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Quanti libri scrivete contemporaneamente?
Russotto ha pubblicato una discussione in (Parliamo di) Libri
Domanda molto semplice, mi è sorta questa curiosità pensando che forse potrei iniziare un secondo libro senza necessariamente attendere di portare a termine quello attualmente in scrittura. Da persona ordinata e metodica quale vorrei essere ho sempre pensato che non fosse cosa buona iniziare un altro lavoro mentre il primo era incompleto ma spesso capita che mi venga in mente un'idea per un soggetto e accantonarla credo sia controproducente. Quindi sto seriamente valutando l'eventualità di cominciare a lavorare a un altro libro, anche se non è detto che con me la cosa possa funzionare. E voi? -
Da una ventina d'anni a questa parte mi capita spesso di sentir dire a giornalisti, opinionisti e sondaggisti che in Italia si legge pochissimo. Fatto innegabile, certo. Recentemente ho anche sentito dire che l'Italia è uno dei paesi in cui si legge di meno. Abbiamo capito, grazie. Ancora più di recente sento dire che sempre meno persone leggono e sempre più persone scrivono o vorrebbero scrivere un libro. Ecco, ci mancava solo questa. Tutte queste voci le posso confermare, nel mio piccolo, con personali esperienze: nel '94, quando, uscito da scuola, salii sul treno per tornare a casa, estrassi un libro dallo zaino e cominciai a leggere. Non feci in tempo a finire la pagina (edizione tascabile) che già sentii la voce di un amico chiedermi se a scuola mi obbligavano ancora a leggere dei libri. «No.» Risposi io. «Allora perché lo leggi?» «Perché mi va.» La risposta del mio amico fu un gesto molto eloquente: mani giunte agitate su e giù in segno di disperazione. Peggio fece un mio collega che chiese in maniera insistente a me e a un mio collega di non entrare nel negozio Feltrinelli in un centro commerciale di Torino, lui non poteva entrarci perché aveva una reputazione da mantenere e non poteva rischiare di essere visto dentro una libreria. Tempo fa, poi, parlando di libri con un ragazzo, ho chiesto quali autori prediligesse… dopo essermi sentito rispondere "nessuno" ho chiesto all'interessato quanto leggesse... ... «Sinceramente la trovo una cosa noiosa.» «Un'affermazione alquanto normale di questi tempi- ho risposto -se non fosse che a formularla è stato uno scrittore.» Detto questo, volevo utilizzare questa discussione per dire che comincio a essere un po' stanco di sentire sempre le stesse cose, che qui si legge poco, che leggere aiuta a parlare meglio la nostra lingua, che leggere fa bene, eccetera. Qui in Italia si mangia meglio che in molti altri posti, si fanno molte cose meglio che in altri posti. È mai possibile che ci si debba fossilizzare su certe notizie? Da più di vent'anni sento dire queste cose ma poi quando vado in libreria vedo in vetrina libri scritti da calciatori, da ex concorrenti di reality, da persone che sono tutto tranne che scrittori! Allora mi viene da chiedermi una cosa: ma qualcuno si è mai chiesto perché qui si legge sempre di meno? Per come la penso io, il primo motivo che, in passato, mi ha allontanato dalla lettura è stata la costrizione. Il fatto che a scuola fosse obbligatorio leggere dei romanzi e poi rispondere a dei noiosissimi questionari. Il motivo era già chiaro allora: leggere fa parte della preparazione scolastica e compilare i questionari aiutava a comprendere meglio le parti importanti del testo evitando che noi alunni scorressimo gli occhi su un testo, magari leggendo ad alta voce, ma senza comprendere alcunché di quanto leggevamo. Resta, però, il fatto che ai miei tempi (ma, a giudicare da quanto sento dire in giro, ancora oggi) noi giovani eravamo costantemente additati come quelli che ancora non capivano, come quelli che non apprezzavano la fortuna di poter studiare, quelli che guardavano troppa televisione, che un giorno avremmo dovuto smettere di sognare e potrei andare avanti ancora per molto ad elencare tutte le cose che io e altri ci siamo sentiti dire fino alla nausea; fino a pensare che tutto quanto fosse stato detto o consigliato dai professori andasse tenuto alla larga dalle nostre vite. Ivi compresa la lettura: una cosa che si fa con i libri, una cosa troppo simile, nell'azione e negli oggetti, allo studio. Non nego che ci siano stati libri che mi sono piaciuti tra quelli che ho letto per dovere, ma nella maggior parte dei casi erano testi troppo lontani da me; ora, va bene la letteratura classica italiana, la si studia in parallelo alla storia. Ma perché, quando studiavo per diventare meccanico riparatore di autoveicoli, ho dovuto leggere Narciso e Boccadoro? Perché i Buddenbrook? Certo, sono capolavori. Ma è così impossibile trovare testi più recenti? Più adatti ai giovani e non, so che molti mi odieranno per quanto sto per dire, profondamente noiosi com’erano certi classici? Insomma, se io volessi fare apprezzare il cinema a qualcuno non lo costringerei a vedere La corazzata Potemkim che, al di là dello sfottò fantozziano è universalmente riconosciuto come un capolavoro ma… di qualche annetto fa. Nel frattempo qualcosa è cambiato, i gusti, il modo di scrivere, il mondo che ci circonda. Che mi dite? Chiedo troppo? Io ora leggo, più di quanto scrivo (non ci va molto) e leggo pure in inglese per mantenermi allenato con l’unica lingua straniera che conosco. Mi chiedo quale sia il parere degli altri avventori di questo forum.
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Nella California degli anni Trenta si svolge la tormentata vicenda d'amore tra Arturo Bandini (alter ego di Fante che comparirà in altri tre suoi romanzi), scrittore in cerca di nuova ispirazione per un prossimo romanzo e la cameriera messicana Camilla Lopez, sensibilmente diversa da lui e in realtà innamorata di un terzo protagonista (Sammy). Una vicenda intricata, nella quale il protagonista, attraverso la scoperta di un legame sentimentale che desidera, che rifiuta non appena sembra poterlo ottenere, che soggioga la sua vita e che, comunque, mai sembra realmente abbandonarlo, schiude uno spiraglio su se stesso, sul desiderio di mostrarsi migliore di quanto in realtà sia, sul rifiuto di un'indole apparentemente fragile e remissiva assai dissimile da quella che il contesto sociale circostante sembra celebrare, sulla fallace costruzione di un'immagine quanto più "vincente" possibile, su quell'esitazione esistenziale (frutto del contrasto tra maschera e indole reale), destinata a paralizzare la vita di Arturo nella stessa, sterile impasse che caratterizza molti dei personaggi di Fante.
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Correggetemi se sbaglio: quando si tratta di autori esordienti di solito ci si concentra sugli amici o sull'autopromozione. Ma vi è mai capitato di leggere anche ultimamente un esordiente che vi ha colpito per storia e stile? A me è successo con questo libricino di Francesca Mattei. Mi ha colpito per la grafica e il titolo (sagge scelte editoriali), poi dalla quarta di copertina mi sono fatto un'idea e infine l'ho comprato. Parla di storie brevi acide e al limite, di disagio e ribellione sociale. E voi? Avete mai scoperto un esordiente sconosciuto che vi ha stupito in positivo?
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Amo moltissimo il Romance MM (Male to Male - storie d'amore a lieto fine tra due uomini) e infatti sono un'autrice di questo genere. Per semplificare l'esperienza di chi vorrebbe approcciarsi a questo genere, ho creato una lista di libri su Goodreads (suddivisa per autori italiani/stranieri, libri in serie o meno, disponibilità in KU, versioni DSA/BES) di libri in lingua italiana (tradotti o originariamente scritti in italiano). Trovate la lista a questo indirizzo. A voi piace questo genere? Ne avete già letto? Cosa ne pensate?
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Al momento io ho una quantità di libri che aspettano di essere letti da far paura Fortunatamente però non tutti si ritrovano in una situazione disperata come la mia, e spesso quando devono iniziare un nuovo libro non sanno cosa scegliere. Questo topic è dedicato a tutti coloro che cercano nuovi libri da leggere e vogliono farsi consigliare dagli altri utenti del forum.
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Mi ero detta che non dovevo. Che avevo abbastanza libri. Che "Anna Karenina" mi basterà per una vita. Che posso leggere pure i libri che si prende mia madre. Che ho una lista di libri da leggere che raggiunge le due cifre. Poi è arrivato Facebook. Un post, una foto, una scritta malefica: "Fiera del libro". No, non quella di Torino, ma una che facciamo qui, piccolina; erano anni che non la facevano, e guardo la scritta del "30% di sconto". Ora, come potevo? Di fronte a uno sconto del genere si ha l'obbligo morale di andare a comprare libri. E mica solo uno, che sennò che senso ha? Così ho comprato: "Bar sport", di Stefano Benni, "Gli occhi neri di Susan", di Heaberlin Julia, e "Marina bellezza", di Silvia Avallone. Per non contare i tre che ha preso mia mamma, di cui ho adocchiato ben due. E niente, ho una lista di libri da leggere che fa paura. Ora devo smetterla Tutto questo per chiedere: e voi? Quale è stato l'ultimo libro che avete comprato?
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Apro questa discussione per parlare di un "problema", se così si può dire, che a volte avverto riguardo alla visione di una trasposizione cinematografica di un romanzo, particolarmente bello. Penso che un aspetto centrale del piacere della lettura sia la possibilità per il lettore di formarsi in piena libertà delle immagini mentali dei luoghi e dei personaggi, o anche delle voci (ad esempio sono portato ad associare le voci dei personaggi a quelle di miei conoscenti che in qualche modo i personaggi fanno venire in mente), è un processo abbastanza spontaneo, credo. Il mio timore nell'approcciare un film ispirato a certe letture, è che le immagini cinematografiche, esterne, finiscano col sovrapporsi a quelle ricavate liberamente da me, finendo con "spersonalizzare" i ricordi della lettura, staccando il complesso degli elementi estetici in qualche modo legati al mio vissuto soggettivo da questo vissuto, sostituiti da dettagli fisici, voci, colori, lineamenti del film, che potrei trovare meno belli o comunque meno in linea con l'idea che mi son fatto nel corso della lettura, magari anche più belli (non è che ci voglia tanto, rispetto a quello che la mia immaginazione può inventarsi), ma meno connessi con la mia soggettività, e quindi meno emotivamente coinvolgenti. Mi incuriosiva sapere se fosse solo una mia paranoia oppure un pensiero che anche altre persone condividono, o quantomeno troverebbero in parte sensato. Un altro esempio dello stesso processo riguarda la musica, il fastidio che si prova nell'ascoltare una melodia, utilizzata magari per qualche spot pubblicitario in tv, dovuto al fatto che le immagini dello spot finiscono per sostituirsi alle immagini mentali che ti verrebbe spontaneo associare a quelle melodie, rovinando il tutto, come un furto della fantasia.
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Leggendo esclusivamente in digitale, quando compro un cartaceo dev'esserci un motivo che vada oltre la storia. Sicuramente sarà un libro che ho amato, ma voglio anche l'edizione migliore possibile. E a voi piacciono le edizioni "di lusso" o non vedete il senso di spendere di più per quella che è semplicemente la confezione di una storia? Se ne avete, quali sono i vostri editori preferiti? E quali i vostri tomi più cari, da un punto di vista affettivo o economico che sia? Vi piace che siano illustrati? Rilegati in pelle o tessuto? Solo autografati e numerati? Insomma, raccontatemi un po' del vostro rapporto con queste realtà! Non so neppure se ci siano editori di edizioni ricercate in Italia, spero di imparare cose nuove!
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E già che si è parlato di chi non legge, perché non dire ognuno la nostra sul perché scriviamo? A prima vista potrebbe sembrare una domanda banale, dalla risposta ancora più banale ma, se ci si pensa un attimo forse può sembrare facile ritenere che le motivazioni possano essere differenti. Be', prima di dirvi perché io scrivo, vi dico perché ho voluto creare questa discusisone: ogni volta che sento dire in giro che qui in Italia si legge poco, subito dopo sento dire che siamo in troppi a scrivere. Bene, il tono polemico mi pare che venga chiaramente fuori senza che spieghi nel dettaglio cosa vorrei dire a chi ripete in continuazine queste cose. Sentiamo un po' per quali motivi ci sentiamo spinti a scrivere.
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Lettura e chiavi, che significato date ai libri?
Russotto ha pubblicato una discussione in (Parliamo di) Libri
Leggere un libro è un'esperienza intima che ognuno vive a modo suo. Quando uno scrittore da vita a un racconto spesso vuole comunicare qualcosa, un qualcosa che non sempre è percepito da tutti i fruitori del suo lavoro. Perlomeno non allo stesso modo, non la stessa cosa. Solo pochi giorni fa ho ricevuto dei commenti a un mio racconto che mi hanno mostrato diverse chiavi di lettura dello stesso. Inizialmente ho provato a far capire il messaggio che volevo trasmettere, ma poi mi sono reso conto che è bellissimo vedere quanti diversi significati si riescono a trarre da un singolo lavoro letterario. Allora ditemi, cosa vi hanno trasmesso i libri che avete letto? Quale messaggio è fuoriuscito dalle pagine? Raccontatelo qui e non dimenticate di indicare titolo e autore del libro di cui parlate. ATTENZIONE O VOI CHE LEGGERETE: i post di questa discussione potrebbero contenere spoiler. -
Romanzo di Khalil Gibran, indubbiamente meno noto de "Il profeta" (forse uno dei pochi libri che, se non vanta tutte le risposte, ci va indubbiamente mooolto vicino), ripercorre la vita del Cristo attraverso brevi racconti ricalcati sul modello delle comuni testimonianze. Attraverso gli occhi dei suoi detrattori, di chi credeva in lui, di chi lo considerava un maestro, di chi lo riteneva un folle e un sovversivo; attraverso gli occhi di personaggi biblicamente noti e altri assolutamente comuni (ad es. una persona alla quale Gesù aveva costruito un tavolo), Gibran traccia uno spaccato della vita di Cristo suscettibile sia di riconfermare i credenti nella propria fede sia di persuadere all'ammirazione anche chi vede in lui un semplice, ma carismatico, profeta. Non c'è testimonianza, infatti, che, tra le righe - in positivo o in negativo non importa-, non esprima una sorta d'ammirazione segreta per un personaggio che, già all'epoca, non sembrava suscitare certo indifferenza nel prossimo.
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Quattordicesimo (se non erro) romanzo del ciclo dei Rougon Macquart, squisitamente intriso della ricerca di stampo naturalistico per la quale Zola viene spesso ricordato (chi ha avuto modo di scorrere i suoi Taccuini sa bene con quale precisione traesse le informazioni necessarie per costruire le sue storie e i suoi personaggi), narra la storia e la formazione del pittore Claude Lantier, di una vita drammatica, di un rapporto pervasivo con l'arte, di un'esistenza interamente trascorsa alla ricerca di una propria personale forma espressiva anche a fronte di un gusto imperante che sembra rifiutare la sua visione della pittura. È la storia di una lenta discesa nel baratro dell'ossessione, di una vita che sembra annullarsi per lasciar affiorare solo un pervasivo desiderio di emergere, di esprimere se stesso, di lasciare il proprio contributo, di vedere il proprio nome accanto a quello dei grandi. Un libro che ho amato tantissimo e che sembra analizzare tutto il percorso creativo artistico nei minimi dettagli: positivi o negativi che siano. Per gli amanti del genere, lo consiglio.
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Probabilmente ho sempre amato Jack London più per la sua vita che per le sue opere. La nascita in circostanze particolari, la vita randagia, l'alcolismo, la sensazione d'incarnare una di quelle persone che stentano a trovar la loro collocazione in un mondo che spesso sentono estraneo, il mistero della sua morte sono tutti aspetti che mi hanno sempre affascinato parecchio. Ho amato diversi suoi scritti (spesso più i minori o la sua diaristica rispetto a opere più note) Poi ho scoperto il suo Martin Eden e non ho più smesso di leggerlo sin quando non l'ho terminato. In giornata, praticamente. Credo che chi ama scrivere possa non solo ritrovar se stesso in libri come questo, ma trovar anche risposta a diversi suoi dubbi, penetrare segreti dell'arte scrittoria, assaporare tutta la tenacia di chi crede nella propria arte e, sia pur a fronte di un contesto esterno che appare sordo al messaggio che vorrebbe trasmettere al mondo, non esita a perseguire il proprio scopo, ciò che conferisce senso e dignità alla sua vita. Martin Eden sprofonda nella cultura da premesse insolite, ma ben presto, il percorso intrapreso al puro scopo di trasmormarsi una delle tante persone che ammira, trasfigura in un percorso squisitamente personale che lo porterà a scoprirsi e, inaspettatamente, al successo. Il finale, splendidamente poetico, coglie sicuramente il lettore inaspettato, ma diviene un vero e proprio testamento spirituale della forza di una convinzione che non accetta compromessi. Lo consiglio vivamente a chiunque, confidando ne tragga tutte le emozioni che sono riuscito a trarne io.
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Signore e signori, le votazioni sono concluse e abbiamo il tema vincitore: Il tempo Come proposto da Russ, potremmo porre il limite per la consegna dei racconti a fine novembre e stabilire un massimo di ventimila caratteri per racconto. Se avete qualcosa da ridire, parlate subito o tacete per sempre Magari è utile anche confrontarsi sulle idee che ci vengono, di modo da non fare cose ripetitive e di aiutarci a vicenda. E adesso vi taggo tutti come se non ci fosse un domani @Matt @Mari @Russotto @Gas @*Celaena* @Emy Ristovic @libero @lean
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Se n'è parlato per un po' giorni qui: poi la cosa ha preso piede e attirato l'entusiasmo di alcuni di noi, quindi si è pensato che fosse giunto il momento di focalizzare meglio le idee aprendo un topic dedicato al progetto. Breve riassunto (per chi non avesse voglia di balzare all'altra discussione)... qualche tempo fa mi è venuta in mente un idea molto semplice per creare un'attività di gruppo che non richiedesse un impegno eccessivo e, soprattutto, non rendesse necessario esserci tutti nello stesso momento: una raccolta di racconti creati da noi e uniti da un filo conduttore comune, un tema. Da questo progetto potrebbe nascere un libro pubblicabile in formato elettornico e, volendo, anche cartaceo sfruttando il Print On Demand ma in questo modo entrerebbe in gioco il fattore denaro che andrebbe valutato con tutta l'attenzione necessaria. Attualmente hanno aderito @lean, @Eudes, @Gas, @Gigiskan, @Mari, @libero, @Matt e @*Celaena* e la bossah @Ayame ci ha dato la sua benedizione. Ora possiamo dire che il progetto è partito e is passa alla seconda fase: proporre soggetti e sceglierne uno.
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La casa per bambini speciali e il genio di Ransom Riggs
Ospite ha pubblicato una discussione in (Parliamo di) Libri
Avete presente quando cercate un libro, quello stesso libro che si figura nella vostra mente come il sacro Graal? Il romanzo che vi chiama ogni volta che entrate in una libreria con quella sua vocina sottile e inudibile da tutti a parte voi? Ecco, per me questa serie è la vocina che chiama, il Graal che ho scoperto. Sto parlando della serie di Ransom Riggs, La casa per bambini speciali di Miss Peregrine. Questi sono i primi due libri della serie, fantasy, racconta di un ragazzino sedicenne di nome Jacob che cerca di scoprire la verità sulla scomparsa alquanto strana del nonno. Trasferitosi in un'altra città scopre il mondo del bambini di Miss Peregrine, ragazzini dai poteri sorprendenti costretti a nascondersi in portali che attraversano molte epoche, per sfuggire a delle creature che vogliono ucciderli. Questo è più o meno l'inizio della storia, di questa fantastica storia che mi ha appassionato un mondo. Ransom è un maestro in questo genere e la sua scrittura è fluida e semplicemente perfetta. Coinvolge il lettore fino alla fine, accompagnando i due libri con foto d'epoca che Ransom ha realmente trovato da persone che le avevano. Il libro, oltre ad essere diventato un best seller, sarà in sala il prossimo anno (27.1.2017 Save the date) con la regia di Tim Burton. Prossimamente poi uscirà il terzo capitolo della saga, The library of souls, uscirà con data prevista in america il 22 settembre 2015, in italia non si sa bene ancora. So solo che lo aspetterò con tutto il cuore! Se vi state chiedendo perché ho aperto questo topic il motivo è semplice: per condividere con altri questa mia ossessione Vi invito a guardarvi le foto presenti nel libro, basta che googlate e le trovate, sono molto interessanti! Se qualcuno l'ha già letto si palesi, se non l'avete letto FATELO! Tipo u,u -
Questo è un topic "gemello" a quello dei libri in generale, ma qui si possono fare richieste per manuali e altri libri che servono a documentarci per determinati argomenti, anche i più svariati... Inizio io: qualcuno conosce un buon manuale di illuminotecnica, specialmente per le esposizioni?
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Nel panorama letterario internazionale contemporaneo, una delle figure di maggior rilevanza è senza ombra di dubbio Kundera. Nato a Brno, in Cecoslovacchia, nel 1929, ha avuto una vita interessante, segnata dall'opprimente presenza del regime comunista nella sua Patria. Lo stesso regime comunista che anni dopo l'avrebbe costretto a scappare, rifuggiandosi di fatto in Francia. Tanto era stato forte l'impatto critico al Regime che era trapelato dai romanzi fino ad allora pubblicati, che lui e le sue Opere furono letteralmente banditi dalla Cecoslovacchia; sicché si trovò orfano di patria, naturalizzato nella vicina Francia, senza più il pubblico principale al quale erano diretti i suoi scritti. I suoi scritti: spaziano dal saggio al Romanzo nella forma più completa dello stesso. Da "Amori ridicoli" (1963), passando da "Lo scherzo", "La vita è altrove", "Il valzer degli addii" (1967-1973-1976) fino a "L'insostenibile leggerezza dell'essere" ( ) del 1984. Nel saggio "L'arte del romanzo" del 1986 spiega a tutti gli effetti cosa sia per lui il Romanzo. Parla del romanzo dell'800 fino ad arrivare a Kafka, passando per Flaubert, Dostoevskij e molti altri. Per lui il romanzo è musica fatta parole (tra le altre cose) e i suoi scritti somigliano molto a una vera e propria opera teatrale. Quando lo lessi per la prima volta, mi resi conto della mia completa inettitudine nello scrivere. Stavo leggendo "L'immortalità" (Adelphi - 1990) e ne sono rimasto completamente incantato. Lui non scrive, lui non racconta: lui fa sognare. I suoi romanzi nascono da un fatto insignificante quale potrebbe essere il gesto di salutare, e spaziano fino ad arrivare all'estremizzazione più assoluta di ogni singolo significato che potrebbe avere quel gesto. Ne "il valzer degli addii" c'è un personaggio che è stato in carcere. Lui dice che un uomo deve sempre avere la possibilità di scegliere quando morire, non può semplicemente affidarsi alla sorte. Per questo motivo oramai da venti anni porta sempre con sé una piccola pillola bluastra: veleno. Lo ha, ha la certezza di averla con sé, ma non la usa. Non la usa perché è la sua libertà, la sua scelta; e gli basta averla a portata di mano per sentirsi libero. Il suo stile? Una cosa assolutamente incredibile: ha la capacità di manipolarlo come meglio crede. La seconda parte de "Lo scherzo", ad esempio, ha una prosa lunga, intervallata unicamente da virgole. È quasi estenuante leggerla: ti toglie il fiato, ti stanca gli occhi. Ma è questo quello che vuole fare Kundera: vuole stancare il lettore, perché Helena (voce narrante) è stanca, stanca e agitata. È musicale, Kundera. Di una musicalità antica che non credevo possibile. Certo, non è li ho letti in lingua originale, ma lo stesso Kundera dice (ne "l'arte del romanzo") che la traduzione fatta dall'editore Italiano (Adelphi) è probabilmente la più fedele all'originale. Tutto si basa sul saggio: la sesta parte de "L'insostenibile leggerezza dell'essere" è un saggio sul Kitch. Le tesi sono brillanti, altrettanto brillanti le soluzioni. Ho letto la sua intera produzione (quasi, devo comprare gli ultimi) nell'arco di quattro mesi (escluso "l'immortalità"). Un autore, Kundera, che merita di essere letto e riletto. Un autore, Kundera, che fa muovere i propri personaggi in un mondo sì finto, ma che conserva appieno le caratteristiche di quella Boemia comunista. E continua, nonostante tutto, a sorprendere il lettore: non è dato mai nulla per scontato, è sempre una eterna ricerca, per usare le sue parole, delle forme più arcaiche dell'essere. IlConteDiMontecristo