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Fran Ryougi

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  • Compleanno 09/08/1991

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Reputazione Forum

  1. L'angolo di Fran - Diario #2

    Un piccolo recap di tutto. 

    Università e progetti!

  2. Satiro scientifico - riprodursi male Tempo di seconda mano
  3. Fran Ryougi

    Gruppi di lettura

    Ho deciso di partecipare, a patto che i tempi di lettura siano lunghi, che sono lenta e leggo più libri contemporaneamente.
  4. Lolita Monsters Memorie da una casa di morti
  5. Sono tornata a disegnare un po'. Già è qualcosa. Per quanto riguarda lo scrivere, tenterò di dare libero sfogo ai pensieri che ho in testa. No diari ma una sorta di pipponi introspettivi xD Poi mi dedicherò a rileggere quanto ho scritto finora del mio romanzo.
  6. Fran Ryougi

    Voglio davvero scrivere?

    Sono in una fase di blocco creativo. Sia a livello di scrittura che nel disegno. Quello che mi domando, io scrivo, ecc, perchè amo farlo o perchè voglio dimostrare qualcosa e raggiungere uno scopo? Uno non esclude l'altro e non sono sbagliati modi di approcciarsi... ma ecco, vorrei sentire di nuovo quell'entusiasmo, che ho perso soprattutto con la scrittura. Consigli?
  7. @Idris certo, sono interessata! Se vuoi ne possiamo parlare in privato e ti do la mia mail
  8. Tornarono a casa senza problemi. In qualche modo sapevano come ritrovare la strada. Ciò che Hannah aveva preso era caldo e pulsante, stretto nel suo pugno destro. Daniel gli aveva detto di buttarlo via ma lei non gli aveva nemmeno risposto. “Perché non capisce?”. Ripensò a come aveva aperto il pozzo; era stato piuttosto facile. Le era bastato lasciare un masso sulle assi e quelle avevano ceduto. A quel punto era uscita una luce dal colore indefinibile, che si era avvicinata ad Hannah, riscaldandola e asciugandola. In fine si era ritrovata con quella pietra in mano, con sopra una scritta, di sicuro elfica. Ora la teneva stretta come se fosse fatta di oro massiccio. Era il suo tesoro. Daniel non lo sapeva ma lei poteva sentire la voce della madre. Il suo desiderio era stato esaudito. Passarono giorni e il padre non fece più ritorno. Daniel non se ne stupì. Sapeva che aveva trovato una donna al villaggio. Sicuramente li aveva abbandonati, gravato dal peso di doverli accudire e dal dolore che nella loro casa riecheggiava. D’altronde non li aveva mai amati. Ma nemmeno Hannah aveva mai amato nessuno, se non sua madre. Adesso era da sola, con la pietra in mano, tutto il giorno, sul letto, sotto le coperte e sussurrava. Il bambino non osava più avvicinarsi perché aveva paura. Percepiva qualcosa di malefico. Degli elfi non c’era da fidarsi, specialmente se praticavano la magia oscura. Se quella pietra era stata nascosta, c’era un motivo. Passò un altro giorno e calò la notte. Hannah dormiva, Daniel lo sapeva perché non la vedeva più muoversi sotto le coperte e non la sentiva parlare. Udiva solo il lento respiro, quasi impercettibile. Aveva deciso, si era fatto coraggio, doveva salvare sua sorella, la sola persona che gli rimaneva al mondo. Avvicinandosi con passo leggero, cercando di non far scricchiolare il pavimento, si mise accanto al letto di Hannah. Rimase fermo per una quantità di tempo lunghissima, o almeno a lui era sembrata interminabile. Poi, mosso dalla forza del coraggio, afferrò le coperte e le spostò, rivelando il viso della ragazzina. Nonostante fosse buio, fece dei passi indietro, attanagliato dal terrore. Aveva visto bene i lineamenti deturpati di sua sorella, illuminati dalla luce della luna, ora calante. Il viso era smagrito e bianco, con delle escoriazioni, la pelle tesa e secca, le labbra non c’erano più, lasciando i denti scoperti e gialli. Alcuni mancavano. I capelli erano scarmigliati e a chiazze, più corti. La pelle sul petto mancava del tutto, lasciando intravvedere i muscoli, rossi e gonfi. Nella mano ossuta stringeva la pietra sul cuore. Daniel deglutì, tremando dalla paura e dal disgusto. Sottovoce cominciò a pregare gli Dei, che salvassero lui e sua sorella. Mentre implorava le divinità, si avvicinò di nuovo e mise la mano su quella della sorella, dove stringeva la pietra. Nel momento in cui toccò l’artefatto, un freddo glaciale lo penetrò fin dentro le ossa. Iniziò a tremare e a urlare ma dalla gola non usciva alcun suono. Si strinse la mani al collo, poi si afferrò i capelli biondi e infine cadde a terra con gli occhi spalancati. Hannah si svegliò e si rese conto di non avere più la pietra in mano. Cominciò a guardarsi intorno, come se fosse ritornata da un’altra dimensione, da dove c’erano lei e la mamma, insieme. Facevano le faccende di casa e si confidavano segreti. Ciò le aveva dato gioia ma anche dolore, soprattutto il vedere la pena di quella donna quando aveva scoperto che suo marito aveva probabilmente incontrato un’altra da amare, più giovane di lei. Glie l’aveva confidato: «Tuo padre mi tradisce». Scosse la testa al solo pensiero. Non perché le importasse del padre, ma perché la madre era morta nel tormento dell’abbandono. Cominciò a cercare Daniel. Non era nel suo letto, ma accasciato al centro della stanza. Per un po’ non riuscì a realizzare quanto fosse successo. Rimase a guardarlo, attonita, perché era troppo da sopportare. Scese dal letto, ma cadde a terra perché le gambe non reggevano più il suo peso. Non era cosciente del proprio aspetto attuale. Cioè che le restava in vita, suo fratello, non respirava più. Si mise a piangere, con le lacrime che le colavano lungo le guance scarnificate. Questo le provocò un intenso bruciore, ma non smise di disperarsi, fino a quando non udì un rumore. Alzò lo sguardo verso la porta semichiusa della camera e vide due occhi bianchi che la fissavano. Una creatura oscura si muoveva nel buio e lei poteva scorgerne a malapena i lineamenti. Il respiro era lento e regolare, come quello di una bestia pronta ad attaccare. Hannah aveva ancora le lacrime che le colavano lungo le guance, ma lo sapeva che quello era Daniel. Quel mostro oscuro era ciò che rimaneva di suo fratello. Ne era certa, perché l’espressione triste di quegli occhi era tipicamente sua. La creatura si avvicinò e iniziò a mangiare il corpo del bambino. Hannah non si mosse, osservando la scena, sporcandosi di sangue e liquami organici. «Siamo io e te ora.» disse, mentre la creatura si cibava, «perdonami se ti ho condotto a questo… perdonami se ti ho abbandonato…». Daniel non rispose e continuò a divorare il corpo. Hannah si avvicinò e l’abbracciò. La pietra, dimenticata dai due fratelli perduti, si dissolse in un fascio di luce indefinita, irradiando tutta la casa, impregnandola del suo potere. Quelle creature, in un casa senza più porte e finestre. Una casa dal tetto nero.
  9. Lo senti questo sussurro che ti chiama? Lo senti l’urlo che esce dalla bocca e ti implora? Lo senti il lamento che bloccato in gola, non riesce a uscire? Lo senti? C’era una volta una casa nel cuore del bosco, priva di porte e finestre. L’edera cresceva sulle pareti ammuffite, arrivando fin sopra il tetto, nero come la notte più buia. Gli alberi secolari la circondavano, imprigionandola in un quadro sinistro. Nessuno osava avvicinarsi. Quell’antro delle tenebre era abbandonato dagli Dei. Un pianto fievole non poteva essere udito all’esterno, lontano, dalle orecchie di chi viveva al villaggio. Un lamento gutturale echeggiava tra quelle mura. Le stelle illuminavano una piccola casa costruita in una radura nel bosco. Un ruscello le scorreva vicino e il gracidare delle rane sembrava dare vita a una melodia. Una ragazzina di quattordici anni appena compiuti stava esprimendo un desiderio. Stringeva le esili mani al petto appena pronunciato, mentre i lunghi e lisci capelli biondi le coprivano parte del volto ovale e pallido. Aprì gli occhi, che brillarono sotto la luce della luna. Stava pregando gli Dei; ciò che desiderava era rivedere sua madre. Anche se viveva con il padre e il fratello minore, si sentiva sola da quando era morta, qualche luna prima. Il loro legame era stato indissolubile fin dai primi ricordi. Ricordava ancora bene i giochi di fantasia che facevano insieme, quando lei era una bambina, oppure quando cucinavano e si occupavano della casa, dell’orto e degli animali. E poteva confidarle ogni segreto e pensiero. Le aveva creduto quando un giorno le aveva detto di poter sentire la voce degli Dei. Era stata la sua ancora di salvezza, ma ora Hannah era sola. In attesa, di un segno. Di un sussurro. Di calore. Stava dormendo nel suo letto, quando si svegliò a notte fonda, con il cuore in gola. Le ultime parole che aveva udito e che ricordava: “Affogo… aiuto… qualcuno mi sente? Sto morendo!”. «Io ti sento!» aveva urlato, svegliandosi, facendo sobbalzare il fratello sotto le coperte. «Hannah… che fai? Chi senti?», domandò, guardandola, illuminata dalla luce della luna piena che entrava dalla finestra. La ragazzina non riusciva a rispondere, era troppo in preda al terrore anche solo per prestare attenzione al fratello. Cominciò a dondolare, sentiva che stava per vomitare. Si sporse verso il pavimento e ciò che rimaneva della cena le uscì dalla bocca dopo alcuni spasmi. Daniel si alzò dal letto e le si avvicinò, mettendole una mano sulla guancia, mentre la ragazza affannava. Il bambino disse: «Hai la febbre alta». «Non… non-non importa…» sussurrò Hannah. «Devo trovarla… gli Dei me l’hanno mostrata. Devo salvarla!». «Di chi parli?» domandò il fratello, confuso, «gli… Dei ti hanno parlato?». Hannah si pulì la bocca dai residui di vomito e per un attimo le parve di vedere qualcosa muoversi nella pozza che aveva creato sul pavimento. Chiuse e riaprì gli occhi ma ciò che vide fu solo ciò che aveva rimesso, illuminato dalla luce della luna Alzò lo sguardo, verso la finestra, senza mai guardare Daniel. «Dobbiamo trovarla e salvarla». Il bambino non capiva ma vedendo la sorella scossa dai brividi, l’abbracciò. Lei ricambiò, appoggiando la guancia sui morbidi riccioli del fratello. La porta della loro camera venne aperta di colpo e il padre, assonnato, entrò. «Mi spiegate cosa sta succedendo, in piena notte?» domandò l’uomo, con un tono adirato. Hannah decise di non dire nulla e fece cenno a Daniel. Entrambi rimasero in silenzio. L’uomo non fece altre domande. Non sembrava realmente interessato. Tutto ciò che voleva era dormire. «Pulite quello schifo». Se ne andò, chiudendo la porta. Grazie di essere qui con me. Grazie di accudire il mio cuore. Perdonami se non ti ho mai amato come avrei dovuto. Ora rimedierò. Per sempre, saremo solo io e te. Il giorno seguente il padre si alzò presto per recarsi al villaggio, come di consueto. Da tempo Daniel non andava più con lui, che non era più lo stesso da molto tempo, da prima che la mamma morisse. Hannah era a letto e Daniel vegliava su di lei, mettendole un panno umido sulla fronte calda, che cambiava regolarmente. Era molto preoccupato perché non si svegliava. Continuava a dormire e a delirare. Quando aveva chiesto aiuto a suo padre, lui non aveva neanche risposto. Prendendo le cose da vendere, se n’era andato al villaggio, lasciandoli soli. Hannah aprì gli occhi, trovando Daniel addormentato al suo capezzale. Il sole era ancora alto nel cielo. «Dobbiamo andare!» disse, quasi urlando. Il fratello si svegliò all’improvviso. «Dove?» domandò, stropicciandosi gli occhi. «Dalla mamma». Il bosco era spaventoso, anche di giorno. Se t’inoltravi lontano dal sentiero ti ritrovavi immerso nella notte più profonda e fredda, con la percezione di tantissimi occhi che ti osservavano penetrandoti fin dentro l’anima. Hannah e Daniel camminavano tenendosi per mano. Avevano lasciato il sentiero da ore. Il bambino si fidava di sua sorella ma aveva paura. Anche la ragazzina era spaventata ma pure determinata. Lei poteva sentire le voci degli Dei e questi la stavano guidando da sua madre, che aveva bisogno di aiuto. Camminarono per chissà quanto altro tempo; sotto le folte chiome degli alberi era impossibile stabilire la posizione del sole. Arrivarono in una palude, circondata da mangrovie. Le zanzare ronzavano a sciami e l’aria era quasi irrespirabile a causa dell’umidità. Al centro del lago di fango e acqua, vi era una piccola isola con un enorme albero. Hannah si tolse le scarpe e il vestito, rimanendo con la sottoveste. «Che fai?!» domandò Daniel, stupito. «Lì… sull’isola c’è qualcosa…», dopodiché si mise a camminare nella fanghiglia. Daniel aveva paura, non riusciva a muoversi. Se sua sorella fosse morta? Se qualcosa fosse spuntato da sotto la palude? Lui sarebbe rimasto solo. Hannah nel frattempo avanzava, non curante del pericolo. Man mano che si avvicinava all’isoletta sentiva una voce echeggiarle nella testa sempre più violentemente. Siamo qui, sei qui, siete qui. Vieni qui, vieni da noi, prendi, afferra, arraffa, mangia… Lei non si fermava, anche se il fango le arrivava all’altezza dell’ombelico e la rallentava. Rischiava di rimanere intrappolata e affogare ma non le importava. Non le importava di nulla. Siamo… Sei… Siete… Vieni… Prendi… Afferra arraffa mangia… Raggiunse l’isoletta e a fatica vi si arrampicò per uscire dalla fanghiglia. Il fratello la osservava dall’altra parte terrorizzato. Lei non ci fece caso. Le voci erano fortissime. Fece il giro dell’enorme albero, stando attenta a non inciampare sulle radici, e dall’altro lato trovò una grande apertura nella corteccia, dove all’interno vi era un piccolo pozzo, sigillato da delle assi di legno con incise sopra delle scritte ormai illeggibili. Siamo… Hannah era ammaliata. Sei… Osservava il pozzo chiuso dalle assi marcie. Siete… Doveva aprirlo. Doveva capire. Doveva trovare. Vieni.
  10. - ruolo: alpha o beta - tempo a disposizione per la collaborazione fino al 15 settembre 2023 - romanzo non oltre le 300 cartelle (trattabile) - generi horror, fantasy e fantascienza
  11. Fran Ryougi

    Fran Ryougi's art

    La mia seconda animazione! Poi i miei disegni fatti con l'Ipad. Photoshop
  12. Fran Ryougi

    Cosa fare?

    Ora che ritorno a scrivere il mio primo romanzo, che bisogna fare una volta terminato? Che procedimenti avete adottato per l'editing, fino alla pubblicazione?
  13. Pensavo a un racconto al momento e poi forse un romanzo, fascia di età intorno ai 9 - 12 anni. Comunque grazie per il consiglio!
  14. Seconda risposta: ho pagato di più di quanto pagherei l'ebook, quindi che male c'è nel scaricarlo per una specifica necessità di comodità?
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