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Milena Vallero

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  1. Scusa Giulia, mi ero persa questo commento! Rimanendo su Bierce, ne ha scritti anche altri che secondo me meritano molto, per esempio "Chickamauga", "The Mockingbird", "The Man and the Snake" o "The Moonlit Road", ma ce ne sono molti altri che ora non mi vengono in mente Poi ovviamente tutti o quasi i racconti di Poe. Per stare sul moderno, sicuramente apprezzo un sacco quelli di King (ma sono di parte, visto che è il mio idolo) e per stare sulle sponde italiane mi piacciono molto i racconti di Carlo Lucarelli.
  2. Ciao Giulia, provo a risponderti anche io, sperando di esserti utile. Amo leggere romanzi, anche molto lunghi; ne ho anche scritti due e mi sono divertita un sacco a farlo. Ma se devo scegliere, credo che la mia "comfort zone" sia il racconto. Ho iniziato con quelli. Nei forum di scrittura, nei contest e nei concorsi. Mi sono, per così dire, specializzata. E si potrebbe pensare che scrivere un racconto, essendo corto, sia più facile rispetto a un romanzo. Ti dirò: sì... e no. Vero è che un romanzo necessita di molto lavoro organizzativo. C'è una mole non indifferente di dati, informazioni, avvenimenti da tenere presente. Un racconto è, ovviamente, molto più snello e gestibile dal punto di vista della trama. Ma... e qui casca l'asino. Nel romanzo hai un respiro maggiore; nel racconto invece, e qui un po' mi ricollego a quanto ti ha detto Ghost, ogni parola conta. Non ce ne possono essere di superflue. Però il racconto non è semplicemente un "romanzo accorciato". Le tecniche sono diverse, l'impatto è diverso. Quello che amo come lettrice è che, come diceva anche Poe, il racconto può essere fruito in un'unica sessione. Lo inizi, ti ci immergi, e lo finisci. Come un unico respiro. Nel romanzo è difficile immergersi in profondità allo stesso modo: a meno di avere un giorno intero a disposizione per dedicarsi alla lettura, occorre sempre fare pause. E tra una sessione e l'altra la vita si infila con le sue mille distrazioni, tanto che, quando la lettura riprende, serve sempre un attimo per ritrovare le fila del discorso. Ma tornando alla parte creativa, padroneggiare il racconto significa anche fare pratica, molto più che nella stesura di romanzi, con le regole d'oro della scrittura (pochi aggettivi, pochi avverbi, specie quelli che finiscono in -mente, frasi brevi e significative, capacità di trovare le mot juste, ecc). Anni fa ho partecipato a diverse edizioni di un contest i cui racconti non dovevano superare un numero molto risicato di parole. Scrivevo, e poi dovevo rileggere e sforbiciare qua e là per poter rientrare nella lunghezza specificata. Alle volte mi è capitato di dover praticamente dimezzare il numero di parole, dalla prima bozza alla versione definitiva. E all'inizio pensavo "oh mio Dio, ma come faccio? No, ma questo non posso toglierlo, se non dico questo e quest'altro non si capirà più niente", cose così. E invece, alla fine, dopo l'ultima sforbiciata andavo a rileggere e scoprivo che la versione ridotta era cento volte migliore dell'altra. Perché tutte le parole che avevo lasciato erano davvero necessarie e il racconto risultava "giusto". Un'altra caratteristica del racconto (in particolar modo horror, thriller o fantastico) è che, molto più del romanzo, è aperto al finale a sorpresa. Si può giocare molto con gli indizi lasciati lungo la strada e capovolgere la situazione per dare un ultimo pugno nello stomaco al lettore. Non che nei romanzi non accada, ma il racconto a mio avviso si presta molto di più (senza fare spoiler, consiglio se non lo hai letto "An Occurence at Owl Creek Bridge" di Bierce...) Quindi, per riassumere (e tagliare... mi sa che anche in questo post dovrei fare come in quei vecchi contest!), un ottimo racconto parla dritto alla pancia, senza fronzoli e orpelli inutili, senza digressioni che potrebbero distrarre dal punto focale; un ottimo racconto sceglie le parole giuste per tenerti incollato alle pagine fino alla fine, senza interruzioni. Spero di esserti stata utile!
  3. Milena Vallero

    Buondì!

    Grazie! Davvero, è un piacere essere qui
  4. Ciao! Rispolvero questa chat per dare il mio contributo Una volta non abbandonavo mai un libro; anche se non mi piaceva, continuavo con indomita testardaggine a leggerlo, perché mi sembrava una sconfitta, un tradimento. Poi però ho capito che ci sono troppi libri e troppo poco tempo per leggerli, ed è sciocco perdere ore preziose su pagine che non attirano. Quindi ho iniziato a interrompere un po' più spesso le letture che non mi "prendono". Mi costa comunque un certo sforzo, ma se vedo che proprio non ce la faccio, getto la spugna. L'ultimo libro che ho lasciato a metà (anche meno) è "Urla nel silenzio" di Angels Marsons. La trama mi incuriosiva molto, ma davvero non riuscivo a proseguire la lettura. Bah, forse non era il momento giusto per quel libro. Magari tra qualche tempo ci riproverò, e chissà che non vada meglio...
  5. Milena Vallero

    Buondì!

    Ciao a tutti! Felice di essere approdata su queste sponde, mi presento. Mi chiamo Milena e ho xx anni (dai non si dice... ma sì, suvvia, vi lascio un indizio: c'erano altrettanti gatti nella cantina di un palazzone ). Leggo da sempre, scrivo da più di un decennio. Ho pubblicato diversi racconti in antologie e riviste, una raccolta di racconti tutta mia e un romanzo (al cui seguito sto attualmente lavorando). Nella "vita vera" sono mamma e insegnante di inglese di scuola secondaria, purtroppo ancora precaria. Infatti in questi giorni sono in ansia da nomine, che scomparirà solo con i primi di settembre... un giorno dovrò scriverci un racconto, con un po' di impegno ne verrebbe fuori una storia horror che levati proprio. Beh, credo di avervi ammorbato a sufficienza! Ora che mi sono presentata, me ne andrò a sbirciare le varie sezioni del forum. Buona giornata a tutti! Milena
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