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Valente

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  1. Buongiorno @Christian Frascella, reputo sempre positiva la scelta di un professionista di confrontarsi con delle recensioni, specie come in questo caso siano presenti dei punti da chiarire. In particolar modo, mi chiedevo quale fosse il tuo modus operandi, a me sembra di intuire che una volta ricevute le prime "venti, trenta, quaranta pagine del testo" (non c'è un numero esatto? Forse è stato stabilito un numero massimo e minimo?), per continuare la lettura viene proposto a pagamento un "pre-editing o un macroediting". La domanda è: "Per proporre il libro agli editor delle case editrici e ricevere quindi un "sì o un no" in riferimento alla pubblicazione, bisogna passare per questo servizio a pagamento? Se le prime pagine del testo sono convincenti anche il resto del romanzo viene letto gratuitamente?". In generale, ogni testo necessita di editing, pochi romanzi così come sono scritti sono già pronti per la pubblicazione, non conviene, quindi, far editare il romanzo a chi poi dovrà pubblicarlo? Grazie.
  2. @Gufo Paragnosta La questione non è proprio di così facile soluzione... Diciamo che dipende dai punti di vista, che possono essere differenti. Iniziamo con il dire che le agenzie associate sono tenute a rispettare un "codice deontologico", la cui violazione comporta solo la radiazione dall'ADALI. https://www.adali.org/codice-deontologico/ Codice deontologico, che si richiede in qualche misura anche qui sul forum per le CE (per quanto riguarda la dicitura Free ed ecc.), ma non mi sembra ci siano però delle case editrici affiliate al forum o che dichiarino di seguire un'etica approvata dagli autori. Per quanto l'attività di un agente letterario sia descritta perfettamente, tendono a non entrare nel merito di una questione molto dibattuta dagli autori: Il problema è che, molte di queste agenzie letterarie, si fanno pagare la valutazione di un testo, per poi decidere se rappresentarlo o meno. I servizi editoriali, quindi, sono per alcune obbligo da soddisfare per poi ambire alla rappresentanza. Si dovrebbe chiedere la separazione della rappresentanza e della valutazione, cosa che non avviene. Per questo, come dichiarato anche da ADALI, questa è un'associazione di categoria, volta al riconoscimento della professione dell'agente letterario.
  3. Valente

    Doppio Senso

    Aggiungo una recensione dal blog letterario "Il mondo incantato dei libri": Doppio senso – un libro che ha cuore e cervello, Valentina Iusi La narrazione fa sorridere e pensare, divertire e riflettere, perché la verità narrata, giocosamente presentata, arriva a chi la sa cogliere. È un libro divertente, simpatico, diverso, sicuramente da leggere, ma non adatto a chi non riesce a cogliere l’ironia chi non ama i doppi sensi chi fatica a star dietro alle battute “L’umorismo è una dote rara e preziosa e sono molti gli individui che mancano addirittura della capacità di godere del piacere umoristico che viene loro offerto.” S. Freud
  4. @bore_ale Sì, ci confrontavamo sulla risposta che ho ricevuto dalla Trentin Agency, ma discutendo più in generale del modus operandi di agenzie letterari e case editrici c'è il rischio di andare off-topic. In breve, mi domandavo se la "qualità" riferita al mio romanzo fosse un valore raggiungibile con l'aiuto di questa agenzia oppure occorre necessariamente fare un altro tipo di percorso per poi essere notate e rappresentate. Credo che non si possa avere la presunzione di avere già tutte le carte in regola per debuttare su un grande palcoscenico, ma serve qualcuno che ci dia un'opportunità per fare la gavetta. Non esistendo questo scouting, conviene rivolgersi direttamente ai lettori e sperare che siano questi a portarci alle grandi case editrici. Le agenzie alzano dei muri e spesso anche solo per proporre in lettura un romanzo devi pagare, quando dovrebbero essere loro, per mestiere, a cercare scrittori interessanti. Tutte queste conclusioni definiscono la serietà di una professione. Non ho trovato nemmeno un riferimento per sapere a quale tipo di critica letteraria fanno riferimento, se tengono in conto i blog letterari che sono di facile acceso anche per gli aspiranti... Niente.
  5. È ovvio che i professionisti vadano pagati, questo però quando il loro lavoro produce un utile, altrimenti si rischia di restare in perdita. Bisogna guadagnare per poter poi pagare i propri dipendenti. Il discorso dell’investimento, quindi, ricade su chi reputa un determinato prodotto vendibile e non su chi presenta l’idea, quest’ultimo non è l’imprenditore, ma una persona che si mette al servizio di qualcuno disposto a finanziargli il progetto. Fatta questa premessa, si possono fare delle valutazioni soggettive e aprioristiche, che possono essere smentite clamorosamente dai lettori che poi sono i veri consumatori del prodotto libro. Altra ovvietà è affermare che tutti gli scrittori hanno bisogno di una persona con la quale confrontarsi, genericamente indicata con il nome di editor, essendo questa poi una figura indispensabile, al pari di uno scrittore, bisognerebbe concedere a entrambi l’opportunità di rendere maggiormente presentabile un romanzo, specie quando questo poi non necessita di grossi lavori di editing e correzione di bozze. Quando si parla di qualità, inoltre, bisognerebbe affidare una persona di poca esperienza, ma con del potenziale, a un’altra persona in grado di insegnargli il mestiere. Diversamente, se si è alla ricerca di scrittori oppure opere già pronte per il grande mercato, si può pescare su chi ha avuto già un discreto successo senza rischiare con degli sconosciuti. Le mie esperienze mi portano a concludere che sono le agenzie letterarie a scegliere gli scrittori tra quelli già noti, perché di certo non vanno a leggere le piccole pubblicazioni o si affidano a persone mai viste, possono farlo nel caso in cui ricevano subito un guadagno, vendendo un qualsiasi servizio letterario e in quel caso la pubblicazione non dipende certo da un agente letterario, ma da chi è proprietario della casa editrice.
  6. A questo conclusione si poteva arrivare se l'agenzia avesse preso in carico il mio romanzo, invece, è stato bocciato prima di arrivare alle case editrici. L'agenzia ha fatto una valutazione personale, si potrebbe pensare addirittura che il testo, che a loro non interessava, poteva invece essere migliorato da un editore. Il discorso non poteva sfociare nemmeno in un editing, perché il mio testo è stato riconosciuto non carente da questo punto di vista. Il giudizio sulla qualità, invece, è riferito a un loro "standard". A questo punto, penso che la riflessione non debba dirigersi su scelte legate al marketing, ma proprio sul fatto di avere un opera già presentabile per un grande editore e questo è molto più difficile da realizzare. Da queste conclusioni, possiamo dedurre che nemmeno le agenzie "investono" in un romanzo, ma preferiscono avere romanzi già pronti per i loro clienti, quando poi non possono migliorarlo, a spese dell'autore, in editing e correzione di bozze. Su queste vorrei avere delle vostre opinioni. Grazie.
  7. Ciao @Edison, anche il mio romanzo è stato letto in maniera gratuita (con loa stessa modalità: 1)Estratto; 2)Romanzo completo), pratica ancora in uso fino al 2023, anno al quale faccio riferimento. Adesso mi sembra ci sia una tassa di lettura. Non ho saputo però interpretare pienamente la loro risposta... In pratica, mi hanno scritto che il testo non necessitava di un editing, però, lo reputavano di una qualità non adatta alla loro rappresentanza. Anch'io non credo che il testo possa già essere pronto, ad esempio, per Mondadori (un marchio da loro trattato) o almeno non ho di queste pretese, ma sono propensa a pensare che scrittori già affermati, che conoscono il mestiere, con romanzi già "navigati", abbiano delle possibilità maggiori rispetto a un "invio spontaneo", che poi necessita di "cure" per gareggiare con testi più strutturati. Per questo, nonostante aver tentanto non mi sia costato nulla, sono del parere che dovrebbero essere le agenzie a cercare gli autori e non viceversa. Che ne pensate?
  8. Valente

    Moscabianca edizioni

    Ho inviato il mio romanzo a questa casa editrice, dopo pochi giorni mi hanno risposto scrivendomi che in caso di esito positivo mi contatteranno entro tre mesi circa. Di sicuro si è trattato di una grandissima gentilezza, cosa che non ho riscontrato con altre case editrici, almeno riguardo all'invio tramite email, perché, quando invece si compila un form, si ha un riscontro tangibile dell'avvenuto invio, ma manca pur sempre una verifica con un operatore che ci indichi se i file sono corretti per esprimere poi un parere. Naturalmente, questa mia osservazione deriva dal fatto che hanno impiegato dei giorni per rispondermi (per l'esattezza, si parla di 15 giorni), invece di messaggi automatici. Riguardo alla notifica di un eventuale rifiuto, la comunicazione ricevuta precedentemente, in cui è indicata una scadenza, potrebbe essere sufficiente.
  9. Avevi posto il quesito: "Come si diventa editor?", così ti ho indicato i passaggi. Se non hai intenzione di fare l'editor, mi sfugge il senso della domanda, ma forse la tua era semplice curiosità Per quanto riguarda le competenze, occorrono dei titoli di studio che avvalorino quanto si presume di sapere, dopodiché, anche i lavori svolti possono indicare la bravura di un editor. L'editor è come un dottore di un testo. Ecco, tu faresti operare un autodidatta o un professionista riconosciuto? Puoi anche diventare editor di te stesso, ma anche un dottore non può curarsi da solo, ma deve sempre rivolgersi a un altro collega. In definitiva, possiamo svolgere, quando è possibile, un lavoro come hobby, ma quando si intraprende una professione occorrono tutte le competenze del caso. L'editor è una professione, il fatto di avere competenze "non approfondite" non ci rende capaci di svolgere un mestiere al meglio.
  10. Ciao @Gufo Paragnosta, mi fai ricordare un vecchio film "Non ci resta che piangere", in cui, già alla fine del 1500, per poter svolgere un lavoro, in questo caso il boia, occorreva avere una licenza... https://www.youtube.com/watch?v=NSRfwe5S28o Per fare l'editor, occorrono un'ottima padronanza della lingua italiana, questo vuol dire che oltre ad avere una laurea umanistica (che certifichi le proprie competenze, perché queste non entrano in testa con le "mazzate" o aggiungendo un titolo a penna ) bisogna specializzarsi in questo determinato settore e io consiglio sempre di seguire la strada universitaria. Suggerimenti nei puoi trovare anche in questo articolo: Master e corsi per chi sogna di lavorare nell’editoria: una guida Come potrai leggere vengono indicate svariate università. Per accedere a un master di primo livello occorre una laurea triennale, invece per un Master di secondo livello una laurea specialistica/magistrale o di vecchio ordinamento. Qui alcune info: QUAL È LA DIFFERENZA TRA MASTER DI I LIVELLO E MASTER DI II LIVELLO? Bisogna, quindi, studiare e dopo fare molta pratica. Un autore o una casa editrice, prima di assumere un editor, dovrebbe valutare prima il curriculum, i lavori svolti e poi decidere se è possibile lavorare insieme. P.S. Credo che questa discussione andrebbe spostata nella sezione giusta... La segnalo a un moderatore @bore_ale
  11. Ciao @Edison, E quindi? La Golem prenderà comunque in considerazione la tua proposta o dovrai rivolgerti prima alla Germogli Letterari? Tu hai inviato anche alla Germogli Letterari? Grazie. Che questa agenzia abbia dei canali preferenziali con più editori è specificato anche nel loro sito. Più che altro, non ho capito se la mediazione termina nel momento in cui viene trovato l'editore. Se l'autore, invece, dovesse avere altri problemi con l'editore? Tipo il mancato pagamento delle royalties, alle quali una normalmente un'agenzia dovrebbe tenere per un proprio profitto, visto che di solito trattiene una percentuale sui guadagni dell'editore. Qui mi sembra che il tutto si esaurisca con il pagamento da parte dell'autore della cifra di 490 euro... E nel caso in cui non si trovi un editore che vada bene anche all'autore?
  12. Valente

    Doppio Senso

    Aggiornamenti in arrivo Un'intervista con "Il salotto letterario": INTERVISTA ALL’ AUTRICE VALENTINA IUSI E poi la mia prima recensione Doppio senso, un libro che ha cuore e cervello”, Valentina Iusi Una piccola anticipazione di quello che troverete nel blog "LES FLEURS DU MAL": Utilizzando un sistema di scrittura originale e divertente l’autrice riesce a presentarci un giallo atipico, dalla struttura irriverente e audace, che stimola il cervello a pensare con il cuore. Un’atmosfera surreale e grottesca che ci mostra l’intelligenza dell’ironia e di chi dell’ironia riesce a fare praticamente uno stile di vita. Ed ecco che un libro divertente ci mostra non solo che le intenzioni di chi scrive un messaggio possono essere ben diverse dalle interpretazioni di chi quel messaggio lo legge, che l’ironia ci dà la possibilità di trasmettere messaggi che diversamente sarebbero perfino censurabili o inaccettabili.
  13. Valente

    Doppio Senso

    - Titolo: Doppio Senso - Autore: Valentina Iusi - Editore: auto pubblicato - Genere: Narrativa generale italiana - N° di pagine: 120 pagine - Link per l’acquisto: https://amzn.eu/d/69bhCYp - Trama: Doppio Senso è una piccola città dove le strade sono tutte a senso unico. Qualcuno, arrivando da fuori, sarebbe portato a pensare che si possa solo entrare ma non uscire; invece, la circolazione scorre tranquilla e, prima o poi, la strada per andare a In Mona, il paese vicino, la trovano tutti. Nella sala conferenze della biblioteca comunale è in corso la presentazione del libro di Armando Bentivoglio, un noto scrittore sui generis con monomanie bizzarre. Il romanziere, a un certo punto, decide di scrivere sulla lavagna una frase ricca di significati e che possa contenere un'emozione: "Ah… Ahh… Ahhh". Basta una semplice parola, pronunciata in modo diverso, a suggerire sensazioni di piacere o di dolore, secondo l'interpretazione del lettore, in grado di andare oltre il volere dello stesso autore. Viene messa in luce la differenza tra "le intenzioni di chi scrive un messaggio" e "il modo in cui può essere interpretata la scrittura". Si tratta di una parody comedy all'italiana con le sue nevrosi e le sue megalomanie grossolane e i personaggi grotteschi non meno suggestivi. Il ritrovamento di un cadavere richiederà la presenza del commissario Loquace, un poliziotto dai metodi alquanto singolari. Un turbinio di battute e dialoghi caustici, spesso inconsapevolmente comici dei vari protagonisti, caratterizzerà in maniera originale le varie scene, creando un surreale collage di schegge impazzite.
  14. Posso dirti, per quanto mi riguarda, io scrivo perché sento di aver qualcosa da dire, un messaggio da inviare. Più che di blocco creativo, si potrebbe avere difficoltà a trovare il modo giusto per esprimere ciò che abbiamo dentro, i nostri dolori, le ingiustizie ed ecc. Non si scrive, quindi, per compiacere altre persone, di certo fa piacere riscontrare un apprezzamento da parte dei lettori, ma solo questo non può alimentare le nostre passioni. In definitiva, la scrittura nasce, soprattutto, da un bisogno personale. Quando si pensa, invece, di non avere più quell'entusiasmo, occorre trovarne la ragione e anche questa può essere uno stimolo per riprendere in mano la penna e dirne quattro sull'argomento in questione.
  15. @Edison, sono contenta che questa discussione sia ripartita e vorrei approfondire alcune cose da te riportate. Partirei proprio dall'ultima: "Per convenienza", ho pensato subito ti riferissi all'aspetto economico della vicenda, ma in self, a fronte di un investimento iniziale, la percentuale delle royalties, in riferimento alle copie vendute, è maggiore. Tu, invece, fai riferimento al fatto di bruciare un testo valido, che sembra a tutti gli effetti una contraddizione. I testi validi, appunto perché tali, non vanno in fumo, anzi, esistono svariati casi di grandi CE che hanno chiesto di ripubblicare libri di successo editi in self. Non vedo, quindi, nessuna preclusione ma un'opportunità più. Vorrei aggiungere di aver visto, alcune agenzie ed editori, suggerire agli autori che si proponevano, di tentare prima la strada del self, per poi valutare in base alle vendite se conveniva la pubblicazione: una sorta di crowdfunding. Poi questa pubblicazione, per fornire un certo curriculum, deve ottenere comunque delle ottime prestazioni (concorsi, recensioni e ecc.). Non è che una pubblicazione con Giunti garantisca il sicuro successo del libro. Naturalmente, i professionisti che possono essere messi in campo da una grande azienda, possono trasformare un ranocchio in un principe, ma un ranocchio cosa ne sa di regni e regine? Questo per dire che non è tutto oro quello che luccica e alcuni lettori lo sanno. Io sto da poco sperimentando la strada del self publishing (ho già pubblicato tramite editoria tradizionale) e il fatto di dotarsi di un editing o copertina restano sempre delle scelte personali, la garanzia dovrebbe essere proprio il nome di chi ha scritto il libro (il modo in cui è stato pubblicato, fosse pure a cura dell'Anonima edizioni, soprattutto, per il lettore è un fatto secondario). Naturalmente, se parliamo di pubblicare con una big, il paragone con il self resta improponibile. Trovo invece non veritiero il fatto che questi due mondi (Big e Self) possano escludersi a vicenda. Io, invece, penso sia un'esperienza quasi imprescindibile, che si può giudicare solo dopo aver provato. Ad esempio, tu hai già delle pubblicazioni al tuo attivo con l'editoria tradizionale? Cosa pensi possa esserci davvero di diverso? Vanità, tempo e convenienza sono elementi indispensabili, comunque la si voglia vedere.
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