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- Data di nascita 13/12/1970
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Ciao e grazie per la lettura del racconto. Devo dire che la vostra abilità nell'arte della critica mi fa un po' d'invidia. Si tratta certamente di qualcosa che devo imparare. Ringrazio per i suggerimenti. Viste le tue perplessità devo fare alcune precisazioni. Innanzitutto la terapia di gruppo cui mi sono sottoposto è durata per anni. Cinque in particolare. Non sono stati cinque anni di ricovero, ma di diversi incontri la settimana. Col progredire della terapia, gli incontri si diradano, ma proseguono. In secondo luogo quelle sedute erano, per me, molto onerose sotto il profilo emotivo, a anch
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In effetti qualche volta il linguaggio crudo risulta assai efficace
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Sono stato in terapia: psicoterapia di gruppo: abusavo di alcolici. Fu partecipando a quegli incontri che conobbi P. Le riunioni si tenevano, sotto la supervisione di uno psichiatra, nel seminterrato di una clinica privata: una struttura fatta di basse costruzioni annegate tra gli abeti e collegate da camminamenti in legno sopraelevati, per rispetto al sottobosco, edificata sulla sommità di una collina strappata, con la forza dei milioni, al demanio cantonale. Era uno di quei lussuosi e lindi ospedali privati nei quali i ricchi vanno a sbiancare i panni sudici nella discreta candeggina dei
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Ciao. Sono stato attratto dal racconto inizialmente per via del titolo, che è il nome di uno dei miei figli. Mi vorrei complimentare per la storia narrata. Un personaggio complesso, scaturito dai suoi traumi. Per traumi intendo dei momenti che ne hanno spezzato l'esistenza, cioè momenti dei quali si possa identificare un prima e un dopo. Innanzitutto l'identificazione con la madre, alla quale vuole rassomigliare in tutto e per tutto. E poi la rottura del rifiuto da parte di quella stessa madre bellissima assunta quale ideale. Matteo, ferito dal rifiuto, compie degli atti in spregio a quel suo
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A me il racconto è piaciuto molto. Il fatto che il virus possa agire come arma solo se immesso nella quotidianità del nostro stile di vita mi sembra un ottimo elemento di riflessione. Fa pensare che la vera forza distruttiva sia proprio il nostro modo di vivere. Il virus lo vedo come un accelerante dell'esito delle dinamiche sociali in cui siamo immersi. Non vorrei essere frainteso. Non penso ai cinesi come a nemici, né mi auguro che le nostre società vengano sterminate.
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Ti ringrazio. Ne farò senz'altro tesoro.
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Ti ringrazio. Hai compreso il fine sperimentale. È ispirato da un racconto dei "Quaderni milanesi".
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Era una vecchia serie degli anni '50. Ai tuoi quarantacinque, per arrivare ai miei anni, bisogna aggiungerne un po', avendo superato io il mezzo secolo.
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Ce ne ricordiamo soltanto noi, ahimè, anziani di quella serie TV.
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Preludio alla nipotina. Estratto delle peripezie familiari di un collega. Così come udite, raccontate. Non appena i due maschietti furono cresciuti al punto da potersi allacciare le scarpe da sé, senza gli ausilî della mano materna, e della paterna talvolta; e quando furono maturati quel tanto, o quel quanto, ch'è abbastanza da consentir loro l'utilizzo autonomo delle più irrinunciabili tra le maioliche color dello champagne installate nelle stanze da bagno della casa, venne l'ora per i Bertolotti di mettere in cantiere la tanto agognata figliola, complemento alla perfezione della famigli
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Essendo nuovo, sono un poco a disagio in merito ai commenti. Sorvolo sulle faccende tecniche, per incompetenza. Il racconto mi ha ricordato una vecchia serie tv, "Ai confini della realtà". Benché in bozza, l'ho trovato piacevole.