma i casi di veri professionisti che hanno lavorato per loro sono molto rari. L’editing infatti viene svolto da persone che semplicemente sanno padroneggiare bene la scrittura o che hanno un buon occhio per la correttezza e la scorrevolezza delle frasi, requisiti che di solito dovrebbe avere un autore per superare la selezione dei manoscritti.

La capo editor ha una conoscenza abbastanza approfondita, ma spesso impone il suo giudizio forzando i testi a modifiche con cui l’autore non è d’accordo e a volte inutili (per esempio: usare una parola piuttosto che un’altra, anche quando il significato non cambia).

La capo editor è, inoltre, per sua stessa ammissione, disgrafica. Lo ricorda spesso agli autori e agli altri editor. Peccato che questo suo problema si traduca nell’inserimento di refusi a profusione sui testi ripuliti che l’editor e l’autore le sottopongono per un’ultima revisione. Per cui, dopo la sua revisione, che sempre contiene molte modifiche non evidenziate, bisogna rileggere parola per parola l’intero testo per scovare gli errori di battitura aggiunti dalla capo editor. Se poi l’autore si lamenta dopo la pubblicazione, magari per refusi sfuggiti durante questa fase, la colpa è dell’autore perché ha dato il “visto si stampi”. Sono stati fatti post minacciosi rivolti agli autori che segnalavano errori post pubblicazione.

Nel gruppo editor, nato con l’intento di sottoporre ai colleghi i propri dubbi, molto spesso si deridevano gli autori per frasi contenute nei loro testi, e a volte li si offendevano.

Un problema molto comune in questa CE è l’attesa infinita per vedere la propria opera pubblicata. Molti autori hanno rescisso i contratti dopo anni di inutile attesa.

La CE dice che l’attesa è dovuta al fatto che fa le cose per bene e che i suoi “professionisti” lavorano con attenzione. Inoltre, i rallentamenti sono spesso imputati agli autori che chiedono informazioni sui propri testi. Purtroppo non è così. I tempi lunghissimi sono in realtà dovuti al fatto che molti “editor”, sostanzialmente, lavorano quando ne hanno voglia (e ne hanno diritto, visto che non percepiscono un compenso sicuro ma una percentuale sulle future vendite dei libri, sperando che avvengano) su testi spesso improponibili e poco interessanti su cui è necessario svolgere un intervento pesantissimo. Gli autori, ovviamente, non si aspettano di vedere i loro testi stravolti o di doverli addirittura riscrivere, per cui nascono liti e malumori che contribuiscono a rendere ostile l’ambiente della CE. Anche la notevole quantità di libri accettati contribuiva al rallentamento, gli editor dovevano occuparsi di più libri per volta.

Negli ultimi tempi il numero di opere accettate era però diminuito.

Ci sono anche autori davvero meritevoli nel loro catalogo, per carità, purtroppo però sono una minoranza, almeno da quel che ho potuto vedere nel tempo in cui ho collaborato con loro.

Non ricevo i report di vendite ogni tre mesi come da contratto, così come non li ricevono gli autori. Questo però è un problema comune, non uno dei più gravi. Riterrei soltanto più corretto se nel contratto fosse scritto che viene inviato una volta all’anno, visto che mantenere scadenze così brevi risulta pressoché impossibile. Di recente hanno pubblicato un video in cui a un certo punto inveiscono contro gli autori che chiedono i report.

La CE partecipava (prima del covid) a molte fiere del settore ed era spesso in giro per l’Italia. Questo è un punto a loro favore, anche se poi le effettive vendite alle fiere erano irrisorie, soprattutto se l’autore non poteva essere presente.

Questa è la mia esperienza diretta e interna. Purtroppo, non è facile intuire cosa c’è “dietro le quinte” di case editrici che a prima vista sembrano promettenti, ritengo quindi giusto che altri conoscano questi fatti prima di decidere se vale la pena di entrare nella loro realtà.

Sei stato molto educato nell'esposizione dei fatti. Io non ho voluto pubblicare con loro proprio perché non mi ero sentita a mio agio per il loro modus operandi. Non me ne sono pentita. Meglio non pubblicare, che litigare per ogni cosa.

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Il 19/1/2021 at 18:19, Dreamcatcher ha scritto:

La cancellazione è stata richiesta dalla CE, quando si è resa conto che non era in grado di replicare. Per qualche tempo la direttrice editoriale ha creato un account fake in cui rispondeva fingendo di essere una dipendente, ma è durato poco.

Come se non bastasse, in quel periodo, sul gruppo autori intimavano a tutti di cancellarsi dal WD e minacciavano di rescindere i contratti editoriali a tutti gli autori che non erano ancora entrati in editing, anche se non c'entravano con il WD. Questo perché, non essendo in grado di identificare i responsabili delle testimonianze, pensavano di potersi rivalere su tutti, indistintamente.

Comunque, da parte loro è molto raro riceve risposte anche quando si è un loro autore o un collaboratore. 

La Angelelli mi ha bloccata anni fa, dopo avermi tolto l'amicizia in quanto non avevo accettato di pubblicare con loro.

È un atteggiamento triste, ma ognuno fa come crede, quindi non mi stupisce il comportamento nel gruppo. A proposito di quest'ultimo: preferii uscirne, in quanto mi pareva corretto. 

Quando ero lì, comunque, avevo notato un clima dittatoriale. Ci fu una polemica su una loro copertina, ad esempio, in cui una persona aveva espresso il proprio parere. Neanche a dirlo, venne mangiata viva. Dopo aver letto gli attacchi, tirai un sospiro di sollievo nel non aver risposto alla stessa maniera della persona attaccata (anche a me non piaceva, non è la fine del mondo, no?). 

Ma se in un gruppo di autori non si può parlare, se non per osannare i "capi", a che serve restare in quel contesto?

Non parliamo di editing, poi. Preferisco tacere su quanto ho letto (testi stravolti, voce dell'autore schiacciata da scelte della capo editor, errori, impaginazione in ebook "creativa"). 

Io capisco benissimo che un editor vuole far crescere un autore e se a me viene dato un consiglio, se è valido lo seguo, ma nel gruppo osai sottoporre uno stralcio e non vi dico le prese in giro, l'ironia pesante. Sì, usavo molti aggettivi, sì, il testo poteva essere migliorato, ma essere messi alla berlina non mi sembra il modo migliore per raggiungere un risultato soddisfacente. 

Sono molto critica con quanto scrivo e so che tutto è passibile di miglioramento, sempre, ma c'è modo e modo di opporre una critica.

Lo pensavo allora e lo penso anche adesso.

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Comincio a sospettare che gli editor (o, meglio in Italiano: redattori) esercitino il loro potere (di vita o di morte) sugli scrittori solo con chi non ne ha. Mai che vadano a fare le pulci a scrittori affermati, di successo che han venduto migliaia se non milioni di copie; io ho trovato errori di incongruenza testuale  in noti romanzi di autori della caratura di Kent Haruf e Patricia Highsmith (ne parlo anche in un commento ad un articolo sui compiti e le funzioni dell'editor che ho trovato nel blog di questo sito), errori che a mio avviso, avrebbero dovuto  - come minimo - essere segnalati agli autori prima della pubblicazione dei loro romanzi: perché i loro editor non lo fecero? Perché credevano, essendo di successo, che i loro autori non ne avessero bisogno? Non è espressione di onestà intellettuale se per convenienza vengono adottati - come si suol dire - due pesi e due misure. O con tutti (a prescindere dalla notorietà e/o dalle vendite), o con nessuno. E' comunque bene ci sia uno o anche più redattori che controllino il testo: l'autore, il più delle volte, può vedere ciò che ha scritto troppo da vicino... come dire: è troppo vicino all'albero da non riuscire a vedere tutto il resto, ossia la foresta nel suo insieme. E' bene, quindi, che ci sia qualcuno che legga i testi in maniera distaccata ed eventualmente segnali errori (più o meno gravi) e suggerisca possibili migliorie ma che tenga sempre presente che "segnalare", "suggerire" non significa "imporre" né rifiutarsi, alla fine, di pubblicare una volta accettato il dattiloscritto se le loro segnalazioni e i loro suggerimenti vengono accolti solo in parte dall'autore (che rimane l'unico responsabile di quello che ha scritto). Presumo gli editori a pagamento facciano leva anche su questo per campare.

@Follettina747: Chi mi ama mi segua... e se non mi ama? Faccia a meno: non mi merita.

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Il problema è a monte, in realtà. Oggi pare che, vista la situazione, gli editori non abbiano quasi più editor in casa. A detta di Stefano Izzo, passato a Salani, l'editing di una big differisce da quello di un freelance o di una piccola casa editrice. In sostanza, l'editing è leggero. Tra l'altro, pare che molti, ormai, affidino questo processo delicato a dei service esterni. Questo comporta che i testi vengano lavorati in fretta e, forse, con meno qualità. A volte, invece, ci sono errori e sviste dei traduttori. Altre, invece, accade che gli svarioni siano presi dagli stessi autori.

P.s. perché mi hai citato, alla fine? Non ho capito il senso. Puoi essere più chiaro, per favore? 🙂

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@Follettina747 

" Io non ho voluto pubblicare con loro proprio perché non mi ero sentita a mio agio per il loro modus operandi. Non me ne sono pentita."

"ma nel gruppo osai sottoporre uno stralcio e non vi dico le prese in giro, l'ironia pesante. Sì, usavo molti aggettivi, sì, il testo poteva essere migliorato, ma essere messi alla berlina non mi sembra il modo migliore per raggiungere un risultato soddisfacente. "

Appunto per questo chi non mi ama non mi merita. Hanno messo alla berlina i tuoi buoni propositi, la tua voglia di migliorare; non ti han mostrato rispetto, perciò non ti meritano... chiaro? Hai fatto bene a non pubblicare con loro.

 

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Ah, adesso ho capito 😅

Be', diciamo che il loro è un metodo un po' coercitivo. Magari hanno autori a cui sta bene questo. Io so solo che mi sono sentita a disagio. Per lavorare su un testo, assieme a un editor, devi provare stima e rispetto, possibilmente ricambiati. Se non c'è sintonia, meglio lasciar perdere.

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Non oso pensare i miei eventuali rapporti con un editor presumibilmente giovane. Avrebbe a che fare con un anziano prof di Inglese (per il quale correggere testi - per di più in Inglese: gli errori di Italiano li giravo alla/al collega di Lettere - faceva parte del suo lavoro quotidiano) con un'esperienza sui testi, per ragioni anagrafiche, maggiore della sua. Un prof. a cui  se lui/lei vuol far le pulci, è perfettamente in grado di rendergli la pariglia. Anche in un intervento dell'Editor (con la E maiuscola) delle Mezzelane ho trovato errori (saran stati di battitura frettolosa, voglio credere): se non ricordo male c'era un "se tanto mi da tanto" al che mi venne subito in mente la domanda "da quanto tempo?" 

SE il buongiorno si vede dal mattino se chi ben comincia è già a metà dell'opera...

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Cosa ci sarebbe poi da controbattere? Errori di battitura sono probabili e comprensibili (specialmente quelli che faccio io che ho un occhio solo  ma clinico) . Sicuramente chi vuol insegnare e il cui giudizio può essere determinante per qualcun altro, deve dare sempre l'esempio. Il buon esempio in particolare. Altrimenti potrà venir giudicato col medesimo metro con cui giudica.

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  • 3 settimane dopo...

Col mio campo visivo assai limitato dove devo "guardar meglio"? E chi non controlla da dove le critiche (sempre costruttive, alla fin fine) sono state originate per migliorare(si) e correggere(si) se ne ravvisa la necessità, si giudica da sé. Se poi come impresa queste critiche (o considerazioni o segnalazioni di fatti, eventi realmente accaduti) possono comportare una possibile perdita di clienti (e quindi di guadagni), sta all'impresa presentarsi sul mercato in maniera, diciamo, appetibile per i potenziali clienti; appetibile e, perciò, preferibile rispetto alla concorrenza. Se, inoltre, questo modo di fare non le interessa (tanto di dattiloscritti in Casa Editrice ne arrivano anche troppi), i conti d'azienda li deve far quadrare lei. Auguri! Le leggi del mercato non sono solidali. L'errore principale di uno che vuol pubblicare i propri lavori non è credere nella loro validità ma nel nel non saper resistere alle lusinghe della propria vanità.

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  • 1 mese dopo...
Ospite ARYA STARK

Grazie! Ho cancellato Le Mezzelane dal mio elenco di editori da provare.

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  • 3 settimane dopo...

Cercherò anche io, come Dreamcatcher, di essere obiettivo nel riportare la mia esperienza con questa CE. Confermo quanto è già stato detto: il loro catalogo offre lavori davvero meritevoli, ma alcuni comportamenti rendono difficili i normali rapporti di collaborazione. Io personalmente ho ritirato il mio libro quando non solo erano già trascorsi anni (anni!) dall'accettazione, ma quando è stato palese che non avevano una scaletta delle programmazioni (per cui so di autori passati avanti anche se arrivati da poco), quando i loro messaggi sono diventati ordini e il clima era ormai pesante. Non è bello restare in attesa del proprio turno, lavorare con dedizione alle loro direttive e ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Il clima nel gruppo autori, da bello e di scambievole aiuto, alla fine è diventato il posto dove si accusavano gli autori per tutto ciò che non andava: era un continuo ricercare approvazione contro pseudo disturbatori. 

Le regole, le loro, erano flessibili in base a chi avevano davanti e purtroppo, so da altri colleghi, che non inviano in report con regolarità. 

All'uscita del libro creano un banner che ne dà la notizia e poi tutto cade nel dimenticatoio.

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È umanamente comprensibile che un autore, un'autrice vogliano veder concretizzato il sogno chissà da quanto tenuto in un cassetto o una cartella. È vanità, dopotutto, ma giustificabile e perdonabile. Ma è proprio su questo desiderio forte che fan leva le Case Editrici , soprattutto, credo, le medoi/piccole, il cui scopo primario, mascherato da operazione culturale, è guadagnare, O, perlo meno, rientare con le spese. Anche questo è umanamente e commercialmente comprensibile. E su questa vanità degli autori, esordienti e/o emengenti, queste CE sanno di potersi permettere qualsiasi comportamento, pena, per l'auutore/autrice, il non vedersi pubblicata la loro opera. Se, poi, la pubblicazione di questa va a buon fine, ossia il volume s'è concretizzato, spesso sulla sua promozione e diffusione nelle librerie, non tutte ma tante CE, dribblano, sapendo di non essere spesso in grado di fornire una promozione e una diffusione del libro, come si suol dire, adeguate. È prorio la distribuzione il più delle vole il tallone di Achille di queste CE medio/piccole.

Modificato da *Celaena*
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Ospite ARYA STARK

Me ne sono resa conto a mie spese. Su otto piccole case editrici provate, non una è riuscita a distribuire e promuovere il libro come promesso, limitandosi a qualche post sui social. Allora bisogna rivolgersi all'autopubblicazione? HELP!

 

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Ci sta tutto: la nostra vanità come autori, il sogno, la possibilità di farsi conoscere. Ma anche il guadagno per chi crede dell'autore.  Tutte le piccole_medie Ce devono trovarenil modo di sopravvivere. Nel caso specifico quello che manca a questa realtà editoriale è spesso l'educazione. Non potete, o forse si, immaginare i modi spesso scortesi con cui rispondevano a semplici domande dell'autore. Io ho avuto modo di confrontarmi con molti colleghi che, come me, chiedevano solo ciò che era nostro diritto sapere. Tipo, dopo anni di attesa, quanto c'era da aspettare. Quello che è sempre mancato a questa Ce è un'analisi interna, un'autocritica. Per quanto sia vero che ci sono autori che si credono bravissimi, intoccabili ecc, è pur vero che non tutti sono facinorosi. Sentire in un video che consideravano i loro stessi autori alla stregua del nulla... bè, non fa piacere.

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È evidente, a questo punto, che, una volta con l'opera conclusa in mano, bisogna decidere come farla leggre agli altri. Sul self-publishing se non ricordo male, ci dovrebbe essere un forum apposito su questo bel sito. Quindi vai a vedere là.

4 minuti fa, Deva ha scritto:

 Sentire in un video che consideravano i loro stessi autori alla stregua del nulla... bè, non fa piacere.

Hai tutta la mia comprensione. Tanto più che il successo di un'opera (e di chi l'ha scritta) lo fanno i lettori, non chi pubblica quell'opera a cui può solamente esser riconosciuto l'aver avuto buon fiuto nello scovare l'autore/autrice con qualche capacità da valorizzare. Nulla più.

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Ospite buccinnart
18 ore fa, Sfranz ha scritto:

È umanamente comprensibile che un autore, un'autrice vogliano veder concretizzato il sogno chissà da quanto tenuto in un cassetto o una cartella. È vanità, dopotutto, ma giustificabile e perdonabile. 

Spero di non andare OT rispondendo a questa parte di messaggio, in tal caso mi scuso. Volevo solo dire che secondo me il problema non è tanto la vanità, quanto il fatto che molti autori probabilmente vogliono fare della scrittura un lavoro, e se per anni mi tieni bloccato mi impedisci non solo di guadagnare dall'opera che hai accettato, ma anche di proporla ad altri editori. Un po' come se domani facessi un colloquio e mi dicessero "bene, brava, sei assunta", per poi rimandare di continuo il mio inizio in azienda... ma così di che sopravvivo? 

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