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Mostra il contenuto con la massima reputazione da 11/08/2015 in tutte le aree

  1. Questa storia comincia in un Paese Lontano Lontano. «Ma, ehi!» direte, miei piccoli lettori. «Dobbiamo pensare ai problemi del nostro paese, mica possiamo farci carico di quelli degli altri.» State zitti e ascoltate. «Questo è abuso di potere.» No. Questa è mancanza di rispetto nei confronti delle autorità. È per questo che finirete in una baby gang. Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Questa storia comincia in un Paese Lontano Lontano, dove tutto andava bene perché ognuno conosceva il posto che doveva occupare, ovvero le donne rimanevano a casa per occuparsi dei bambini, gli uomini andavano in guerra e i servi della gleba facevano i servi della gleba. Il Re di questo Paese Lontano Lontano aveva una figlia: la principessa detta Principessa. Ella aveva sedici anni, quindi in età da marito. «Ma era minorenne! Non poteva sposarsi.» E invece sì. «E invece no.» E invece sì. «E invece no.» E invece sì. Specchio riflesso, ho vinto io. E poi ricordate che cosa vi ho detto sulle baby gang… Principessa doveva scegliere il suo sposo partecipando a una serie di appuntamenti al buio dove i pretendenti si sarebbero presentati barbati nelle loro armature. Non guardandoli in volto, si sarebbe basata sul loro aspetto interiore, perché questa è una storia fantasy e dobbiamo trasmettere almeno un messaggio, ovvero che non importano le apparenze, ma solo che l'uomo possa recare una dote cospicua e che con il suo lavoro riesca a pagare l'affitto della Castella nel Centro di Milano. Principessa doveva scegliere un abito abbastanza scollato in modo da provare se la virilità dei pretendenti fosse abbastanza salda per procreare dei principini oppure se essi preferissero altro tipo di compagnia; quella dei cavalli, per esempio. Il problema era che Principessa non era sicura di volersi sposare e contribuire al sovrappopolamento mondiale con la sua prole e, soprattutto, non voleva depilarsi le ascelle. Il Re suo padre, pensando che alla Principessa servisse quella guida femminile che la morte della madre le aveva negato, decise di convocare a corte Lady Watermelons. Quest'ultima doveva spiegare alla Principessa come si comportano le vere uomini e i veri donne (o forse il contrario), ma la Principessa scappò inorridita e incontrò il Drago Pappappero, che poi in draghese vuol dire sostenitore dei diritti LGBTQIAXYZ+, e gli raccontò tutto. Il Drago fu molto comprensivo e le disse che da quel momento avrebbero potuto vivere insieme, a patto che lei si adattasse a una dieta che prevedesse principesse e fanciulle in pericolo. "Ma certo, Drago Pappappero, mica sono vegana!" rispose lesta la Principessa, che da allora visse felice e contenta una vita in esilio, appendendo nella cameretta della Grotta che condivideva con il Drago Pappappero il poster dei suoi idoli, Harry e Meghan. Nel frattempo, il popolo chiedeva al Possente Cavaliere di portare indietro la Principessa, ma lui adduceva una scusa sempre nuova, tipo che doveva andare dal barbiere per farsi applicare il glitter nella barba oppure che la sua cavalla aveva il ciclo ed era esente dal lavoro. «Ma è assurdo che il ciclo impedisca di lavorare! È solo una scusa per fare le lavative.» Silenzio, futuri teppistelli. E ascoltate il continuo. Un giorno il Possente Cavaliere si imbatté in alcuni villici che giocavano a Salva la Principessa. Questi gli chiesero perché non volesse riportare Principessa a casa. Il Possente Cavaliere spiegò che non era d'accordo con la politica interna del regno da quando Lady Watermelons era diventata Consigliera del Re e che riportare indietro la Principessa non avrebbe fatto altro che rafforzare il potere della donna. "Allora non dovresti provare a cambiare le cose dell'interno?" gli fecero notare i villici, parlando all'unisono. Il Possente Cavaliere pensò che per essere di una classe inferiore fossero acuti e che avessero ragione. Aveva capito cosa doveva fare finalmente. Va bene, siamo arrivati alla fine di questo ennesimo prequel di cui non sentivamo il bisogno. «No, Drago Pappappero, dicci come continua!» Uff, ma che volete da me? chiedetelo al mio creatore vero. Questa è solo una fanfiction brutta scritta da Lady Crispante. Inoltre, è una storia alternativa ambientata in una faccia del multiverso, che è un concetto di cui sappiamo ancora dannatamente poco. FINE.
    10 punti
  2. Ayame ci crea questa bella sezione per le illustrazioni e mi pareva brutto non sfruttarla subito! Per cui ci apro il mio angolino spero che non rimanga l'unico Come molti di voi, sono qui per studiare, confrontarmi, migliorare e discutere del mercato editoriale. Al momento vivo decentemente con il disegno, ma per far sì che le copertine (che, da lettrice, sono sempre state la mia passione) diventino una parte importante del mio lavoro ci vuole ancora un po'. Ho deciso di puntare soprattutto alla grande editoria SFF americana come ambiente migliore per il mio stile, per cui non sono qui per cercare lavoro, ma sarei felice di confrontarmi con altri riguardo ad esperienze nell'editoria o lavorative in generale! Ho lavorato in Italia con Mondadori e Giunti, all'estero con Penguin, Simon and Schuster, Harper Collins e qualche altra, per cui ho tanto di cui essere contenta, sono solo occasioni ancora troppo rare Non credo che il formato del post sia adatto per postare una galleria di immagini, per cui per le cose passate vi mando al mio Artstation, di cui allego uno screenshot: https://www.artstation.com/niji Dopo questo post introduttivo, un po' come gli scrittori del gruppo condividono racconti, poesie ed esercizi, io qui condividerò illustrazioni, schizzi, studi e (si spera) piccole e grandi soddisfazioni! Spero di trovare confronto ma anche supporto in questo sempre non facile viaggio!
    10 punti
  3. La durezza delle gelide giornate vernine aveva ormai lasciato il posto alla più giovane delle primavere, ammantata da una lieve brezza ricca degli odori dei boschi e dei rami, le cui gemme scalpitavano per raggiungere la maturità e carpire ogni raggio di quel sole alto al mattino. Ma l’inverno aveva ancora qualche strascico, quasi a far dispetto agli sciocchi e agli stolti che lo credevano ormai passato, così, quella mattina, il possente cavaliere aveva deciso di rimanere in compagnia del tepore delle coperte, piuttosto del freddo giaco di maglia che indossava prima di andare al guardaroba per timore di venir assalito da qualche armigero abbastanza zelante da scalarlo. Del calore del camino era rimasto ben poco, e con quel che costava la legna era difficile mantenere abbastanza braci per riscaldare la torre, ma lo stomaco brontolava come una porta sotto ai colpi di un ariete da sfondamento, perciò si alzò ed affrontò pavidamente l’aria gelida della stanza. Fu proprio allora che qualcuno bussò alla porta. S’infilò le brache, l’elmo, e aprì lo scurone del torrione, osservando con gli occhi cisposi attraverso la celata abbassata chi osava disturbarlo a quell’ora del mattino. Come prevedibile, erano due contadini. Sembrava che l’intero regno fosse sguarnito di forze dell’ordine, figure monastiche, giudici, avventurieri, ragazzini catapultati da paesi dell’isola di Cipango accompagnati da canzoni estremamente orecchiabili e vagamente kawaii tramite portali interdimensionali o qualsivoglia forma di ordine costituito al quale chiedere udienza in caso di necessità. Ogni cosa che succedeva era direttamente accostata alla figura del possente cavaliere, che doveva salire in sella al destriero e cavalcare per risolverla: e sempre di mattina. <Chi va là?> chiese retoricamente il possente cavaliere. <Oh possente cavaliere, lo scemo del villaggio è salito su di un albero e non accenna a scendere.> <Ebbene?> <Il suo gesto ha attirato la simpatia di molti, che non fanno altro che seguire il suo esempio e alle volte allontanare i taglialegna dagli alberi, così che il prezzo della legna continua a salire.> <Per questo motivo è salito agli astri?> <Si, possente cavaliere.> <Sarò da voi più velocemente del disappunto di un prelato romano d’oriente ad una cena ad Aquisgrana!> Indossata l’armatura e sellato il cavallo, che pareva più rigonfio del solito per via della biada economica della quale si nutriva, il possente cavaliere si lanciò al galoppo verso il villaggio, fermandosi a metà strada per una sosta al calesse griglia per una colazione veloce. Giunto al villo, non ci mise molto a indovinare la causa di cotanto baccano, che aveva le sembianze di uno stolto vestito di sacchi di materiale grezzo che gli donavano al contempo uno stile rustico ma sobrio, andando ad abbinarsi al colore dei suoi capelli. <Oh possente cavaliere,> dissero i contadini, <Per fortuna che sei giunto in soccorso.> <Ditemi, villici, perché avete chiamato me e non altri?> chiese, rimanendo ben saldo sulla sella quasi si aspettasse che alla sua vista il villico scalatore desistesse dal suo intento silvano. <Abbiamo già chiamato tutti gli altri nella lista e rimanevi solo tu.> <Onesti.> rispose. <Quindi anche la principessa è già stata qui?> chiese. <Si, è stata la prima. Ha avvicinato lo scemo del villaggio e gli ha offerto sei mesi di profilo gratuito al suo Sol Sostenitori, dove mostra le sue peccaminose caviglie e la sua fronte pallida e a volte anche quando cambia le maniche della sua veste.> <E non ha desistito?> <No, ma pareva ci avesse pensato su.> <E nemmeno il drago Pappappero è riuscito a farlo scendere?> <No, purtroppo. Si è avvicinato all’albero dopo averci spiegato che avrebbe detto all’abitatore del pioppo che la sua condotta stava minando le radici del libero scambio di merci e che di questo passo nemmeno il passaggio alla rotazione triennale e l’ausilio dell’aratura profonda avrebbero potuto arginare la crisi dilagante, l’inflazione galoppante e il malcontento serpeggiante.> <E lui?> <Si è messo a ridere appena ha sentito la voce del drago, che si è indispettito ed è andato via.> <Nemmeno il monaco è riuscito nell’intento?> <No, ahinoi. Si è limitato ad avvicinarsi all’albero e a recitare “Wololo” ma non ha sortito alcun effetto.> <Capisco. Beh, pare che io sia la vostra ultima speranza!> concluse il possente cavaliere avvicinandosi col destriero all’albero. I contadini si scambiarono qualche occhiata fugace, quasi volessero dare ad intendere di aver capito cosa stesse dicendo il possente cavaliere al folle arboricolo, ma dopo pochi minuti rimasero sorpresi nel constatare che lo scemo del villaggio aveva deciso di scendere. Colti da una gioia inaspettata, si fiondarono verso il possente cavaliere come i macigni di un trabucco, saltellando felici e gridando al cielo la loro gioia. <Oh Possente cavaliere, ci sei riuscito! Non ce lo aspettavamo!> <Grazie per le parole cortesi, villani, e sopratutto della fiducia.> <Avevamo perso le speranze ma tu sei riuscito nell’impresa. Ma dicci, come, come hai sconfitto la ferrea volontà del folle che ha resistito per mesi a lussuria, ragione e fede?> <Molto semplice, contadini. L’aumento del prezzo della legna mi ha obbligato a spese folli per riscaldare il mio torrione, obbligandomi a stringere la cinghia dove potevo. Ho nutrito il mio destriero con biada di seconda scelta che gonfia il suo ventre a tal punto da tramutarlo in una zampogna ogniqualvolta accenno a mettere il piede a terra, attirando sguardi e risa non volute. Sono stato costretto a disdire l’abbonamento a quattro rote, vita feudale e la gazzetta dell’assedio, al Sol Sostenitori della principessa, allo netflixxo e persino allo servizio di Cielo, che mi ha obbligato a chiedere a Catwulfo di ospitarmi per vedere le puntate di Magister Cuoco. Perciò gli ho semplicemente detto che se non scendeva dall’albero l’avrei abbattuto, senza specificare se parlassi dell’albero o meno.> <Quale tattica arguta, quale astuzia degna dell’assedio di Gerusalemme! Possente cavaliere, sei il nostro salvatore!> dissero i contadini. <All’anagrafe potrebbero avere qualcosa da ridire ma per oggi l’accetto.> <Ma dicci, possente cavaliere, perché allora l’hai passato al fil di spada?> <Perché mi ha svelato il nome del vincitore di Magister Cuoco.>
    9 punti
  4. Mi piace questa discussione. Rispondo pure io . Per prima cosa controllo il catalogo: se non trattano i generi che scrivo io, è inutile che faccio perdere loro del tempo ed è inutile che lo perda io. Poi guardo il distributore: se leggo che la distribuzione è diretta con alcune librerie di fiducia o che i loro libri sono soltanto su Amazon o hanno un distributore microscopico, allora passo oltre. Controllo i social per vedere quanti follower hanno e quanti like hanno in media ai post e quanto spesso pubblicano post: se hanno meno follower della mia pagina autore (e ne ho pochini) o se hanno pagine abbandonate, non fanno per me. Comunque li seguo per mesi prima di decidere se valga la pena oppure no. Esamino tutte le copertine: se sono foto prese da internet o sembrano disegnini dei bambini delle elementari, allora ciao. Io giudico i libri dalle copertine, ebbene sì. Ma se poi la trama non mi piace, allora sempre ciao. Mi accerto che i libri siano presenti anche su Amazon: spesso li trovo su tutti gli store tranne Amazon. Solo Amazon non va bene, ma tutti tranne Amazon non fa per me. Sul sito si rivolgono agli scrittori e non ai lettori: una casa editrice deve occuparsi di vendere libri o no? Mi spaventano quelle che vogliono guadagnare soltanto sul povero aspirante scrittore. Paura, tanta paura. Sul sito non si trova il catalogo: vedi punto precedente. Al posto del catalogo trovo "Vuoi pubblicare il tuo libro? Siamo noi ciò che cerchi!" e magari poi ti chiedono qualche soldino. Se vendi libri, mettili in vetrina! Piango. Hanno collane con nomi strani e non capisco quali generi trattino: collana uva spina, collana fragolina di bosco, collana pino mugo, collana betulla purpurea. E allora leggo le trame dei libri e non capisco comunque a quale genere appartengano. Non basterebbe scrivere collana uva spina - thriller? Voglio morire. Il sito non esiste: Trovi la pagina Facebook e non il sito. Li contatti su Messenger e ti dicono che hanno deciso di non avere sito perché tanto hanno i social. Io scappo via subito! Lontano. Il sito non è aggiornato: la selezione dei manoscritti è sospesa fino a gennaio 1946 e siamo nel 2021. Aiuto! Sui forum e su internet ne parlano male: dipende da quanti sono a parlarne male. Ma già non si presentano bene. Indaghiamo. Leggo alcuni loro libri: ne compro uno o più di uno per vedere se ci sono errori, per esaminare la qualità dei testi, per capire se mi piacerebbe vedere un mio libro in mezzo ai loro. A questo punto ci arrivo solo dopo che hanno superato tutti gli altri punti. Se è tutto ok, allora si può provare a inviare un manoscritto. Evviva!
    9 punti
  5. Dopo più di un anno dalla pubblicazione con loro voglio condividere la mia esperienza. Premetto dicendo che prima di inviare il mio manoscritto ho fatto una selezione molto rigida e alla fine ho inviato il romanzo solo a sette case editrici. Eppure Lumien, che ai tempi era appena nata, era l'unica che aveva davvero tutte le caratteristiche che cercavo: attiva sui social, fresca e al passo con i tempi, interessata anche all’aspetto grafico, professionale ma alla mano, che creasse una community forte mettendoci la faccia in prima persona, e che facesse sentire ogni lettore un po' a casa. Da quando ho letto il loro primo post ho capito che, nel panorama editoriale italiano, sarebbe stata una piccola perla. Ho avuto la grande fortuna e l’immenso onore di pubblicare con loro e vi posso assicurare che Alvise e Giulia sono proprio così come li vedete: autentici, appassionati, disponibili. Ho trovato una squadra seria e molto umana che non mi ha mai fatto sentire sola. Mi hanno accontentata in tutti i modi possibili, sempre. Davvero posso parlarne solamente bene e pubblicherei con loro altre mille volte. Perdonate se ho esagerato con i complimenti, ma davvero sono felice ogni giorno di aver firmato con loro.
    8 punti
  6. O possenti partecipanti, dopo aver conteggiato i voti, scartato quelli doppi e verificato la validità di tutto, siamo felici di annunciare che i 5 punti bonus vanno a... LadyCrispante e al suo racconto "Il bardo Pappappero"! Congratulazioni, @LadyCrispante!
    8 punti
  7. La fanciulla arrossì e abbassò lo sguardo. O forse prima abbassò lo sguardo e poi arrossì. D’istinto chiuse meglio sotto il mento la lunga cappa che l’avvolgeva tutta e sospirò. Era suo compito recare la novella al Possente cavaliere ma, ecco, il Possente s’era fatto cogliere sprofondato in un sonno beato, russante e ignudo, tra le fienagioni della stalla. La fanciulla dalle rosse gote si schiarì la voce, sperando nella pronta reazione del cavaliere ma, ahimé, le rispose un barrito. (Che il suo non pareva russar di cristiano, ma verso, appunto, d’elefante!) La biondina provò a scalpicciare e mormorare un rispettoso richiamo ma, di nuovo, il Possente sembrò vagare tranquillo nel mondo dei sogni e lanciare, laggiù, i suoi richiami amorosi. Che tali fossero lo si deduceva dall’aspetto di ciò che la vereconda evitava di fissare, ma che le aveva chiarito all’istante perché così l’appellassero, il Possente. Si guardò in giro, per trovare una soluzione. Doveva svegliarlo, ma non era pensabile che si avvicinasse per scuoterlo date le sue condizioni. No, no, che la sua pelle verginale non subisse il sacrilego contatto con un uomo ignudo! Si coprì gli occhi con la mano destra. Quali incredibili prove allestiva il tentatore! Basta, Genobia Violante Falgalinda, devi svegliarlo. Sacrificherai anche questo al tuo dovere. Allungherai la mano e lo scuoterai. Falgalinda, risoluta, allungò la sinistra, che la destra la teneva ancora davanti agli occhi, afferrò e scosse, e il cavaliere, in effetti, si svegliò. Un paio d’ore dopo, riuscì a chiedere alla ansimante fanciulla come mai fosse lì. Falgalinda scattò a sedere, spargendo le generose trecce disfatte sulle spalle tornite, e afferrò la cappa. «Oh Possente!» «Sì, in effetti…» ammise soddisfatto il giovane. «Oh, me sciagurata!» «No, no, direi che andavi assai bene…» «Sciagura, sciagura! Io venivo a portare una dolorosa novella, la principessa è stata rinchiusa nella torre e attende soccorso!» «Ah». Il possente prese un’aria meno compiaciuta. Le parole della focosa gli chiarivano l'equivoco: ella cercava suo cugino il Possente, noto in tutte le terre fino, e oltre, il molto lontano. E l'avevano invece indirizzata a lui, il possente d'un ramo minore dell'albero genealogico, conosciuto a malapena nei pressi del suo villaggio. Ma come deludere una così volenterosa donzella? «Chiusa nella torre, dite?» «Una catena solida impedisce che l’uscio si apra, muri spessi un braccio la serrano d’ogni lato, mia povera signora. Una finestra sola s’apre sull’abisso, da cui riceve luce e aria, sì, ma null’altro». «Beh, ma le porteranno da mangiare, no?» «Un tozzo duro di pane, passato da una gattaiola della porta». «Oh, ma vedete se è pur questo il modo di trattare una principessa!» «Vero, mio signore! La crudeltà del re è assurda, e solo perché la figliola respinse il candidato che lui appoggiava». «Sacripante, una simile prepotenza andrebbe punita, andrebbe!» esclamò, ergendosi tra i mucchi di fieno, il possente. La fanciulla si alzò anch’ella, e lo guardava un po’ da sopra in giù, essendo lui abbastanza bassino e appunto possente in un senso diverso. Il nobile sdegno espresso, però, lo rendeva ai suoi occhi più bello e imponente di un angelo e a mani giunte esclamò: «Quindi, come lo farete, cavaliere?» «Cosa?» «Come colpirete il re? Sfiderete lo intero suo esercito per sbaragliare e umiliare la regale tracotanza?» «Eh! Eh! Un intero esercito magari è un po’ troppo!» «Cosa farete, allora, lo raggiungerete nel castello e davanti alla corte gli parlerete, fino a farlo vergognare, e ravvedere della sua crudeltà?» «Eh! Eh! Ma io cavaliere nacqui, non o-o-oratore. Qua-quando devo parlare in pu-pubblico co-comincio a tar-tar-tartagliare!» «Ah». La fanciulla vide svanire le ali e l’aura angelica. Ma ancora fiduciosa ipotizzò: «Allora che farete? Farete fuggire la mia signora?» «Ecco, sì, mi pare punizione adeguata, in fondo, per il re. Perderà la figliola e l’alleanza che certo voleva stringere col matrimonio di lei. Dove avete detto che è imprigionata?» «Nella torre d’angolo, cavaliere». «E l’ingresso è sorvegliato?» «Certo che lo è! Si apre sul cortile centrale della rocca, costruita sulla rupe che domina la città. Occorre entrare nel castello, attraversare il cortile in cui si incrocia tutta la vita del maniero, e abbattere gli uomini di guardia all’ingresso del torrione, per poi salire fino all’ultimo piano e liberarla». «Ah. Sì. Capisco. E un altro ingresso?» «Non c’è». «E la finestra?» «Sul lato della rupe su cui si affaccia la torre, c’è uno strapiombo. Costruirono lì il castello contando che nessuno avrebbe potuto scalare quella parete di roccia. Ma non conoscevano il Possente cavaliere!» «Eh. Cioè?» «Cioè io già vi vedo, arrampicarvi con prodigiosa audacia sull’abisso. Giungere alle mura e salire ancora, con le mani insanguinate che artigliano la pietra fino al davanzale di quella misera cella, in cui sospira e langue infelice la mia signora». «Ah!» Il possente si sedette per infilarsi le braghe. «Però» disse poi, «io non credo che dovrei. Se il Bon Signore che tutto vede e sa, avesse voluto che scalassi in tal modo la rupe e la torre, mi avrebbe fatto nascere lucertola, non omo». La biondina lo guardò incerta. «Ma la mia signora dev’essere soccorsa!» «Non dico di no, ma dovrebbe trovarsi un modo decoroso. Sicura che sposare il pretendente che ha il favore di suo padre non sia la soluzione migliore?» «Ma cavaliere! Ella non l’ama!» «Eh! Ma l’amore dopo un po’ diventa abitudine. Tanto vale… tutte queste romanticherie sono un po’ infantili». «Ma… ma… cavaliere!» «Non che non voglia criticare, ma certe volte le principesse pure sono viziatelle». Una pianella si stampò sulla fronte del possente, lasciandogli una rosea impronta in faccia. «Nessuna parla così della mia signora!» e la bionda creatura sovrastava l’incauto agitando la scarpa con aria feroce. «Perdono, Domina. Salverolla, salverolla senza meno. Ho un piano per arrivare alla finestra, meno azzardato della scalata. Anche perché qualora mi spiaccicassi sulle rocce, chi libererebbe più l’infelice? Vedete bene che è nell’interesse di tutti, che ciò non accada». «E che prevede, tal piano?» chiese la fanciulla incrociando le braccia, ma brandendo sempre la pianella, per significare che non avrebbe lasciato fuggire il possente, se avesse tentato. «Una creatura alata mi porterà sulla torre, e col suo alito infuocato sgominerà i militi che osassero farsi avanti». «Un drago?» Gli occhi di Falgalinda si spalancarono, e la bocca anche. «Ebbene sì, mia bona signora» proclamò il possente alzando lo braccio e puntando l'indice verso l’infinito e oltre. «Farollo, a cavallo di un drago!» La bona, che bona era davvero per il cuore tenero con cui serviva la sua domina e anche per lo resto (come il cavaliere sentendosi prendere e scrollare in modo inatteso per l’onore dei lombi aveva appurato, convinto, con ingenuità, che fosse un sogno), lacrimò di commozione. «Oh gaudio! Voglio assistere a questo prodigio. Verrò con voi dal drago». «Come? Oh no, nonononono! Selvaggia e ferocissima creatura è codesta che vado a reclutare, non adatta a una fragile fanciulla che…» Una tremenda pianellata in fronte confuse il possente, facendogli perdere il filo del discorso. «Andremo dal drago» sillabò la fanciulla, e il possente si inchinò a tanta dolcezza. Due giorni dopo, giunsero in una landa deserta, dove alberi e cespugli si contorcevano rinsecchiti, scheletri neri che sgomentavano i viandanti. «Questo è il limitare oltre il quale non rispondo della vostra vita, fanciulla. Siete ancora in tempo ad attendermi qui». Una pianella levata fu la risposta. Entrarono nella valle, dove il nero dominava. «Qui tutto viene bruciato dal fuoco del drago, Falgalinda». «Vedo, vedo. Ma sembrate familiare del luogo. Conoscete anche il drago?» «Io? No! Ma ho raccolto i terribili racconti di altri cavalieri che, meschinelli, tentarono di scacciarlo dalla sua tana. Perciò so dove trovarlo». «Ah. E come soggiogherete lo immondo dragone, al fin di cavalcarlo?» «La mia spada e il mio carisma lo spingeranno a riconoscermi come padrone. Ma davvero, fanciulla, sulla soglia della sua tana vi prego di fermarvi. Avrò bisogno di combattere liberamente, avere qualcun altro da difendere mi limiterebbe e mi renderebbe più vulnerabile. Assistete, dunque, ma da una distanza sicura, se ho meritato un po’ di affetto presso il vostro cuore». Falgalinda si intenerì, e certi ricordi la illanguidirono. «Bene, mio possente amico. Quando saremo in vista del drago mi nasconderò, e unirò alla vostra lotta solo lo spirito mio, e le preci». Così, quando di fronte a un ingresso di caverna si distinse il profilo colossale della bestia dormiente, Falgalinda si accucciò e fissò il cavaliere, tremolante, avanzare. Quello marciava in realtà in modo virile e coraggiosissimo, e tremolava alla sua vista solo perché lacrime di paura, infine, le avevano allagato gli occhioni. «Pappa…» chiamava intanto sottovoce il cavaliere, avanzando con la spada sguainata. «Pappape’, svegliati!» diceva senza poter gridare, perché voleva che lo sentisse lo drago e non la portatrice di pianelle. «Pappapperò, svegliati, per l’amor di tutti gli spiriti dragoneschi!» Ma un discreto russare rispondeva, e davanti al muso sbuffi di vapore infuocato agitavano un alberello carbonizzato. «Pappa! Svegliati, sacra porchetta arrostita!» tuonò il possente a pochi passi, ormai, dal gigante. La reazione fu fantastica. Come se un’esplosione fosse avvenuta lì, a ridosso delle sue terga, il bestio saltò in aria con un muggito disperato e il possente solo per soccorso divino riuscì a saltare la sua coda, irta di aculei, che spazzò il terreno lì intorno come se una muta di belve feroci stesse attaccando. «Pappapperò calmati, drago ipersensibile! Sono solo io, il possente!» Il colosso allargò le ali, e abbassò il collo fino a portare il muso all’altezza dell’uomo, le narici frementi quasi a contatto con la punta della spada che quello teneva tesa davanti a sé, brandita a due mani. In proporzione ai denti che spuntavano dalle fauci, l’arma poteva considerarsi uno stuzzicadenti e Falgalinda da lontano chiuse gli occhi con un gemito e si nascose il volto tra le mani. «Non farlo MAI PIÙ» chiocciò Pappapperò, «ho il cuore debole!» «Lo dici a me? Mi hai quasi sventrato, con quella coda». «Perché mai tieni codesta spadina dritta dritta verso il mio muso, cavaliere?» «Perché sto recitando la parte del coraggioso salvatore, c’è una donzella laggiù, nascosta, che ci sta guardando. Anzi, potresti fare un po’ di scena?» «Ancora? Ma possente, questa storia non la beve più nessuno!» «La berrà, la berrà, è un cuor puro e impressionabile». Pappapperò gonfiò i polmoni come gli aveva insegnato suo cugino Pappappéro, e sputò una lunga fiamma al lato del cavaliere, attento a non sbruciacchiarlo. «Ah marrano» urlò quello con un salto esagerato, e imbastirono sul momento un balletto più simile alla gavotta che a un duello. Infine, il drago si buttò a terra e il possente gli puntò la spada contro il petto. «Mi ubbidirai!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola, sperando che Falgalinda sentisse, e il drago fece su e giù col capo, in una plateale resa. La giovane non esitò oltre e accorse. «Oh, quale incredibile coraggio! Oh, mio signore! Oh glorioso Possente!» E gli si buttò ai piedi, gli abbracciò le gambe e continuò a sproloquiare, sotto gli occhi divertiti di Pappapperò e quelli imbarazzati del cavaliere. «Sì. Va bene. Sì, sono stato magnifico, però… Smettila, femmina!» gridò infine, perché Pappapperò roteava gli occhi e riusciva a stento a trattenere le risate. «Lasciami, che devo volare dalla principessa». «Dobbiamo» precisò Falgalinda ricomponendosi. «Volare dove?» si stupì Pappapperò che pensava di aver concluso la sua recita. «Dobbiamo volare fino alla torre dove è rinchiusa una infelice principessa, per liberarla». «Non se ne parla proprio» protestò l’alato. Una sonora pianellata lo ridusse al silenzio. Quella stessa sera, al tramonto, la sagoma terrificante del drago si stagliò contro il rosso del cielo, roteò sulla rocca terrorizzando i soldati e affondò gli artigli contro la pietra della torre. Il possente e Falgalinda passarono dalla finestra, ma la stanza prigione era vuota, e la porta spalancata. La giovane scese disperata lungo le scale, per scoprire quale miserabile sorte fosse accaduta alla sua Domina, in quei due giorni. Tornò di lì a poco, e intimò al possente: «Andiamo via!» Ripassarono dalla finestra e nuovamente a cavalcioni del drago tornarono verso la valle desertica dove quello abitava. Scesero davanti alla caverna che era ormai notte. «Che accadde?» chiese con voce grave il cavaliere, che aveva rispettato fin lì il doloroso silenzio della giovane, ma che infine non poteva più contenere la curiosità. «Un altro cavaliere ha già liberato la Domina» disse Falgalinda imbronciata. Perché aveva pur speso tutto il suo coraggio, e cavalcato un drago, e rinunciato alla sua purezza, pur di soccorrere colei che intanto s’era cavata d’impaccio da sola. «Ah!» commentò il possente, un po’ deluso. «E come ha scalato la torre, quest’altro omo valente?» «Non l’ha fatto. Ha preso un liuto e ha cantato sotto la sua finestra». «Non capisco, le ha fatto una serenata?» «Già. Pare che la Domina abbia gradito assai, e quando ha scoperto che il musico era un pretendente che a suo padre non dispiaceva, ha chiesto di scendere, et voilà, stanno già organizzando il banchetto nuziale». «Bene, bene». Il possente manteneva un certo contegno. «Codesto evento deve renderci lieti. La principessa non è più prigioniera e tutto è finito in gloria». «Oh no, Possente. Tu hai fatto tanto e non hai ricevuto quanto avresti meritato. Io, però, farò ciò che è in mio potere per rimediare. Da oggi» proclamò con gli occhi lucenti di fanatismo, «io sarò la tua scudiera. Ti seguirò ovunque, e la tua corazza sarà la più lucida che le terre emerse abbiano mai visto». Lo cavaliere arretrò, spaventato. «Grazie, Falgalinda, ma la mia durissima vita non è adatta a una fragile donzella che…» Una pianellata si stampò sulla sua fronte. «Con tutto il rispetto, Possente, ho detto che sarò la tua scudiera». Pappaperò mandò in fumo una quercia con le sue risate, ma aveva sottovalutato le circostanze. «E tu» l’appellò la biondina, «sarai lo suo destriero alato per ogni giorno che lo Bon Signore concederà alla tua misera esistenza. Io ti striglierò affinché le squame luccichino a dovere, e ti darò cibo meno rustico, che l’alito tuo, sappilo, è pestilenziale!» Pappapperò si erse in tutta la sua imponente stazza. «Femmina! L’alito mio non si critica, come pure il pasteggio, che affarissimi miei, sono!» Brutale, incombeva, per ristabilire un doveroso rispetto. Ma la pianella, abilmente lanciata a mo’ di coltello, gli s’infisse col tacco tra gli occhi, e la giovane si chinò a raccogliere l’altra. «Tu, gli sarai destriero. E insieme gireremo lo mondo a conquistar la gloria!» Così fu, che nacque la leggenda del trio dagli occhi di drago. Oh, Oh, Oh, occhi di drago! Oh, Oh, Oh…
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  8. In un tiepido giorno notturno del freddo agosto primaverile, tipico delle latitudini di quei posti là, oltre le vaste campagne del fuori città provinciale subordinato al capoluogo del regno vicino a quello lontano lontano, stavano due contadini intenti a zappare roccia. Sul perché di tale scelta io, francamente, non mi soffermerei. Nel senso, forse erano scemi, forse volevano far pensare di essere scemi e non farsi dare altri lavori, ché lo sappiamo tutti che quelli che lavorano meglio lavorano un fracco di più. Eh, forse non erano poi così scemi. Ma comunque, proseguiamo. I contadini zappapietre erano gente ben informata, perché tra una zappata e l’altra due parole vuoi che non ci scappino? E quel che non sapeva uno lo diceva l’altro, o l’avevano sentito dalle mogli, che a loro volta l’avevano sentito al mercato dal fruttivendolo. Perché le mogli dei contadini vanno al mercato dal fruttivendolo, dite? Perché non producono frutta e ortaggi col sudore della fronte dite? Se riuscite a tirare fuori una zucchina dalle pietre fatemi sapere come fate, perché io di certo non lo so e i contadini nemmeno. Le ultime del fruttivendolo, che di gente ne vedeva un bel po’ di più di qualunque altro personaggio di questo racconto, dicevano ci fosse un guaio mica da poco alla corte del re. «Hanno rapito la principessa?» disse uno dei contadini non appena l’altro gli riferì quello che il fruttivendolo aveva raccontato alla moglie. «Sì, te l’ho appena detto.» «Ma un’altra?» «Perché, quante ce ne hanno rapite?» «Una.» «Quindi?» «No, per dire: ne rapiscono un sacco ultimamente. Non tutte a noi, in generale» «Mah, non mi pare. Si son sempre rapite principesse, da che mondo è mondo.» «Tu rapivi principesse?» «Io? E per farmene che?» «Hai detto che rapivi principesse.» «Ho detto che “si son sempre rapite”, è un “si” con funzione di pronome impersonale, esprime un concetto più ampio di pluralità di soggetti, indicavo una consuetudine.» Gianpancrazio tacque e lo guardò con fare sospettoso. «Che c’è? Che guardi?» «Ma tu, esattamente, perché fai il contadino?» «Con la laurea in lettere non si trova lavoro.» «Ha senso. Dicevo, che pure in un regno vicino hanno rapito una principessa, e ogni tanto si sente dire che...» e Gianpancrazio spalancò occhi e bocca, colto da un’illuminazione. Il Teodoboldo fece un cenno d’assenso, con lo sguardo di chi la sa lunga. «Impersonale, che ti dicevo?» Proseguirono quindi la loro chiacchierata confrontandosi sulla scarsità del mercato del lavoro locale e sul divario minimo di salario che esisteva tra gruppi di popolazione con livelli di istruzione diversi, quando passò da quelle parti un giovine aitante, con spalle larghe, vita stretta e polso medio. E quel sorriso. Quel maledetto sorriso. Armaturamunito, a caval trottante, si dirigeva nella loro direzione. «Guarda un po’ chi sta arrivando!» «Lo conosci?» «No, era per dire: se gli chiedessimo di aiutare il regno a risolvere i problemi da cui è afflitto?» «Tu stai pensando che un cavaliere potrebbe gestire la crisi occupazionale investendo in istruzione, lingue straniere e reti informative, e perfino generare un milione di posti di lavoro, non già lasciando che ci affidiamo alla sua sola parola d’onore, ma siglando con lui un accordo scritto? Un contratto, insomma!» «Eh? Ma no, la storia della principessa!» «In effetti potrebbe essere più qualificato per quel compito. Scusi, lei!» «Si fremi, ci ascolti!» Il cavaliere tirò le redini del maestoso animale, che si fermò. Squadrò quindi i due villici con sufficienza, torcendo con due dita i lunghi baffi impomatati. «Che vuoi? Svelto, non ho tempo da perdere.» «Oh, Imponente Cavaliere, la nostra principessa è stata rapita da una belva malefica!» «Rapimento? Belve malefiche? Ma è meraviglioso!» «Insomma...» «Taci, villico! Che ne sai dei tormenti di un uomo dedito a una vita onorevole, votato a compiere imprese fuori della portata del comune volgo, e altresì impossibilitato a compiere la divina missione per mancanza di occasioni in cui cimentarsi? Costretto, mio malgrado, a condurre una vita dissoluta, con l’unica consolazione di poter scialacquare le immense ricchezze del mio casato!» «Che vitaccia.» «Puoi ben dirlo! E ora, basta perdere minuti preziosi: questa principessa, com’è?» «In che senso?» «Me la si descriva!» «E chi l’ha mai vista.» Il cavaliere sbuffò. «Dovevo supporre che la vostra bassa estrazione non vi abbia consentito mai di mirare la regal figura della vostra futura regnante. E, ditemi, quant’è grande il suo castello?» «Senta, dottor Imponente, noi qui si zappa “accaventiquattro”e “settebarrasette”, chi li ha mai fatti due giorni di ferie per portare i pargoli a vedere il castello? Abbia pietà, noi sappiamo quel che racconta il fruttivendolo.» «Il fruttivendolo?» «Il fruttivendolo.» «Ma siete contadini, perché non...» «Si rilegga un paio di paragrafi sopra.» «Villano! Ora basta prenderti giuoco di me e rispondi: il drago, quanto è feroce?» Il Teodoboldo si rivolse al compagno: «Non mi è chiaro se siamo noi a spiegarci male sulla qualità delle nostre nozioni, o se l’imponenza del cavaliere sia tale da ostruirgli una qualche venuzza nel cervello, perché davvero non mi spiego le sue domande, altrimenti.» «No, momento! QUESTA LA SO!» ribatté Gianpancrazio. «E mi risponda, per le fiamme dell’inferno!» esclamò il cavaliere. («Hip hip, hurra?» suggerì Teodoboldo.) «È un trabocchetto! La belva non è un drago, ma una viverna!» concluse Giampancrazio. «...prego?» interloquì l’imponente, confuso. «Diceva il lattaio che a rapire la principessa è stata una viverna, non un drago.» «Ah. Allora passo.» «Come passa?» «Guardi, io tratto solo in draghi. Le viverne mi fanno cagare.» «Ma… ma… l’onore? La divina missione?» «Ho capito ma mi rovina il curriculum.» «Ma lei mi è specista!» «E saranno pure cazzi miei!» «Si vergogni! Ogni belva, che sia drago, viverna, chimera o mannaro, ha tutto il diritto di essere trucidata e fatta a pezzi dalla spada benedetta di un cavaliere puro di cuore!» «Senti un po’, barbone, qui c’abbiamo mica tempo di correre dietro a ogni richiesta “low value”, qui si insegue il Sogno Arturiano, c’hai presente? “Think big”, “Stay hungry, stay foolish”, mica “stay poor”! Ma cosa vuoi saperne te, che muovi la zappetta, sposti due radici e lanci due semi per terra...» Il contadino, dopo un iniziale sbigottimento, stava per replicare, quando il compagno lo trattenne: «Aspetta Gianpancrazio, calmati. Qui si è superato un certo limite, quello della buona educazione.» «Infatti Teodoboldo, è quello che penso!» «Oh, mi fa piacere che siamo d’accordo. Allora scusati col cavaliere e non pensiamoci più.» «No, fammi capire, sono io quello che si deve scusare?» «E certo, non è chiaro?» prese sottobraccio Gianpancrazio, lo condusse lontano di qualche passo e gli parlò a voce più bassa. «È maleducazione far notare a una persona che non sa fare il proprio mestiere.» Il cavaliere, dall’imponente udito, s’inalberò: «Prego?» Teodoboldo l’ignorò. «Se uno non è capace, non è capace. Non insistere. Lo metti a disagio, poi magari si arrabbia e ci scappa fuori un braccio mozzato. Ce l’hai tu la copertura sanitaria? No! E allora ascoltami; ti scusi, lo ringrazi e lasci che vada a cercarsi qualcosa di più piccolo, tipo un serpente, o qualche vecchia coccatrice da brodo.» Il cavaliere sbottò: «Io sono perfettamente in grado di combattere qualsivoglia creatura maligna!» «Ecco, l’hai fatto arrabbiare. Senta, buon cavaliere, io sono sicuro che lei crede di saper castigare il demonio con una mano dietro la schiena ma, diciamoci la verità: non saprebbe ammazzare un topo.» Il cavaliere, in preda all’ira, sguainò la spada è prese a vorticarla sopra la testa, ululando in maniera forsennata. «MAIOTESCOTENNOTETRUCIDOTELEVOLASPINADORSALEEMECEFACCIOLOSSOBBUCO!» «Vabbe’, adesso mi pare stia reagendo in maniera esagerata. Facciamo così: ci faccia un provino. Vediamo cosa sa fare. Mi saprebbe tagliare quell’arbusto laggiù?» Di tutta risposta, il cavaliere menò un tondo a due mani, perfettamente orizzontale, affettando una betulla in un solo colpo. «Sì, non male, non male. E quella grossa zolla di terra? Saprebbe dissodarla?» Sempre senza perdersi in chiacchiere, l’imponente guerriero menò un fendente a cinque, dieci, venti zolle, frantumandole con ridicola facilità. «Mi fai rompere la terra, zotico? Guarda cosa riesco fare! TAAAAAH!» La lama calò fulminea sopra a una roccia dividendola in due. Il cavaliere, in preda alla frenesia, continuò a rompere pietre su pietre, usando la sua spada come un taglialegna avrebbe fatto con l’ascia. «Mi sembravano un po’ piccine, a dir la verità. Quella saprebbe romperla?» indicò Teodoboldo. «TAH!» rispose il cavaliere, spaccando la roccia. «Quella, quella!» fece un esaltato Gianpancrazio, saltellando come un fanciullo. «TAH!» «Quella, invece?» «TAH!» «Quella lunga lunga.» «TAH!» «Questa scommetto che...» «TAH!» «Perché non quella?» «TAH!» Se qualcuno si prese la briga di contare le ore o i giorni che i tre passarono rispettivamente a indicare e distruggere rocce, non ci è dato sapere. Quel che è certo è che il terreno venne bonificato e i contadini, ora che non avevano più pietre su cui tergiversare, diedero le dimissioni. In seguito aprirono una ditta specializzata nella rivendita di materiale inerte. Il cavaliere fu da loro assunto come manovale. La viverna, snobbata, restituì la principessa. Cadde in depressione e divenne alcolista, ma riuscì a riprendersi. Ora racconta la sua esperienza di evoluzione spirituale nei TedX e fa la personal coach. La principessa parteciperà a Pechino Express.
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  9. Va benissimo portare la propria opinione entusiasta, ma vorrei far notare due cose: 1. "Diffidate da chi non la consiglia": ognuno riporta la sua opinione e la sua esperienza. Se scrivessero "diffidate da chi la consiglia" cosa pensereste? Quindi, gentilmente, evitiamo certe espressioni; 2. "La casa editrice più votata sui social": ragazzə, davvero, abbiamo capito. Continuare a ripeterlo è alquanto... Ridondante? Inutile? Anche perché "più votata sui social" rispetto a chi? A cosa? Da chi? Suvvia, parlate piuttosto della vostra esperienza più dettagliatamente, se vi va, dei vostri rapporti con lo staff, quel che vi pare, ma gli slogan lasciano davvero il tempo che trovano. Mentre il punto 1 è prescrittivo questo è solo un consiglio, poi fate quel che vi pare.
    7 punti
  10. Approfitto di questo spazio per dire la mia sulla CE. Lumien è stata una ventata d'aria fresca e le prime pubblicazioni del catalogo mi hanno convinto fin da subito. Avevo già pubblicato con Acheron, non senza grandissima soddisfazione, ma l'ambiente gradevole, serio e appassionato che percepivo mi ha solleticato l'idea di entrare in punta di piedi anche in questa accogliente famiglia. Così è stato e ne sono davvero felice. Giulia e Alvise si sono dimostrati fin da subito competenti, mossi da passione e consapevolezza. Ho apprezzato moltissimo il fatto che mi abbiano chiesto di partecipare attivamente all'ideazione del paratesto e ho ricevuto risposta a ogni dubbio o semplicemente alle domande banali del momento. Mi sono sentito seguito, in compagnia, mai lasciato solo. Lumien è, a mio avviso, una realtà assolutamente virtuosa sotto moltissimi punti di vista. Non so se ci sarà occasione, in futuro, di collaborare ancora con questa brillante realtà, ma di sicuro il livello qualitativo è tale da farmi avere la certezza che rimarrò un lettore fedele delle sue "storie oltre i mondi".
    6 punti
  11. È da tanto tempo che volevo scrivere di Lumien. La casa editrice con un cuore grande che batte per il fantastico italiano. È il mio porto sicuro da quando in qualità di uno dei suoi autori ho avuto la fortuna di approdare nel variegato mondo dell’editoria. Fin dal primo momento, dalle prime parole scambiate, dalle grafiche incantevoli e dall’approccio innovativo con cui si presentavano sui social ho capito che mi trovavo di fronte a una realtà governata dalla passione. A persone competenti e determinate che hanno saputo accogliere ogni mia fragilità e insicurezza da esordiente (grazie ancora Alvise e Giulia). A cui mi sono affidato nel mistico percorso che separa la bozza dalla pubblicazione e da cui ho ricevuto sostegno e tutto ciò di cui avevo bisogno, per affrontare la promozione prima e dopo il momento dell’uscita editoriale. Il romanzo che ho pubblicato con Lumien è stato il risultato di tante attente sensibilità, di una squadra giovane e professionale in cui il lato umano, lo ripeterò sempre, è così parte del tutto da farti sentire sempre a casa. Spero che questo viaggio insieme a loro possa continuare ancora per tanto tempo.
    6 punti
  12. Oggi è uscito il mio primo vero libro! Gioia, gaudio e tripudio!
    6 punti
  13. Firmacopie alla libreria Ubik di Rivoli
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  14. Lui Mi hanno offerto una parte. Lei Una parte? Lui Sì Lei Che parte? Lui In una commedia Lei E che ruolo sarebbe? Lui Un maschilista. Lei Un maschilista? Lui Sì. Lei Tu? Lui Io. Lei Nooo. Lui Sì. Lei Tu! Lui Io. Lei Un maschilista! Lui Un maschilista. Lei Impossibile. Lui E invece no. Lei No. Lui Sì. Lei No, intendo dire non tu. Lui Perché? Lei Perché no. Lui Che razza di risposta è “perché no?” Lei Tu non sei maschilista. Lui Non ha alcuna importanza. Lei Invece sì. Lui Invece no. Lei Tu non sei mai stato maschilista. Lui Nemmeno questo ha importanza. Lei Come fai a fare il maschilista se non sai come si fa? Lui Certo che lo so. Lei No. Lui Sì. Lei Dimostramelo. Lui Cosa? Lei Fammi vedere come fai il maschilista. Lui Non posso. Lei Visto? Lui Mi serve il copione. E non ce l’hanno ancora dato. Lei Non sei capace. Lui Sì che lo sono. Lei Allora dimostramelo. Lui Ma serve il copione, la scena, le battute. Lei I veri maschilisti non hanno bisogno del copione. Lui Sembra quasi che tu li stia elogiando. Lei No. Lui Sì. Lei Sto solo dicendo che un vero maschilista non ha bisogno di leggere un copione per essere maschilista. Lui Io sono un attore. Se dovessi fare la parte di un assassino, dovrei uccidere qualcuno per davvero? Lei Non è la stessa cosa. Lui Sì. Lei Avanti improvvisa. Lui Cosa? Lei Sei un attore. Improvvisa. Lui Improvviso cosa? Lei Fai una scena da maschilista. Lui Non ci penso nemmeno. Lei Visto? Lui Visto cosa? Lei Non sei capace. Lui Non diciamo sciocchezze. Lei Non dico sciocchezze! Lui Sì. Lei Se veramente credi di esserne capace dimostralo. Lui No. Lei Avanti! Lui No. Lei Di una frase sessista, solo una. Lui Certo che no. Lei Perché? Lui Perché non prendo ordini da una donna.
    6 punti
  15. Buongiorno. Mi chiamo Patrizia e sono molto contenta di essere approdata nel vostro mondo che mi sembra molto interessante. Sono un'insegnante con la passione per la scrittura, o una scrittrice con la passione per l'insegnamento. me lo chiedo da anni e ancora non sono riuscita a darmi una risposta convincente e definitiva. Ho pubblicato quattro libri con piccole case editrici, ma assolutamente non a pagamento. Tre mesi fa ho cominciato a seguire un corso di scrittura che é durato cento giorni, é stato determinante per farmi prendere una decisione: per un anno scriverò, leggerò e studierò tecniche della narrazione tutti i giorni. Perché? Per provare a rispondere alla domanda di cui sopra. Sono qui perché una parte cospicua e imprescindibile del mio apprendistato deve passare dal confronto, dalle critiche costruttive, dal sostegno reciproco che solo una community di appassionati di scrittura, in questo momento, può darmi. Spero di diventare per voi una buona compagna di viaggio. Grazie.
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  16. Da questa settimana il mio romanzo "Nel cuore di Icaro" è disponibile anche in spagnolo!
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  17. POSSENTE HISTORIA – Adunque, in qual parte celasi la fregatura? – chiese il cavalier Rinolfo. Re Burgurundo, che aveva affondato il calice di vino nella cespugliosa barba, fu colto da un improvviso accesso di tosse: – Come dite, messere? – Perdonatemi, sire – disse Rinolfo, che era un tipo spiccio – Parmi comprendere che voi abbiate offerto a me la mano della principessa Rosabella, vostra unica figliola. Ora, per quanto io sia onorato da cotanto privilegio, non mi reputo degno di siffatto premio. Un cavaliere errante par mio... – Siete troppo modesto! – re Burgurundo si lisciò con cura il folto barbone che dagli occhi gli giungeva a metà petto – Le vostre guerresche imprese, nonchè i vostri nobilissimi natali, vi rendono un partito più che degno! – Natali nobilissimi, sire, è vero; ma scarselle vacanti – fece presente Rinolfo che, a un pedigree di tutto rispetto costellato di principeschi antenati, abbinava uno status finanziario che solo un ottimista avrebbe definito “desolante” – Sire, a parte nome glorioso, destriero e armatura, null’altro mi lasciaron li avi mei. È giusto che ciò voi sappiate – e alzò fieramente la testa, pronto a sdegno e sguardi schifati. Sapeva, per sofferta esperienza personale, che difficilmente i padri ricchi apprezzano possibili generi squattrinati. – Ammetter ciò, molto onore vi fa, cavaliere – disse invece re Burgurundo – Ordunque, vi rinnovo l’offerta: lo meo vicino di regno, re Geronzio, ha fatto rapire dal suo stolido drago la mea povera figliola, per impalmarla lui medesimo, vecchio e laido com’è. Più che la donzella, credo che il sordido vegliardo miri alla pingue dote, dato che le casse del tesoro suo piangon miseria da decenni; ma l’onta rimane, e va lavata. Punzecchiate lo drago, sconfiggete l’infame rapitore, salvate la principessa Rosabella dagli aborriti sponsali, e avrete la sua mano... nonché ricca dote. – Ricca, quanto? – chiese Rinolfo, che era onesto, sì, ma non stupido. – Terre, castella e casse di talleri... oltre alla successione allo meo trono. Quando dovrò lasciarlo, si capisce – e re Burgurundo, accomodando meglio le inferiori vastità sul suo seggiolone, batté con le nocche sul bracciolo di legno. Beh, beh, si disse messer Rinolfo. Fino ad allora, mai aveva considerato la possibilità di accasarsi; però gli anni passavano anche per lui, e l’idea di appendere al chiodo la sua vindice lama, con cui a suo tempo aveva affettato nemici vari, mostri orrendi e persino vili esattori delle regie imposte, non gli dispiaceva affatto. Una principessa… un trono… castelli, terre, soldi… perché no? – Questo è il ritratto, assai somigliante, della principessa Rosabella – aggiunse il sire, aprendo il grosso medaglione d’oro che portava al collo. All’interno, dipinta su una lamina di avorio purissimo, la miniatura di una fanciulla a dir poco angelica, fornita dei grandi occhioni color fiordaliso e dei regolamentari riccioli biondi, tanto in voga tra le donzelle in periglio. Bastò un’occhiata: sir Rinolfo sentì subito un gran bisogno di saltare in groppa al suo fido destriero, meta… giusto, dove era stata rinchiusa, l’infelice principessa? – Nel Cupo Torrione di re Geronzio – spiegò il sire Burgurundo – Quello che sorge nel fitto della Tetra Foresta, là dove anche i più impavidi guerrieri esitano ad entrare. Il taccagnaccio là si rifugia, onde sfuggire ai creditori suoi. Nessuno osa inoltrarsi in tale intrico di spine. – E come poté ei uscirne, per rapire la pulzella? – si stupì sir Rinolfo. Re Burgurundo lo guardò come si guarda qualcuno di scarso intelletto: – I draghi volano, messere. – Giusto – sir Rinolfo s’incupì: foresta impenetrabile, spine… ahi ahi… ripensò poi agli occhi di fiordaliso e ai talleri d’oro, e si decise: – Molto bene, sire. Andrò. Tuttavia… Re Burgurundo tamburellò sul bracciolo del suo seggiolone: – Che altro v’ange, messere? Forse, non avete il cuore di dover affrontare lo drago, custode della figliola mea? – Sire, ne li mei anni più verdi, draghi ne affrontai, e non pochi. Ma i tempi cambiano. Sapete quel che accadde lo scorso mese allo meo possente collega, andato a salvar la principessa prigioniera di quel drago dallo insolito nome… Pappero… – Pappappero – corresse il sire – La storia mi è nota: la principessa non volle esser salvata, lo drago s’adontò, il cavaliere rimase confuso… no, qui non vi è alcun problema di ruoli. V’è una donzella da salvare prima, e da sposare poi. Vi basta? – Mi basta, Maestà – e sire Rinolfo, fatto un inchino al sovrano, s’allontanò. Poco dopo era in sella al suo fido destriero, direzione Tetra Foresta. Attraversate le fertili terre e i boschi lussureggianti di Dovitia, beato regno di re Burgurundo, sir Rinolfo s’inoltrò poi per le aspre campagne e le sterpaglie di Malatempora, migragnoso regno del turpe Geronzio; e dopo villaggi pitocchi e terre riarse, davanti a lui si erse la Tetra Foresta. Là in mezzo sorgeva il Cupo Torrione, la reggia dello scalcagnato sire. Si sa come sono le Tetre Foreste: tetre, appunto, infestate da cespugli spinosi e attraversate da sentieri stretti e talmente tortuosi da far perdere l’orientamento anche al più esperto esploratore. Armatosi di spada e pazienza, sir Rinolfo cominciò ad aprirsi un varco tra i rovi, mandando nel contempo grati pensieri a Geronzio, che non si curava affatto della manutenzione dei sentieri del suo regno. O, più probabilmente, il sire aveva scoperto che i giardinieri amano essere pagati; in caso contrario, difficilmente si mostrano disposti a fornire la loro opera disboscatrice. Fu dunque un sir Rinolfo frastornato e irto di spine come un istrice quello che, molte ore dopo, giunse infine alla Grande Radura, dove in mezzo a delle sterpaglie sorgeva il Cupo Torrione. Si trattava di una costruzione rotonda e decisamente antica, con un balcone di pietra al primo piano. Svariate tegole mancavano dal tetto, muschio cresceva tra le pietre, le imposte delle finestre sembravano stare al loro posto solo per abitudine… insomma, l’insieme aveva una cert’aspetto alquanto precario, perfettamente in linea con l’idea che sir Rinolfo si era fatto del sovrano di Malatempora. Non una guardia sugli spalti, nessuna sentinella al portone. Gli stipendi, era evidente, costavano. Normalmente, sir Rinolfo avrebbe agito con cautela: quella volta, non lo fece. Tutto il lavoro di deforestazione compiuto per arrivare fino alla sua meta, invece di stancarlo, l’aveva innervosito parecchio. In quel momento, aveva solo voglia di far borsette del drago, e magari dire qualche parolina a quel taccagno del vecchio Geronzio. Fu dunque un sir Rinolfo dallo sguardo baluginante quello che andò a picchiare col pomolo della spada alla porta del Cupo Torrione. Una finestrella del primo piano si aprì, un gran nasone si affacciò: – Chi è? Che volete? E non battete così forte sull’uscio, ché farlo riverniciare costa assai! – Re Geronzio! – lo riconobbe il cavaliere. – Chi lo vuole? – Sono il Cavalier Rinolfo! – esclamò con gran foga – Scendi, o turpe rapitor di donzelle, e affrontami! La finestrella si chiuse subito. Un attimo dopo, il sire Geronzio in persona apparve sul balcone: tutto vestito di nero, alto, secco, curvo, col cranio pelato e il naso a becco, aveva una fortissima somiglianza con un avvoltoio. Qualcosa di bianco comunque spiccava in tutto quel nerume: sir Rinolfo guardò meglio: sembrava… un grembiule da cucina? Se ne accorse anche re Geronzio, che s’affrettò a strapparselo di dosso e a gettarlo in un angolo, assieme al mestolo di legno che aveva in mano. Anche i cuochi costano, si disse sir Rinolfo. Il sire si sforzò di darsi un contegno, e assunse un’aria molto, molto severa: – Ordunque, messere! Che volete? – Sono qui per farti pagare per le malefatte tue, indegno sire! Affrontami, se ne hai il coraggio! – Io, vetusto e malandato, affrontar te? – re Geronzio scosse la zucca pelata – Son vegliardo, cavaliere, ma sulla fronte mea non sta scritto “giocondo”. Se hai voglia di menar le mani, veditela con lo drago meo – e cacciate in bocca due dita scheletriche, emise un fischio acuto. Le sterpaglie ai piedi del torrione si mossero per un istante, poi tutto tornò calmo. Re Geronzio batté una manata secca sulle pietre del balcone: – Bestia infingarda! Muoviti, orsù, sottospecie di disutilaccio! Fischio numero due, stavolta perforatimpani; le sterpaglie si divisero come il Mar Rosso, e una testa verdastra emerse. Due gialli occhi insonnoliti si guardarono attorno. – Fai con calma, sai! – sbottò il sire. Il drago spalancò le fauci, eseguendo un gran sbadiglio con barrito; poi emerse pigramente dal fogliame, stiracchiando il lungo corpo magro, e si fece avanti: – Che succede? – Succede che devi far fuori quest’importuno cavaliere, testone! – sbottò re Geronzio. – Chi? – il drago si guardò in giro con l’aria di chi ha le farfalle nel cervello, e solo allora notò sir Rinolfo che, scudo alla mano e spada sguainata, lo attendeva a pié fermo: – Ma perché ce l’ha con me? Re Geronzio si addentò una mano ossuta, facendosi male (e se il dolore maggiore fu alla mano stessa o ai vetusti denti, non è dato saperlo): – Zuccone di un drago! Quel tizio vuole liberare Rosabella! Comprendi, adesso? – Affrontami, mostro! – esclamò sir Rinolfo. Il drago scosse il capo: – Non capisco… – Non ti pago per capire! – ululò re Geronzio. – Se è per quello, non mi paghi affatto – puntualizzò il drago. – Ma, ecco… – E ho molto a ridire anche sul vitto, invero scarso! – Beh, beh – tagliò corto re Geronzio – Ne riparleremo. Il punto è che qui c’è un cavaliere venuto a liberare la donzella. Vuoi fare il tuo dovere? Il drago sbuffò. Cavalieri, scontri… che noia. – E va bene. Se proprio devo… – e si pose davanti a sir Rinolfo, soffocando un altro sbadiglio. Odiava essere disturbato durante il suo pisolino postprandiale. – Un momento! – esclamò sir Rinolfo – Io mi batto per la principessa Rosabella. È giusto ch’ella assista alla tenzone! – Orbene, se ci tieni che lei ti vegga sconfitto e pappato… – re Geronzio si rivolse al drago – Fai venir qui la donzella. Ch’ella assista alla disfatta del suo campione. Il drago spalancò gli occhi: – Cosa? – La principessa! – si spazientì il sire. – Rosabella! – esclamò a sua volta sir Rinolfo – La fanciulla che tu hai rapita, mostro: dov’è ella? – Ella...? – Ella, o testone d’un drago! La vittima! L’infelice prigioniera! Dov’è? – Sì, dov’è? – chiese anche re Geronzio, che cominciava a sentirsi stranamente inquieto. – Prigioniera...? – il drago deglutì, mentre gli ultimi neuroni gli si snebbiavano e il cervello gli si rimetteva finalmente in moto – Oh, perdinci! Prigioniera, dici? Non era ella forse lo meo spuntino? Più tardi, mentre faceva ritorno alla reggia di Dovitia a dare la triste notizia a re Burgurundo, sir Rinolfo aveva l’animo lieto di chi s’appressa a dire addio a terre, castella, talleri e pure corona. Di una cosa, però, poteva congratularsi con sé stesso: aveva indovinato. La fregatura c’era stata. Eccome, se c’era stata.
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  18. Avete notato la quantità di nuove case editrici inserite nelle nostre liste? grazie mille a @bore_ale per l'immenso aiuto
    6 punti
  19. Sono entusiasta di Lumien e del suo staff. Ho avuto l’opportunità di pubblicare con loro il primo romanzo di una saga ed è stata un’esperienza straordinaria. Grazie a loro ho imparato a muovermi meglio sui social, ho partecipato a degli incontri di presentazione del mio romanzo on line e dal vivo e preso parte a delle importanti fiere di settore. Alvise e Giulia si sono appassionati alla mia “creatura” e hanno curato con molta professionalità tutte le fasi legate alla pubblicazione del libro, dal contatto con l’illustratore per la realizzazione della copertina, che mi lascia tuttora senza fiato, all’impeccabile lavoro di editing e alla promozione della storia sui social. Sono davvero felice di far parte di questa splendida realtà del panorama editoriale italiano. Presto pubblicherò con loro il mio prossimo romanzo e non vedo l’ora di calarmi in questa nuova avventura.
    5 punti
  20. Dopo anni di astinenza, torno in scena, con uno spettacolo dedicato ai libri
    5 punti
  21. La pasticciera di mezzanotte è al quinto posto nella top 10 di Maremosso, la rivista delle librerie Feltrinelli- Yeeeee
    5 punti
  22. Intervista Natalizia sul libro "Blue Sky e il risveglio della magia pura" su: https://www.lagildadeilettori.com/intervista-a-joe-commoner-e-grace-commoner/ e video su: Dete un'occhiata e ... sereno Natale a tutti!
    5 punti
  23. Strategie per inserire caporali (o trattino) senza faticare troppo... Il primo dilemma da affrontare per la punteggiatura del discorso diretto è relativo alla scelta tra trattino e virgolette. E nel caso di queste ultime tra caporali «» e virgolette alte “ ”. In questa miniguida informale riepilogheremo come inserire tali segni di punteggiatura in un testo. In giro per la rete si trovano guide e ottimi consigli per gestire l’ostica faccenda, qui si prova a fare una sintesi personale. Le virgolette alte (o inglesi) non sono esclusive per il dialogo, ma presentano il vantaggio di essere reperibili in evidenza sotto il numero 2 della tastiera. Mai usare in sostituzione di virgolette caporali l’orrido duo << >> , oppure il segno - invece del trattino lungo! Questi sono simboli matematici per maggiore e minore e per la sottrazione e dunque inadatti alla letteratura. Per inserire un trattino lungo o le caporali ci vuole qualche passaggio in più. Strategie possibili: Come tutti i simboli possono essere inseriti usando il comando inserisci → simbolo. Procedura semplice ma macchinosa, che di sicuro blocca il flusso creativo. Si possono inserire digitando i codici carattere da tastiera*. Ossia: ALT +0171 oppure ALT + 174 per « ALT + 0187 oppure ALT + 175 per » ALT + 0150 per – Alt + 0151 per trattino un po’ più lungo — Conoscere i codici del punto 2 offre una terza comoda scorciatoia. Si può scrivere veloci usando < e >; o usare il segno –, e in seguito sostituire coi simboli giusti usando il Trova e sostituisci. Nella finestra Sostituisci ho inserito le giuste caporali « col comando del codice numerico (ALT + 174). Possono essere sostituiti durante la digitazione mediante la correzione in automatico. Questi comandi, però, vanno inseriti. Per farlo in MS Word (il mio è la versione 2007) cercare la scheda correzione automatica. Nel Word 2007 cliccare il pulsantone in alto a sinistra (il pulsante office). Poi il menu Opzioni di word in basso a destra nella finestra Quindi Strumenti di correzione e Opzioni di correzione automatica Nella scheda che appare inserire le associazioni elencate sotto. Per inserire i simboli usare sempre i codici del punto 2 << per « >> per » - - per – - - - per — A questo punto la sostituzione avverrà sempre e in automatico. NB: Il sistema è un po’ meno idillico di quanto sembri, fallisce varie volte, ma è sempre più vantaggioso che digitare il codice numerico ogni volta. Si può ricorrere alle combinazioni di tasti associandole al simbolo desiderato. CRTL+ ALT+8 per « CTRL+ALT +9 per » CTRL + - (del tastierino numerico) per – CTRL+ALT+- (segno meno del tastierino numerico) per — Queste associazioni si possono ottenere una volta per tutte applicandole alla mappa dei caratteri. Per farlo usare il menu Inserisci → Simbolo. Selezionale il simbolo prescelto e poi cliccare sul tasto in basso Tasti di scelta rapida e assegnare una combinazione non usata per altro. Ho messo CTRL+ALT + 8 giusto perché è sotto la parentesi e quindi me ne ricordo facilmente. La combinazione assegnata resta valida per ogni documento Word. Quindi nel mio Word ogni volta che clicco CTRL+ALT + 8 appaiono caporali d’apertura «. Ho associato CTRL+ALT + 9 per quelle di chiusura Per il trattino in genere è già assegnata la combinazione trattino del tastierino numerico con CTRL e CTRL + ALT rispettivamente per trattino lungo e molto lungo. Se non ci fosse assegnatela. NB: conviene fare tutte queste operazioni ricorrendo al tastierino numerico, a volte sulle tastiere dei portatili possono esserci problemi Per inserire la coppia di caporali si può registrare una macro apposita e associarla a una coppia di tasti Aprire la finestra per registrare le macro . In MS Word si trova nella scheda visualizza →macro→registra macro (Nelle versioni più vecchie di word bisogna cercare nel menu strumenti→macro→registra nuova macro) Nella finestra che appare selezionare tastiera e assegnare un nome alla macro. (Ho usato Caporaliforever) Completare la descrizione e cliccare OK Assegnare una combinazione di tasti. Ho messo ALT e 8 ma si può usare una qualunque coppia di tasti che non sia utilizzata per altro. Cliccare chiudi e il cursore si trasforma per registrare. Digitare i codici per « e » con i famosi numeri (le caporali aperte e chiuse) e poi riposizionare il cursore tra le due caporali. Occorre farlo con i tasti freccia e non con il mouse perché la macro permette di memorizzare solo i tasti premuti. Interrompere la registrazione con Interrompi registrazione nel menu in alto Macro Testare la nuova macro selezionando Visualizza Macro dal solito menu Da qui all’eternità, se tutto è stato fatto bene, premendo la combinazione prescelta avrete la coppia di caporali con cursore nel mezzo. Tutto pronto ad accogliere le linee di dialogo.
    5 punti
  24. La settimana scorsa ho firmato il mio primo contratto editoriale per una traduzione! Evviva!
    5 punti
  25. Ho pubblicato con loro nel "lontano" 2019. Devo subito dire che hanno una coda di stampa piuttosto lunga, o perlomeno l'avevano in quegli anni, per cui dall'invio del manoscritto alla loro valutazione positiva sono trascorsi un paio di mesi e poi dall'ok alla stampa quasi 2 anni. Mi è stato detto fin da subito quindi da parte loro totale correttezza, e io ho accettato sapendo bene che il mio romanzo sarebbe uscito dopo tutto quel tempo, comunque puntualissimi rispetto ai tempi preannunciati all'inizio. Il contratto è standard per una prima opera, di sicuro non ci si arricchisce, ma Il Ciliegio ha due valori aggiunti: 1) la copertina professionale, creata da uno studio grafico che mi aveva sottoposto un paio di bozze dopo che il grafico si era pure preso l'impegno di leggere il manoscritto per capire come impostarle (alla fine ha partorito una terza bozza secondo le mie osservazioni); 2) l'editing professionale, da parte di uno studio e un'editor professionista con la quale ho avuto un bellissimo rapporto che ha portato alla fine a un prodotto che mi ha pienamente soddisfatto: stampa perfetta, nessun refuso, ottima qualità. La promozione, considerando che il libro è uscito alla vigilia della bufera "Covid", è stata quel che è stata, così mi sono arrangiato sui social senza aver mai fatto una vera presentazione dal vivo, comunque la CE so che fornisce supporto laddove si volessero fare, o almeno così mi era stato detto. Allo stand del Salone di Torino 2019 però è andata molto bene, con tutte le copie che si erano portati che si sono esaurite nei primi due giorni. I titolari sono due persone fantastiche, che amano ciò che fanno e cercano di farlo al meglio, per cui se proprio devo trovare un difetto posso solo dire che le grandi CE soffocano il mercato, quindi ai piccoli restano poche speranze. La gente legge poco e male, soprattutto nomi già affermati, blogger analfabeti, libri stranieri, e se non appartenete a queste categorie lasciate perdere se sperate nel successo, ma se invece pubblicate per soddisfazione e vorreste che il vostro libro fosse prodotto con cura, allora Il Ciliegio fa per voi a condizione che il manoscritto rientri nelle sue linee editoriali (libri per bambini/ragazzi, gialli anche se un po' strani come il mio ecc.). Ma soprattutto se non avete fretta. Secondo me ne vale la pena, non vi costerà nulla, e tra copertina e editing la CE ci investe pure dei soldi, ma la scelta è vostra.
    5 punti
  26. Otto giorni di viaggio. Otto giorni chiedendo ospitalità alle foresterie delle chiese di paese, supplicando per un tozzo di pane, fermandosi quel tanto che servisse alla fedele Zelinda, canide di invidiabile astuzia, per riposare le vecchie zampe e gli occhi opachi. “Possente, C.” recita perentorio l’intarsio di legno scuro sul muro di pietra. Finalmente *l* viaggiatrocə si accosta al cancello come se fosse quello del Paradiso Terreste, e come dal Paradiso Terrestre si levano profumi di fiori, canti d’uccelli, il fruscio di una brezza leggera fra le foglie, il quieto gorgogliare dell’acqua dello stagno privato. “Ehilà!” una voce femminile si alza potente dal fondo del giardino, una figura giunonica si avvia a passi lesti e impetuosi alla cancellata. La apre, si ferma, scruta *l* viaggiatrocə con sguardo severo; una lunga ciocca di capelli rosso sangue sfugge dalla cuffia, incoraggiata dalla marcia di poco prima. La donna sbuffa. “I tuoi pronomi”. Non è una domanda, è un imperativo. “C-come?” *l* viaggiatrocə è confusə, intimoritə perfino. “Ti ho chiesto i tuoi pronomi, come ti chiamano tua madre e tuo padre?” “Io…” balbetta “sono Comunarda Fiordisaggio, Mia Signora”. Quegli occhi non si smuovono, le labbra non si aprono in sorriso: silente, resta in attesa della risposta alla sua precisa domanda. “Femminili, Mia Signora”. Finalmente la donna abbassa lo sguardo sul proprio abito; infila la mano sinistra nel vistoso grembiule annodato in vita, che riemerge provvista di un inaspettato dono ospitale: Zelinda riceve il biscotto agitando la coda come una frusta. “Bene fanciulla” sospira “può tornare da dove è venuta. Il Possente Cavaliere non riceve visitatori. Non umani, quantomeno. Il loppide può entrare, se non darà fastidio a Tiresia”. “Tiresia?” “Tiresia” l’indice della donna si allunga ad indicare un grosso gatto acciambellato sul muro di cinta. Comunarda strabuzza gli occhi, osserva il gattone incredulo. “Ma questo felide, Signora… è rosa!” “Ebbene?” “I gatti non sono rosa”. “Tiresia è cieco, non ha idea di che colore dovrebbe essere”. La spiegazione non convince Comunarda, ma la Signora sta richiudendo il cancello senza ulteriori delucidazioni. Comunarda vede sfumare davanti ai suoi occhi i suoi sogni come i ricordi di una vita passata; sente i sacrifici fatti per essere lì, in quel momento, a Collina Beverla, nella leggendaria Contea degli Angeli, nella provincia più remota del Regno Lontano Lontano, pesare come un macigno; percepisce sulla lingua il gusto amaro della sconfitta… eppure decide di non ingoiarlo. No! Non posso lasciare che ogni domanda resti senza risposta, che ogni mistero continui a celarsi alla vista, che l’identità dell’unico Possente Cavaliere si perda nella leggenda. No! No! “No!” stride Comunarda. “Okay” la donna alza le spalle. “Okay?” “Vuol dire va bene”. Comunarda, ancora una volta, è confusa. “Tutto qui?” “Se non ho il tuo consenso per mandarti via non posso farlo…” “Forse non funziona proprio così…” “Tranquilla, fra mille anni ne staranno ancora discutendo” “E questo come lo sai?” Un’altra ciocca rossa sfugge alla cuffia candida. La donna ficca un nuovo biscotto in bocca a Zelinda, come se il gesto potesse zittirne la padrona. “Belinda” tuona la donna “ma puoi chiamarmi Linda”. *** Zelinda trotta allegra nel grande giardino, fra alberi da frutto in fiore e statue dai soggetti mitologici; abbaia a foglie mosse dal vento come fossero passeretti e alle pietre calpestate scambiandole per topolini, ma a parte la vista incerta appare arzilla e allegra. La sua quasi omonima conduce la padrona fra i cespugli di erbe medicinali e oltre una grande porta ad arco. “OI!” tuona Linda “Gente. Scendi”. Un lamento maschile giunge dal piano superiore, quasi il gemito di un fanciullo richiamato dalla madre. “MUOVITI”. Il suono di due piedi che, pesanti, vengono messi l’uno davanti all’altro su una lunga scala di pietra, si avvicina lento ma costante. È il momento, pensa col cuore in gola Comunarda, ora conoscerò il suo volto, la sua storia, la sua età, il motivo per cui rifiuta le missioni del Nostro Signore il Re, quello per cui il Re e il popolo tutto continuano a rivolgersi alla sua possenza… alla sua possenza… alla sua potenza! E se mi disprezzasse? Se fosse pieno di sé? Se fosse un orrendo vecchio sfigurato dalle cicatrici di mille battaglie? Se fuggissi in preda al terrore? Quale disonore… I pensieri di Comunarda sono interrotti dall’arrivo di un giovane pallido, vestito di abiti comuni; il volto è mascherato da una barba scura, incolta, e da una massa di lunghi ricci disordinati. Linda gli strappa di mano un boccale fumante, e ne rovescia il contenuto (un liquido nero) fuori dalla finestra aperta: “E nascondi quella roba, non è ancora stata inventata!” L’uomo sbuffa, sbadiglia, stride come un meccanismo non oliato. “ ‘giorno”. Comunarda lo osserva incredula: apre la bocca, la richiude rendendosi conto di non avere emesso alcun suono. Di nuovo la apre: “Ma… ma… voi…” squittisce “SIETE L’AUTORE!” Linda si schianta una mano aperta in pieno volto, nascondendocelo dentro. “Io te l’avevo detto che questa storia andava a finire male…” “L’autore in carne ed ossa! Per tutto questo tempo siete sempre stato voi e nessun altro a celarsi sotto l’armatura del Possente Cavaliere!” L’autore sbadiglia di nuovo, alza le spalle, non risponde. Sorride, incerto fra l’imbarazzo e l’autenticità. “La vostra modestia è sempre stata tale da non voler mostrare al mondo il vostro valore, il vostro volto, la vostra forza! La vostra umiltà vi spinge a rifiutare incarichi per lasciare spazio a cavalieri meno privilegiati! La vostra saggezza vi rende capace di fare riflettere il popolo accompagnandolo con mano gentile e non spingendolo con la forza! La vostra generosità è tale da accogliere con voi una strega pur di salvarla dalla forca…” “Basta!” la interrompe Linda vedendo che il sorriso dell’autore si sta allargando in un ghigno compiaciuto “La sua non è modestia, o umiltà, o saggezza! Il fatto che sia lui stesso il Possente Cavaliere dimostra soltanto che è l’ennesimo maschio bianco cis che si pone al centro della narrazione, dando la parola a soggetti marginalizzati sulla base del suo insindacabile giudizio secondo una narrativa nuovamente patriarcale ed egoriferita! Non c’è nulla di meno modesto che scriversi nei panni del protagonista e dichiararsi meritevoli di tale ruolo pur non facendo assolutamente nulla per cambiare le cose, rifuggendo l’azione concreta e rifiutando l’aiuto richiesto dalle masse popolari perché le si reputa ignoranti e retrograde secondo una visione classista ed elitaria della conoscenza. Il vostro Possente Cavaliere non si adopera per il diritto all’istruzione dei poveri villici, preferisce deriderne l’ignoranza e lasciarli, al termine di una giornata di lavoro che frutta più al Re che a loro stessi, a risolversi il loro problemi da soli, mentre lui se ne sta sereno qui, a bearsi del suo giardino ereditato da generazioni di personaggi immaginari senza nessuno sforzo personale!” “…” “…” “Cosa vuol dire cis?” *** “Ecco qui” si compiace l’autore: sta rimirando l’elmo, perfettamente lucido dopo quasi un’ora di accurata pulitura. Sono passati due giorni da quando Comunarda se n’è andata: ha promesso che tornerà, dopo aver sbrigato qualche faccenda al paese natale. Zelinda sembra trovarsi bene con Tiresia, con il quale gioca diverse ore al giorno; ha ripreso a rincorrersi la coda come quando era cucciola: essendo un cane non ha il senso del tempo che passa e non sa di essere vecchia, e siccome Tiresia non sa di che colore sia, è diventata azzurra. “Grazie Leo”. Linda raccoglie l’elmo dalle mani dell’autore; l’armatura la rende ancora più minacciosa, e le dona moltissimo. “Grazie a te” risponde lui “anche a me dà sempre fastidio”. “Che lo diano per scontato?” “Che lo diano per scontato”. Linda alza le spalle. “Ormai c’ho fatto l’abitudine”. Si infila l’elmo, i capelli rossi spariscono sotto il metallo. Leo la guarda sguainare lo spadone e un lampo di luce attraversa la stanza, accecante. “Hai già deciso?” le chiede. “Mah” risponde lei “tanto non ci vado”.
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  27. Nel regno Lontano Ma Non Troppo alcuni eoni or sono venne organizzata una grandiosa parata in onore del figlio minore del re, il Principe PierTancredi Maria, ch’era appena stato proclamato cavaliere. Erano presenti tutte le figure di spicco della buona società e l’intera schiatta della nobiltà, nonché i rappresentanti di ogni gilda. In via eccezionale, fu persino concesso un giorno di riposo ai villici, affinché omaggiassero il giovane reale per i genuini recenti successi conseguiti. D’altra parte, si era stabilito che la parata avrebbe avuto luogo fuori dalle mura del palazzo, lungo le vie del borgo e fino alle propaggini collinari del regno, dove si annidavano i plebei. Quindi, già che c’erano, tanto valeva farli sentire parte della manifestazione. Così, negli occhi colmi di meraviglia dei paesani si riflessero mille vesti pregiate dai colori cangianti, sberleffi e capriole dei giullari, raggi d’oro e d’argento provenienti dalle armature dei cavalieri. I loro cuori sussultavano insieme ai colpi dei tamburi, al grido dei cento corni e al trotto aggraziato dei cavalli bardati. La folla andò in visibilio quando un ometto coperto di nei e dalla voce roca, che si rivelò essere il ciambellano, declamò: ≪Il Principe PierTancredi Maria di casa Magnapecunia, ottavo del suo nome, già vincitore di tredici giostre, esperto in cartografia fantasiosa e campione di spelling bendato è da oggi il più giovane fra i virgulti meritevoli investiti della carica di cavaliere a memoria d’uomo nel nostro splendente regno!≫ ≪Ottimo≫ esclamò una giovane contadinotta applaudendo con convinzione i successi del geniale reale. ≪Se ce l’ha fatta lui posso farcela anche io.≫ continuò con le maniche già rimboccate quella speranzosa plebea di nome GianFranca. ≪Come si fa a diventare cavaliere della corona?≫ Aveva posto la domanda più a se stessa che a qualcuno in particolare, eppure lungo la via affollata cadde il silenzio. La parata si fermò, i popolani non facevano più un fiato, persino i cavalli avevano ripiegato le orecchie all’indietro, attoniti. Poi, schiarendosi la voce non meno di sette volte, il cerusico del villaggio, ch’era un uomo in là con gli anni e dunque molto dotto, spiegò: ≪Beh… Beh. È un impegno serio. Bisogna studiare tanto… ≫ ≪Non c’è problema, l’ho fatto.≫ rispose orgogliosa GianFranca, sventolando la carta con ceralacca che attestava la sua capacità lodevole di compitare e far di conto. ≪Beh… Beh, non è mica tutto qui. Bisogna sottoporsi a un addestramento lungo e complicato… ≫ ≪Lo ammetto, non è stato facile trasportare vettovaglie e armamenti a destra e a manca per sei mesi senza mai vedere il becco d’un quattrino ma, grazie anche al supporto della mia famiglia, ce l’ho fatta.≫ replicò commossa la giovane, ricordando vividamente il periodo da scudiera che aveva concluso qualche tempo prima. ≪Beh… Beh. Bisogna aspettare che si abbia la prossima cerimonia d’investitura collettiva. Ce ne sarà una fra settecentosettantasette lune nuove.≫ chiosò il cerusico, il quale appariva profondamente soddisfatto dalla bravura dimostrata dall’intraprendente plebea. La fanciulla, però, aveva perso un po’ dell’entusiasmo sino ad allora manifestato. ≪Come “fra settecentosettantasette lune nuove”? E il Principe allora?≫ Tutti i presenti tirarono rumorosamente il fiato come un sol uomo, le cavalcature espressero il proprio disappunto con nitriti indignati. Il Principe PierTancredi Maria, sopraffatto dalla viltà di tale insinuazione, svenne. Era proprio un animo nobile. Nel mentre, una voce querula proruppe: ≪Il Principe è un caso speciale, un’eccellenza di nome e di fatto. Ha sempre avuto del talento, tanto che ha cominciato a prepararsi fin dalla più tenera età. Si pensi che giostrava già nell’utero. Certi dolori, non ve lo dico!≫ Quest’arringa parve costare alla Regina tutte le sue forze poiché, quando l’ebbe pronunciata, andò a raggiungere il povero figliolo sul fondo della portantina. ≪Va be’, avrò pazienza≫ fece mogia GianFranca che, grazie alla sua carta con ceralacca attestante la capacità di far di conto, aveva già calcolato quanto tempo ancora avrebbe dovuto attendere prima di poter essere una cavaliera indipendente. ≪Però alla prossima cerimonia d’investitura sicuramente sarò cavaliera finché dragone non mi squarti, giusto?≫ Il cerusico sorrise dell’ingenuità della plebea, con lui gran parte del regno. ≪Beh… Beh, no. I posti da cavaliere sono limitati. Non è che si possa essere tutti cavalieri in questo regno. Solo i migliori sette saranno ufficialmente proclamati cavalieri della corona per-≫ ≪Solo sette? In tutto il regno?≫ esclamò sconvolta la fanciulla. Una competizione del genere sarebbe stata ancora più tosta da sbaragliare delle molteplici prove fino ad allora sostenute. Aveva visto parecchi dei suoi sodali villici cedere ai fendenti dei docenti e alla bestia artigliata chiamata Pressione Sociale. Ma se ce l’aveva fatta ad arrivare fin lì poteva superare qualunque altra prova, giusto? ≪Beh… Beh, sì. Ci sono giusto sei promettentissimi giovani geni che stanno preparandosi da quando erano nell’utero… ≫ GianFranca si accigliò. Come faceva il cerusico a sapere di questi valenti pargoli? Perché lei non ne sapeva nulla? E sopratutto, era sicura di aver ben valutato le proprie capacità? A fronte di tanti talenti, che speranze poteva avere lei, persona normale? Un dubbio nero come la pece e grosso come un troll di montagna la attanagliò. ≪Mi scusi, Sua Maestà≫ incominciò, con una vocina piccola piccola ≪Ma i giovani non eccezionali come io sono, o quelli che non possono permettersi mirabolanti cursus honorum fin dal momento della fecondazione perché di origine plebea, cosa debbono fare per ottenere una stabile posizione di cavaliere in questo regno?≫ ≪Attendere il proprio turno, naturalmente. Il vero merito sarà sempre premiato. Fra settecentosettantasette lune nuove, o quando non ci saranno giovani reali- voglio dire, geniali e più meritevoli.≫ ≪D’accoro, Sua Maestà. Ma nel mentre? Come possiamo lasciare l’avito nido, aspirare a qualcosa di folle come, che so, la stabilità economica o la formazione di una famiglia?≫ ≪Che domande, mia villica sciocchina! Naturalmente continuando a essere scudieri senza paga, facendo la gavetta fino a quarantasei anni, sporcandovi le mani. E se volete maritarvi, fatelo pure. Il regno necessita pargoli frignanti. Purché rispettiate lo ius primae noctis.≫ ammiccò il sovrano. ≪Ma io vorrei avere un lavoro retribuito adesso… ≫ provò a obiettare GianFranca, scatenando la riprovazione della corte e del villaggio tutto. Un coro dissonante si levò dalla sozza strada acciottolata: a destra si sentiva ≪Ah, questi giovani che vogliono tutto e subito!≫; a sinistra si esclamava ≪Non hanno più voglia di fare nulla, ecco che c’è! Sono stati cresciuti senza affrontare una crociata, senza un’impiccagione per crimini minori… e questo è il risultato!≫ ≪Povero regno, che fine farà?≫ piangeva senza lacrime la regina madre, abbandonandosi distrutta sulla portantina. La fanciulla intanto avvertiva un dolorino fra il collo e la schiena. Che i sacchi di provvigioni trasportati quand’era scudiera cominciassero a mostrare i loro nefasti effetti? Si toccò distrattamente una spalla e, con sua enorme sorpresa, vi trovò una zampa squamosa che l’avvolgeva. Lesta, si voltò per fronteggiare la fiera che l’attaccava, ma questa le rimaneva appiccicata, tanto che non riuscì nemmeno a vederla per bene. Sentiva però il suo fiato asfissiante sul collo, le ginocchia le si piegavano sotto il suo peso. ≪Non puoi combattermi con la spada, fanciulla. Non sei neppure una vera cavaliera.≫ sussurrò il mostro. ≪Chi sei? Che vuoi?≫ gridò GianFranca con la mano sull’elsa di bronzo, all’erta. ≪Ecco qua≫ un cavaliere segnò a dito GianFranca dall’alto del suo baio ≪Appena debbono fronteggiare qualche ostacolo questi giovani si perdono d’animo e si fanno passare per deboli di mente, quando in realtà è solo il loro spirito a essere debole.≫ ≪Mancano di volontà, di perseveranza≫ assentì il cerusico. La ragazza non capiva. Non vedevano che stava duellando con una belva sfuggente? Come se le avesse letto il pensiero, la fiera le bisbigliò all’orecchio ≪Loro non possono vedermi. E quand’anche potessero, non ci stanno nemmeno provando. Questa faccenda dobbiamo risolverla io e te. E ti avviso, perdo raramente.≫ Narra la leggenda che GianFranca stia ancora combattendo quella belva sfuggente nel regno Lontano Ma Non Troppo. Per fortuna, da allora molte cerimonie d’investitura speciali e qualcuna ordinaria hanno visto unirsi alle forze del giusto e savio regno giovani geniali che lo tengono al sicuro da simili nefande creature. Se le abbiano mai viste o meno non ha importanza.
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  28. Buona Sera. Sono Sara Cremini e sono autrice PAV dal 2020. Sono referente della CE anche per quanto riguarda alcune fiere ed eventi. Porto qui il mio parere in merito alla discussione. Pubblicando con Pav da un po' di anni e conoscendo la realtà anche nel suo dietro le quinte, posso dirvi che: . La quota associativa di 30 euro, come già detto da altri, è legata al fatto che PAV è un'associazione culturale. La CE invia all'autore due copie del proprio romanzo. . La Pav è una realtà in continua crescita, per questo negli ultimi anni è cambiato il modo e il come vengono selezionati i manoscritti, il lavoro di editing ora è molto dettagliato e si avvale di professionisti. Posso dire che dal 2020 (anno in cuo pubblico con loro) io ho sempre lavorato con un editor, che ha svolto un lavoro certosino e puntiglioso sui miei romanzi (ho pubblicato tre romanzi con Pav). . Sono stata e sarò nuovamente curatrice di una raccolta di racconti per PAV, quindi ho seguito anche il dietro le quinte della selezione durante i concorsi e del lavoro di editing, impaginare, creazione del "pacchetto completo raccolta di racconti". Posso confermare che anche in quel caso il lavoro svolto è stato minuzioso, attento e ben pensato. . Dal punto di vista delle fiere, la PAV è da poco più di due anni che si è attivata e ha scelto di partecipare alle grandi fiere (e anche a quelle più piccole) e la gestione anche in quel caso è molto corretta. Viene inviato un calendario agli autori e viene chiesto loro a quale e se si vuole partecipare personalmente alla fiera/fiere. Questo è meraviglioso, e faccio notare che viene dato a tutti lo stesso spazio senza chiedere alcun compenso (ci sono alcune CE che, per esempio al SalTo, chiedo ai propri autori di pagare lo spazio e il tempo che passano allo stand. Pav non chiede minimamente questa cosa, paga da sé i propri spazi dando a tutti gli autori la possibilità di esserci e di farsi conoscere). . La PAV è una CE dove mi sento a casa, capita e rispettata nel mio essere scrittrice. C'è molta trasparenza in tutto ciò che fanno, a partire dal contratto fino ad arrivare alla promozione, che come tutti noi autori sappiamo deve comunque essere fatta dall'autore stesso se si vuole riuscire a ottenere qualche risultato. Grazie per l'attenzione 😊
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  29. Inizio questa necessaria discussione con un elenco + mini recensione sui manuali più utili che mi sia capitato di leggere. Ho letto moltissimo manuali, siti, forum, visto video su youtube e in ogni caso esplorato l'esplorabile. Io sono però una persona molto "tecnica", e in genere dei libri scritti da "autori famosi" sulla filosofia della scrittura me ne sono sempre fatta ben poco. La maggior parte di questi si trova in lingua inglese, ma in ogni caso raramente hanno un linguaggio inaccessibile. Ovviamente non ho letto tutto sull'argomento (mi mancano ancora da leggere i saggi di McKee e Field a proposito, ce li ho già su Kindle ma non li ho toccati). L'idea fondamentale di questo topic (che probabilmente verrà anche creato una specie di indice e messo bene) è quella di raggruppare i manuali di scrittura più utili e magari più di nicchia rispetto ai grandi nomi. Ovviamente scrittura non si intende solo "narrativa", quindi ben vengano i manuali di sceneggiatura o saggistica! L'importante è scrivere una breve recensione e spiegare perché quel particolare libro ha aiutato e in che modo. Specie perché i manuali di sceneggiatura sono in genere scritti meglio. Dettagli. Trama Avendo iniziato io come scrittrice di racconti, la trama è stata un po' problematica per qualche tempo. Dopo essermi documentata questi tre libri in particolare mi hanno aiutata a fare un po' d'ordine: -Creating character's Arc di K. M. Weiland. È autrice di un noto sito di aiuto per scrittori dove gli articoli sono molto interessanti e non banali. Le note che ho preso su questo libro sono quelle che consulto di più. In questo libro viene spiegato in modo dettagliato e fornendo degli esempi concreti e delle domande a cui rispondere nel caso ci si trovi in difficoltà l'arco del personaggio in tre atti. Di solito questo tipo di argomenti è trattato nei manuali di sceneggiatura essendone la base, ma questo è uno forse dei pochi libri scritti e pensati per autori di narrativa. Di più: l'autrice spiega anche alcune differenze narrative che magari mancano in altri manuali nel caso di storie in cui il protagonista è statico o nel caso di tragedie (ne presenta tre tipi). Il libro è semplice da leggere e da referenziare in caso di bisogno, gli esempi sono storie molto conosciute (es. Cars, cime tempestose, hunger games) e questo facilita ancora di più il collegamento dalla teoria alla pratica. -L'arco di trasformazione del personaggio di Dara Marks. Questo è molto più conosciuto del primo, con la differenza che è incentrato sulla sceneggiatura. Dara Marks è in realtà una consulente: legge e "aggiusta" le sceneggiature altrui. Ha, tra le altre cose, lavorato anche per la rai. I "case studies" mi sono sembrati un po' oscuri, ma l'autrice ne scrive in modo dettagliato e comunque è leggibile anche senza aver visto il film. Un'altra differenza con il primo è che è più "tecnico", entra più nei dettagli di cosa funziona o non funziona, però non fa distinzione tra tragedie o altri tipi di narrazioni, essendo molto più rare a Hollywood. Il font utilizzato sulla versione in italiano (di cui non ne esiste l'ebook mannaggia, siamo nel 2021! Evolvetevi!) è scritto con un font che dopo dieci minuti vi farà rimpiangere di essere nati. Il libro è ottimo e con il primo essenzialmente copre tutto quello che c'è da sapere per fare una buona trama. -Romancing the Beat di Gwen Hayes è molto più specifico e indirizzato a chi scrive romance. È più scarno di contenuti ma se usato con i primi due è un'ottima integrazione per chi scrive romance. Il manuale si incentra su come costruire una storia emotivamente soddisfacente e che tenga alta l'attenzione del lettore senza cadere nel'instaromance o facendo ruotare una trama che dovrebbe essere "guidata" dai personaggi attorno a un evento esterno. Io l'ho letto per ritoccare la trama del mio romanzo, un romance appunto, e mi ha aiutata a impostare una trama coerente e interessante (decisamente più interessante del solito "si piacciono si baciano e fine"). Descrizioni -Word Painting di Rebecca McClanahan. Questo libro è IL manuale per affrontare le descrizioni. Le referenze letterarie sono utili e ben inserite (al punto di volerti farti leggere i libri che usa come esempi) e gli esercizi a fine capitolo sono abbastanza interessanti. Il libro spiega come integrare descrizioni che non siano solo visive e consiglia dei modi su come "abituarsi" a notare sapori, suoni, odori... A volte è un po' ripetitivo (specie perché ha fatto un capitolo per senso ad esempio), ma tutto sommato è ben riuscito. Raggiunge lo scopo, anche se vi consiglio di prendere qualche appunto mentre lo leggete. Emozioni Per evitare di essere stereotipati ci sono dei libri che aiutano anche su questo fronte. - Retorica di Aristotele. Sono passati più di duemila anni da questo saggio, ma da un punto di vista pratico mi ha aiutata anche nella vita quotidiana. Il libro II è la ragione per cui ho messo il libro nella lista, ma se scrivete saggistica o articoli divulgativi anche il libro I e il III vi saranno utili. La prima parte del libro II nello specifico è un mini trattato sulle emozioni che provano le persone, sul perché le provano e su cosa le causa. -The Emotion Thesaurus e The Emotional Wound Thesaurus di Becca Puglisi e Angela Ackerman. I libri della collezione sono 7 e hanno più o meno la stessa impostazione: una prima parte di "istruzioni" su come trattare l'argomento e una seconda da usare come referenza quando si vuole scrivere di un particolare argomento. Io consiglio in particolare questi due perché sebbene abbia apprezzato anche gli altri, questi due offrono in maniera chiara e immediata una piccola esemplificazione di quell'emozione o trauma(nel senso ampio del termine) dettagliata e utile. In questi due manuali sono raccolti in particolare linguaggio del corpo, eventuali conflitti, in cosa le emozioni possono evolvere o ridursi, che conseguenze hanno per il personaggio eccetera eccetera. Sul sito delle autrici ci sono delle schede di esempio. Anche la parte di spiegazione è utile, pur essendo una minima porzione di quello che è un libro di consultazione spiega bene come applicare i concetti (ad esempio nel Emotional Wound Thesaurus viene spiegata la piramide di Maslow). È utile se, come me,avete abbastanza difficoltà a interpretare gli altri e magari siete alle prime armi per quanto riguarda descrizioni un po' più particolari come appunto quella del linguaggio del corpo che non è affatto semplice e immediata. Editing Quando ho finito di scrivere il mio romanzo non sapevo che cosa farmene. Intendo dopo la prima bozza. Tutti parlano di editing ma non troverete nessuno a spiegarvi cosa fare. Ho trovato veramente il nulla cosmico su questo argomento. Per fortuna però c'è -Self editing for fiction writers di Renni Browne e Dave King. Il libro è incentrato su come aggiustare quella prima bozza, ogni capitolo è dedicato a un particolare problema (spesso anche di quelli sottovalutati), anche questo ha esercizi a fine capitolo (che ho snobbato sta volta) e dei riassunti che potete tranquillamente copiarvi in un file word separato da consultare. Copre tutto, caratterizzazione, world-building, punto di vista, piccoli trucchi per rendere la scrittura più raffinata. Nonostante non credo abbia riempito tutto quello che avrei voluto sapere sull'editing è un ottimo libro. Gli esercizi, a dispetto di quelli di Word Painting ad esempio, mi sono sembrati più fine a sé stessi che utili per sviluppare un'abitudine. Bonus non scrittevole. -Solving the procrastination puzzle di Timothy Pycyl. L'autore, oltre ad avere un blog seguitissimo dove parla di questo, è un ricercatore che si occupa di... procrastinazione. Il libro affronta le cause, le conseguenze e le strategie per superare l'ostacolo. Beh è ovvio perché questo libro, pur non essendo inerente alla scrittura, sia finito su questa lista. Credo di aver finito la mia lista, sicuramente ho dimenticato qualcosa ma è un'ora che lavoro a questo topic e mi sono stufata. Spero di vedere la vostra! E siate dettagliati.
    5 punti
  30. Difficilmente intervengo nelle sezione delle case editrici. Scrivo poesie e - si sa - la poesia oggi chi vuoi che se la fila se non qualche utopista ancora lluso oppure qualche bandito vestito da mecenate... Ma qui, signori, qui c'è della poesia a cui non posso sottrarmi. Mi fa terribilmente sorridere il vostro nome. Aletheia. Un concetto che gli antichi greci avevano terribilmente a cuore e che voi sperperate in sterili minacce da SMS fake della serie "ti hanno bloccato il conto, clicca qui per sbloccarlo". Mi permetto tuttavia, per puro impulso filantropico, di insegnarvi due cose sul libero mercato, la libera capacità imprenditoriale e - SOPRATTUTTO - sulla libera espressione del consumatore. Ahimè siamo in un momento storico in cui chiunque usufruisca di un prodotto può tranquillamente raccontare la sua esperienza a meno che sul vostro contratto non ci sia una bella clausola di riservatezza e salvaguardia (e questo dovrebbe essere il momento esatto in cui la cacciate fuori altrimenti vi consiglio vivamente di moderare i toni). A me umanamente dispiace che qualcuno si sia trovato male con voi ma - se c'è una cosa che mi hanno insegnato in anni che lavoro nel marketing e nella consulenza - è quando approfittare di una recensione negativa per dimostrare la valentia del proprio prodotto. Miei cari signori, fatevelo dire, siete davvero lontani da questo. Mi offro volentieri, quantomeno per evitarvi altre figure del genere, di farvi da consulente di marketing e customer relationship pro bono causa. Ne avete bisogno, porca miseria. Ah dimenticavo. Questa volta ci vengo anche io in tribunale con Linda... Quantomeno per dare il mio contributo a rendere il mondo dell'editoria un posto migliore. E, attenzione, questa volta ci vengono altre decine di persone perché, sapete, noi scrittori siamo anche un po' stufi di queste stronzate. Pace amore e cordialità
    5 punti
  31. Con quello che mi avete inviato via email? Sì, ve la beccate voi
    5 punti
  32. 5 punti
  33. Martedì le Marche torneranno arancioni e cosa dicono le previsioni metereologiche? Pioggia! Ma allora ditelo...
    5 punti
  34. 26/01/21 Avvertenza: rant. Oggi ho scoperto che la Lombardia ha con tutta probabilità sbagliato i dati di Novembre. A Novembre avrei dovuto iniziare un lavoro fighissimo, con un giorno infrasettimanale di riposo addirittura (sacrificando il sabato ma chissene). L'ho perso per la zona rossa. Bene, fantastico. È tutto? No. Ho ricominciato a mandare in CV, in due regioni (ho delle buone motivazioni per farlo). Posizione: impiegata amministrativa: diploma in ragioneria e tre anni a fisica, direi che è abbastanza per poter dire "ne so qualcosa di computer", "sono brava nel problem solving", "mi piacciono i numeri". Ma no. Tutti richiedono due o tre anni di esperienza. Certo, sarebbe bello se qualcuno me la facesse fare quell'esperienza, ma no. La foto nel CV. Cerco lavoro come impiegata e non come fotomodella di Victoria Secret, mi rifiuto di metterla per principio. Diciamo che sono in una categoria di persone che a livello di CV viene considerata meno (sapevate che i capelli ricci e il seno importante sono caratteristiche di esclusione perché associati con una minore professionalità? Ora lo sapete). Ho 25 anni e mi chiamo Elisa. Ragion per cui molto spesso il mio curriculum finirà nel cestino senza essere guardato. Poi ci sono quelli che ti vogliono pagare meno del minimo sindacale, cioè meno di un livello 7. Per il lavoro che sto cercando io si va dal quinto al terzo livello. Si parla di qualcosa come 300 o 400 euro in meno in busta paga. 300 o 400 euro in meno. Per un lavoro a Milano, dove i mezzi pubblici da casa mia al centro costano cento euro al mese. Gli affitti e il muto costano il doppio rispetto al veneto dove sto guardando. Senza dimenticare che se stai facendo di qualcosa sul filo dell'illegalità nell'annuncio di lavoro da te mi posso aspettare solo il peggio. Poi ci sono quelli che cercano solo uomini. O quelli che cercano un manager con 10 anni di esperienza max 27 anni. Quelli che cercano 47 certificazioni di software proprietari usati da tre persone e mezzo compresa la madre dello sviluppatore, di pressoché nessuna complessità per me che uso un PC da quando avevo 5 anni e ho dato due esami di informatica. Vabbè, devono mangiare anche loro, ho capito. Ah sì, ho studiato fisica e non mi sono laureata. Potrei voler tornare indietro (supposizione corretta, anche se ho perso interesse per il lavoro da ricercatrice). Niente, non posso vincere. Poi mi tocca leggere certi esercizi creativi di scrittura che potrebbero andare benissimo qui nel forum, di tizio e caio che sono felicissimi di fare un lavoro ad alto rischio di infortuni, senza tutele e nient'altro. Mi tocca leggere di quell'idiota che dice che "tanto possono lavorare gratis" che sembra tanto il "che mangino brioches" di Maria Antonietta(cosa che non ha mai detto ma che rende il concetto). Mi tocca leggere di un recovery plan dove per la mia generazione non è previsto assolutamente niente. Però che belli i monopattini elettrici e le carte di credito. Fantastiche invenzioni, davvero. Ma il problema principale del 33% di disoccupazione giovanile continuiamo a far finta di non vederlo. Della sottoccupazione femminile che costa miliardi di PIL? Anche quello non esiste, ovviamente. Più del 50 percento della popolazione umana che viene dimenticata quando conviene, però ehi, estremizziamo delle differenze che non esistono perché sì. E vaffanculo un po'. (Tanto.) E mi sento di mandare a quel paese anche quelli che propagandano la narrativa di disturbo del neurosviluppo=persona a cui manca qualcosa, una persona uscita male. A me non manca niente, grazie. E me ne frega poco o nulla di quello che "non riesco a fare". Stare seduti per due ore a lavorare non è un valore, specie se il mio lavoro fatto un giorno di ritardo girando per la stanza è qualitativamente migliore. E davvero, non ne posso più. Considerando che sta gente parla così dei propri figli... beh. beh. beh. Insomma.
    5 punti
  35. Quinta al Grand Prize di Infected By Art vol 9!! YESSS!! https://www.infectedbyart.com/iba9-awards.asp
    5 punti
  36. Ho avuto esperienza con questa casa editrice come editor. Cercherò di parlarne nel modo più neutrale possibile, limitandomi ai fatti, in modo che ognuno possa farsi un’idea senza essere influenzato da quella che io ho già. In qualità di editor ho fatto parte su Facebook sia del gruppo editor sia di quello autori. Nei primi tempi, in quest’ultimo si vedevano approdare molto spesso nuovi scrittori contrattualizzati. Quasi ogni giorno ce n’era almeno uno nuovo. Premetto che non sono un professionista e questo era chiaro già dal mio curriculum che mi è stato richiesto (probabilmente per formalità). Tuttavia, per verificare se potessi collaborare con loro mi è stato sottoposto un test, come a tutti gli altri membri del team. Il test consisteva nel migliorare due stralci non editati di due libri da loro già pubblicati. Devo dire che la pessima qualità dei testi era sconcertante, mi domandavo come fosse possibile che libri scritti così male avessero superato la selezione. La risposta è arrivata poco dopo: anche i testi di scarsa qualità venivano accettati, per poi essere quasi completamente riscritti dagli “editor”. La direttrice editoriale diceva di dare più importanza alla storia che alla forma. Peccato che, molte volte, nemmeno le storie che ci venivano sottoposte fossero così notevoli. Altre volte, la risposta era “perché vende”. Devo precisare che nessun editor (o quasi) del loro staff è qualificato. Alcune persone sono più preparate di altre ma i casi di veri professionisti che hanno lavorato per loro sono molto rari. L’editing infatti viene svolto da persone che semplicemente sanno padroneggiare bene la scrittura o che hanno un buon occhio per la correttezza e la scorrevolezza delle frasi, requisiti che di solito dovrebbe avere un autore per superare la selezione dei manoscritti. La capo editor ha una conoscenza abbastanza approfondita, ma spesso impone il suo giudizio forzando i testi a modifiche con cui l’autore non è d’accordo e a volte inutili (per esempio: usare una parola piuttosto che un’altra, anche quando il significato non cambia). La capo editor è, inoltre, per sua stessa ammissione, disgrafica. Lo ricorda spesso agli autori e agli altri editor. Peccato che questo suo problema si traduca nell’inserimento di refusi a profusione sui testi ripuliti che l’editor e l’autore le sottopongono per un’ultima revisione. Per cui, dopo la sua revisione, che sempre contiene molte modifiche non evidenziate, bisogna rileggere parola per parola l’intero testo per scovare gli errori di battitura aggiunti dalla capo editor. Se poi l’autore si lamenta dopo la pubblicazione, magari per refusi sfuggiti durante questa fase, la colpa è dell’autore perché ha dato il “visto si stampi”. Sono stati fatti post minacciosi rivolti agli autori che segnalavano errori post pubblicazione. Nel gruppo editor, nato con l’intento di sottoporre ai colleghi i propri dubbi, molto spesso si deridevano gli autori per frasi contenute nei loro testi, e a volte li si offendevano. Un problema molto comune in questa CE è l’attesa infinita per vedere la propria opera pubblicata. Molti autori hanno rescisso i contratti dopo anni di inutile attesa. La CE dice che l’attesa è dovuta al fatto che fa le cose per bene e che i suoi “professionisti” lavorano con attenzione. Inoltre, i rallentamenti sono spesso imputati agli autori che chiedono informazioni sui propri testi. Purtroppo non è così. I tempi lunghissimi sono in realtà dovuti al fatto che molti “editor”, sostanzialmente, lavorano quando ne hanno voglia (e ne hanno diritto, visto che non percepiscono un compenso sicuro ma una percentuale sulle future vendite dei libri, sperando che avvengano) su testi spesso improponibili e poco interessanti su cui è necessario svolgere un intervento pesantissimo. Gli autori, ovviamente, non si aspettano di vedere i loro testi stravolti o di doverli addirittura riscrivere, per cui nascono liti e malumori che contribuiscono a rendere ostile l’ambiente della CE. Anche la notevole quantità di libri accettati contribuiva al rallentamento, gli editor dovevano occuparsi di più libri per volta. Negli ultimi tempi il numero di opere accettate era però diminuito. Ci sono anche autori davvero meritevoli nel loro catalogo, per carità, purtroppo però sono una minoranza, almeno da quel che ho potuto vedere nel tempo in cui ho collaborato con loro. Non ricevo i report di vendite ogni tre mesi come da contratto, così come non li ricevono gli autori. Questo però è un problema comune, non uno dei più gravi. Riterrei soltanto più corretto se nel contratto fosse scritto che viene inviato una volta all’anno, visto che mantenere scadenze così brevi risulta pressoché impossibile. Di recente hanno pubblicato un video in cui a un certo punto inveiscono contro gli autori che chiedono i report. La CE partecipava (prima del covid) a molte fiere del settore ed era spesso in giro per l’Italia. Questo è un punto a loro favore, anche se poi le effettive vendite alle fiere erano irrisorie, soprattutto se l’autore non poteva essere presente. Questa è la mia esperienza diretta e interna. Purtroppo, non è facile intuire cosa c’è “dietro le quinte” di case editrici che a prima vista sembrano promettenti, ritengo quindi giusto che altri conoscano questi fatti prima di decidere se vale la pena di entrare nella loro realtà.
    5 punti
  37. Approfitto della pausa pranzo per postare un piccolo studio fatto lo scorso weekend. Imparare bene l'olio è uno dei miei piani per la pensione, purtroppo come dicevo in chat mi trovo con poco spazio ma intanto sto cercando di usarlo per studi e schizzi, in un angolo della mia scrivania! L'esercizio di domenica riguardava la palette di Zorn, che consiste nel lavorare utilizzando solo quattro colori: un bianco, un giallo (ocra), un rosso e un nero. Partendo da questi toni, è possibile ottenerne a sufficienza da dipingere immagini realistiche (soprattutto ritratti). Questo esercizio è stato proposto da Howard Lyon sul suo patreon, ho quindi dipinto seguendo le sue considerazioni e utilizzando l'immagine di riferimento da lui proposta. Lavorare con delle limitazioni così forti costringe ad essere molto precisi nelle proprie scelte e si impara molto!
    5 punti
  38. Sì, sempre rincoglionita, tanto che ero CERTA di aver già fatto questo post. Mi sono iscritta con lo stesso nick che ho usato per anni sul Writer's Dream, in modo che sia più facile decidere di evitarmi o saltare i miei commenti . Ho trovato tante belle faccine e ne farò uso smodato e scriteriato.
    5 punti
  39. sono passata da "che storia carina" al "emmobbastaveramenteperò" nel giro di mezza giornata
    5 punti
  40. 5 punti
  41. Domenica prossima, il 14 febbraio, sarà il giorno in cui viene ricordata la decapitazione del martire Valentino da Terni degli innamorati... Ma esattamente, che innamorati? Sarà che non sono mai riuscita a festeggiare San Valentino, ma chi l'ha deciso che bisogna festeggiare solo tra coppiette? Perché invece non festeggiamo tutti insieme per il nostro amore verso questo bel posto, gli altri utenti, ma soprattutto il mondo letterario che, in un modo o nell'altro, ci ha spinti fino a qui? Indico quindi il primo San Valentino di gruppo per i membri del forum! Manca ancora qualche giorno prima di domenica, quindi vi chiamo anche a raccolta per mettere insieme proposte e idee per riuscire a festeggiare al meglio le nostre passioni. Potremmo fare post di dediche a membri del forum, potremmo parlare dei libri e degli autori che amiamo, come ci siamo appassionati alla scrittura, ma anche parlare semplicemente di noi, o di altre nostre passioni... Insomma, signore e signori, proponete qualsiasi cosa che non sia una decapitazione per ricordare i vecchi tempi e prepariamoci a festeggiare!
    5 punti
  42. Alla morte di mio padre io e mia sorella abbiamo dovuto smobilitare il suo studio, mio padre era medico, pieno tra le altre cose di libri, sia suoi che nostri accumulati lì per mancanza di spazio nelle nostre rispettive case. Che farne? Non erano libri antichi, i più vecchi del 1950, e di scarso valore commerciale: ci siamo informati, le vecchie biblioteche vengono acquistate in blocco a 0,50 - 1 euro a pezzo a cui sottrarre il costo del trasporto. Buttarli? Ci piangeva il cuore a farlo. Il Comune di Caltavururo, piccolo paese sulle montagne del nord della Sicilia, le Madonie, non aveva una biblioteca comunale per mancanza di libri, credo che debbano essere almeno 5.000 libri, e quindi dopo aver preso accordi con il sindaco, amico di mio cognato, li abbiamo donati tutti e 6.000. Sabato 19.12,2015 è stata inagurata la biblioteca comunale di Caltavuturo, in un bel palazzo al centro del paese. Mi ha emozianato vedere i miei libri di fantascienza esposti e pronti al prestito. Mi auguro che possa servire per avvicinare qualche ragazzo alla lettura.
    5 punti
  43. Questo piccolo vademecum ti aiuterà ad aprire una discussione per pubblicizzare il tuo libro. Se hai dubbi, consulta il regolamento integrale. 1) Tuttə lə utentə possono pubblicizzare i propri libri o quelli della loro casa editrice. 2) La promozione è riservata ad autori selfpublished o che hanno pubblicato senza contributo con un editore. 3) Il titolo della discussione deve corrispondere al titolo del libro. 4) Utilizza i tag per identificare il genere (narrativa, fantascienza, giallo) e il tipo (romanzo, raccolta di racconti, silloge, saggio, ecc) del libro. Il loro utilizzo è obbligatorio! 5) Il topic di apertura deve seguire questo schema: - Immagine di copertina - Titolo - Autore - Editore - Genere - N° di pagine - Link per l’acquisto/download - Preview online o scaricabile di minimo 10 pagine - Trama - Eventuale booktrailer. Nota bene: se non hai una preview online puoi allegare un file, rigorosamente in formato pdf, direttamente nella discussione. 6) Potrai aggiornare il topic una volta a settimana.
    5 punti
  44. In occasione della giornata internazionale delle scrittrici, il quotidiano online spagnolo Telemadrid dedica un articolo alle autrici da non perdere e... Ci sono anch'io! https://www.telemadrid.es/noticias/madrid/8-Libros-escritos-por-mujeres-que-no-puedes-dejar-de-leer-0-2671532851--20240520080000.html
    4 punti
  45. Mi chiamo Elena Cicalini e vorrei scrivere per mestiere. La laurea in ingegneria informatica la considero un tragico errore nonostante mi dia da vivere. Divido il mio tempo fra lettura, scrittura e famiglia. Ho pubblicato una silloge dal titolo I giorni della Fenice, un racconto intitolato "Il guinzaglio" sulla rivista Carie e sto scrivendo un romanzo. Ho perso il conto dei corsi di scrittura ai quali ho partecipato.
    4 punti
  46. Salve a tutti! Mi presento: sono Akenar e ho scoperto il forum relativamente da poco e, in vista del "Bizarro Contest", ho deciso di iscrivermi eheheh Amo tanto "raccontare storie" e spero, qui, di trovare infiniti stimoli per tante nuove idee, ma non solo! Cerco una comunità affiatata e appassionata, dedita nell'incoraggiare i singoli nel dare di più! Quindi vi abbraccio e tutti Ciao!
    4 punti
  47. Mi chiamo Leonardo Mercadante e presentarmi mi intimidisce. Ho conosciuto Linda che è una persona bellissima. Ho un canale instagram e uno tiktok su cui pubblico ciò che scrivo e le mie animazioni 2d (satira per lo più). Ho pubblicato un romanzo per ragazz* e un fumetto. Scrivo per il teatro. Ho scritto due cortometraggi al momento inediti. Mi piacciono i mammiferi marini e gli animali in generale. Non mangio carne. Mi dichiaro di estrema sinistra. Sono femminista. Il cibo mi rilassa. Ho un senso dell'umorismo stupido. Sono coccolone e riservato. Mi piacciono i peluche. Mi piace il cioccolato. E tante altre cose ma se le scrivo tutte poi diventa troppo lungo. Non mi piace Facebook. Non mi piace la ruggine. Scoprire che la bacinella per mettere i vestiti bagnati è rotta. Non mi piace scoprire che non ho l'accendino o che l'accendino non funziona. Non mi piace perdere gli oggetti. Per ora è tutto, ciao. Spero di trovarmi bene qui. E che voi vi troviate bene con me.
    4 punti
  48. Si alzò, e assieme all'uomo disincantato si mosse anche l'attore nello specchio. Percorse i pochi passi che lo separavano dall'ingresso in scena pensando a tutto quello che era successo. Alla passione iniziale, alle prime compagnie e ai primi spettacoli. Pensò ai litigi, agli addii. Alla voglia di ritirarsi che aveva. Poi il rumore della sala si attenuó fino a sparire, il sipario si aprì, e non vi fu più altra scelta se non affrontare il pubblico e iniziare il monologo.
    4 punti
  49. Ormai un po' fuori dalla direzione in cui sto portando avanti il portfolio, ma visto che sono apparse sul sito dell'editore ve le posso mostrare anche qui! Poi con calma ve ne parlerò meglio sul mio topic
    4 punti
  50. Esercizio finito! Alla luce del mattino, i colori sono completamente diversi...
    4 punti
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    • Russotto

      Sabato 12 sarò presente con la mia casa editrice ai Portici di Carta a Torino.
      Mi troverete allo stand Echos Edizioni in via Roma nel tratto compreso tra via Bertola e via Monte di pietà.
      · 4 risposte
    • Russotto

      Su di un giornale locale si parla di me!

      · 2 risposte
    • Taylor Blackfyre

      Oggi è uscito il mio primo vero libro! Gioia, gaudio e tripudio! 
       
      · 1 risposta
    • ivanalibrici

      Il festival dei libri di Brisighella, in cui avrei dovuto presentare il mio romanzo, è stato annullato a causa delle condizioni meteo.
      Mando un abbraccio  a tutti gli utenti dell'Emilia Romagna. Spero che stiate bene e che la situazione migliori al più presto. 
      Probabilmente il festival si farà la prossima primavera e vi aggiornerò. 
      · 0 risposte
    • ivanalibrici

      Nuova presentazione del mio romanzo!

      Sabato 21 settembre alle 15 sarò al Festival dei Libri di Brisighella, uno splendido borgo in provincia di Ravenna. La presentazione è a cura di Anna Borsarelli, così come la rassegna. Numerose iniziative animeranno il suggestivo Convento dell'Osservanza: reading, presentazioni di libri, concerti. 
      Tutti gli eventi sono gratuiti.

      Se qualcuno di voi sarà da quelle parti e vorrà venire ne sarò felice.

      · 0 risposte
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