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Lem Mac Lem

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Su Lem Mac Lem

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  • Compleanno 5 Aprile

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Reputazione Forum

  1. Stessa mia esperienza. Scheda di valutazione che denotava avessero letto per intero, molte belle parole, ma un preventivo stellare (credo il più alto che abbia mai ricevuto), e ho lasciato perdere.
  2. Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato Grazie mille per il tuo commento e per le belle parole
  3. Mandato un inedito per la pre valutazione gratuita, e dopo circa un mese mi è arrivata la scheda: una paginetta scarsa, composta per due terzi da un riassunto della trama, e il rimanente tante lodi sullo stile e su quanto fosse facilmente collocabile il testo presso gli editori: quali, non era specificato, cosa a mio avviso piuttosto grave, visto che si tratta di un romanzo di genere, anche abbastanza di nicchia. Ma, com'è ovvio, prima di proporlo in giro occorreva un lavoro di editing a pagamento, in quanto (cito testualmente) "Sono presenti refusi (es. “passpartout”; “tropo bene”) ed errori tecnico-stilistici (exposition; infodump; formulazioni ridondanti)." Premesso che exposition e infodump sono in italiano la stessa cosa, questa è l'unica spiegazione data al motivo per cui avrei dovuto pagare una cifra che nemmeno mi è stata rivelata (ma che si dovrebbe sommare ai 490 euro che, come indicato sul loro sito, chiedono per la rappresentanza editoria). Nient'altro. Non si è entrati nel merito del testo se non per dirne bene, non si è parlato di problemi strutturali (che ok, possono anche non esserci e posso solo esserne felice), non si è specificato nulla del lavoro che ci si proponeva di fare. Ho avuto l'impressione che nemmeno loro credessero che avrei accettato, e quindi abbiano deciso di non perdere neppure tempo, limitandosi a segnalare qualche generico difetto che si può letteralmente applicare a qualsiasi testo scritto. Infine, su una cartella scarsa di valutazione, ho trovato la bellezza di tre refusi, cosa che mi ha fatto abbastanza ridere, visto che è una delle ragioni per cui mi veniva proposto l'editing a pagamento. Per me è un no.
  4. Lem Mac Lem

    Una sezione mercatino?

    è un'idea geniale!
  5. La principessa prigioniera A differenza degli altri muri, delicatamente tinteggiati d’azzurro, adorni di arazzi e quadri, quello era di pietra scabra. Spiccava, in fondo al corridoio, come un’incrostazione mal grattata. Le pietre erano smangiate dai licheni, e festoni di ragnatele ondeggiavano pigramente sopra l'arcata. Sembravano vele strappate dopo un naufragio, quando il mare è tornato tranquillo e tutti sono già morti. Non era un paragone che potesse farla stare meglio. La principessa esitò solo un momento, prima di staccare la torcia dal gancio e varcare quella soglia. Il portone si aprì con un rumore cigolante, che le fece serrare i denti. Le scale erano blocchi tagliati a linee e spigoli, che scendevano, dritti e ostili, fin dove il chiarore non arrivava. Lì le pietre erano ancora più corrose, con fessure nelle quali correvano i topi, come piccoli maligni folletti in penombra. Da qualche parte, chissà dove, sentiva lo sgocciolio dell’acqua di grotta. “Puoi andare.” Disse al cavaliere che la seguiva. Questi annuì, la mano sulla spada e lo scudo con lo stemma di suo padre, per assicurarsi che lei andasse. Che compisse il proprio dovere. L’uomo prese l’anello del portone e lo tirò verso di sé, chiudendola fuori. O dentro, a seconda di come si volesse vederla. Vigliacco, pensò. Non aveva avuto un momento di esitazione. Era quello, si chiese, il coraggio dei cavalieri reali? Come potevano abbandonarla così, senza una parola, senza pensare che lei avrebbe donato la sua eterna riconoscenza a colui che sarebbe stato abbastanza coraggioso da salvarla? Immaginò che un giorno, dalla foresta impenetrabile che circondava il castello, sarebbe uscito un cavaliere. Non un nobile dal blasone altisonante e lo stallone con la criniera ben pettinata, ricadente da una parte, no; niente gualdrappa ricamata in filo d’oro, nessuna spada dall’elsa a intarsi d’avorio, battezzata con un nome altisonante. Non sarebbe stato un cavaliere dal viso angelico e lo sguardo gentile, quello che avrebbe spinto il suo cavallo, sporco del fango del viaggio e con le froge dilatate, a fiutare il pericolo. Il ‘suo’ cavaliere sarebbe stato un uomo con la corazza a piastre tutta ammaccata, i guanti consunti dall’uso; avrebbe avuto il volto duro, segnato da mille battaglie, i capelli troppo lunghi per un cavaliere, e la sua spada sarebbe stata anonima. Liscia, dritta, affilata. La spada di un guerriero. Quel cavaliere sarebbe smontato nel cortile, guardandosi attorno con occhi gelidi, colmi di disprezzo per i codardi profumati che lo guardavano sbalorditi. “Lei dov’è?” avrebbe chiesto, parlando con l’accento ruvido dei forestieri. “Sta compiendo il suo dovere.” Avrebbe risposto il comandante di quei codardi, minuscolo all’ombra che giganteggiava nel cortile. “No,” avrebbe risposto lui, sguainando la spada, “non più.” Nessuno sarebbe riuscito a fermarlo. Avrebbe sceso quei gradini, la spada in pugno e lo sguardo vigile, e avrebbe raggiunto il sotterraneo a passi grandi, possenti. Quel luogo sepolto nelle viscere della terra esisteva fin dai tempi del mito, le aveva raccontato il re. L’unico accesso, tolto quello angusto, sudicio e sgocciolante che la principessa era costretta a percorrere, era la grande voragine a nord. Vista da lontano pareva una colonna di luce, resa spettrale dalle ombre echeggianti della caverna; rischiarava i massi che formavano il suolo, bianche pietre sempre lucide per l’umidità. La principessa avanzò, tenendo la torcia ben alta per scacciare le ombre, costringerle a rimanere negli angoli. Non sapeva cosa ci fosse, dietro le grandi rocce con le stalattiti che tenevano su il soffitto, come colonne, e non voleva saperlo. Le bastava ciò che la torcia rischiarava. Superò una distesa di pietre bianche di forma peculiare. Teneva la testa sollevata, perché l’occhio non le cadesse su qualcuna e ne decifrasse l’aspetto, contro la sua volontà. Una tibia con il ginocchio attaccato, un rilievo di vertebre lucenti. La gabbia regolare di una cassa toracica. Sottili falangi, ancora contratte nella stretta della morte. La forma tondeggiante di un teschio, fortunatamente voltato dall’altra parte. A testa alta, il braccio fermo perché la fiamma non tremasse, la principessa superò i resti contorti, neri, di qualcuno che un tempo aveva indossato un monocolo. Era piantato così saldamente nell’orbita da esservisi fuso dentro. Il vetro convesso faceva sembrare enorme l’orbita vuota. Ammantellata degli splendidi capelli biondi, leggiadra nel suo abito trapunto di perle, la principessa giunse sotto la voragine. Gli orli sembravano lontanissimi, come se si trovasse sul fondo di un pozzo, ed erano rivestiti di alberi e cespugli, un merletto nero contro il cielo azzurro. Audaci orchidee pendevano da lassù, sbocciando dalle liane in fiori aerei, malinconici e bellissimi. Era così lontana l’imboccatura della voragine. Irraggiungibile. Piantò la torcia a terra, tra le pietre della grotta, e avanzò nella luce. Guardò il buio con aria di sfida. “Eccomi.” Per un momento non accadde nulla. Poi, dalle ombre buie in fondo ai recessi più oscuri, le rocce furono come attraversate da un fremito. Caddero a terra pietrisco e sassolini, e la principessa sentì la vibrazione del terreno sotto i piedi. Lentamente, quasi pigramente, il drago svolse le enormi spire e si sollevò. Pareva riempire l’intera voragine. Il collo si stagliava contro il cielo, e ogni aculeo e rostro della testa spiccavano così neri che sembravano tagliare l’azzurro. Il corpo, rivestito di scaglie lucenti, verde-dorate, faceva sparire la retrostante parete rocciosa. Le ali, aperte come dita esilissime di una mano enorme, filtravano la luce attraverso le membrane, gettando riflessi verdognoli sulle ossa sparse in giro. Con la coda dell’occhio, la principessa vide la coda, simile a un enorme serpente velenoso, strisciare nell’ombra, dietro di lei. Il drago spalancò le fauci. La tagliola delle zanne avrebbe potuto tranciare in due un cavallo. Sul fondo, nel buio abisso della sua gola, brillavano le fiamme. Dalle nari salivano lenti fili di fumo grigio. “Principessa.” Disse il drago. La sua voce era profonda come la montagna. “Sei in ritardo.” “Sono stata trattenuta.” Il drago si abbassò su di lei, coprendola con la sua ombra. “Ti prendi gioco di me?” “Non oserei mai.” Non riuscì – perché non le importava – di celare il sarcasmo nella voce. Le fiamme sul fondo della gola del drago brillarono un po’ di più. “Pensi che questo sia un gioco, principessa?” Invece di rispondere, lei lanciò un’occhiata verso la distesa di ossa calcificate sul fondo della grotta. Dalle nari del drago uscirono sbuffi di fumo a nuvolette, come se il mostro ridesse di lei. “Poveri sciocchi. Credevano di ottenere i tuoi favori, ma avevano dimenticato che non sei tu a pagare per questo: è il re.” La principessa arricciò il delizioso nasino. “Io non concederei mai i miei favori a uno di questi vili...” “Lo so bene. Per questo sei qui.” Alle sue spalle, la coda schioccò come una frusta, urtando il suolo. “Siediti!” Non c’era scampo. Veniva punita perché rifiutava di piegarsi, sdegnava di sposare un qualche nobile arrogante, molle come gelatina, soltanto perché da lei ci si aspettava la muta sottomissione che sempre condannava le principesse. Continuare la stirpe. No, lei non si sarebbe piegata. E per ciò, veniva punita. Raccolse attorno a sé le vesti e si accomodo con grazia sulla dura, corazzata coda del drago. “Ripetimi quello che abbiamo studiato la settimana scorsa.” La principessa trasalì. “Avevi detto che oggi spiegavi!” Le fauci scagliose del drago si curvarono a mezzaluna, in un sorrisetto orribile di pura derisione. “E ne hai approfittato per non fare nulla? Tuo padre sarà informato, principessa.” “Ma non è giusto!” Era oltraggiata. Il drago sbuffò scintille che andarono a morire sui sassi. “Devi studiare, principessa. C'è un regno da governare, e tu sei l'erede. O credi di poter passare tutto il tempo ad ascoltare ballate e immaginare possenti cavalieri con i quali scappare dalla tua vita? Sei cresciuta per queste sciocchezze, senza contare che anche il possente cavaliere, come tutti, penserebbe solo alla tua dote, e comunque sei troppo giovane per sposarti... come se poi questo ti esentasse dall'occuparti del tuo reame...” “Pappapero.” Mormorò la principessa. Il drago sbuffò fumo nero dalle narici. “Come?” “Dico davvero.” Fece lei, in fretta. “Non è giusto...” “Oh, sì che lo è. Il re mi ha pagato una montagna d’oro perché ti istruissi, e ti istruirò… che tu collabori o meno.” La principessa si chiuse in sé, brontolando, in mezzo agli scheletri degli spasimanti che lei aveva respinto. Non erano possenti cavalieri e non li voleva. Uno dopo l'altro, erano scesi nella grotta sotterranea alla ricerca del loro trofeo, incuranti di tutto tranne che del premio che li attendeva. Ma al drago non piaceva che si interrompessero le sue lezioni. “Oggi inizieremo un nuovo argomento di algebra: trasformare le frazioni in numeri misti. Come prima cosa bisogna stabilire il…” La principessa già non ascoltava più. La sua immaginazione era lontana, tra le forti braccia del possente cavaliere che, lo sapeva, un giorno sarebbe sceso nel sotterraneo, per uccidere il drago e portarla via con sé, lontano da tutto.
  6. Ti ringrazio tantissimo Per onestà devo ammettere che Regina di fiori e radici non è stato rifiutato da nessun editore, non l'ho mandato in lettura perché volevo provare subito con il self. Quindi posso ufficialmente dire che non è stato scartato da nessuno prima che me lo autopubblicassi XD
  7. Oddio ti ringrazio tantissimo
  8. Lem Mac Lem

    Ecce Pokémon

    *saluta con la manina*
  9. Giusto, ma avevo pensato che, dato il periodo storico, non fossero molto precisi (il tizio è ammalato, lo sa, ma cos'ha si vedrà solo con l'autopsia, come nella barzelletta XD) Però forse megli oche sia più precisa. I lettori sono del 2015, in fondo. Dovrei essere io a chiederti di essere buon* con me, a dire il vero Per i segni di interpunzione hai ragione, quando scrivo di getto li butto lì, poi rivedo tutto in seconda stesura. Brutto vizio, lo so. Per il cattivo, eeeh, in realtà il cattivo in questo prologo nemmeno compare, quindi non è così semplice da capire. Niente demoni o vampiri Grazie mille per i suggerimenti!
  10. Tranquillo, c'è di peggio: per esempio avevo cliccato su Modifica invece che su Cita, e per un pelo non stavo cancellando questo post invece di tornare indietro e rimettere tutto com'era
  11. Lem Mac Lem

    Un soldato armato di penna

    *saluta tenendosi a distanza di sicurezza*
  12. Lem Mac Lem

    Rieccoci!

    *saluta con la manina*
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