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Obiettivi di TheManiae
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La cosa più buffa è che con un Inesistente Cavaliere avrebbero più possibilità di fargli dire Sì rispetto al Possente Cavaliere.
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La principessa e la regola 34
TheManiae ha risposto a SirMatthews nella discussione Racconti in gara
Sono deluso e amareggiato dal fatto che in questa bella storia piena di citazioni di elementi perversi internettiani non ci sia nulla riguardo Discord. Delusione a parte, ho l'impressione che il Cavaliere a furia di parlare con i contadini gli partirà la testa, ma parte questo, una storia divertente e che, come i video originali, va ad abbracciare tematiche serie ridendoci malamente sopra. Si ride per non piangere, no? E sì, ho pensato male, sono una brutta persona. Fear me if you dare! -
Genobia Violante Falgalinda è forse uno dei nomi più belli che io abbia mai letto, lo voglio dare ai figli che non avrò mai. Tornando seri, ma anche no visto l'argomento del racconto, ottima storia! Usare accenti e cognomi per usare personaggi diversi ma non troppo è geniale, e Falgalinda è divertentissima, partendo da serva timidina e arrivando a quella che porta i pantaloni nel gruppo. Il potere della pianella.
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Molto semplice, rapida e divertente, come i video originali. E c'è Pappappero, quindi punti bonus. Scherzi a parte, scorre rapida e mi ha dato più di un sorriso, quindi direi che l'obiettivo della sfida è raggiunto. E anche se non c'è stato il team Pappappero-Cavaliere, vederli quasi alleati è stato estremamente piacevole.
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TheManiae ha cambiato la sua immagine del profilo
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Il Possente Cavaliere - Un contest di scrittura a colpi di fantasy umoristico
TheManiae ha risposto a Ayame nella discussione Il Possente Contest
Formattazione corretta, grazie mille e chiedo venia ^^" -
Salve a tutti, è un piacere essere qui! Ammetto di essermi iscritto quasi esclusivamente per il contest del cavaliere, quindi la mia introduzione potrebbe essere molto frettolosa, ma sono sicuro che sarà divertente stare qui. Sono una persona molto semplice, che un giorno ha scoperto il piacere della scrittura. Iniziando come semplice modo per sfogare le emozioni, è diventato qualcosa di sempre più importante, partendo da semplici fanfiction scritte male fino al desiderio di scrivere libri, di cui uno attualmente in lavorazione. Riuscirò in questa impresa? Chissà, intanto è un modo per passare il tempo mentre l'entropia ci divora tutti, eheh.
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Il Possente Cavaliere - Un contest di scrittura a colpi di fantasy umoristico
TheManiae ha risposto a Ayame nella discussione Il Possente Contest
Email e racconto inviati entrambi. Potete confermare, per cortesia? P.s: Felicissimo di partecipare, anche se in super ritardo. -
Di Draghi e Piccioni C'era qualcosa di comico nella strana scena che si stava svolgendo nella foresta oscura, che di oscuro non aveva realmente nulla e non ci sarebbe stato niente di sbagliato poiché applicare una caratteristica morale a luce e buio è un'azione esclusivamente umana e non ha... Sto divagando, scusate. Due figure stavano camminando lungo il sentiero tra gli alberi, due creature così diverse ma unite da una stramba serie di eventi. Una era una giovane donzella di nobili origini, figlia di un re, ma visto che a nessuno realmente interessava la sua vita se non come incubatrice per futuri eredi viziati di un sistema corrotto, nessuno si era nemmeno preso la briga di darle un nome, perciò la chiameremo Principessa, e basta. L'altra figura era ben più strana, almeno secondo i canoni antropocentrici umani. Simile a un serpente munito di zampe, con piccole ali da pipistrello sui fianchi, pelle squamata e corna affilate, con un muso lungo e sottile e occhi infuocati. Un terribile drago, incubo di regni e villaggi, rapitore di principesse e uccisore di cavalieri, e il suo nome era Pappappero. Cosa aveva unito questi due individui così differenti? Leggetevi il manga. Per farla breve, la Principessa era fuggita dai doveri imposti dalla società maschilista medievale, solo per cadere tra le grinfie del drago che a sua volta voleva rapirla per alimentare il costrutto sociale draghesco, e dopo rocamboleschi inseguimenti, fughe, litigi e momenti toccanti, i due erano diventati... non amici, ma qualcosa di vagamente simile. E come dei bravi Non-Amici-Ma-Simil-Tali, come molti altri giorni, stavano discutendo. "Ti ho già detto che non puoi salire sulla mia schiena." "Ma mi fanno male i piedi!" "Volevi l'emancipazione femminile? Ecco qua, pappappero! Che è anche il mio nome che in draghese vuol dire..." "Dai, per favore, c'è così tanto spazio sulla tua schiena, e sei così grande che non mi sentirai nemmeno." Ma il drago scosse la testa. "Per i draghi è un'onta farsi cavalcare. Siamo la cima della catena alimentare, non dei cavalli." Inoltre non volle dirle che non era così leggera. Era un drago, ma un gentil drago. "E la cima della catena alimentare deve sottostare a un sistema sociale basato su principesse rapite e cavalieri uccisi?" Sotto le scaglie del drago, poco sopra l'occhio, una vena pulsò. "Non puoi capire la complessa cultura draconica." "Invece posso." "Invece no." "Invece sì." "Invece no." "Invece no" "Invece sì. "Ahah, ti ho fregato, pappappero!" Il drago rimase qualche istante di sasso al sentire la sua classica risposta, mentre la Principessa rideva vittoriosa. Sbuffò, emettendo due fili di fumo dal naso e un ringhio basso. "In ogni caso tu sulla mia schiena non ci sali." "Eddai, per favore!" "No." "Daiiiii!" "No!" Seccata da quel rifiuto costante, la Principessa passò all'azione. Prendendo la rincorsa, scattò verso il fianco del drago e saltò sulla pelle dura, aggrappandosi alle fessure tra le squame e cercando di arrampicarsi. Pappappero si voltò di scatto, fissandola con sorpresa e rabbia. "Cosa fai? Scendi subito!" "No, voglio cavalcarti e lo farò, mio bel dragone!" Purtroppo questa non era una favola riguardante una salvatrice dai bianchi capelli e col sangue magico, e il drago ci mise pochi istanti ad afferrarla con una zampa, rimettendola a terra. "Non ti ho dato il mio consenso!" "Non mi serve per una semplice cavalcata! E non mi interessa l'onore draconico." "Beh, a me sì, e questo basta a renderlo qualcosa che necessita di un consenso diretto." Detto questo, spalancò le ali e si alzò in volo, lasciando la Principessa a terra. "E ora dove vai?" "Mi sento tradito e violato dalle tue azioni. Ho bisogno di un bagno, cibo e tempo per pensare. Approfitta della mia assenza per ricontrollare l'educazione di base" e Pappappero volò via, mentre la donna gli urlava contro e tentava di colpirlo lanciando la scarpa. Erano passate alcune ore da quando Pappappero era volato via, e la Principessa era rimasta da sola a contemplare il silenzio della foresta, rotto solo da qualche uccello fastidioso. Sospirò, frustrata da quella situazione e chiedendosi più volte cosa ci fosse di sbagliato a voler cavalcare un drago. Stava pensando a cosa dire a quell'idiota quando un fruscio di foglie la fece voltare. "Ah finalmente, sono ore che sto qua. Mi aspetto delle scuse e..." si interruppe. Pensava che Pappappero fosse tornato, ma invece della grossa figura draconica che conosceva da giorni, qualcosa di molto più minuto uscì dai cespugli: Un muso canino, dal pelo scuro e le zanne esposte. "Oh" disse lei, alzandosi e camminando lentamente all'indietro, mentre il lupo si avvicinava. "B-Bravo cagnolino..." "Non sono un cagnolino" disse il lupo, mentre la saliva colava dalle fauci aperte. "E non sono bravo." La Principessa stava per chiedere perché un lupo parlasse, ma viveva in un mondo con draghi, viverne, manticore e capitalisti etici, tutte creature assurde, quindi perché un lupo non poteva parlare? Il lupo balzò in avanti, tentando di azzannarla, ma la Principessa aveva maturato dei polpacci ben sviluppati grazie alle continue fughe da principi e draghi, scattando appena in tempo per evitare le pericolose fauci e correndo a tutta velocità lungo il sentiero. Alle sue spalle sentiva l'animale ululare e inseguirla, graffiando il terreno con gli artigli. "Mannaggia a te Pappappero!" strillò mentre correva. "Se ne esco viva giuro che ti prenderò a calci su quel sedere squamato!" Purtroppo, la sua corsa non poteva durare per sempre, e come nelle migliori storie di fantasia, la radice del destino aveva deciso di crescere in quella perfetta posizione per farla inciampare. Stava per rialzarsi quando la zampa del lupo la bloccò a terra, le fauci grondanti saliva vicinissime al suo viso, gli occhi verdi e famelici che la fissavano con divertimento. "Grazie della corsa, mi fa sempre salire l'appetito." Ci fu uno schiocco e il lupo scomparve dalla vista della Principessa. Alzandosi sui gomiti, vide l'animale che si stava rialzando, prima che una seconda bastonata lo scagliasse via nuovamente. "Via cagnaccio! Questa preda non è tua!" L'animale ringhiò, fissando la nuova arrivata per alcuni secondi e poi emettendo qualcosa di simile a uno sbuffo, per poi voltarsi e sparire tra i cespugli. "Maleducata." La salvatrice si voltò, rivolgendo un sorriso alla Principessa. "Stai bene?" chiese, allungando una mano per aiutarla. Era alta e bruna, con capelli mossi che incorniciavano grandi occhi dorati. Il suo fisico era tonico e la pelle abbronzata dal sole, vestita con abiti sporchi e pesanti. Certamente una paesana. "Sì, grazie" disse la Principessa, afferrandole la mano e rimettendosi in piedi. "Per fortuna c'eri tu, o sarei diventata cibo per cani." "Sì, per fortuna" disse lei con un sorriso. "Mi chiamo Vrilia, e tu? Non sembri una della zona." "Io..." Alla Principessa non piaceva mentire, soprattutto a qualcuno che l'aveva appena aiutata, ma non voleva che la notizia della sua presenza si diffondesse per il regno. "Miriam, mi chiamo Miriam. Sono un'ancella della principessa." "Immaginavo da quelle manine delicate" disse Vrilia, ridendo di gusto mentre la Principessa si guardava le mani, offesa ma senza alcuna possibilità di negare l'evidenza. "E cosa ci fa un'ancella della principessa qui?" "Visto che la principessa è sparita, ho pensato di potermi prendere qualche giorno di vacanza per me stessa." "Oh, è sparita? Non lo sapevo. Beh, immagino ti farà piacere non dover obbedire a quella viziata per qualche giorno, vero Miriam?" chiese, notando appena lo sguardo seccato della principessa. "Ti andrebbe se ti accompagnassi? Non sembri qualcuno abituato a viaggiare sola e lontano dai castelli." "Certamente! Apprezzo sempre un po' di sana compagnia!" E così le due si misero in viaggio. Era bello poter di nuovo parlare con qualcuno con dimensioni e forma più simili alla propria, senza dover sempre alzare la testa fino a storcersi il collo. Nonostante l'aspetto semplice, Vrilia si era dimostrata una persona tutt'altro che stupida, come ogni contadino dovrebbe essere (almeno da quello che avevano sempre detto suo padre e suo fratello.) Con vestiti migliori, sarebbe stata una nobildonna indistinguibile. Questo pensiero fece tremare la principessa per un istante, forse istintivamente rendendosi conto che se tutta la differenza stava nei vestiti e nei gioielli indossati, l'intero costrutto della monarchia crollava su se stesso come un castello di carte. Ma quella sensazione durò solo un istante. Che pensiero sciocco. La monarchia sarebbe durata per sempre senza mai venire intaccata. Tornando alle due donne, 'Miriam' e Vrilia camminarono lungo il sentiero in mezzo agli alberi, mentre il sole cominciava a scivolare all'orizzonte. Il cielo si faceva sempre più color del sangue, mentre le ombre si allungavano e avvolgevano la Principessa come una mosca nella ragnatela. Non era una bella sensazione. "Manca ancora molto al villaggio? Comincia a fare freddo." "Non preoccuparti, ci siamo quasi" disse Vrilia con un sorrisetto, alzando la mano e indicando la montagna che si stagliava d'innanzi alle due. "La mia casa è lì. Saremo al calduccio prima che la notte cali." La Principessa annuì e si strinse le braccia tra loro. Vrilia lo notò e si avvicinò a lei, avvolgendole una mano e tenendola stretta a se mentre camminavano. Un leggero rossore era comparso sulle guance della nobile, che abbassò la testa imbarazza, mentre l'altra sorrideva. La Principessa si aspettava un villaggio abitato da molta gente, forse una piccola città vera e propria. Invece, la 'casa' di Vrilia non era altro che una grotta la cui entrata era coperta da un'ampia parete di legno, a sua volta circondata da una palizzata per tenere lontano animali e altri fastidiosi visitatori. "Pensavo vivessi in un villaggio" disse la Principessa mentre attraversava il cancello d'entrata. Solo allora notò che c'erano diversi teschi animali appesi alle pareti, di cui molti di lupi e orsi, ed ebbe un brivido lungo la schiena. Vrilia lo notò e rise, dandole una pacca sulla schiena. "Oh, non ti preoccupare di quelli. Non mi piace la compagnia di quei scarafaggi che vivono nei villaggi, sono sempre così rumorosi e impiccioni. I teschi servono a far capire a bestie e banditi di non dare fastidio". Ricordando cosa era successo con il lupo, la Principessa non ebbe problemi ad accettare l'idea che questa donna potesse affrontare bestie anche più grandi di lei. Dopo una scrollata di spalle, entrò nella casa vera e propria, con Vrilia che le teneva la porta aperta. L'interno era identico a quello di una comune casa del popolino, eccetto le pareti di pietra e alcune stalattiti che pendevano dal soffitto. C'era un fuoco che ardeva in una buca nel pavimento, diffondendo un piacevole calore. "Benvenuta" disse Vrilia, chiudendo la porta a chiave e andando verso il focolare al centro della stanza, alimentandolo e gettandoci dentro uno strano fiore rosa. "Non essere timida Miriam. Prendi una sedia e vieni al caldo, riposati. È stata una giornata lunga e sono sicura tu sia stanca e affamata." La Principessa sorrise e annuì, afferrando una sedia e avvicinandosi al fuoco. C'era un odore dolce nell'aria, come papaveri, e lei rimase a fissare incantata lo spettacolo delle fiamme che divoravano il fiore rosa, tingendosi del suo stesso colore. Una sottile cantilena cominciò a riempire la stanza, una nenia in una lingua che non riconosceva. Le palpebre si fecero pesanti, la testa leggera e vuota, mentre il sonno la avvolgeva come una ragnatela. Guardò Vrilia che ora la fissava, gli occhi dorati splendenti come due monete d'oro puro. "Buon riposo Principessa. Sei stata una piacevole compagnia." Nella sua mano, un pugnale splendeva della luce rosea delle fiamme. Tutto quello che accadde successivamente fu così rapido e caotico che la Principessa ancora oggi non ricorda bene. Vrilia aveva alzato il pugnale, pronta a colpirla, ma poi era stata scagliata via da un enorme pezzo di legno, la porta della casa. Un ruggito aveva scosso l'aria e il terreno, spegnendo il fuoco rosa e assordandole le orecchie per diversi secondi. Aveva urlato quando qualcosa l'aveva afferrata, ancora scossa e non del tutto lucida per ciò che era appena successo in pochi istanti. Si calmò solo quando vide il grosso occhio da rettile di Pappappero. "Stai bene? Quel piccione ti ha fatto qualcosa?" chiese il drago, portandola fuori dalla grotta e lasciandola a terra. Lei ci mise un po' a rispondere, ancora assordata e confusa, e lui dovette ripetersi un paio di volte. "Io... Sì credo... Piccione?" chiese lei, non capendo cosa intendesse. La risposta arrivò da uno strillo acuto alle loro spalle. All'entrata distrutta della grotta stava una bestia a metà tra felino e uccello, con la parte inferiore di leone e la testa di aquila, con un grande paio di ali aperte sulla schiena. Le piume e il pelo erano sul bianco-grigio, striati di nero sulle punte, con zampe grigie e maculate e un alunga coda scura che terminava in un ciuffo di peli. Gli occhi erano dorati, iniettati di rabbia pura, e il becco era di un giallo acceso. "Lo sapevo, avrei dovuto squartarti nel bosco!" disse la creatura, e la Principessa notò che conosceva quella voce. "Vrilia!?" "I grifoni sono infami creature in grado di cambiare forma se possiedono il cuore di un'umana. Lo fanno per avvicinarsi alle prede, fingendosi amiche e poi pugnalandole" disse Pappappero. "Oh certo, la morale da una bestia mangia-uomini, che ipocrisia!" "Almeno io sono sempre sincero nelle mie azioni." "Bene allora, sarò sincera per una volta" disse Vrilia, sempre che quello fosse il suo vero nome a questo punto. "Avevo bisogno del cuore di quella viziatella per poter diventare lei, avvicinarmi alla famiglia nobile sotto mentite spoglie e guadagnare potere. Diventerò regina di questo regno e il mio potere sarà assoluto!" Purtroppo essendo questa storia un fantasy basato sulla vita vera medievale, anche se diventasse regina difficilmente potrebbe avere un reale potere. "Un po' narcisista. E stupida" commentò Pappappero, suscitando una risata nella Principessa. Quel suono non fece piacere al grifone, che con uno strillo a metà tra uno strido e un ruggito, sbattendo le ali per avventarsi sulla donna, gli artigli anteriori esposti e pronti a farla a pezzi. Purtroppo per lei, la carica venne fermata da qualcosa di duro e squamoso che la colpì al fianco. Pappappero si era girato su se stesso, usando la coda come una frusta e fendendo l'aria, scagliando la donna-grifone verso il cielo notturno, fino a farla sparire lontano oltre gli alberi. I due rimasero in silenzio alcuni minuti, come se temessero di scatenare altro caos se avessero parlato. Fu la Principessa a rompere questa guerra fredda. "Grazie di avermi salvata. E scusami per prima." Lui la guardò prima sorpreso, e poi sorridendo. "Ti perdono" disse, voltandosi verso il sentiero che si inoltrava nella foresta. "Ma comunque non ti faccio salire." La Principessa sospirò, annuì e lo seguì, continuando il loro strambo e folle viaggio.