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Tristano

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  • Compleanno 11/08/1989

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  1. Tristano

    Sera

    Nessun ragazzo gioca più per strada chiude la serranda dell'ultimo negozio, e anche io richiudo l'uscio e solo la mia voce risuona solitaria per la via. È forse questa l'attesa della morte la sua malinconia?
  2. Tristano

    Fratelli

    Sento a volte la terra battuta dai piedi degli uomini e l'aria ricolma dei loro respiri resa più acre dal sudore e mi sembrano allora inutili le mie parole Potessi darvi un mano a portare il vostro fardello la durezza che vi spezza la schiena ma non ci riesco. Questo contegno mi trattiene un contegno che odio e maledico. Le vostre parole non riesco a pronunciarle eppure lo so che sono più vere delle mie e che questa mia voce non ha alcuna importanza. Potesse almeno ronzare come il moscerino o farsi come il vento tra le canne. Così, forse, anche io potrei esservi fratello.
  3. Tristano

    Respiro

    Ciao, mi piace molto questo componimento, bella la metrica, le assonanze e le rime. Anche le immagini che usi, non sono altezzose ma esprimono una profonda gratitudine e un profondo amore per ciò che citi nei versi. Bella davvero, complimenti.
  4. Tristano

    Opera rimossa

    Mi è piaciuta davvero molto, sia per quanto riguarda l'aspetto formale della scrittura sia per ciò che lascia a livello emotivo. Finora il tuo testo narrativo migliore che ho letto.
  5. Tristano

    Presentarsi Male, Cap.1

    Ciao, benvenuta!
  6. Tristano

    Quasi una nostalgia

    Grazie per il tuo commento. La reiterazione delle "e" è qualcosa in cui cado spesso, ma mi aiuta a seguire la musicalità, piuttosto che spezzare con le virgole. Ammetto che questo componimento è molto distante dal mio solito modo di scrivere, ma non so perché è venuto così.
  7. Tristano

    Una storia diversa

    Mi piace molto, ricercata nel lessico e nella musicalità, quasi un dipinto che si disvela a zone.
  8. Tristano

    Quasi una nostalgia

    In questa mattina chiara che leggera risplende sui tetti di tegole ordinate spesso mi torni in mente montagna mia coi tuoi boschi verdi sui ripidi fianchi solo da un rigagnolo attraversati quasi fosse una lacrima a rigarti il viso antico che vide greci, arabi, normanni e saraceni e le variopinte facce delle genti, e i dolori e le speranze delle generazioni. Rivedo il lago tra i canneti e fenicotteri e aironi volare, e più tristi uccelli neri a pelo d'acqua andare insieme a schiera una lenta sacra processione nella luce della sera azzurrorosa, crepuscolare. E sotto questi pini mi piaceva passeggiare, e perdermi sul declivio dolce dove potevi guardare il falco alto volare, e lo scalpicciare udire del cerbiatto sugli aghi rinsecchiti, e amavo riposarmi alla frondeggiante ombra dei rami verdi sempre come il mio cuore, quando alle spalle lasciavo le case di cemento , gli altezzosi muri e i loro spigoli sbrecciati. Ti sentivo, montagna mia, e mi parlavi, e inutilmente cercavi di placare il mio dolore che di notte strepitava, e nemmeno il bianco volo del barbagianni cacciatore mi poteva consolare. Così disperavo di ogni cosa, del pallore dei miei giorni, e di me stesso, che appartengo già alla morte, come tutti, in fin dei conti. Fossi terra almeno e mi rinvigorissi con la pioggia e il mio sempiterno stare quotidiano potesse magari ritrovarsi nella vita nuova dell'aspargo, del finocchio selvatico, del cardo, e potessi riposarmi dall'incessante andare delle orme delle scarpe dalla vuota bramosia che illude chi s'inganna di potere andar lontano. Eppure oggi cammino su queste bianche e lisce pietre levigate, non più sulla mia cara terra, e sento la mia anima disfarsi ad ogni passo. In questa città che pur mi è tanto cara, mia Ragusa, città in discesa, sospesa sulla valle verdeggiante, tenuta ferma dai tuoi ponti, città appesa, non riesco ancora a consolarmi e piango la mia rocca alta antica e sacra, la volpe grigia che di notte si vede ancora per le strade, la campagna silenziosa e le sue stelle e il mio ricordo si disperde quasi a scomparire fino ad abitare la durezza della pietra, il rugoso tronco tortile dell'olivastro, il contegno malinconico del pino quando si staglia solitario sopra il campo, un soldato, una vedetta che scruta l'imbrunire.
  9. Contro ogni mia personale morale sto leggendo tre libri: Il crepuscolo dei filosofi di G. Papini Un'antologia delle poesie di G. Caproni a cura di F. De Nicola e M.T. Caprile Un'antologia di racconti erotici a cura di G. Casalegno
  10. Tristano

    Mattina d'Aprile

    Ciao, non ti nascondo che ci avevo pensato dopo averla pubblicata, anche se temevo potesse entrarci poco col tema (il tema, più che la natura, è la mia personalissima angoscia per il tempo e la morte) ma se l'ho già pubblicata in questa discussione non cessa di essere "inedita"? Se posso farla partecipare magari la invio nell'altra discussione.
  11. Tristano

    Mattina d'Aprile

    In questa mattina d'Aprile col sole che a stento fa capolino dal cielo del mattino, bianco e increspato di nubi come latte un poco rappreso, tarda la primavera a venire e odorano ancora della notte le strade, un poco bagnate di brina. Quasi mi smarrisco tra il brusio della gente, a cercarti, e vorrei non trovarti, ché quest'angoscia sottile quando penso al tuo volto è come morire. Ma giungo infine sul ponte e il verde si offre al mio sguardo, pensoso mi perdo tra i monti lontani ancora sbiaditi dall'aria fresca della notte. Sotto di me le fronde degli alberi e il lentissimo gorgogliare del fiume, appena lambito dai rami, e quasi mi scordo il perché del mio andare e per un attimo (il tempo di un battere d'ali della gazza che si poggia sulla ringhiera) non so più dove andare, e non m'importa saperlo, ché ancora un po' vorrei restare così, senza questo affannarsi di giorni e stagioni, e come gli alberi le foglie, le pietre, i fiumi esistere e basta, senza sapere il perché, senza chiedermi più dell'oggi, dell'inquieto domani. Ma non sono una pietra, né un albero, né foglia, mi tocca purtroppo andare ogni giorno e tornare sulla soglia di casa e aspettare la morte che viene, e quasi la sento ogni notte bussare.
  12. Ti ringrazio davvero molto, mi fa piacere ti sia piaciuta
  13. Insopportabile mi è l'ombra dei vicoli e questa città che si stende come un telo funebre sulla terra assomiglia a un cimitero in cui ogni casa è una lapide ogni nome sul campanello è il nome di un morto. Sogno spesso le montagne coperte dai pini rigogliosi e l'aria rarefatta che a malapena vela il cielo profondissimo e il suo azzurro. Ritirarmi tra le fronde sotto quest'ombra assai più cara di quella delle case e accucciarmi sugli aghi di pino. Sarebbe forse più sopportabile l'incedere dei giorni questa vita che ci rapisce senza complicità senza amore senza pietà.
  14. Tristano

    Opera rimossa

    Ciao, mi è piaciuto molto il tuo componimento. Ha un andare molto ritmato, con una ricercatezza lessicale che però non appesantisce il testo. Bella davvero, complimenti.
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