Vai al contenuto

CESARE MALEDETTO

Utenti
  • Numero contenuti

    2
  • Iscritto

  • Ultima visita

Su CESARE MALEDETTO

  • Grado
    Rookie
    Rookie
  • Compleanno 09/09/1997

Informazioni personali

  • Hai già pubblicato?
    No
  • Sei un* professionista?
    No

Obiettivi di CESARE MALEDETTO

Rookie

Rookie (2/14)

  • Conversation Starter

Badge recenti

2

Reputazione Forum

  1. CESARE MALEDETTO

    Ciao!

    Ciao, sono Cesare Ammetto che per l'età anagrafica l'unico modo in cui potevo venire a conoscenza del Forum era tramite i social. Ringrazio Instagram, allora, per avermi fatto riutilizzare un mezzo di comunicazione ormai "alternativo". Sono un praticante avvocato e mi occupo di diritto penale. Sono davvero assetato di curiosità e armato di pazienza all'idea di poter leggere i sentimenti di altre persone. Condividere pezzi dei propri manoscritti, aldilà del profilo della pubblicità, è qualcosa di davvero intimo!
  2. TRE PERSONAGGI IN CERCA DI LIBERAZIONE - I DEMONI DI ETHAN BHARDIK - LIBRO I: LA BANALITA' DEL MALE. Sarebbe meschino non assecondare il dolore martellante. Così, nottetempo, mi diressi verso casa, rimuginando tra me e me versi non troppo limpidi. Il chiavistello del portone principale è arrugginito, una vecchia inferriata venuta su grazie al fabbro del paese. Con lo stesso grigiore dello smalto delle inferriate, apro la porta e coi piedi sposto il corpo. Rapida scalinata per salire in camera, a bomba sul letto. Portandomi le dita alla bocca, a fatica tolsi i rimasugli di carne tra gli incisivi. - Cazzo, che carne fibrosa! E con tremenda naturalezza Ethan strofinò via il sangue ormai rappreso dall’avambraccio destro e poco dopo si addormentò. Le spalle, avvolte dall’abbraccio delle grandi mani di Ethan, male si adattavano a quel letto così stretto. Ma gli affitti di Axis erano proibitivi per un giovane avvocato. Qualche ronzio di mosche danzanti, in un vortice concentrico, quasi fosse uno stillicidio, stazionavano proprio sul braccio destro. Mi punzecchiavano rumorosamente il sonno. Mi alzai bruscamente, di scatto, agitando il braccio destro. Mi aiuto con la mano sinistra, in corrispondenza del sangue secco c’è una ferita. Ed è profonda. Putrida. Ripiombo sul letto. Erano le quattro di mattina quando una notifica della casella di posta aveva catturato l’attenzione di Ethan. Mittente Johannes: - Sono nella merda Ethan, è saltato tutto ed è anche colpa tua! Ethan non aveva la benché minima idea di chi fosse quel tale Johannes. Non diede molta importanza alla mail e si preoccupò di ripassare i punti fermi per l’udienza che avrebbe avuto da lì a poche ore. La mattina seguente, un colpo muto per spostare il comodino, a fianco del letto, su cui poggiava il Codice Penale e poi dritto nell’angusta doccia. Si vedono chiaramente gli aloni verdi e gialli del soffitto di casa. Così come l’uscire dell’acqua a singhiozzi dal telefono della doccia, incrostato dal calcare. Mi aiuto con una spugna di metallo, che prendo dal vassoio sotto la doccia, detergendola con disinfettante. Ma non ho tempo per completare l’opera di medicazione. I ricci chiomati di Ethan, che creavano una cornice sensuale a guarnimento dei suoi occhi verdissimi, sono ancora bagnati quando si dirige al Tribunale Penale di Axis per l’udienza dibattimentale del caso Rosengard. Nonostante la giovane età, Ethan godeva già di ottima fama presso il foro di Axis. La capacità di saper coniugare brevità, abilità dialettica, spiccato e acuto senso della logica rendeva Ethan uno dei migliori avvocati in città. Will Rosengard, invece, era l’amministratore delegato della Rose & Empaty. Una società di bio-hacking che da decenni si dedicava al sistema CRISPR/CAS9. Un procedimento scientifico attraverso cui si individua una sequenza genetica difettosa o semplicemente non voluta col fine di sostituirlo con un corredo genetico funzionante o migliorato. E’ chiaro che una operazione di questa natura richiedesse ingenti somme di denaro, e la Rose & Empaty, per poter continuare ad utilizzare il sistema CRISPR/CAS9, agiva su un secondo binario del mercato farmaceutico. Infatti, Will Rosengard si era preoccupato di riuscire a finanziare le operazioni di bio-hacking vendendo farmaci contro la gastrite. Non preoccupandosi delle micidiali conseguenze di lungo termine per chi ne facesse uso. L’istituto Omnia aveva stimato gli utilizzatori di Axis in circa 1,2 milioni. Tra gli effetti collaterali più frequenti c’era la perdita definitiva dei ricordi, la perdita totale della parola e talora anche la morte. Will, in questo decennio, aveva respinto ogni accusa contro il suo Focus X, riuscendo a guardarsi allo specchio con la finta consapevolezza che il dramma che attanagliava Axis non dipendesse dalle sue attività imprenditoriali. - Stupidi! Perché cazzo non capiscono che Focus X non ha niente a che fare con le condizioni di vita degli axiani. Si ripeteva spesso Will. - Sto rivoluzionando il mondo fino ad oggi conosciuto e questi obesi se la prendono con me. Il fenomeno dell’obesità era una piaga che affliggeva Axis. Più della metà della popolazione era obesa e soffriva di gravi gastriti la cui cura era offerta solo da Focus X. Se da un lato Focus X avesse guarito e lenito il dolore degli Axiani, dall’altro avrebbe procurato effetti collaterali di lungo termine devastanti. La città tutta era contro Will. Chiunque avrebbe goduto nel vedere Will Rosengard marcire in carcere per quello che aveva causato. Intere famiglie annientate. Spicca la famiglia Rimmel. In città tutti conoscevano la tragedia. Al padre, Thomas era rimasto un solo ricordo dopo l’assunzione di Focus X: il ricordo della morte del fratellino. Alla madre, Rachel era caduta l’arcata superiore dei denti e mezza lingua. Odiosa, ingiusta, la vita che era loro capitata. La famiglia Rimmel aveva riposto speranze nei due piccoli gemellini che tanto avevano desiderato. Speranza brutalmente spezzata quando nacquero. Sia Lucifer sia Icaro erano nati senza cavo orale. Dai volti di Thomas e Rachel trasudava il dolore più nero che gli uomini potessero provare. La straziante realtà della sopravvivenza dei genitori ai propri figli aveva portato Thomas e Rachel ormai vuoti di vita, a bruciare i loro figlioli per poi tentare il suicidio. Tanta era la stridula tristezza che inzuppava l’atmosfera di Axis per via delle morti che Focus X aveva provocato. Tutta l’opinione pubblica percepiva il problema di Focus X, tutti tranne la magistratura. Infatti, ci vollero anni, prima che fosse instaurato il primo processo nei confronti di Will Rosengard. Quando, ormai, alla guida della città, non c’era più quell’ammasso di gentaglia corrotta e collusa, ma una classe dirigente rinnovata e candida: la famosa Giunta dell’oblio. A capo della giunta c’era il Governatore Luther. Egli nominò professionisti integerrimi. Olivièr Dalbert, Capo dell’ufficio Unità di demolizione mafie (UDM) e Jamie Hoff ex Procuratore Generale della Regione di Temeris come super Procuratori della Corte Penale di Axis. Un cambio di rotta davvero significativo. Infatti, Jamie Hoff andò a sostituire l’ormai ex Procuratore Generale Cohen, cognato di Will Rosengard. La composizione della squadra messa in campo da Luther permise rapidamente di aprire le indagini contro la Rose & Empaty. Le vittime, i cittadini, meritavano di conoscere la verità. Il sette febbraio 2045 i due Procuratori notificano ad Ethan l’avviso di perquisizione della sede della Rose. Giungo sul posto, trovai Will Rosengard in evidente stato di ansia. Will, consapevole di essere spacciato, mi chiede di seguirlo nei sotterranei della società. Sotterranei che non erano mai stati dichiarati, proprio come se non esistessero. Scendiamo in una botola strettissima, che si trovava sul pavimento vicino all’uscita di sicurezza sul retro della società. Will scende per primo, e scrollatosi la polvere di dosso, si dirige verso un freezer bianco di dimensioni considerevoli. Il tanfo che proviene dal fondo del freezer è accecante. Non ho idea di cosa mi aspetti, ma capisco essere qualcosa di davvero oscuro. - Perché mai Will avrebbe dovuto rivelarmi questo segreto? Di fronte al freezer, Will si posiziona a destra per cercare di sollevare il portellone con due mani, mentre io rimango esattamente dal lato opposto, nell’angolo del freezer. Avevo entrambi gli avambracci appoggiati sui lati del freezer. Will allora alza il portellone, per poi richiuderlo velocissimamente. Nella manovra di chiusura non sono riuscito a sfilarmi in tempo. Così l’angolo sinistro del portellone mi aveva causato una piccola ferita, un’altra, sull’avambraccio destro, nella parte esterna. Pietrificato, immobile, come se avessi visto Medusa. Lo scenario era disgustoso. Il freezer pieno di feti mutilati, emaciati, tutti impacchettati l’uno sopra l’altro. Il sangue che prima scorreva nelle buste di plastica trasparenti, ora era congelato, formando piccole stalattiti di sangue lungo i bordi delle buste. Lì per lì non reagii e risalimmo al primo piano. Poco dopo fanno irruzione i due Procuratori. Ethan è talmente sconvolto che non riesce a far trasparire la solita tranquillità, tanto che i due Procuratori vedendolo così ingessato esclamarono goliardicamente: - Non ha forse dormito, dottore? - Non credo di riuscire più a farlo da tanto tempo, signori. Dopodiché i magistrati procedono alla perquisizione. Conclusero le operazioni in tempi record. Erano infatti tempi serrati, l’opinione pubblica e i mass media avevano già attivato quelle strategie di caccia all’uomo e di gogna mediatica che permeavano da anni il tessuto sociale di Axis. Creando una aspettativa altissima di repressione. Questa condizione aveva portato i due Procuratori, in poche ore, a rastrellare qualsiasi cosa potesse formare prova schiacciante contro Will. Senza che Ethan potesse essere veramente vigile. Tuttavia, non si sa come, Ethan riesce a nascondere una cartellina gialla sigillata. Terminata l’ispezione, mi diressi subito da Will. - Che cos’è questa roba Will? E quel cazzo di freezer? - Ethan, non posso rivelarti niente ad oggi. Devi fare un grande salto di fede. Ho una missione da portare avanti. - Devo sapere, e anche subito! - Non ora Ethan, fidati di me. Ancora stordito dall’accaduto, ritornai a casa. Chiavi nella serratura, mi spoglio in fretta, anelando un bagno caldo. Come se questo avrebbe potuto cancellare la giornata. Nudo, di fronte allo specchio del bagno, il riflesso mi fece notare la piccola ferita sull’avambraccio. La fisso e la vista mi smuove un gomitolo di emozioni confuse. Mi bagno la ferita, la copro, e poi finalmente a letto. Ethan era consapevole che ciò che aveva visto aveva acceso un vortice di emozioni senza ritorno. Qualcuno afferma che le atrocità che commettiamo nella nostra immaginazione sono desideri nascosti, che non possiamo realizzare nella nostra società civilizzata, quindi, li esprimiamo attraverso la nostra arte. Non ero d’accordo, credo che l’inferno e il paradiso siano la stessa cosa: solo l’anima appartiene al paradiso e il corpo all’inferno. E il suo corpo sarebbe diventato presto l’inferno più caldo. Meno divertente era destreggiarsi tra la folla e i giornalisti che si erano radunati di fronte al Tribunale per l’udienza contro Will. Ethan dà qualche colpo di spalla per sfilarsi dai manifestanti che al grido di << giustizia >> si erano fermati sulla porta di ingresso per gli avvocati. Non sfugge però alle TV locali, che lo incalzano con domande pretestuose cui deve assolutamente rispondere. - Avvocato Bhardik, che uomo è un uomo che difende un assassino? - Signorina, in questo mondo esistono due realtà. Una realtà terrena (sostanziale) e una realtà processuale. Bisogna solo che ognuno di noi decida a quale consacrarsi. - Sta dicendo che riuscirà ad ottenere l’assoluzione per il caso Focus X? Ma Ethan camminava già dentro il Tribunale. Superato il metal detector, si dirige all’aula 6, già stracolma di giornalisti. Inaspettatamente, la schiera di giornalisti si apriva coordinatamente per farmi passare. Lo vedo chiaramente, le facce dei giornalisti tradivano un timore reverenziale misto ad ammirazione. Arrivai al banco della difesa dove era già seduto Will. Ecco che, non appena il collegio dei Giudici entrava in aula, si levava un uragano di applausi. Come se contenessero tutta la speranza di giustizia per le vittime. Con il permesso dei giudici, la Procura si affretta a predisporre un teleschermo. I giornalisti già si leccavano i baffi per il clamore che ne sarebbe derivato. Incominciano ad essere proiettate immagini a raffica. Bambini, donne enormemente deturpati. Non si erano mai viste toghe così lucide al banco dell’accusa di Axis. Olivièr Dalbert ne vestiva una dalle spalline dorate, mentre Jamie Hoff una con orpelli argentati. Lucidi erano anche gli occhi del pubblico di fronte a quello scempio. Dalbert conduceva l’istruttoria esclamando << Will è un assassino, guardate queste immagini, vedete. E’ un assassino>>. Hoff, invece, è con la testa china tra i fascicoli. A parte le fotografie delle vittime, la Procura brancolava nel buio. Serve provare, oltre ogni ragionevole dubbio, che il farmaco Focus X della Rose & Empaty è ciò che ha causato la morte degli axiani. Ma nella famosa perquisizione i due Procuratori non avevano trovato il necessario per incastrare Will anche in punto di diritto. La Procura doveva puntare – come ha fatto – sulla sete di giustizia della popolazione. Il sentimento di vendetta annerisce il senso critico, schiarendo gli istinti primordiali. Tra cui la sete di potere. Ora il potere è la volontà di tutti nel vedere in carcere Rosengard. Jamie Hoff riemerge dall’ammasso delle cartacce con un file che proiettava alcuni frammenti di testimoni sopravvissuti. Tutti esterrefatti. Nessuno sarebbe rimasto immune di fronte a quelle immagini. La famiglia Rimmel, appunto. I cui gemellini furono incendiati vivi dal dolore del padre per poi tentare il suicidio. I giudici e la giuria erano ammutoliti. Il collegio dei Giudici è timido nel concedere la parola ad Ethan. E’ davvero difficile, ora come ora, smontare l’impianto accusatorio. Mani che avessero firmato una sentenza di assoluzione sarebbero state anch’esse intrise di sangue. Provo a combattere, ma dissimulando. Mi riserbo di ribaltare il risultato di fronte alla Corte di Supervisione. (*) Proprio quando l’emotività generale si sarà affievolita. Il dolore è penetrante all’istante, ma poco dopo – nella società che rifugge il dolore – si insacca nelle fessure dell’anima, nel profondo, lasciando emergere l’indifferenza e demoni irrequieti. Non indifferente è la sentenza di condanna. Si toccava con le ciglia degli occhi un sovrumano silenzio. La voce rotta del giudice mentre leggeva il verdetto riecheggiava in tutta l’aula. Will Rosengard è condannato all’ergastolo. Così, almeno per il momento, era stata data una cura palliativa alla società ed ai famigliari delle vittime. All’uscita del Tribunale, vengo braccato dalla giornalista di prima. - Avvocato, era difficile vincere! - La verità processuale è un’altra. Ne riparleremo. Dopo salutai Will e tornai a casa. Non era una serata come le altre, a parte la sconfitta in primo grado. Ethan deve festeggiare l’anniversario di matrimonio con la sua giovane moglie. La raggiunge a casa di lei a Temeris. Una villetta, immersa nelle floride pianure della zona. Famosa per ospitare la classe sociale più elevata di Axis, un po’ come Portofino nella Vecchia Europa. I ricchi di Axis trovavano di gran lunga più piacevole trascorrere i fine settimane lontano dal caos delle strette vie di Axis. La villetta è di proprietà di Inoki, la moglie di Ethan. Ex compagna di liceo, dopo burrascosi momenti, sembrava avessero trovato l’equilibrio che accomuna ogni coppia, nel rispetto reciproco dell’altro. Inoki era una disciplinata studentessa di medicina e brillante attrice teatrale. Ethan se ne innamorò ad una rappresentazione teatrale, dove lei interpretava il ruolo di Medea. Dopo lo spettacolo, in occasione della rimpatriata del liceo, Inoki ed Ethan non si erano più allontanati. Ora la situazione era leggermente diversa. Dovevano festeggiare il loro anniversario, ma era anche incinta, ormai al sesto mese di gravidanza. Quindi Inoki aveva chiesto ad Ethan se avessero potuto cenare in un ristorante vicino a casa. Così in caso di necessità sarebbero potuti tornare in poco tempo. Ethan ama il compromesso, e senza problemi, prenota in un ristorante poco distante dalla villetta. La cena, come sempre, è stata travolgente. E poi, con l’esuberanza e l’istrionismo di Ethan non ci si poteva annoiare. Davvero una bella cena, l’imminente arrivo del bambino, programmi, idee, viaggi per metà programmati. Insomma, una qualsiasi cena di una qualsiasi coppia. L’accesso alla villetta era preceduto da un ingresso. Il cancello nell’arco superiore era interamente ricoperto da azalee rosse, che bene si intonavano con il vialetto ai cui lati erano stati piantati dei ciliegi giapponesi. Ethan ed Inoki percorrevano il vialetto, arrivando in garage. Ethan già pregustava l’amaro del caffè in bocca. Entrano in casa, Inoki si dirige in bagno per prepararsi a dormire. Ethan, nemmeno si spoglia, e va in cucina mettendo sui fornelli la sua solita moka di caffè. Dopo sale al secondo piano dove si trovava la camera da letto. Inoki è già lì. Io mi spoglio, rimanendo in mutande. La avvolgo da dietro, e nella sicurezza delle mie braccia, Inoki si addormenta. Come sempre. La moka del caffè bolliva, fin troppo. Aveva emesso un lungo unico fischio, stridulo, sottile ma perforante. L’aveva percepito benissimo, poi, però cadde vittima del sonno. Non l’unica di questa notte. Robotico, a metà notte, alzai il busto, girai la faccia verso Inoki, che è ancora di spalle. La induci a girarsi verso di me con una carezza sulla spalla, lei apre lentamente gli occhi. Voglia il cielo non l’avesse mai fatto. Intreccio tra le dita alcune ciocche dei suoi capelli e tiro forte verso il mio petto. Lei sussulta, incredula. - Ethan, smettila non è divertente, mi fai male. - Sai Inoki, riflettevo. - Ethan, basta, lasciami andare. Le giro la testa e me la porto di fronte agli occhi. - Sai Inoki, riflettevo, noi umani siamo sordi a qualsiasi richiamo di umanità. Ma questa notte nessuno sentirà il tuo. Ethan è fuori di sé. Inoki è per metà stesa sul letto e per metà alzata per i capelli da Ethan. Ma totalmente soffocata dal panico. La trascina con forza in direzione della porta, facendola cadere a terra. Rimbalza, proprio come un oggetto. Con agilità scendo le scale, Inoki cerca di dimenarsi in un sussulto di sopravvivenza, allora rinsaldo la presa sulla testa. Alla fine delle scale le tempie di Inoki colpiscono lo spigolo dello scalino. Sviene. Un sollievo. Arriviamo in garage. Accendo la luce bianca a neon, metto a sedere Inoki e nel frattempo cerco qualcosa con cui poterla legare. Ritrovo alcune fascette bianche che usavamo per le recinzioni dei maiali dietro casa. Con una fascetta lego entrambe le braccia dietro lo schienale della sedia. Inoki doveva poter vedere chiaramente ciò che stava succedendo. Con le altre due, lego i piedi. Inoki rinsavisce, grida in cerca di aiuto. Ma “Fame” di David Bowie era ormai al massimo del volume. Era inutile, la musica inghiottiva ogni speranza. Chi poteva sentire? E al massimo erano due giovani che consacravano il proprio amore in un giorno speciale. Mi siedo di fronte a lei. Ci guardiamo. Ma non mi piace quello sguardo. E’ lo stesso di uno sguardo a me inviso. Mi avvicino al viso di Inoki e pinzando tra indice e pollice strappo via le palpebre. Ora può vedere realmente. Inoki sferra un morso ruggente nel braccio di Ethan. Cerca di scrollarsela di dosso e gli rimane una ferita sul braccio destro. Questo non aiuta. Fa ribollire l’ira omicida di Ethan. Allora compii il gesto più esecrabile. Ma logico. Do ut des. Incomincio a mordere, mordicchiare, strappare a più non posso la pancia di Inoki. - Dammi ciò che solo una madre può provare, il sapore della perdita. Non avevo mai provato il piacere di nutrirmi di me stesso. Ormai lei è priva di sensi, dissanguata. Da lì a breve morirà. Il bambino, il loro bambino anche. - Cazzo, che carne fibrosa! Patior ergo sum. Ethan si preoccupo’ di ripulire tutto. Poi fece ritorno nel suo appartamento di Axis. La morte è brutta. Ma non è niente. Non è niente a confronto all’annuncio della morte stessa. Chi lo dirà ai genitori di Inoki? Nessuno. Orfana. La colpa di non essere amati. Entrai in camera da letto, accesi il pc e guardai la casella di posta e la mail che quel Johannes aveva inviato. In un momento di lucida irrazionalità Ethan è un fiume di parole. Il pc e Johannes per il momento aspetteranno. - Ogni volta questo. - Pensavo di essermici abituato. - Ci si abitua a tutto. Ethan si alza dalla sedia e incomincia a girare attorno. - Non è bene quello che faccio. - Si può guarire? Posso guarire? - O è proprio così? - A volte non vogliamo guarire perché il dolore è l’ultimo collegamento con ciò che abbiamo perso. - E io mi dolgo e mi struggo per te, Inoki. - Ma forse è bene che andasse così. La mail era ancora lì. C’era scritto che era saltato tutto ed era colpa mia, anche colpa mia. Anche. Non ho mai fatto niente di male in vita mia. Risposti a Johannes che se avessi dovuto aiutarlo, avrei avuto bisogno di più informazioni. - Okay, era saltato tutto. Sì, ma cosa? Il mio istinto di avvocato mi costringeva a voler sapere di più. Inviai la mail, consapevole che non avrei ricevuto risposte nel breve termine. Nel frattempo, finii di preparare le slides per la lezione all’Università di legge di Axis. Ethan, infatti, era stato chiamato a tenere una lezione di Diritto Penale, dal titolo: “Esempi pratici del male. Dalle logiche del male alle logiche del diritto”. Estratto di un suo lungo articolo scientifico. Esempi pratici del male era un approfondimento sul tema dei reati commessi in ambito domestico. Di abusi, di violenze contro le donne. Buffo, davvero. Salvo le diapositive, ricordandomi di condirle con esempi veri, emozionanti.
×
×
  • Crea Nuovo...

Informazioni importanti

Abbiamo inserito dei cookies nel tuo dispositivo per aiutarti a migliorare la tua esperienza su questo sito. Puoi modificare le impostazioni dei cookie, altrimenti puoi accettarli cliccando su continua. Privacy Policy

  • Indice
    Attività
    Accedi

    Accedi



    Cerca
    Altro
    ×